Utsuro no Hako to Zero no Maria (Italian):Volume 1 - 27754° volta (1)

From Baka-Tsuki
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Il mio corpo rapidamente diventa freddo e poi vuoto. Dovrei essere diventato vuoto anche io ormai, ma apro gli occhi come al solito. Non in grado di sopportare il freddo gelido che dovrebbe essersi già dissipato, abbraccio me stesso nel letto e tremo.

Sono stato ucciso.

Il 2 di Marzo di qualche ciclo.

Giusto, ma anche se sono morto, l'Aula del Rifiuto continua incessantemente. Dopo aver realizzato tutto questo, mi sento come se davvero stia diventando vuoto dentro. Il gelo non sembra pronto a svanire presto.

Non riesco a stare qui immobile a lungo, quindi esco presto per andare a scuola senza nemmeno fare un'appropriata colazione.

Vedo il cielo ormai familiarmente nuvoloso. Domani pioverà. Vorrei proprio sapere quand'è l'ultima volta che ho visto il Sole?

Non c'è nessuno in classe. Beh, è naturale vista l'ora.

Una domanda improvvisa mi sorge spontanea. Perché sono così ottuso da continuare a venire a scuola? Ho subito la ricorrenza dell'Aula del Rifiuto così tante volte ormai; ne sono consapevole anche ora. Quindi non potrei evitare di andare a scuola per resistere a questa ricorrenza?

No… devo andarci! Si, ci andrò comunque. Se sono in salute, vado a scuola. Questa è la mia vita quotidiana. E' assolutamente qualcosa che non mi sogno minimamente di cambiare. Un atto che farò ad ogni costo; mantenere viva la mia vita quotidiana. La mia sola ed unica fede.

Ah, capisco. Potrebbe essere proprio quella la ragione del perché sia ancora qui. Non capisco ancora pienamente la logica che c'è sotto, ma è come mi sento ora.

Anche se finirò da solo in questa aula.

“—“

Mi muovo verso il centro dell'aula. Salgo sul banco di qualcuno senza togliermi le scarpe. Provo silenziosamente a scusarmi, ma quando tento di ricordare di chi sia il banco su cui sono salito, non riesco a ricordare il nome o la faccia di tale persona.

Comunque, mi dispiace davvero.

Mi guardo intorno. Non è che mi aspetti di innescare un cambiamento stando in piedi su un banco, ma non c'è nessuno in quest'aula poco illuminata.

Non c'è nessuno in aula.

Non c'è nessuno in aula.

“...Hmm, ho freddo.”

Mi abbraccio.

La porta della classe si apre con un debole rumore. La persona entrante subito mi nota sul banco e si acciglia.

“...Che stai facendo lì, Kazu?”

Daiya mi rivolge uno sguardo poco confortante.

Dopo quella semplice, banale, interazione quotidiana, la mia faccia si rilassa.

“...Aah, davvero, sono sollevato” mormoro, e scendo dal banco. Daiya continua a guardarmi accigliato. “Sai, Daiya, vederti mi ha davvero calmato.”

“Che… fortuna.”

“Dopotutto, tu sei proprio il vero Daiya.”

“...ehi Kazu. Per la prima volta da tanto tempo, sono davvero spaventato da un essere umano.”

“Ma sai, anche se tu sei il vero Daiya, questo mondo è ancora un falso. Non posso condividere nulla con te. Il prossimo Daiya non conoscerà il me attuale. E' come se fossi l'unico fuori dalla TV. E' una relazione a senso unico. Quindi posso davvero affermare che tu sia qui?”

Ecco perché dico che non c'è nessuno qui.

—nessuno?

“Ah—“

No, non è corretto.

C'è solo un'altra persona qui.

C'è solo un'altra persona che può condividere queste memorie con me. C'è una persona che non scapperà finché sarò in grado di mantenere le mie memorie.

Aah, capisco. Per tutto questo tempo, solo noi due eravamo all'interno di questa Aula del Rifiuto. Siamo stati fianco a fianco per tutto questo tempo, impossibilitati ad uscirne e senza nemmeno preoccuparci di provarci, confinati all'interno di questo piccolo, piccolo spazio della dimensione della nostra aula. Ma non ho avuto mai la possibilità di realizzare tutto questo perché lei mi ha trattato sempre come un nemico.

Mi siedo al mio posto.

Il suo posto è proprio accanto al mio.

...Non posso crederci. Già solo immaginandola seduta li, mi sono un po' calmato—anche se è colei che mi ha ucciso.



E' per questo?

Perché? Perché questo? Non capisco il significato di tutto questo. Non riesco a padroneggiare i miei sentimenti, la temperatura del mio corpo cala sempre di più. Rapidamente. No, peggio. Il mio corpo è già freddo fino al nucleo, ma ora sta gelando, raggiunge lo zero assoluto e poi si irrigidisce completamente.


“Sono Aya Otonashi. Piacere di conoscervi.”


La 'Studentessa Trasferita' si comporta quasi come un vero studente appena trasferito e sorride gentilmente, sembrando addirittura un po' imbarazzata.

“...ma che diamine?”

Non riesco a capire il significato di tutto questo.

No, ad essere onesti, capisco.

