Mahouka Koukou no Rettousei:Volume 6 Capitolo 5

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Capitolo 5[edit]

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Miyuki fu un po’ sorpresa di vedere lo sguardo infastidito di Erika quando, come concordato, tutti loro si trovarono per pranzo in caffetteria.


“Erika, sei ancora infastidita per l’incidente di ieri?”


Quando si erano separati alla stazione degli autobus, Erika era ancora estremamente scocciata che fosse stato il presunto agente speciale dell’intelligence USNA a ridere per ultimo. Anche se non aveva dato voce al suo malcontento, il suo stato d’animo era palese.

Quella era già un’ammissione incredibilmente onesta da parte sua, considerando il suo solito modo di mascherare i suoi veri sentimenti scherzando e nascondendosi dietro il suo sorriso malizioso. Era semplicemente inaudito per lei rimuginare su quell’evento fino al giorno dopo.

Alla domanda di Miyuki, la risposta di Erika fu una conferma e un diniego allo stesso tempo.


“Non è solo perché non abbiamo potuto far altro che guardare mentre se ne andava.”


Le parole “guardare mentre se ne andava” sembravano denotare la sua frustrazione, ma a quanto la pare la storia non era così semplice.


“Le parole di quel tipo erano davvero preoccupanti… Non abbassare la guardia nemmeno nel campus, non significa forse che alcuni degli studenti…”


Mikihiko e Honoka non avevano preso parte all’incidente di aprile, quindi non riuscirono a cogliere il riferimento, ma Tatsuya e Miyuki colsero immediatamente il pensiero di Erika.

Ad aprile, Sayaka era stata l’inconsapevole pedina di spie straniere che si spacciavano per terroristi, e non era ancora riuscita a gettarsi il tutto alle spalle.


“Se dobbiamo fare il bis di quell’affare spiacevole, per cortesia non contatemi.”


Tatsuya conosceva e capiva quei sentimenti, quindi fece un commendo contrario alla propria personalità, in un tentativo di sollevare il morale a Erika.


“E poi, non è che possiamo arrestarli se non hanno ancora fatto nulla.”

“Questo potrebbe essere vero…”


Il suo tono imbronciato suggeriva che non aveva pienamente accettato la situazione, ma almeno era riuscito a distoglierla dall’intento di dare un’occhiata in giro per conto suo, pensò Tatsuya.

A proposito, Erika non era certo un modello di virtù e innocenza, ma quando venivano sollevate questioni riguardanti uno dei suoi amici più stretti, cercava di cambiare argomento anche quando non c’era una relazione diretta.


“Però non siamo in svantaggio stando sempre sulla difensiva? Non è un problema nel caso di un assalto frontale, ma un furto sarebbe…”

“Non è che possiamo sempre preoccuparci cose simili…”


Tatsuya sorrise e scosse la testa alle preoccupazioni di Leo e Mikihiko.


“Dato che non portiamo con noi quei dati in un terminale mobile, non c’è il pericolo di un furto fisico. Innanzitutto, sarebbe strano preoccuparsi di un furto o rapina nel campus, no? Bé, fotografie fatte con discrezione non sono impossibili, ma quel problema non sarebbe limitato solo a questa competizione. Per rubare i dati nel campus sarebbe molto più conveniente puntare ai documenti con protezioni minori, ma non siamo così sciocchi. È possibile che abbiamo avuto informazioni sbagliate da un individuo sospetto?”

“Chissà… però dobbiamo lo stesso stare in guardia contro l’altra persona che ti stava spiando ieri, quindi stai attento.”

“Lo so.”


Anche se le parole di Mikihiko contrastavano in larga parte con la spiegazione di Tatsuya, sembrava che fosse soddisfatto da quella risposta.

Tuttavia, sia Erika che Leo diedero a Tatsuya l’impressione che fossero rimasti in silenzio perché volevano aggiungere qualcosa, ma non erano riusciti a pensare a una valida argomentazione.


