Suzumiya Haruhi ~ Italian Version:Volume 4 Capitolo 6

From Baka-Tsuki
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Swish, swish.

Sentii un fruscio vicino alle orecchie.

Mentre lentamente riprendevo conoscenza dalle tenebre, la mia mente iniziò a ragionare con difficoltà.

Forse era stato un sogno. Da quel che ricordavo, sembrava interessante.

Di solito quando ti svegli, te lo ricordi per cinque minuti. Ma quando ti lavi i denti, i dettagli diventano confusi e quando è pronta la colazione, te ne sei completamente dimenticato. Quando te ne accorgi, tutto ciò che ti rimane è l’impressione “è stato certamente un bel sogno”. Mi è successo parecchie volte.

In altre occasioni si fanno sogni davvero poco interessanti, ma i dettagli sono cristallini e rimangono impressi nella mente per parecchio tempo. Forse gli ultimi avvenimenti erano state esperienze simili a sogni, come quando ero rimasto intrappolato nello Spazio Chiuso con Haruhi, un fatto accaduto per davvero, ma che avevo trattato inconsciamente come irreale.

Quella fu la prima cosa che pensai quando riaprii gli occhi.

Il soffitto era bianco; non era camera mia. La brillante luce arancio del sole tingeva le pareti, bianche come il soffitto, di ogni sorta di colore. Mi chiesi se fosse mattina o sera.

“Perbacco.”

Per una mente che stava iniziando a schiarirsi, quella voce risuonò piacevole come le campane della chiesa lo sarebbero per un devoto religioso.

“Ti sei svegliato finalmente. Sembrava che stessi dormendo abbastanza bene.”

Girai la testa per scoprire a chi appartenesse la voce. Là su una sedia a fianco del mio letto sedeva un tipo, che sbucciava una mela con un coltello da cucina.

Swish swish-

Sbucciò con facilità la mela la cui buccia penzolava all’ingiù.

“In circostanze normali avrei detto buon giorno, ma il sole sta tramontando proprio adesso.” Koizumi Itsuki mostrò il suo sorriso gentile.

Pose le fette di mela sul vassoio e lo mise sul comodino. Poi prese un'altra mela da una busta di carta e sorrise, mentre mi disse: “Grazie a Dio ti sei finalmente svegliato. Ero davvero a corto d’idee. Ah… Dalla tua espressione sembri confuso. Mi riconosci?”

“Stavo per chiedertelo. Sai chi sono?”

“Che strana domanda. Certo che lo so.”

Fu facile dire chi fosse questo Koizumi semplicemente guardando la sua uniforme. Indossava una divisa blu navy e non il gakuran nero. Era la divisa della North High. Una delle mie braccia era fuori dalle lenzuola. In cima era appesa una sacca con del fluido che mi veniva iniettato. Guardai quella cosa e chiesi: “Che giorno è oggi?”

Koizumi mostrò un’espressione che, almeno per lui, fu di sorpresa.

“E’ questa la prima cosa che chiedi appena sveglio? Sembra che tu sappia in che situazione ti trovi. Per risponderti, sono le cinque del pomeriggio passate del 21 Dicembre.”

“Ventuno huh…”

“Si, oggi è il terzo giorno da quando sei entrato in coma.”

Terzo giorno? Coma?

“Dove mi trovo?”

“In una clinica privata.”

Diedi un occhiata in giro. Era una magnifica stanza singola, ed io dormivo nel letto.

Sono ricoverato per davvero in una singola, la mia famiglia dev’essere piuttosto ricca e non me ne sono mai accorto.

“Si da il caso che un amico di mio zio sia il custode di quest’ospedale, quindi godi di un trattamento speciale fintanto che sei ricoverato qui.”

In fin dei conti la mia famiglia non si rivelò ricca.

“Beh, grazie alla mediazione della “Organizzazione” potresti stare qui senza pagare molto per un anno intero senza che ti venga posta alcuna domanda. Detto questo sono sollevato che ti ci siano voluti solo tre giorni per risvegliarti. No, no non ha niente a che vedere col denaro. Sostanzialmente i miei superiori mi avrebbero ucciso se avessi permesso che ti succedesse qualcosa sotto la mia custodia e avrei dovuto persino preparare una lettera in cui esprimere il mio rammarico.”

Tre giorni prima del 21 era il 18. Che ho fatto quel giorno? … Ah, ricordo. Stavo quasi per morire dissanguato, dunque sono stato portato all’ospedale… No, un attimo, qualcosa non torna.

Guardai con ansia il camice dell’ospedale che indossavo, poi appoggiai la mano sull’addome a destra. Non sentii niente. In circostanze normali avrei dovuto sentire del formicolio sulla ferita, ma non mi prudeva neanche un pochino. Sarebbe impossibile riprendersi da una cosa del genere in tre giorni, a meno che qualcuno non mi avesse ricucito fin da subito.