Sono influenzata dall'Aula del Rifiuto così come chiunque altro. Se mi arrendessi e smettessi di provare a preservare le mie memorie, sarei anche io catturata allo stesso modo. Vivrei senza significato dentro queste ricorrenze senza fine. Arrendersi sarebbe facile come far cadere un bicchiere d'acqua che ti stai sforzando di tenere in equilibrio sulla tua testa.

—una voce che ho ascoltato un tempo torna a risuonare nella mia testa.

Guardo la ragazza lì in piedi. Analizzo il suo aspetto, e arrivo alla conclusione che deve essere lei, ma non riesco a crederci.

E' davvero—Aya Otonashi?

Impossibile. Dopotutto, non c'è modo che lei possa essersi arresa.

Si, anche se ha scoperto che quella persona che ha inseguito per oltre 20000 'trasferimenti' in realtà non era il colpevole, e dunque ogni cosa che aveva fatto finora si era dimostrata senza senso ai fini dei risultati—non c'è modo che lei possa essersi arresa.

Non esiste proprio! E' impossibile che una come lei possa essersi arresa!

Un'idea del genere—non le calzerebbe proprio.

La nostra classe è la metà della dimensione originaria a causa della scomparsa delle persone che sono state 'rifiutate'. Ma anche così, ognuno dei presenti si affretta a porle delle domande. Lei risponde coincisa e semplice, ma sempre propriamente. Non respinge nessuno con freddezza come invece era solita fare prima.

Sta recitando… proprio come un vero studente trasferito.

Questa scena non dovrebbe essere possibile, deve essere un falso. Una bugia. Tutto è solo menzogna. Tutti sono una bugia. Ma allora… anche Aya Otonashi è una menzogna?

—non

—non

“Non lo permetterò!”

Anche se tutti gli altri lo stanno permettendo, io non lo farò!

Non lascerò che Aya Otonashi diventi una menzogna.

“...qual è il problema, Hoshino?” chiede Kokubo-sensei per qualche ragione. Solo allora realizzo di essermi alzato in piedi all'improvviso.

Do un'occhiata a Mogi-san. Gli sguardi dei miei compagni sono tutti fissi su di me, anche il suo. Ma come mi aspettavo, non sono in grado di immaginare quali pensieri si celino dietro la sua faccia.

Sicuramente non risponderebbe se le chiedessi cosa ne pensa di quello che sto per fare. Abbiamo trascorso un tempo interminabile assieme in questa classe. Ma nonostante quello, la nostra relazione non si è evoluta per niente.

Un domani deve arrivare perché la nostra relazione possa muoversi in avanti dall'essere semplici compagni di classe.

Giusto, Mogi-san non è qui.

Non c'è nessuno qui.

Ecco perché… ne ho avuto abbastanza.

Abbandono tutti i miei compagni di classe che dimenticheranno comunque il mio strano comportamento.

Guardo soltanto verso Otonashi-san. Mi incammino verso la cattedra dove ancora si trova.

L'azione che sto per fare è innaturale per me, esattamente come lo era dichiararmi a Mogi-san.

Mi fermo di fronte a Otonashi-san.

Non mostra alcun segno di disagio e mi guarda con un lungo sguardo valutativo. Sono estremamente irritato dalla sua espressione, visto che suggerisce che mi stia guardando per la prima volta.

“Ehi, che c'è che non va, Hoshino?”

In superficie la voce di Kokubo-sensei è calma, ma posso captare del disagio nascosto dietro. I miei compagni di classe si chiedono tutti la stessa cosa.

Li ignoro tutti e mi inginocchio di fronte a Otonashi-san. Abbasso il capo e sollevo una mano.

“Che stai facendo?” chiede Otonashi-san. Usa un tono educato e cortese, totalmente diverso da quello che di solito indirizza verso di me.

“Sono venuto fin qui per incontrarla.”

In tal caso farò così, anche io!

“...che stai dicendo?”

“Sono venuto fin qui per incontrarla, mia cara Maria. Sono Hathaway, l'unico e solo incaricato di proteggerla, anche se questo significasse tradire tutti gli altri e scatenare la loro eterna inimicizia.”

Il chiacchiericcio in sottofondo delle persone attorno a noi scompare con comica velocità. Si, giusto. Per far tornare Otonashi-san, il mio primo passo è farle realizzare che queste persone in realtà non esistono. Il loro completo silenzio dovrebbe essere abbastanza per questo scopo.

Senza ritirare la mia mano, aspetto che Otonashi-san la accetti. Aspetto, immobile, che appoggi la sua mano sulla mia e comincino le danze.

Ma non funziona in quel modo.

Otonashi-san non prende la mia mano.

Invece collasso di lato, producendo un suono sordo.

“...sei grossolano.”

Visto che la mia testa era china, non so che tipo di attacco mi abbia colpito. Ma non appena la guardo in faccia da per terra, realizzo che mi ha attaccato con un calcio da destra.

Aah, si. Completamente comprensibile. Perché ero così ingenuamente illuso da pensare che avrebbe afferrato la mia mano?

“—Heh”

Senza dubbio, se è la vera 'Aya Otonashi' allora non c'è modo che possa essere così gentile da porgermi la sua mano.

“Ah, ahahahah...”

Apparentemente incapace di mantenerla più a lungo, Otonashi-san scoppia in una grande risata. Sembra divertirsi dal profondo del cuore, in un modo così vero che non credo di averlo mai visto in tutte queste 20000 ricorrenze.