◊ ◊ ◊


Rispetto ai 52 rappresentanti selezionati per la Competizione delle Nove Scuole, la Gara di Tesi ne aveva solo tre. La differenza della portata era talmente elevata che l’evento stesso sembrava quasi inutile. Ciò nonostante, la Gara di Tesi era ritenuta un appuntamento importante che rivaleggiava con la stessa Competizione delle Nove Scuole.

Una delle ragioni era che questo evento era un altro teatro in cui i nove Licei di Magia potevano determinare un vincitore. Specialmente per le scuole che avevano ottenuto risultati sgraditi alla Competizione delle Nove Scuole, il desiderio di cancellare quella vergogna diventava una forte motivazione.

Un altro motivo era che molti studenti potevano partecipare, oltre ai tre rappresentanti.

La differenza maggiore tra la gara di dibattito e ricerca delle scuole superiori non-magiche e la “Competizione Nazionale tra Scuole Superiori di Tesi di Teoria della Magia” era la presenza di una dimostrazione dal vivo inclusa nella presentazione.

Oltre alla presentazione della tesi, era richiesto che un dispositivo magico perfettamente funzionante mostrasse la magia in oggetto manifestarsi. Nonostante la presentazione richiedeva solo un modello, non era un giocattolo che potesse essere assemblato con colla e un po’ di carta. Il dispositivo doveva funzionare in modo affidabile, o almeno imitare la realtà. Questa era la Gara di Tesi per licei di magia.

Per questo, per il design del dispositivo magico e i sistemi di supporto coinvolti, per il software di controllo, per la struttura esterna, c’era bisogno di condizioni e obiettivi di produzione, personale di collaudo e di supporto al collaudo, persone responsabili della sicurezza… Verso la data di scadenza per la gara, il Club della Tecnica e il Club delle Arti avrebbero naturalmente preso parte ai lavori. Anche i club che lavoravano su idee puramente teoretiche e studenti con voti straordinari sarebbero stati mobilitati per il successo della competizione ufficiale.

Il numero totale di partecipanti per la preparazione della relazione eccedeva di gran lunga quello della Competizione delle Nove Scuole.

Dato che la competizione ufficiale era prevista per la domenica da lì a due settimane, non solo il campus era pieno dei suoni di macchinari e magie che si attivavano, spuntarono “Auto-design” e “Autoapprendimento” per potervi dedicare più tempo. Lo spazio aperto nella corte venne rapidamente riempito al massimo da prototipi, strumenti di calcolo e altri macchinari. Si buttarono nella mischia persino le squadre di consolazione formate da volontarie che portavano bevande e stuzzichini. Per aiutare queste squadre di consolazione, il Club di Ricerca Robotica mise in mezzo anche le Aiutanti Domestiche Umanoidi (HAR).


“Ah, eccoli lì.”


La persona che Erika stava cercando eri in piedi in mezzo alla calca.


“Ehi, Tatsuya-kun!”


Accanto a Erika, che stava urlando e agitando le braccia avanti e indietro, Leo si girò in un’altra direzione, mentre Mikihiko scelse semplicemente di spostarsi due metri dietro Erika, a distanza di sicurezza. Probabilmente stavano facendo finta di non conoscerla.


“Erika-chan, per favore! Stai disturbando tutti quanti…”


Mizuki non era sfacciata come Leo, quindi tirò la manica dell’amica nonostante sapesse che non sarebbe servito a nulla. Come previsto, non ebbe effetto.

Vedendo Erika avvicinarsi con fare disinvolto, Tatsuya interruppe ciò che stava facendo e sorrise sarcastico, come per dire “che ci posso fare”. Tuttavia, c’erano persone visibilmente scocciate per l’interruzione dell’esperimento.


“Chiba… dovresti darti un’occhiata intorno.”


Essendo una delle guardie, Kirihara era tra le persone irritate.


“Eh~, anche Sayaka sta osservando?”


