Zero no Tsukaima ~Italian Version~:Volume1 Capitolo Sei – Il Mercante d'armi di Tristania

From Baka-Tsuki
Jump to navigation Jump to search

Capitolo Sei - Il Mercante d'armi di Tristania.[edit]

Kirche si svegliò prima di mezzogiorno. Oggi è il Giorno del Vuoto. Osservò la finestra e notò che il vetro era scomparso e c'erano dei segni di bruciature sul muro intorno. Ancora addormentata fissò la finestra per qualche momento prima di ricordarsi ciò che era successo la sera prima.

“Giusto...sono arrivate un sacco di persone e io le ho fatte saltare in aria.”

Dopo aver detto ciò, smise di preoccuparsi per la finestra. Si alzò ed iniziò a truccarsi, pensando a come avrebbe potuto sedurre Saito quel giorno. Kirche era una cacciatrice nata.

Una volta pronta, andò a bussare alla porta di Louise. Appoggerò la mano sulla guancia così da nascondere il mio sorriso, Saito aprirà la porta e subito lo abbraccerò e lo bacerò. Oh...chissà cosa farà Louise quando ci vedrà! Kirche pensò.

E poi...potrei farlo uscire dalla stanza, forse non dovrò neanche chiederglielo. La possibilità di essere rifiutata non le passò per la testa neanche per un attimo.

Ma, dato che nessuno veniva ad aprire, girò la maniglia, solo per trovarla bloccata. Senza pensarci troppo utilizzò un incantesimo di sblocco sulla porta e venne ricompensata da un 'click'. Gli incantesimi di sblocco erano proibiti nell'Accademia, ma a Kirche non importava. 'La passione prima di tutto' era la regola della sua famiglia.

Ma la stanza era vuota. I due non erano lì.

Kirche si guardò intorno “Sempre lo stesso...una stanza senza un briciolo di gusto.”

La borsa di Louise non si trovava lì. Considerando anche il fatto che era il Giorno del Vuoto, significava che i due erano andati da qualche parte. Kirche guardò fuori dalla finestra e vide due persone su un cavallo, pronte a partire. Si trattava di Saito e Louise.

“Cosa? Escono?” Kirche mugugnò, infastidita.

Dopo aver riflettuto per un momento, uscì dalla stanza di Louise.

Tabitha si trovava nella sua stanza, attorniata da un mare di libri. Sotto i suoi capelli azzurri e gli occhiali i suoi occhi blu brillavano come l'oceano. Tabitha era di quattro o cinque anni più giovane di quanto potesse sembrare. Era leggermente più bassa della già piccola Louise ed era anche molto magra. Comunque queste cose non la interessavano. Era il tipo di ragazza a cui non importava cosa gli altri pensassero di lei.

Tabitha amava i Giorni del Vuoto. In quei giorni poteva immergersi nei suoi mondi preferiti. Ai suoi occhi, le altre persone erano solo degli intrusi nel suo piccolo mondo e questo le dava un'aria malinconica.

Poco dopo qualcuno bussò fortemente alla porta. Senza alzarsi, prese in mano il suo bastone magico, il quale sembrava essere più alto di lei, e lo agitò. Lanciò 'Incantesimo della Quiete', una magia di tipo vento. Tabitha era una maga con affinità vento. 'Incantesimo della Quiete' silenziò in maniera efficace quel fastidioso bussare. Soddisfatta, riprese a leggere, senza cambiare minimamente l'espressione.

Poi qualcuno aprì la porta con un calcio. Notando l'intruso Tabitha scostò lo sguardo dal libro. Era Kirche. Iniziò a farfugliare qualcosa ma, a causa della magia del silenzio, nessuna delle parole raggiunse Tabitha.

Kirche prese il libro di Tabitha e la afferrò alle spalle per costringerla a guardarla. Tabitha, con uno sguardo assente, fissò Kirche. Comunque si poteva notare che era infastidita.