Giaccio ancora sul pavimento e mi fa male la testa, ma le mie guance si rilassano mostrando sollievo.

“Mi avete fatto aspettare per un bel po', non è vero, mio adorato Hathaway? Sono stupita che avete osato far attendere una fragile donzella che a malapena riesce a sollevare un cucchiaio, così a lungo. Non avrei mai pensato che mi avreste abbandonato sul campo di battaglia per 27753 volte!”

Otonashi-san si china su di me e mi porge la mano.

Afferra la mia mano e con forza mi tira in piedi.

Si, ecco. E' così che ci si aspetta che Aya Otonashi agisca.

“...ma è grazie a quello che sei diventata così forte.”

Otonashi spalanca i suoi occhi con sorpresa. Poi sorride debolmente ancora una volta.

“Hathaway—voi, d'altro lato, avete sviluppato una lingua lunga.”

Con queste parole, senza rilasciare il mio polso nemmeno per un singolo momento, Otonashi-san mi trascina fuori dalla classe.

Ignorando le lezioni. Ignorando il docente. Ignorando gli studenti. Ignorando tutto. Lasciamo l'aula, ignorando tutto ciò che ormai ho abbandonato.



Dopo avermi trascinato fuori dalla classe, Otonashi mi fa sedere sul sedile posteriore di una grossa motocicletta e mi infila un casco. Non credo di aver mai sperimentato una velocità simile prima d'ora, e le chiedo con una vocina se ha la patente mentre tengo le mie braccia strette intorno la sua vita sorprendentemente snella. (Beh, in realtà non è sorprendente visto che è una ragazza, ma l'immagine che ho di lei è una di assoluta affidabilità e risolutezza). Mi risponde senza mezzi termini con un semplice “Ovviamente no.”

“Ho avuto fin troppo tempo a disposizione per colpa di questi 'trasferimenti', così ne ho approfittato per acquisire questa abilità di guida. Ho speso il mio tempo abbastanza efficientemente, non credi?”

Devo ammettere che le sue abilità di guida non sembrano effettivamente niente male.

Quando le chiedo se ha acquisito anche altre abilità, mi risponde con un “Certamente”. Guidare è all'interno delle mie aspettative, ma ha anche acquisito abilità in varie arti marziali, in diversi sport, in qualche linguaggio straniero, nel suonare vari strumenti musicali… e la lista può continuare senza fine. In linea di massima, ha provato qualsiasi cosa si possa fare in questa Aula del Rifiuto. Ma Otonashi-san, che sembra abbia ottenuto un risultato quasi perfetto ai test di ammissione all'Università Centrale della Nazione, dichiara anche “Beh, conoscevo la maggior parte di queste cose già prima di diventare uno 'studente trasferito'.”

Le sue abilità di base potevano anche essere elevate sin dall'inizio, ma l'ammontare di tempo che ha speso in questi 27754 cicli è anche più ridicolo. Non riesco a calcolarlo precisamente, ma più o meno dovrebbe equivalere a 76 anni, un'intera vita umana. Quando penso a questa cosa, il tempo che ha vissuto questa ragazza mi fa vacillare la mente.

“Dimmi, Otonashi-san. Hai la mia stessa età, giusto?”

Probabilmente a causa del treno dei miei pensieri, sono ora diventato curioso di sapere la sua vera età fisica.

“...no.”

“Eh? Quanti anni hai quindi?”

“Non è importante, no?” Otonashi-san mi risponde con un tono leggermente infastidito. Che sia sensibile a questo argomento? Beh, so che è impudente chiedere l'età ad una donna ma… è così in là con l'età da applicarsi anche a lei questo concetto?

Pensandoci meglio, non c'è modo che una studentessa eventualmente così matura possa frequentare il mio stesso anno scolastico. Ha scelto di essere una mia compagna di classe solo perché le conveniva per infiltrarsi nell'Aula del Rifiuto. Forse è così adulta che l'indossare l'uniforme di una liceale si può considerare una sorta di cosplay [1] per lei?

“Hoshino, se stai pensando a cose oscene, ti butto giù dalla moto.”

Cogliermi in flagrante mentre nemmeno mi sta guardando, visto che sta guidando. E' acuta la ragazza!

“Comunque, hai imparato a guidare una motocicletta durante questi 'trasferimenti', giusto? Se è così, questa non è la tua moto, no? E di chi è? Di tuo padre?”

Non so molto riguardo le moto, ma questa non sembra adatta ad una ragazza.

“Non ne ho idea.”

“...eh?”

“Non pensi sia imprudente lasciare una motocicletta di fronte la propria casa, col motore acceso e con le chiavi vicino?”

Beh, lo penso si, ovvio, ma, aspetta, cosa? Allora vuol dire che…

“E poi, la catena era così fatta male che si tagliava con un arnese comune. E' sempre così tutte le volte che mi 'trasferisco'. Beh quello infondo è ovvio.”

Meglio non chiedere altri dettagli. L'ignoranza in questi casi è una benedizione. Si, non ho idea di cosa stia dicendo, non voglio averne nulla a che fare.

“Ma dimmi, se perdi le tue memorie, allora le abilità di guida, più tutte le altre abilità e conoscenze che hai acquisito, andrebbero perse per sempre, giusto?”

Sarebbe davvero un peccato.