Tuttavia, la risposta di Erika, o meglio, l’obiettivo della sua conversazione, era diretta a Sayaka, che era in piedi accanto a Kirihara.


“Non ho parole…”

“Erika…”


Kirihara parlò debolmente, mentre Sayaka sorrideva a sua volta ironicamente. Il fatto che Kirihara non avesse dato in escandescenze significava che era in un certo qual modo maturato.


“Non sembri essere qui solo per guardare, Erika. Che succede?”


Nonostante ciò, vedendo che gli altri senpai oltre a Kirihara erano sul punto di esplodere, Tatsuya prese rapidamente l’iniziativa.


“Mizuki è stata chiamata per aiutare, quindi mi sono aggregata.”


Erika era una persona che faceva sempre le cose a modo suo, ma non significava che fosse lenta di comprendonio. Cogliendo l’avvertimento, non perse tempo con la sua risposta.

Ecco perché, pensò Tatsuya mentre spostava lo sguardo su Mizuki, che si stava disperatamente scusando con i suoi senpai del Club delle Arti.


“Erika, quaggiù.”


Usando quell’opportunità, anche se suona strano, Miyuki prese Erika e la trascinò nella folla di osservatori. Allo stesso modo, Sayaka lasciò Kirihara e si intrufolò assieme a Erika.


“Che esperimento stanno svolgendo? Sembra una lampadina gigante.”


Un globo trasparente del diametro di 120 mm era supportato da un piedistallo a quattro gambe, che in effetti dava l’impressione di essere una gigantesca lampadina. Ovviamente a quel tempo le lampadine non erano più in uso da tempo, quindi Mizuki inclinò confusa il capo alle parole di Erika.


“Quello è il Generatore Ionico a Bassa Temperatura che stiamo usando per la presentazione.”


Miyuki ovviamente sapeva cosa fosse una lampadina, ma non prestò attenzione alla battuta di Erika e rispose direttamente alla sua domanda.


“A bassa temperatura? Non stavamo provando a ottenere una fusione termonucleare?”


Mikihiko, che aveva adottato lo stesso approccio di Leo, ovvero pretendere di non conoscersi, sentì un termine inaspettato che lo costrinse ad abbandonare quella pretesa. (A proposito, Mikihiko usava ancora il linguaggio formale nel parlare a Miyuki.) Anche Erika sembrava ricordare le lezioni di fisica e dopo una pausa un punto interrogativo apparve sopra la sua testa.


“La fusione termonucleare è un tipo di reazione, quindi sono necessarie temperature elevate durante l’intero processo

“...”

“…le mie scuse, Yoshida-Kun. Nemmeno io ho molta familiarità con i dettagli, per una spiegazione più approfondita devi chiedere a mio fratello.”


Vedendo lo sguardo assente di Mikihiko, Miyuki aggiunse quest’ultima frase, facendo sì che Mikihiko le rispondesse “lascia stare, non fa nulla” scuotendo il capo e agitando i capelli.

Con uno sguardo di accondiscendenza verso Mikihiko, Erika e Sayaka si misero a bisbigliare tra di loro. Chiusero freneticamente bocca quando Miyuki gli rivolse un sorriso (che non arrivava ai suoi occhi).

Sin dall’inizio, gli occhi di Leo ardevano di curiosità mentre osservava in silenzio il dispositivo sperimentale.

Nel mezzo del silenzio creatosi inconsciamente, Isori mandò un segnale a Suzune, che iniziò a fornire psion al grosso CAD a forma di tavola di controllo che Tatsuya stava usando.

Il CAD funzionava con una forza e velocità molto maggiori dei normali CAD, e diverse sequenze magiche molto complesse stavano vendendo attivate.

Sottoposto a una forte pressione, l’idrogeno si divise in ioni e questi si attaccarono al vetro per emanare luce. Anche se era solo il semplice effetto di elettricità causata dall’elevata pressione, avevano già ottenuto la separazione degli elettroni senza fornire energia. In più, per permettere agli elettroni di sfuggire all’attrazione atomica e spostarsi verso il perimetro esterno, era necessario sostenere costantemente un incantesimo molto complesso per cambiare l’Eidos.