Ma Kirche era amica di Tabitha. Chiunque altro sarebbe stato spazzato via da un ciclone, ma non lei. Non trovando altra soluzione Tabitha eliminò la magia. Come se fosse stato aperto un lucchetto, la voce di Kirche ritornò istantaneamente. “Tabitha! Preparati, usciamo!”

Tabitha spiegò brevemente alla sua amica “Giorno del Vuoto.” Quella spiegazione era abbastanza per Tabitha, la quale cercava di recuperare il libro dalla presa di Kirche. Kirche si alzò in piedi e tenne il libro in alto, la loro differenza di altezza impediva a Tabitha di riprenderlo.

“Si, lo so quanto sono importanti per te i Giorni del Vuoto, davvero. Ma non è il momento per questi discorsi. Sono innamorata! E' amore! Hai capito adesso?” Non capiva e scosse la testa. Kirche era spesso mossa dalle sue emozioni mentre Tabitha ragionava sempre con calma e a mente fredda. Ci si potrebbe quasi chiedere come mai queste due persone così opposte erano ottime amiche.

“Giusto...non ti muoverai finchè non ti spiegherò tutto...che fastidio...SONO INNAMORATA! Ma quel ragazzo sta uscendo con quella fastidiosa Louise, oggi! Voglio seguirli e vedere dove vanno! Hai capito, adesso?” Tabitha ancora non capiva, dato che non sapeva perchè la cosa dovrebbe preoccuparla.

“Se ne sono appena andati! A cavallo! Non posso raggiungerli senza il tuo famiglio, sai? Aiutami, ti prego!” Kirche iniziò a piangere. Tabitha annuì. Ecco perchè...hai bisogno del mio famiglio per raggiungerli.

“Oh...grazie mille...allora sbrighiamoci!” Tabitha annuì nuovamente. Kirche era sua amica e lei non poteva farci niente se gli amici dovevano chiedere il suo aiuto per problemi che non riuscivano a risolvere da soli. Era un qualcosa di fastidioso, ma non aveva altra scelta. Aprì la finestra e si mise a fischiare. Il fischio echeggiò nel cielo azzurro per qualche momento. Poi, Tabitha, saltò fuori dalla finestra.

Chi non la conosceva la poteva trovare strana, se non inquietante. Kirche, comunque, la seguì e saltò dalla finestra senza pensarci un attimo. Solo un appunto – la stanza di Tabitha si trovava al quinto piano. Era solito rinunciare alle porte ogniqualvolta dovesse uscire, poiché saltare giù dalla finestra era molto più rapido per lei.

Forti ali si spiegarono nell'aria. Poi un drago del vento, volando, ricevette i suoi due passeggeri.

“Ogni volta che lo vedo rimango sempre incantata dal tuo Sylphid!” Kirche, accarezzando un aculeo sporgente, sospirò per l'ammirazione. Giusto – il famiglio di Tabitha è un cucciolo di drago del vento.

“Ogni volta che lo vedo rimango sempre incantata dal tuo Sylphid!”

Il drago, il quale ha ricevuto il suo nome dalla Fata del Vento Tabitha, girò attorno alla torre e volò in verticale fino a raggiungere i 200 metri di altezza, in un batter d'occhio.

“Dove?” Tabitha chiese in maniera sbrigativa.

Kirche rispose, sconsolata. “Non lo so...ero nel panico...”

Tabitha non si scompose e ordinò al suo drago del Vento. “Due persone a cavallo. Non mangiarle.” Il drago emise un breve grugnito, mostrando che aveva capito. Le sue scaglie blu brillarono e agitò le ali. Volò alto nel cielo e scrutò il territorio per cercare un cavallo; un compito semplice per un drago del Vento.

Soddisfatta per il fatto che il suo famiglio stava compiendo il suo lavoro Tabitha strappò di mano a Kirche il libro, si appoggiò al drago e ricominciò a leggere.