“...”

Otonashi-san non risponde.

“Otonashi-san?”

Ancora non mi risponde. Potrebbe essere che—

“Pensi anche tu che sarebbe un gran peccato?”

Potrebbe essere che non ha acquisito tutte quelle conoscenze e tutte quelle abilità solo per passare il tempo? Anche qualcuno come Otonashi-san rimpiangerebbe di perdere tutte quelle abilità acquisite, ecco perché non vuole perdere le sue memorie.

E' questo ciò che penso.

Per produrre questo sentimento di 'rimpianto', ha continuato ad acquisire nuove abilità.

Il che mi ricorda—

Sebbene sia un po' tardi, comincio a chiedermelo.

—perché Otonashi-san si è comportata come se avesse perso tutte le sue memorie?


Alla fine mi porta in un hotel che sembra il più costoso del quartiere. Sebbene non sia un posto da cinque stelle, è ovvio che non sia nelle possibilità economiche di uno studente liceale. Otonashi-san si libera delle pratiche burocratiche con facilità, rifiuta la proposta del fattorino di accompagnarci alla nostra stanza, e procede con determinazione.

Dopo che siamo entrati nella sua stanza, Otonashi-san si siede immediatamente sul divano.

Io mi siedo sul letto mentre cerco di sopprimere questo disagevole sentimento dell'essere in un hotel di alta classe… Si, essere da solo con una ragazza nella stanza di un hotel potrebbe normalmente venir vista come una stupenda situazione. Ma con Otonashi-san, sono sorpreso di provare zero tensione sessuale. Essere lì con lei è troppo surreale.

“Di certo sei ricca, Otonashi-san. O almeno è questa l'impressione che dai.”

“Se sono ricca o meno è irrilevante. I soldi tanto torneranno comunque quando mi 'trasferirò' di nuovo.”

“…è vero, ora che me lo fai notare. Quindi sarei in grado di comprarmi tutti gli Umaibo che voglio dal supermercato. Fantastico!”

“Non è importante adesso. Non siamo venuti fin qui per discutere di queste sciocchezze, no?”

“G-Giusto. Nello specifico, di cosa vuoi discutere?”

“Di quali azioni dovremo compiere d'ora in avanti. Dopotutto, ho perso il mio obiettivo quando è venuto fuori che non sei tu il colpevole.”

“Mi dispiace.”

“Che sarcasmo.”

In realtà non c'era sarcasmo…

“Ma, comunque, non sarebbe meglio trovare il vero colpevole? Non fraintendermi; so che non è così semplice, ma non è meglio ora che hai perso ogni preoccupazione verso me?”

“...Hoshino. Ho sperimentato 27754 'trasferimenti'. Ne sei consapevole?”

“...che vuoi dire?”

“Ti ho detto una cosa simile già l'ultima volta, no? Per quanto fossi sicura della tua colpevolezza, non è che non abbia sospettato di chiunque altro. Ho anche provato a venire in contatto con altri sospetti e a partire da zero… ovviamente a quanto pare ero probabilmente negligente in qualche misura, visto che ti ho scambiato per il colpevole alla fine.”

“Ma comunque non hai trovato nessun altro possibile colpevole oltre me?”

“Esatto. Ricorda che siamo alla 27754° iterazione. Questo significa che il proprietario della scatola è una persona che è stata in grado di nascondere la sua identità per un'immensa quantità di tempo.”

“Ehm, non potrebbe essere che ti ha notato visto come agisci sfacciatamente?”

“Anche se fosse cauto nei miei confronti, sarebbe impossibile. Stiamo parlando di un ammontare di tempo contenuto in 27754 iterazioni, lo capisci? O pensi che il proprietario abbia la forza d'animo e lo spirito saldo di continuare a nascondere la sua identità per così tanto tempo? Beh, ad essere onesti, potrebbe, visto che non l'ho ancora trovato. Cavolo… il proprietario deve essere qualcuno che è nella classe, quindi perché non riesco a identificarlo?”

“...aspetta un secondo. Che vuoi dire quando dici che il proprietario potrebbe essere solo qualcuno della nostra classe? E' dunque uno dei nostri compagni di classe?”

Ricordo che nell'ultimo ciclo, Otonashi-san ha menzionato che non c'erano molti sospetti oltre me.

“No. Anche gli insegnanti e gli studenti delle altre classi che entrano nell'aula 1-6 ogni volta sono dei sospetti. La portata dell'Aula del Rifiuto, come dice il nome stesso, è solo l'aula 1-6. Solo le persone che entrano in quella classe durante il 2 Marzo e il 3 Marzo sono davvero coinvolte in questo fenomeno.”

…? Ma lasciando la classe ho visto molto altre persone, in realtà.

“La tua faccia mi fa intuire che non hai capito, Hoshino. Dimmi, credi sia davvero possibile tornare indietro nel tempo?”

“Eh…?”

Che vuole dire? Se dico 'no' allora il concetto alla base dell'Aula del Rifiuto cadrebbe, no?

“...ma non è quello che fa la scatola?”

“Immagino di si. La scatola potrebbe riuscire a farlo. Ma sto chiedendo la tua opinione. Puoi davvero credere realmente nel potere di questa scatola di tornare indietro nel tempo? Pensi davvero che un tale fenomeno sia possibile nella realtà?”