“…allora è davvero una lampadina?”


Il rude commento sfuggito a Erika venne fortunatamente coperto dagli applausi e dalle grida di gioia: “Eccellente!”, “Prima fase riuscita!” e simili parole celebratrici. Gli altri provavano simili sentimenti, con Miyuki che sorrideva serena, come se il successo fosse l’unico risultato possibile, mentre Leo stringeva i pugni davanti al petto, Mikihiko si stringeva le braccia annuendo e Sayaka applaudiva saltellando di gioia.

Il contenitore di vetro continuò a emettere luce per dieci secondi.

Quando la luce fu svanita, l’eccitazione era passata.

Questo perché avevano solo finito con il pezzo più grande e bisognava montare molti altri componenti. Gli aiutanti che si erano riuniti per l’esperimento tornarono alle loro postazioni, ma Erika notò che Sayaka stava guardando un angolo della sala in particolare.


“Saya, che succede?”

“Quella ragazza…”


Non rispose e mormorò a se stessa.


“Ehi, che sta succedendo!?”

“Ehi, Mibu!?”


Per raggiungere Sayaka, che si era messa a correre improvvisamente, sia Erika che Kirihara scattarono.

Leo era un passo dietro loro.

Con gli occhi sbarrati per lo shock, Miyuki poté solo guardarli andar via finché non notò la studentessa con due codini che Sayaka stava inseguendo.


◊ ◊ ◊


“Fermati immediatamente!”


Sentendo qualcuno dietro di lei ordinarle di fermarsi, o forse perché aveva capito che non sarebbe riuscita a sfuggire ai suoi inseguitori, la studentessa decise di fermarsi sul prato del cortile.


“Cosa c’è?”


La risposta, data mentre si voltava, aveva un che di duro e severo. In un certo senso il suo tono dava un’impressione di spavalderia.


“Sei una studentessa del primo anno, giusto?”


Non c’erano segni distintivi riguardo l’anno di appartenenza sulle uniformi del Primo Liceo. La domanda si Sayaka si basava sul viso e sul fisico dell’altra studentessa.


“Sì, Mibu Sayaka di 2aE. Anch’io sono una studentessa del Corso 2 come te.”


L’unica differenza era l’assenza dell’emblema della scuola, la distinzione tra studenti del Corso 1 e Corso 2.


“…classe 1aG, Hirakawa Chiaki.”


Alla richiesta di identificazione da parte di uno studente più grande, la studentessa diede il suo nome malvolentieri.

Poteva sentire altri passi rallentare e fermarsi dietro di lei.

Erika e gli altri l’avevano raggiunta e avevano sentito la presentazione di poco prima.

Sentì immediatamente Kirihara mormorare “Hirakawa?”

A Sayaka quel cognome non suonava familiare, ma Kirihara lo conosceva.

Tuttavia, la ragione per cui Sayaka non poteva lasciar andare quella studentessa del primo anno non era il suo cognome, quindi non le importava se non lo aveva mai sentito prima. Non aveva il tempo di preoccuparsi di una cosa simile.


“Hirakawa-san, il congegno che hai con te… è un decodificatore password wireless, vero?”


All’accusa di Sayaka, Hirakawa Chiaki si fece pallida e nascose in fretta dietro la schiena il terminale che aveva in mano.


“Lo so anche se non lo ammetti. Questo perché ho usato lo stesso modello in passato.”


Chiaki sbarrò gli occhi attonita alle parole di Sayaka.

I decodificatori di password erano dispositivi malware usati per rubare password e, discostandosi dal significato letterale, erano anche macchine usate per irrompere in sistemi di verifica e rubare informazioni. Non vi erano usi legali per quell’oggetto. In altre parole, il fatto che avesse usato lo stesso modello in passato significava…


“…già. Anch’io sono stata una pedina nelle mani di spie.”