Nel mentre Louise e Saito passeggiavano allegramente per le strade della città dopo aver lasciato il cavallo preso in prestito dall'Accademia in una stalla ai confini della città.

A Saito doleva il fianco. Era la sua prima volta su un cavallo, dopo tutto. “Mi fa male il fianco...” Saito mugugnò, camminando lentamente.

Louise si accigliò guardando Saito. “Sei inutile. Non sei mai stato su un cavallo prima? I plebei sono solo...”

“E tu sei fastidiosa. Siamo stati su quella cosa per tre ore intere!”

“Beh, non potevamo mica camminare fino qui, o no?”

Nonostante il dolore Saito si guardò intorno, incuriosito. Strade di ciottoli bianchi...sembrerebbe un parco a tema. In confronto all'Accademia lì si trovavano molte più persone in abiti comuni. Ai lati della strada c'erano venditori ambulanti di verdura e di carne.

L'amore di Saito per posti esotici si risvegliò. Ma quello era un mondo davvero strano. C'erano persone che camminavano tranquillamente e altre che correvano freneticamente. Uomini e donne di tutte le età camminavano per la strada. Non c'era molta differenza con il mondo di Saito, a parte il fatto che le strade erano leggermente più anguste.

“E' una strada un po' stretta...”

“Stretta? Ma se questa è una delle strade più larghe!”

“Cosa?” Non è larga neanche 5 metri. Con tutta quella gente in giro ogni passo era molto difficile.

“Corso Brudan, il viale più ampio di Tristania. Il Palazzo è più avanti.”

“A Palazzo, allora.”

“Che bisogno abbiamo di visitare Sua Maestà la Regina?”

“Voglio chiederle di aumentare la mia porzione di zuppa.”

Louise sorrise.

Le strade erano piene di negozi. Saito, incuriosito, non riusciva a staccare gli occhi dalle insegne. Quando si mise ad osservare uno zerbino con una strana rana dentro un vaso Louise lo tirò per un orecchio. “Ehi, non perderti. Ci sono molti ladri e borseggiatori qui. Ti stai prendendo cura del mio portafoglio nella tua giacca, vero?”

Louise aveva detto che portare il portafoglio del padrone è un compito della servitù e questa incombenza finì, inevitabilmente, su Saito. Il portafoglio era pesante poiché pieno di monete d'oro.

“Si, si, molto attentamente. Come si può rubare qualcosa di così pesante?”

“Con la magia ci si metterebbe un attimo.”

Ma intorno non sembrava esserci nessun mago. Saito aveva imparato a distinguere fra maghi e cittadini comuni all'Accademia. I maghi portavano sempre un mantello e avevano un modo di camminare arrogante. Secondo Louise quello era la camminata di un nobile.

“Non sono tutti cittadini comuni?”

“Certo. I nobili sono solo il 10% della popolazione e non visiterebbero mai i bassifondi come questo.”

“Perchè un nobile dovrebbe rubare?”

“Tutti i nobili sono maghi ma non tutti i maghi sono nobili. Se, per qualunque ragione, un nobile viene abbandonato dalla propria famiglia, lascia il nome della casata di sua iniziativa o lascia la sua posizione per diventare un mercenario o un criminale....ehi, mi stai ascoltando?”

Saito era totalmente affascinato dalle insegne sulle strada che non aveva ascoltato una parola.

“Cosa c'è scritto su quella insegna a forma di bottiglia?”

“Birreria.”

“E su quell'insegna a forma di croce?”

“Centro di reclutamento per le guardie.”

Saito si fermava ad ogni insegna insignificante e Louise doveva tirarlo per il polso ogni volta.

“Ok, ok, ho capito. Non devi avere così tanta fretta. Dove si trova la bottega del fabbro?”

“Da questa parte. Non vendono solo spade, però.”

Louise entrò in una viottola ancora più stretta. Un odore rivoltante, proveniente da un mucchio di spazzatura, penetrò nelle loro narici.

“E' veramente sporco!.”