Non ho idea di cosa Otonashi-san stia cercando di dire.

“Credo che—“

Quindi le rispondo con onestà senza pensare troppo a quali siano le reali intenzioni della sua domanda.

“—una volta che qualcosa accade, non può essere annullata.”

Sebbene abbia pensato 'se solo potessi tornare indietro nel tempo' innumerevoli volte nella mia vita. Ma anche se una macchina del tempo esistesse, non sarei realmente in grado di credere nel viaggio nel tempo. Probabilmente non ci crederei nemmeno se realmente viaggiassi indietro nel passato, almeno finché non ottengo l'assoluta prova che sono nel passato per davvero. Ed è possibile che anche allora non riuscirei ad accettarlo.

Non so se ho risposto correttamente, ma Otonashi-san annuisce con un “Mmh”.

“Il tuo sentimento è normale. E sembra proprio che anche il creatore di questa Aula del Rifiuto la pensi esattamente come te.”

“...che vuoi dire?”

“Una scatola realizza il desiderio associato ad essa con completezza assoluta. Perfettamente. Accuratamente. In altre parole—anche i dubbi del colpevole riguardo il viaggiare nel tempo vengono resi concreti, assieme a tutto il resto legato al desiderio. Capisci cosa questo significhi, vero?”

“Ehm...”

Voler tornare indietro nel tempo, ma non essere in grado di crederci veramente. La mancanza di fede probabilmente altera la forma del desiderio. Ho capito.

“Ma non hai viaggiato tu stessa indietro nel tempo ancora e ancora?”

“Hoshino. Mi sono mai riferita a questo fenomeno come 'viaggiare nel tempo' anche una sola volta?”

Non c'è modo che possa saperlo, visto che ho perso gran parte dei miei ricordi con lei.

“Facciamola semplice: se l'Aula del Rifiuto fosse nata dal desiderio di tornare indietro nel tempo, allora sarebbe stata fatta proprio male. No, è meglio dire che sarebbe completamente difettosa.”

“E allora perché hai vissuto queste oltre 20000 ricorrenze?”

“E non è proprio quella la dimostrazione che è difettosa? Se il tempo fosse perfettamente riavvolto, allora non ci sarebbe modo per le mie memorie di essere escluse da questo fenomeno. Per non menzionare poi che, se queste ricorrenze fossero così perfette, come avrei potuto infiltrarmi nella tua classe come 'studente trasferito'?”

Mi lancia uno sguardo sprezzante.

“Visto che sei tu, scommetto che hai pensato qualcosa del tipo 'Per Otonashi tutto è possibile' e ti sei fermato dal pensare oltre.”

Non posso obiettare perché ha completamente ragione.

“Per farla semplice, in realtà tutto ciò che ho fatto io è stato entrare nella scatola. Per esempio, non ho scelto io di diventare lo 'studente trasferito'. E' una posizione che mi è stata assegnata dal colpevole quando ha suddiviso i vari ruoli. Il palcoscenico dell'Aula del Rifiuto è l'aula 1-6, quindi credo che era il modo più naturale di spiegare la mia improvvisa esistenza; dopotutto, siamo più o meno della stessa età. Il sentimento di equilibrio del colpevole ha preservato la consistenza.”

“…?”

Non ho idea di cosa Otonashi-san stia dicendo. Perché è necessario preservare una qualche consistenza?

“Cavolo, perché manchi così tanto di comprendonio… comunque, per spiegarlo in modo semplice—assumiamo che l'Aula del Rifiuto sia un film che il colpevole sta dirigendo. Le riprese sono finite, quindi rimane soltanto il montaggio. Ma i produttori insistono perché c'è un nuovo attore che deve apparire nel film. Ma non c'è più alcun ruolo libero nel cast. E ovviamente è irragionevole filmare questo nuovo attore mentre sta fermo immobile sulla schermo senza dargli un ruolo da recitare; non sarebbe più nemmeno un film così. Quindi il direttore decide invece di modificare il copione il meno possibile in modo però da dargli un ruolo. E' questo ciò che intendo quando dico 'preservare la consistenza'.”

“In altre parole non poteva evitare che tu ti infiltrassi e quindi ha dovuto in qualche modo integrarti. Dunque è stato costretto a renderti improvvisamente uno 'studente trasferito' per preservare la vita scolastica del 2 di Marzo?”

“Esatto. E già solo questo dovrebbe farti capire che c'è qualcosa di sbagliato nell'Aula del Rifiuto. E' troppo fastidioso spiegarti ogni dettaglio, quindi andrò direttamente al sodo. Questa non è la 'realtà'. E nemmeno è una vera ricorrenza. E' soltanto un piccolo 'spazio' separato. Soltanto un goffo desiderio che vale finché il colpevole stesso continua a confonderlo per un vero ciclo temporale.”

“Ehm… è per quello che queste ricorrenze sono imperfette?”

“Esattamente. Il colpevole, che nel suo cuore non crede sia possibile viaggiare indietro nel tempo, non permette che esso proceda. Ha scelto di rifiutarlo. Il proprietario deve solo continuare ad ingannare se stesso.”

“L'imperfezione è la ragione del perché riusciamo a mantenere le nostre memorie?”

“Immagino di si. Le ragioni specifiche per cui manteniamo i ricordi potrebbero essere diverse, ma c'è senza dubbio questa falla nell'Aula del Rifiuto.”