Sul viso di Sayaka apparve un’espressione miserabile, ma ciò nonostante continuò mentre fissava Chiaki.


“Per questo ti devo avvertire: smetti ora. Più a lungo resti con loro, più doloroso sarà.”

“…non importa quanto io soffra, non è comunque affare suo, senpai.”


Fu questa la gelida risposta di Chiaki, che nel frattempo aveva girato la testa di lato.

Un ovvio rifiuto.

Tuttavia, Sayaka non si tirò indietro dopo la fredda reazione di Chiaki.


“Non resterò a guardare senza fare niente!”


Il tono di Sayaka si fece duro, i suoi occhi ardenti e improvvisamente urlò contro Chiaki.


“Anche se è passato metà anno, ci sono volte in cui ancora non riesco a smettere di tremare. Non mi rendo conto di essermi lacerata il labbro a morsi, o che mi sono conficcata le unghie nei palmi.”


Mentre parlava, il corpo di Sayaka era scosso da tremori.


“Anche se non so con chi ti sei immischiata, questo ti posso dire con certezza: non terranno mai in considerazione le tue necessità. Ti useranno e poi ti abbandoneranno!”


Non vi era traccia di ipocrisia nella sua voce, solo sincerità: quelli erano i suoi veri sentimenti. Ciò nonostante, l’odio che attanagliava il cuore di Chiaki era più profondo di quanto Sayaka immaginasse.


“Lo so!”


Quella voce autodistruttiva e piena di odio ammutolì Sayaka.


“È ovvio che i mafiosi e i terroristi se ne fregano delle persone che usano. Senpai, si è messa in combutta con questo tipo di gente senza nemmeno capire una cosa così basilare? Perdoni la maleducazione, ma lei è proprio infantile.”


Quelle parole amare fecero chiaramente capire a Sayaka che quella studentessa del primo anno era completamente diversa da lei. Sayaka puntava a un obiettivo, ma si approfittarono di lei quando era incerta su che strada scegliere.

Era vero. Era terribilmente ingenua, non lo negava. Tuttavia, Sayaka dubitava che quella studentessa del primo anno fosse più matura di quanto non fosse stata lei stessa.

Anche se avesse potuto esaudire il suo più grande desiderio dopo essersi unita a dei criminali, cosa avrebbe fatto dopo? Sarebbe ritornata a scuola come se nulla fosse o avrebbe continuato a lavorare come membro dell’organizzazione criminale? Sayaka sapeva che quella ragazza non aveva mai preso in considerazione il proprio futuro.

Al momento si stava solo rifiutando di ascoltare le parole di chiunque.


“Anche se continui su questo sentiero di autodistruzione non otterrai nulla. Di te non lascerai niente.”


Tuttavia, Sayaka non si sarebbe tirata indietro. C’erano cose che bisognava fermare, con la forza se necessario. Era una cosa che aveva imparato di prima mano.


“Senpai, non potrebbe capire. Non sto collaborando con quella gente perché voglio qualcosa.”


Ad ogni modo, la risposta che ricevette fu un forte rifiuto, quasi naturale.

Rifiutava di farsi persuadere. Sayaka lo capì perché anche lei una volta era così.

La persuasione poteva essere lasciata a dopo. Se l’avessero lasciata scappare, quella ragazzina non avrebbe mai più potuto tornare da “questa parte”. Tenendo conto di questo, non potevano evitare un approccio un po’ aggressivo. Sayaka prese la sua decisione.


“Kirihara-kun.”

“Ah.”


Kirihara capì subito le intenzioni di Sayaka.

Sfortunatemente, nessuno di loro aveva armi, ma la cosa non li preoccupava particolarmente.

Quella studentessa del primo anno non aveva esperienza di arti marziali o combattimento corpo a corpo. Entrambi potevano capirlo con un’occhiata.

Se avessero attaccato contemporaneamente sarebbe stato facile bloccarla.