“Te l'avevo detto che i nobili non ci vengono molto spesso qui.”

Al quarto incrocio Louise si fermò e si guardò intorno.

“Dovrebbe essere dalle parti del negozio di Pozioni di Peyman...mi sembra sia qui vicino....”

“Ah, è qui!” affermò felicemente, dopo aver visto un'insegna di bronzo. “Trovato!”

Un'insegna a forma di spada penzolava davanti alla porta. Sembrava fosse il negozio del commerciante di armi. Saito e Louise salirono i gradini, aprirono la porta ed entrarono nel negozio.

Nonostante la luce del sole all'esterno, il negozio era piuttosto buio. Una lampada a gas illuminava debolmente l'interno. Gli scaffali e i muri erano ricoperti di armi in disordine. C'era anche un'armatura completa. Un uomo sulla cinquantina osservò Louise con sospetto mentre fumava la sua pipa. Non cambiò espressione fino a quando notò il pentacolo sul suo bottone d'oro e a quel punto disse, scioccato. “Signorina...nobile signorina...tutta la mia merce è di qualità e a ottimi prezzi! Non c'è niente di illegale qui!”

“Sarò sua cliente per oggi.”

“Oh...veramente strano. Una nobile che compra una spada. Bizzarro.”

“E per quale motivo?”

“Beh...i sacerdoti si appoggiano al pastorale, i soldati maneggiano spade e i nobili agitano le bacchette magiche. Non è così, solitamente?”

“Oh, non è per me. E' per il mio famiglio.”

“Ahh...un famiglio che può usare la spada?” disse vivacemente il padrone del negozio guardando Saito. “E' quel gentiluomo laggiù, vero?”

Louise annuì. Durante quei minuti Saito era stato totalmente assorbito dalla collezione di spade, dicendo di tanto in tanto “Fantastico!” e “Whoa!”

Louise ignorò Saito e continuò. “Non so molto di spade, quindi, per favore, mi mostri qualcosa di conveniente.”

Il commerciante entrò, felice, nel magazzino, camminando silenziosamente. “Grandioso...posso alzare di molto il prezzo con lei...” poco dopo, ritornò con una spada di circa un metro di lunghezza. Si trattava di una spada molto ben decorata. Sembrava si potesse maneggiare con una sola mano. C'era anche una controguardia sull'elsa.

Il negoziante disse, come se si fosse ricordato di qualcosa. “A proposito, sembra che i nobili lascino utilizzare spade ai servi, ultimamente. L'ultima volta che un nobile è venuto qui ha comprato questo tipo di spada.”

Capisco...una spada elegante e luccicante. E' proprio adatta a un nobile. Pensò Louise.

“Così la tendenza è questa?” chiese Louise. Il negoziante annuì.

“Sembra che ci sia stato un aumento di furti per le strade di Tristania, ultimamente...”

“Furti?”

“Si. Sembra che un mago, che si fa chiamare 'Fouquet la Valanga di Terra', abbia rubato moltissimi tesori dai nobili. Per questo motivo i nobili hanno deciso di armare i propri servi con spade.”

A Louise non interessavano i ladri e focalizzò l'attenzione sulla spada. Sembrava veramente fragile. Saito l'ultima volta aveva maneggiato una spada molto più grossa.

“Preferirei qualcosa di più lungo e largo.”

“Signorina, perdoni la mia impertinenza, ma persone e spade hanno le loro affinità, proprio come uomini e donne. Secondo la mia modesta opinione questa è la spada più adatta al vostro famiglio.”

“Non ho detto che voglio qualcosa di più lungo e ampio?” Louise disse, impaziente, abbassando la testa. Il negoziante ritornò in magazzino, ricordandosi di lamentarsi in silenzio. “Oh, i profani...”. Dopo qualche minuto ritornò, lustrando con uno straccio oleoso la nuova spada.