“Qual è stata la causa del mio ricovero? Perché sono entrato in coma?”

“Dunque lo hai scordato. Beh credo che non si possa fartene una colpa, dato che ti sei beccato una bella botta in testa.”

Mi toccai la testa. Sentii solo i capelli, non c’era alcuna benda o medicazione.

“E’ incredibile come tu non abbia riportato alcuna ferita superficiale e nemmeno alcuna emorragia interna. Anche le tue funzioni cerebrali sono rimaste attive. Perfino il medico che ti ha seguito era perplesso. Non sapevano cosa avessi.”

“Ma…,” continuò Koizumi, “Siamo stati testimoni di come sei caduto giù dalle scale. E’ stato davvero terribile. Ad essere onesto, siamo sbiancati tutti. Il tuo schianto al suolo è stato così forte che non mi sarei sorpreso se avessi perso conoscenza definitivamente. Vuoi sapere cos’è successo?”

“Continua.”

Dunque, mentre scendevo le scale dell’edificio del Club, forse inciampai o qualcosa del genere, ruzzolai giù, ed atterrai con la testa.

Wham!

Dopodiché smisi di muovermi. Dal modo in cui lo raccontò Koizumi sembrò che fosse per davvero andata così.

“Dopodiché tutto è finito nel caos. Abbiamo dovuto chiamare l’ambulanza e portarti in ospedale privo di sensi. Suzumiya era pallidissima in viso, è stata la prima volta che l’ho vista così. Oh, a chiamare l’ambulanza è stata Nagato. La sua calma ti ha salvato la vita.”

“Come ha reagito Asahina?”

Koizumi si strinse nelle spalle e disse: “Come ti puoi immaginare. Ti ha preso fra le braccia e si è messa a piangere mentre continuava a chiamarti.”

“Dunque a che ora del 18 Dicembre è successo? Su che scalinata?”

Sparai domande a raffica, dato che il 18 era il giorno in cui il mondo era drasticamente cambiato ed io caduto nel panico.

“Ti sei scordato anche di questo? E’ stato nel pomeriggio, proprio dopo la fine della riunione della SOS Dan. E’ successo mentre tutti e cinque stavamo per andare a comprarci qualcosa.”

Comprare qualcosa?

“Non hai più memoria anche di questo? Sei certo di non stare fingendo un’amnesia?”

“Non importa, per favore continua.” Il sorriso sulle sue labbra divenne gentile.

“L’ordine del giorno della riunione, hmm, riguardava il da farsi per Natale. Suzumiya ci ha detto che ci sarà una festa per i bambini del suo condominio, e la SOS Dan farà uno spettacolo in qualità d’ospite d’onore. In questo modo si potrà fare buon uso del costume da Babbo Natale di Asahina. Sarà adorabile e distribuirà dei doni ai bambini. Quest’allegro evento è stato interamente organizzato da Suzumiya.”

Ci risiamo; quella ragazza è davvero una sconsiderata!

“Tuttavia, non sarebbe realistico avere solo Babbo Natale. Dunque aveva deciso di permettere a uno di noi di vestirsi da renna e portare in scena Asahina. Alla fine abbiamo tirato a sorte… Chi pensi fosse il fortunato vincitore? Ti ricordi adesso?”

Non ne avevo assolutamente alcuna memoria. Se uno ricordasse qualcosa che non esiste nemmeno nei suoi ricordi, allora sarebbe solo un gran bugiardo. Dovrebbe essere ricoverato in un altro ospedale. Anche se era inutile dirlo a Koizumi.

“Non preoccuparti, ti basti sapere che eri tu il fortunato. Visto che dovevamo farti un costume da renna, dovevamo uscire a comprare del materiale, ed è stato mentre stavamo scendendo le scale che sei caduto.”

“Mi sembra davvero stupido.”

Sentendomi dire così, Koizumi sollevò le sopracciglia.

“Siccome camminavi dietro, nessuno ha visto come hai fatto. Così ti abbiamo solo visto cadere di lato,” Koizumi mi fece una dimostrazione facendo rotolare la mela giù dalla mano destra e acchiappandola prima che cadesse con la sinistra, “Sostanzialmente sei ruzzolato giù.”

Koizumi continuò a sbucciarla.