Oggettivamente, il giudizio di Sayaka e Kirihara era corretto. Alle condizioni che il loro avversario non fosse armato. Nel momento in cui i due iniziarono ad avanzare, Chiaki gli lanciò contro un piccolo contenitore.


“A terra!”


Erika fu la prima a notarlo.

Entrambi sollevarono le braccia di riflesso.

Un lampo tremendo passò tra le fessure non coperte dalle braccia, abbacinando gli occhi attraverso le palpebre.

Se qualcuno di loro avesse potuto vedere attraverso quella luce accecante, avrebbero notato che Chiaki aveva le palpebre dipinte di nero.

Aveva usato un velo di vernice coprente, mascherandolo da mascara ed eye-liner, per smorzare gli effetti della granata stordente.

Chiaki puntò il braccio destro verso Sayaka, e dalla manica fu sparato un dardo caricato a molla.

Erika aveva bloccato con successo il flash, e riuscì a deflettere il dardo affusolato con un ramo che aveva raccolto da qualche parte.

Un chiaro fumo violaceo si diffuse dal dardo spezzato.

Un secondo dopo, Erika aveva gettato il ramo e aveva portato via Sayaka, coprendosi la bocca con la manica. Kirihara, che non si era del tutto ripreso dallo stordimento, respirò direttamente il fumo, che stava rapidamente diventando trasparente. Ondeggiò brevemente e collassò a terra in un ammasso informe.


(Gas nervino!?)


Erika non mise in parole il suo pensiero, mentre schioccava mentalmente la lingua.

La loro avversaria era meglio preparata di quel che credevano.

Siccome nel campus era vietato portare con se i CAD, l’aumento magico della propria velocità non sarebbe stato molto efficiente.

Nonostante il vantaggio numerico, la differenza tra chi aveva le armi e chi no era insormontabile. In una situazione in cui l’armamento nemico erano sconosciuto, non potevano attaccare avventatamente.

Tuttavia, tra i presenti c’era un uomo che non era d’accordo con quella teoria. Accovacciato tra l’erba (risultato dell’avvertimento di Erika), Leo si diresse improvvisamente verso Chiaki.

Di fronte a quel tipo di pressione, Chiaki non poté reprimere un urlo, e puntò disperatamente il braccio destro verso Leo. Forse i dardi erano a ripetizione, o forse aveva altre armi, nessuno poteva dirlo.

Ma d’un tratto Leo scomparve dalla linea visiva di Chiaki.

La ragazza rimase pietrificata per un momento, prima che di subire un forte impatto a livello della vita, che la fece cadere all’indietro e sbattere la nuca, lasciandola a terra tramortita.


“…dici che ho esagerato?”


Leo aveva placcato Chiaki con entrambe le braccia, dopo di che si alzò leggermente e girò la testa per chiedere.


“Già… A proposito, sbrigati e alzati in piedi. Sembra che tu la sita per violentare.”

“Idi…! Non dirlo nemmeno per scherzo!”

“Sì, sì, lo so.”


Lo sguardo di Erika era del tutto serio mentre guardava Leo che la osservava scioccato. Quello sguardo era lo stesso di un giocatore d’azzardo professionista che valutava i meriti di un purosangue al derby.


◊ ◊ ◊


Avendo sentito che vi era stato un incidente, Kanon (in qualità di Capo del Comitato per la Pubblica Morale) si affrettò verso l’infermeria e sospirò nel trovare una studentessa del primo anno a letto priva di conoscenza e un paio di studenti del secondo anno in attesa di cure.


“Avete esagerato ragazzi…”


Dopo aver ascoltato Sayaka spiegare come si erano svolti i fatti, Kanon sospirò ancora.

Kirihara e Sayaka non avevano intenzione di accettare che Kanon gli dicesse “avete esagerato”, visto che lei stessa era incline a farlo, ma dato che la persona in questione era priva di conoscenza a causa di un colpo alla nuca, non erano nella posizione di ribattere.