“Che ne dite di questa?” Si trattava di una splendida spada scozzese lunga circa un metro e mezzo. Il manico era creato per brandirla a due mani ed era squisitamente decorata con dei gioielli. La lama rifletteva la luce come uno specchio. Chiunque l'avesse vista avrebbe dovuto ammettere che si trattava di una spada molto tagliente e dalla lama ampia. “Questa è la migliore che ho. Più che una spada per nobili sarebbe meglio dire che è una spada che i nobili vorrebbero poter portare al fianco, ma si tratta di un qualcosa riservato solo agli uomini forti. Anche portarla legata alla schiena non è male, comunque.”

Saito si avvicinò fissando la spada. “Fantastica. Questa spada sembra veramente potente.” Subito dopo averla vista, Saito voleva quella spada. Era una spada magnifica, sotto tutti gli aspetti. Direi che questa va bene... pensò Louise vedendo Saito soddisfatto.

“Quanto costa?” domandò.

“Dunque...è stata forgiata dal famoso alchimista di Germania, Lord Shupei. Può tagliare il metallo come il burro per la magia infusa al suo interno! Vedete questa iscrizione?” Il negoziante mostrò orgogliosamente le parole incise sull'elsa. “Non potrete trovare una spada di questo genere a un prezzo così basso da nessun'altra parte.”

“Beh, io sono nobile.” Louise alzò la testa.

A quel punto il negoziante, bruscamente, rivelò il prezzo. “Solamente tremila pezzi d'oro di nuovo conio.”

“Che cosa? Ci si può comprare una casa con giardino con quei soldi!” scioccata, Louise rispose. Saito, il quale non aveva idea del valore del denaro in quel mondo, rimase immobile.

“Una buona spada vale quanto un castello, signorina. Una casa per le vacanze è addirittura economica in confronto a questa.”

“...ho portato solo 100 pezzi d'oro...” Louise, essendo una nobile, non aveva esperienze nel contrattare e fece l'errore di rivelare il contenuto del suo portafoglio. Il negoziante agitò semplicemente la mano. “Anche le spade scozzesi standard costano almeno 200 pezzi d'oro.” la faccia di Louise arrossì. Non avevo idea che una spada costasse così tanto.

“Non...non possiamo comprarla?” Saito chiese, dispiaciuto.

“Si...dobbiamo ripiegare su qualcosa di più economico.”

“I nobili sono sempre così arroganti e adesso...” Saito sussurrò. Sentita quella frase, Louise lo fissò.

“Hai idea di quanto costino le pozioni, quella che ho comprato perchè qualcuno si è seriamente ferito?”

“...Mi spiace...” Saito abbassò la testa, imbarazzato. Stava ancora accarezzando la spada quando disse. “Ma mi piace veramente tanto questa spada...”

In quel momento, una profonda voce maschile si levò dal mucchio di spade. “Non essere altezzoso, ragazzo.”

Louise e Saito si voltarono verso il suono. Il negoziante si mise la testa fra le mani.

“Ma ti sei visto? Tu? Maneggiare quella spada? Non farmi ridere. Non riusciresti a tenere in mano uno stuzzicadenti!”

“Cosa hai detto?” Saito non prese bene l'insulto ma non c'era nessuno con cui arrabbiarsi da dove proveniva la voce. C'era solo un mucchio di spade.

“Se hai capito vattene a casa. Si tu! Sto parlando con te, ragazza nobile!”

“Sei davvero maleducato!”

Saito, lentamente, si avvicinò verso l'origine del suono. “Cosa...qui non c'è nessuno!”

“I tuoi occhi sono lì solo per decorazione o li usi anche per farci qualcosa di utile, tipo vederci?”

Saito si guardò alle spalle. Cosa? E' una spada che sta parlando? Il suono proveniva da una spada rugginosa e danneggiata. “Una spada parlante!” Saito esclamò.

Il negoziante subito disse, innervosito. “Derf! Non fare il maleducato con i miei clienti!”