Ma c'è qualcosa che ancora non capisco.

“Alla fine della giornata, chi sei tu realmente, Otonashi-san?”

Otonashi-san si acciglia. Forse questa è una domanda che avrebbe voluto evitare.

“Ah, no… non devi dirmelo per forza se non vuoi farlo...”

Tuttavia, apre la bocca, aggrottando la fronte per tutto il tempo.

“Non c'è alcun titolo figo per la mia posizione. Sono una studentessa… è ciò che mi piacerebbe dire, ma sarebbe vero solo fino a circa un anno fa… Il mio punto di vista, huh? Non l'ho mai detto espressamente finora, ma, si, c'è probabilmente soltanto un modo per dirlo. Io sono—“

Otonashi-san, con evidente disagio, pronuncia le successive poche parole.

“—effettivamente una scatola.”

“Sei effettivamente una scatola? Che vuoi dire?”

Quando le ripeto le sue parole che non riesco a comprendere, Otonashi-san si acciglia anche di più.

“Ci sarebbero vari inconvenienti se ti spiegassi i dettagli, quindi non posso dirtelo.”

Mi sento un pochino insoddisfatto, e sembra che questo si rifletta anche sulla mia espressione. Dopo avermi guardato, Otonashi-san continua.

“Ma ti dirò questo: una volta sono entrata in possesso di una scatola e l'ho usata.”

“Eh—!!!”

“E il mio desiderio è tuttora esaudito.”

Otonashi-san ha una scatola?

“Sei curioso di sapere le ragioni per cui cerco quest'altra scatola, vero? Ebbene, te lo dirò. Il mio desiderio è stato senza dubbio esaudito. Ma allo stesso tempo, ho perso tutto.”

“...tutto?”

“La mia famiglia, i miei amici, i miei compagni di classe, i miei parenti, i miei docenti, i miei vicini di casa—ho perso tutto ciò che mi era accanto per via del mio desiderio. Tutti quelli che avevano una qualsiasi relazione con me… non sono più qui.”

Sono senza parole.

“Non è… qualche tipo di metafora, vero? Parli letteralmente?”

“Si. Non posso sopportare di lasciare tutto in sospeso. Ecco perché sto agendo.”

Ha perso tutto. Non le è rimasto più nulla da poter perdere. Forse è per questo che Otonashi-san è così avventata e senza timori.

Comunque, per arrivare ad una simile situazione, cavolo, che diamine di desiderio deve aver inserito nella sua scatola?

“Non è possibile distruggere la scatola? Non verrebbe annullato il desiderio così facendo?”

“Hoshino,” risponde Otonashi-san al mio dubbio riflessivo con tono fortemente ammonitorio, “la scatola sta esaudendo il mio desiderio. Non lo hai afferrato? Non farmi dire altro a riguardo.”

Giusto. Non c'è modo che Otonashi-san non avesse pensato ad una simile possibilità di suo. In altre parole: la scatola le ha preso definitivamente tutto. Ma anche così—Otonashi-san non vuole abbandonare il suo desiderio.

Quando resto in silenzio, Otonashi-san prende di nuovo la parola.

“Il mio desiderio e il desiderio del proprietario dell'Aula del Rifiuto non possono coesistere. La sua scatola è stata creata in quel modo. Quindi si respingono l'un l'altra da quando mi sono infiltrata qui e l'interferenza su di me è stata ridotta. Ma è comunque soltanto una 'riduzione' nella resistenza. In altre parole, non sono del tutto immune agli effetti dell'Aula del Rifiuto. Anche io non conosco l'estensione del suo impatto su di me. Se mi arrendessi, verrei catturata dall'Aula del Rifiuto… proprio come ti ho già detto tanto tempo fa, huh?”

In quel caso, il proprietario come giudica Otonashi-san? Per lo meno, è improbabile che sia felice della sua presenza.

“Dovresti finalmente comprendere meglio la situazione adesso, quindi tornerò all'argomento principale. Credo non sia più possibile recuperare l'Aula del Rifiuto ed usarla. La scatola è già stata utilizzata dal proprietario, quindi l'unica cosa da fare è porre fine a questa Aula del Rifiuto.”

“Dunque come possiamo farlo?”

“Strappando la scatola dal proprietario. Alternativamente, distruggendo la scatola attraverso il suo proprietario. Tutto qui. O beh, un'altra possibilità sarebbe… trovare lui. Il distributore della scatola, visto che probabilmente lui potrebbe fare qualcosa. Ma non è all'interno di questa scatola, quindi non sembra una opzione fattibile.”

Il distributore delle scatole?

Sto per chiederle qualcosa su di lui—ma mi blocco.

Non ricordo questo '*' che dovrei aver già incontrato una volta, e non voglio nemmeno farlo.

“...quindi non cambierà nulla finché non troviamo il colpevole, giusto?”

“Oh? Non cambierà nulla dici, huh? Quindi implicitamente stai dicendo che la nostra conversazione finora è stata del tutto senza senso, per nulla costruttiva e uno spreco di tempo, giusto? Ne hai di coraggio.”

“N-No! Volevo solo una conferma...”

“Hmph, quindi pensi che la tua conoscenza e la tua intelligenza possano risolvere un problema che nemmeno io ho potuto risolvere? Sono sicura che sei intervenuto col tuo commento avendo un piano in mente, giusto?”