“Allora, cosa ha fatto? In base a ciò che mi hai appena detto, aveva solo in mano uno strumento elettronico illegale, quindi non penso che abbia violato alcuna legge o regola della scuola.”


Anche quella era un’opinione insostenibile

Da un lato c’era l’onesta Sayaka, dall’altro c’era Kirihara che non riusciva a farsi venire in mente un argomento a propria difesa.

Tuttavia, tra i presenti c’era qualcuno che non si era fatto intimidire facilmente da quelle parole decise.


“Il solo fatto di avere uno strumento di hacking illegale dovrebbe essere ragione sufficiente per un arresto, no?”


Di fronte alle parole provocatorie di Erika, Kanon la guardò con occhi penetranti.


“…sto dicendo che il problema è l’aver esagerato. La punizione deve essere proporzionata al reato.”

“Ma dai, quello non è niente~, non l’abbiamo catturata perché doveva essere punita. Volevo solo proteggere una compagna che viene usata da degli adulti schifosi.”

“E l’avete protetta mettendola KO? Ha preso un colpo in testa!”

“Non possiamo farci nulla se estrae un’arma nascosta e fa resistenza. Non sono così ingenua da aiutare altre persona a costo della mia incolumità.”


Kanon ed Erika si guardarono in cagnesco a vicenda.

Vedendo lo sviluppo di questa situazione esplosiva, Sayaka fu presa leggermente dal panico. Tuttavia, siccome il medico i servizio che avrebbe dovuto fare da paciere aveva deciso di non farlo, non poteva semplicemente intromettersi.


“Ad ogni modo, Capo Chiyoda, lasciamo tutto nelle sue mani.”


A intervenire fu Leo, che era appoggiato al muro.


“Andiamo.”

“Hey, che ti prende così all’improvviso?”


Erika diresse la sua collera verso Leo, che la stava trascinando via per il colletto, ma questa volta non gli rivolse uno sguardo truce.

Per un istante Leo mostrò un’espressione infastidita, dopodiché si girò rapidamente.

“Da ora è un lavoro per i membri del Comitato per la Pubblica Morale. Non mi interessa come ve ne occuperete, io posso solo cercare di prevenire che simili problemi coinvolgano Tatsuya, Mizuki e Mikihiko.”

“Aspetta un attimo!”


Urlò Erika mentre rincorreva Leo, lasciando anch’essa l’infermeria.

Quando non poté più udire i rumorosi studenti del primo anno (tra cui una studentessa particolarmente fastidiosa, Kanon finalmente si calmò.

Studiò ancora una volta il viso della studentessa del primo anno che giaceva a letto. Anche se quel volto stuzzicava qualcosa nella memoria di Kanon, la ragazza era ancora priva di conoscenza e lei non poteva verificare i suoi sospetti.


“Sensei, come sta la ragazza?”


Alla domanda di Kanon, il Dr. Yasuyado Satomi sorrise gentilmente.


“Non preoccuparti. Non ci sono anormalità nel cervello o al cranio. Tra un po’ di tempo si sveglierà.”


Yasuyado era una dottoressa con abilità uniche che poteva vedere le anormalità nel corpo attraverso una radiazione fisica. Poteva effettuare una diagnosi più accurate degli strumenti ad alta tecnologia dei normali ospedali semplicemente osservando il soggetto.

Se diceva che non c’era problema allora ci si poteva rilassare.


“Scusi il disturbo, ma potrebbe avvisarmi quando la ragazza riacquista conoscenza?”

“Certamente. Ah, ma non lamentatevi se scappa, ok? Non ho alcuna abilità nel combattimento.”


Alla risposta semi-sarcastica di Yasuyado, Kanon sorrise e annuì.


“Sensei, di certo non permetterebbe mai a un studente ferito di correre in giro.”


Così, Kanon, alla testa di Sayaka e Kirihara, che aveva terminato le cure, uscì dall’infermeria.


◊ ◊ ◊


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