“Derf?” Saito scrutò attentamente la spada. Era circa la stessa lunghezza di quella spada scozzese, ma la lama era molto meno ampia. Si trattava di una spada lunga e sottile, ma la superficie della lama era ricoperta dalla ruggine e non si poteva dire se era ben fatta o meno.

“Cliente? Un cliente che non sa maneggiare una spada? Ma non farmi ridere!”

“Potrebbe essere...una spada senziente?” Louise domandò.

“Esatto signorina. Si tratta di una spada senziente, magica e intelligente. Mi chiedo che tipo di mago abbia deciso di far parlare una spada...ma ha una lingua troppo lunga, sta sempre a discutere con i clienti. Ehi Derf, continua a fare l'insolente e chiederò a questa nobile di fonderti.”

“Mi sta bene! Provaci pure! Sono stanco di questo mondo, mi piacerebbe essere fuso.”

“Va bene! Allora ti fonderò!” Il negoziante fece per avvicinarsi ma Saito lo fermò.

“Sarebbe uno spreco...una spada parlante non è importante?” Saito fissò la spada. “Ti chiami Derf, giusto?”

“Sbagliato! Sono Lord Derflinger! Vedi di ricordartelo!”

“Ha un nome, proprio come una persona.” Saito mormorò.

“Io mi chiamo Hiraga Saito. Piacere di conoscerti.”

La spada rimase in silenzio e sembrava osservare Saito con attenzione. Dopo qualche istante, disse, a bassa voce. “Allora sei arrivato...sei un 'utente'?”

“Utente?”

“Hmm...non conosci neanche i tuoi poteri eh? Cosa...oh, va bene! Comprami, amico mio!”

“D'accordo, ti comprerò.” La spada rimase nuovamente in silenzio.

“Louise, voglio questa.”

Louise, a malincuore, disse. “Oh...vuoi questa? Non c'è niente di meglio che non parli?”

“Non ti piace? Io penso che una spada parlante sia una cosa fichissima!”

“Vedi...ecco perchè non mi piace.” Louise si lamentò. Ma, dato che non ne poteva più, chiese al negoziante. “Quanto per questa?”

“Eh...100 bastano.”

“Non è troppo poco?”

“Per quella? Ve la lascio volentieri per poco. Oggi sconti.” agitò la mano in segno di resa.

Saito tirò fuori il portafoglio dalla sua tasca e svuotò il contenuto sul bancone. Una a una le monete d'oro si riversarono sul bancone. Dopo averle contate con attenzione il negoziante annuì. “Grazie per il vostro acquisto!” disse, infoderando la spada e consegnandola a Saito. “Se dovesse fare troppo rumore ricacciala nella fodera e rimarrà zitta.”

Saito annuì e ricevette Derflinger.

Due figure osservarono Saito e Louise uscire dal negozio – Kirche e Tabitha. Kirche li guardava dall'oscurità dei viottoli, mordendosi le labbra. “Zero Louise...stai cercando di migliorare la tua relazione con Saito con una spada, eh? Fargli dei doni subito dopo aver saputo che è la mia preda? Che diavolo stai pensando?” Kirche sbattè i piedi a terra per la rabbia. Tabitha, avendo compiuto il suo dovere, leggeva come al solito. Sylphid sorvolava il cielo sopra di loro. Avevano seguito i due appena li avevano trovati.

Kirche attese che i due si allontanassero e subito entrò di corsa nell'armeria. Il negoziante la fissò come se fosse una visione. “Uao...un'altra nobile? Cosa diamine succede oggi?”

“Ehi capo...” Kirche giocava con i suoi capelli e indossava un sorriso provocante. La faccia del negoziante diventò rossa per la sua aura seduttiva.

“Mi sai dire cosa ha comprato la nobile che era qui poco fa?”

“Una s-spada...ha comprato una spada.”

“Capisco...allora gli ha veramente comprato una spada...di che tipo?”

“Una sporca e r-rugginosa.”