“Ugh...”

Trasalisco. Non c'è modo che ne abbia uno.

“Tornando alle cose importanti—se sapessi chi è allora il proprietario non avrebbe modo di sfuggirmi. Ma, giusto… al contrario delle altre morti, quella del proprietario non verrebbe perdonata dentro l'Aula del Rifiuto. Per esempio, io sono morta innumerevoli volte in questa Aula del Rifiuto ma sono ancora qui ora e non ho perso la mia scatola.”

“Ma per il proprietario è diverso?”

“Si, esatto. Il proprietario e la scatola sono collegati tra loro. L'istante in cui il proprietario muore, l'Aula del Rifiuto viene distrutta. Non c'è dubbio su questo, visto che so di un caso simile. La scatola si romperà nel momento in cui il proprietario morirà, allo stesso tempo le caratteristiche dell'Aula del Rifiuto saranno annientate, e il concetto di morte reale verrà ripristinato.”

“Quindi resterà morto se tutto ciò accadesse…?”

“Esattamente.”

“Allora possiamo assumere che non sia io il colpevole. Ed ovviamente, nemmeno tu lo sei.”

“Beh, si.”

Quindi anche Mogi-san non può essere il colpevole. Voglio dire, Mogi-san ha avuto quell'incidente già tante volte.

“Dimmi, alcuni dei nostri compagni di classe sono scomparsi, vero? Questa cosa ha a che fare in qualche modo con il concetto di morte all'interno di questa scatola?”

“...non posso dirlo con sicurezza, ma dovrebbero esserci delle connessioni. Non so ancora perché stia succedendo, ma probabilmente questa è un'altra caratteristica dell'Aula del Rifiuto.”

—aspetta!

All'improvviso lo realizzo—c'è un metodo facilissimo per identificare il colpevole.

Allo stesso tempo, sento il sangue drenarsi dalla mia faccia. Ma cosa diavolo sto pensando? E' orribile. Ma, ma—

Aya Otonashi. Lei potrebbe farlo.

Non devo dirglielo. Ma perché Otonashi-san non è consapevole di questo metodo? Impossibile che una come lei non l'abbia notato. Eppure non lo ha usato. Questo significa… Cosa significa—?

“Hoshino.”

Il mio intero corpo trema quando chiama il mio nome.

“A cosa stai pensando? Di sicuro non te ne uscirai con un metodo per trovare il colpevole—“

Il mio corpo trema di nuovo.

“—hai pensato davvero a qualcosa, Hoshino?”

“Ah, no—“

“Nasconderlo è inutile. Quanto tempo pensi abbia trascorso fino ad oggi con te? Ho seguito i tuoi passi più a lungo di qualsiasi altra persona in questo mondo. Controvoglia, ma comunque l'ho fatto...”

Ne sono consapevole. Chiunque realizzerebbe che sto cercando di nascondere qualcosa.

“—“

Ma non c'è modo che possa dirlo apertamente.

“Hoshino. Dovresti saperlo anche tu che non sono una persona molto paziente.”

Non si berrà una qualsiasi bugia. Anche se provassi a evadere la sua domanda, sarò sicuramente costretto a sputare il rospo alla fine.

Eppure—

“Hoshino!!!”

Otonashi-san mi afferra per il colletto. Ah, che dolore. Fa sul serio. Beh, ovviamente. Dopotutto ha sopportato oltre 20000 cicli solo per ottenere la scatola.

“Dimmelo!!! Dimmi questo metodo!!!”

Mi pentirò sicuramente di averglielo detto. Ma come faccio a restare in silenzio in una situazione del genere?

“...basta che uccidi tutti i nostri compagni di classe.”

Dunque l'ho detto.

E' semplice. Se puoi escludere qualsiasi persona che muore almeno una volta dalla cerchia dei sospetti, allora è facile. Devi solo uccidere qualsiasi sospetto. E' una soluzione tanto semplice quanto diabolica.

Ma le persone che muoiono qui verranno resuscitate.

Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Io non potrei mai eseguire un piano del genere, ma sono sicuro che Otonashi-san sarebbe in grado di farlo.

Dopotutto, è arrivata a produrre cadaveri per mantenere le sue memorie.

Ma perché questo piano non le è mai passato in mente? Perché non ha pensato ad uccidere le persone per stanare il colpevole, oltre che farlo solo per mantenere le sue memorie? E se le fosse venuto in mente questo piano ultra efficace, perché non l'avrebbe dovuto eseguire quando le bastavano all'incirca 40 iterazioni al massimo per completarlo?

Non risponde.

Non mostra la minima reazione.

Guardo lentamente la sua faccia.

Otonashi-san mi sta ancora tenendo per il colletto e mi fissa, senza nemmeno sbattere le ciglia.

“Questo è—“

Otonashi-san lentamente rimuove la sua mano dal mio colletto.

“Questo è—un metodo non accettabile.”

“...eh?”

“Sarebbe come fare dei test medici su una persona viva senza il suo consenso. Ovviamente è il metodo più efficace usare un essere umano se vuoi sapere come le persone sono affette da un certo farmaco. Ma quell'azione dovrebbe immediatamente essere respinta come metodo non accettabile.”