“Rugginosa? E perchè?”

“Perchè non aveva con se abbastanza denaro.”

Kirche si mise a ridere, appoggiando una mano sulla guancia. “E' al verde! Vallière! La sua famiglia sarà triste per questo!”

“Uh...anche la signorina è qui per comprare una spada?” Il negoziante si fece avanti, non intendeva farsi scappare l'occasione. Questa nobile sembra ricchissima in confronto a quella piccola di prima.

“Hmm...mostrami il meglio.”

L'uomo entrò nel magazzino, sfregandosi le mani per l'eccitazione. Ritorno, chiaramente, con la spada scozzese che aveva mostrato a Saito.

“Ah...una gran bella spada.”

“Ha davvero un ottimo occhio signorina. Il servo di quella nobile che era qui prima voleva davvero questa spada ma era troppo costosa per loro.”

“Ah si?” Il servo della nobile? Allora Saito vuole questa spada!

“Certo...questa spada è stata forgiata dal famoso alchimista di Germania, Lord Shupei. Può tagliare il metallo come il burro per la magia infusa al suo interno! Vedete questa iscrizione?” Il negoziante ripetè quello che aveva detto prima.

Kirche annuì. “Quanto?”

Il negoziante alzò il prezzo, dato che Kirche sembrava molto ricca. “Hmmm...diciamo 4500 monete d'oro di nuovo conio.”

“Hmm...mi sembra parecchio...” Kirche aggrottò le sopracciglia.

“Grandi spade vanno pagate per il loro vero valore, non pensa?”

Kirche ci pensò un attimo, muovendo lentamente il suo corpo verso il bancone. “Capo...non pensa sia un po' troppo?” Accarezzato alla gola il venditore rimase senza fiato. Subito iniziò a fare dei pensieri 'impuri'.

“Uh ma...grandi spade...”

Kirche si sedette sul bancone, sollevando la gamba destra. “Non creda che il prezzo sia troppo alto?” Lentamente alzò il piede sinistro sul bancone. Gli occhi del negoziante erano irresistibilmente attratti dalle sue cosce.

“G-giusto...allora facciamo 4000...”

Kirche alzò ancora la gamba, così che lui poteva quasi vedere in mezzo.

“Ah, nonono...3000 va ben...”

“Che caldo!” Kirche fece per sbottonarsi i bottoni della camicetta, ignorandolo. “Fa davvero caldo qui dentro...mi aiuti a togliermi la camicetta, per favore.” Indossò la sua espressione più provocante.

“Ah, ho sbagliato, ho sbagliato, il prezzo è di 2500.”

Kirche si slacciò il primo bottone e osservò il negoziante.

“1800! 1800 va bene!”

Un altro bottone, mostrando la sua fenditura. Lo guardò nuovamente.

“Ehi, 1600 e siamo ok!”

Kirche smise di slacciarsi i bottoni e passò alla minigonna, sollevandola un pochino. L'uomo sembrava non riuscire più a resistere.

“Che ne dice di 1000?” Suggerì sollevando la minigonna ancora un poco. Sembrava stesse per iperventilare.

E poi lei si fermò. I suoi veloci respiri si trasformarono in un lamento.

“Oh...ohhhh.”

Kirche alzò il busto e chiese nuovamente “1000.”

“Oh! 1000 vanno bene.”

Kirche scese dal bancone, scrisse velocemente un assegno e lo poggiò sul bancone. “Comprata!” Prese in mano la spada e uscì dal negozio lasciando il venditore ad osservare l'assegno.

Dopo un attimo di confusione riprese conoscenza e si mise le mani in mezzo ai capelli. “DANNAZIONE! HO VENDUTO QUELLA BELLEZZA PER SOLI 1000?” Prese una bottiglia di liquore dall'armadietto. “Ohh...per oggi ho finito...”

Pagina Precedente: Capitolo 5 Ritorna alla pagina principale Pagina Seguente : Capitolo 7