Otonashi-san pronuncia queste parole con un tono di voce molto basso senza distogliere lo sguardo nemmeno un secondo.

“Vuoi sapere perché? E' ovvio: una simile azione è inumana. Nel momento in cui qualcuno fa una cosa del genere, non può più essere considerato umano… vero, sono una scatola, in effetti. E' per questo? E' per questo che tu stai—“

Gli occhi di Otonashi-san stanno bruciando di rabbia evidente.

“—trattandomi come se non fossi un essere umano?!”

Aah, ovvio, se ha interpretato le mie parole a quel modo allora la sua rabbia è del tutto naturale. Realizzo che stavo parlando senza il minimo tatto.

Però ancora non riesco a capire.

“Ma hai ucciso delle persone per mantenere le tue memorie, no?”

“...che stai dicendo?”

Otonashi-san sembra incapace di sopportare le mie parole e mi colpisce con uno sguardo tagliente.

“...c-come ho detto, hai prodotto degli eventi estremi che provocassero una forte impressione su di te per mantenere le tue memorie, no?”

“Smettila di insultarmi—!!! Non te l'ho appena spiegato?! Posso resistere agli effetti dell'Aula del Rifiuto perché sono una scatola io stessa!”

Aah, giusto. Che lei producesse cadaveri per mantenere le sue memorie era alla fine soltanto una teoria infondata di Daiya.

Ma anche così, non riesco comunque a comprendere le sue azioni.

“E ora che c'è con quella faccia? Se hai qualcosa da dire, sputa il rospo!!!”

Otonashi-san mi afferra di nuovo per il colletto e mi guarda accigliata, ma questa volta le rispondo con uno sguardo altrettanto accigliato.

Si… non sono pronto. Non ho considerato realmente cosa volesse dire guardarla a malo modo, tenerle testa è un'azione veramente difficile per me.

Sono completamente sotto il suo controllo. E visto che sono consapevole di questo, proprio per questo sto provando a resisterle a questo modo.

Ma poi dico qualcosa che strappa irrimediabilmente il nostro tenue legame.

“E allora perché mi hai ucciso?!”

E la nostra abilità di comunicare oltre è totalmente distrutta.



Quelle parole hanno distrutto irrevocabilmente la nostra relazione.

Otonashi-san ha smesso di parlarmi e ha anche smesso di lanciarmi qualsiasi forma di espressione. Completamente.

Con Otonashi-san che mi stava di fronte a quel modo, ero del tutto impotente. Alla fine non ho avuto altra scelta che lasciare l'hotel.

Vago nei pressi dell'hotel, ma questa è soltanto un'altra espressione della mia sciocca reticenza. Io senza alcuna meta mentre spreco il mio tempo. Guardo la moto 'presa in prestito' che abbiamo cavalcato assieme, e me ne vado via. Vado al supermercato. Compro del thè in bottiglia. Lo bevo poco a poco. La bottiglia si svuota. Noto che a stento riesco a ricordare cosa ho appena bevuto.

Questa potrebbe essere la fine.

Al contrario di Otonashi-san, non sono certo che possa mantenere le mie memorie. Se lei non mi considera necessario per i suoi piani, potrei dimenticare tutto e prima ancora di accorgermene potrei venir rifiutato da questa Aula del Rifiuto. Allora svanirei come una certa persona ha già fatto.

Non riesco a sentire nessun suono lungo la strada—non ci sono nemmeno luci, né alcun colore.

E' come se la persona che ha creato tutto questo non si fosse impegnato a completare i dettagli.

Porto la bottiglia vuota alla mia bocca. Sento come se venissi ingoiato se non mi comportassi come se stessi bevendo qualcosa. Ingoiato da cosa? Non ne ho idea.

All'improvviso, la musica del mio artista preferito risuona nel silenzio della strada. Cosa?… aah, capisco. E' il mio telefono.

...il mio telefono? Quindi qualcuno mi sta chiamando? Giusto. Giusto! Non riesco a ricordarmi di averlo fatto. Non riesco a ricordare di aver dato il mio numero di cellulare a Otonashi-san, ma in qualche altro mondo potrei averlo fatto!

Prendo il cellulare dalla tasca della mia uniforme scolastica.

Il nome sul display dice 'Kokone Kirino'.

Guardo in alto verso il cielo. Come se le cose potessero sistemarsi così facilmente. Lo so. Ma non potevo non avere una piccola irrealistica speranza, no?

Riporto la mia respirazione sotto controllo e accetto la telefonata.

Ah, pronto… Kazu-kun”. Non sento la solita vibrazione nella sua voce, tuttavia potrebbe essere soltanto una mia impressione. Oppure Kokone si sente sempre così al telefono? Potremmo anche essere amici da tanto tempo, ma non l'ho mai sentita al telefono finora.

Ah, ehm—

Ho come l'impressione di sapere già a cosa porterà questa conversazione.

Ah. No, so per certo cosa accadrà. Solo non riesco a ricordare i dettagli adesso.

Puoi venire da me per un po'? Ti dirò dove incontrarci.

Cosa accadeva dopo? Com'è che finiva?

C'è qualcosa che vorrei dirti, Kazu-kun.




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  1. Il "cosplay" è la pratica molto diffusa in Giappone (e che sta prendendo piede anche da noi) di indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un determinato ambito (soprattutto anime o manga) e interpretarne il modo di agire.