“Ci siamo immediatamente precipitati verso di te, che eri immobile. Suzumiya ha detto di aver avuto l’impressione che ci fosse qualcuno in cima alle scale. Ha intravisto una gonna lì all’angolo, ma è scomparsa subito dopo. L’ho trovato strano pure io, dunque ho fatto delle ricerche. Quella ragazza è sparita come un fantasma. Abbiamo atteso il tuo risveglio per tutto questo tempo per poterti chiedere chi ti abbia spinto…”

Non lo ricordavo. In quel momento fui certo che fosse la risposta più appropriata. Un semplice incidente. Non me ne importava, potevo solo dire di esser stato molto fortunato. Credo che non ci penserò più.

“Sei venuto solo tu a farmi visita?”

Dov’é Haruhi?

Avrei voluto chiederlo, ma alla fine non lo feci. Tuttavia, Koizumi rise sotto i baffi e disse: “Ti sei guardato intorno per tutto il tempo. Stai cercando qualcuno? Non ti preoccupare, ci siamo alternati per assisterti. Prima che aprissi gli occhi, c’è sempre stato qualcuno al tuo fianco. Penso che fra poco arriverà Asahina.”

Lo sguardo di Koizumi mi mise a disagio; sembrava stesse osservando un amico che aveva creduto per davvero al suo Pesce d’Aprile, e rimase in silenzio. Cosa stava cercando d’insinuare?

“Oh, niente davvero. Ero solo invidioso di te. Si può dire che il mio sguardo era d’invidia.”

Perché dici una cosa del genere ad un paziente che ha battuto la testa?

“Mentre noi membri ci davamo il cambio per assisterti, la Comandante ha considerato come parte delle sue responsabilità preoccuparsi della salute dei suoi membri…”

Koizumi sbucciò la mela con eleganza, e la scolpì a forma di coniglio prima di metterla sul vassoio sul comodino.

“Suzumiya è stata qua per tutto il tempo, è da tre giorni che non lascia questo posto.”

Mi girai dall’altra parte del letto che mi indicò Koizumi.

“…”

Ed era laggiù.

Avvolta stretta in un sacco a pelo c’era Haruhi, la sua bocca era leggermente aperta mentre faceva un pisolino.

“Eravamo tutti preoccupati per te, sia io che lei.”

Sembrò davvero triste, come in una soap opera.

“Avresti dovuto vedere quanto era angosciata… No, parliamone un'altra volta. Comunque, non c’è qualcosa che devi fare adesso?”

Perché a tutti piace darmi ordini?!

Lo faceva Asahina (adulta) ed ora persino questo Koizumi… Ma, non li invidiavo. E non mi importava se tutte quelle mele sbucciate da Koizumi fossero un’offerta a qualche divinità.

“Sì.” dissi.

Avrei voluto disegnarle in faccia.

Forse la prossima volta, avrò tutto il tempo per farlo.

Mi sedetti dritto ed allungai il braccio per toccarle il viso dall’espressione apparentemente corrucciata. I suoi capelli non erano ancora abbastanza lunghi per farsi una coda. Provai subito nostalgia per la sua lunga chioma. Come se mi volessero fare un dispetto, i suoi capelli scuri e corti iniziarono a muoversi.


Haruhi si svegliò.


“…Umm…hmm?” si lamentò mentre si sforzava di aprire gli occhi, e quando si accorse chi le stava pizzicando il viso…

“AH!?”

Cercò subito di saltare in piedi, ma fallì miseramente dato che si era dimenticata di essersi chiusa dentro il sacco a pelo, e dunque arrotolata strisciò come un bruco.

Infine riuscì a divincolarsi, poi passò a puntarmi contro il dito ed iniziò ad imprecarmi contro:

“Dannazione, Kyon! Perché non mi hai avvisata prima di svegliarmi!? Non ero ancora pronta psicologicamente!”

Questo era chiedere l’impossibile. Tuttavia vederla urlare ed imprecare, per me fu più efficace di ogni medicina.

“Haruhi.”

“Cosa c’è?”

“Asciugati la bava.”

Il suo viso si contrasse per un attimo, si pulì la bocca velocemente, e poi mi fissò aggrottando come di suo solito le sopracciglia: “Tu… Sei sicuro di non avermi disegnato nulla in faccia?”

Ne sono stato tentato.

“Hmph. Beh, non hai nulla da dire?”

Le diedi la risposta che si aspettava: “Mi dispiace di averti fatto preoccupare.”

“Beh, sono lieta che tu sia dispiaciuto. Dopotutto preoccuparsi dei membri della Brigata è una delle responsabilità del Comandante!”

Le sue imprecazioni mi sembrarono un canto celestiale.

In quel momento, si sentì bussare lievemente alla porta. Istintivamente Koizumi si alzò ed aprì. Quando il terzo visitatore in piedi fuori dalla porta mi vide: “Ah, ahh, aaahhhh...” seguitò ad emettere una serie di schiamazzi presa dall’agitazione.

Lì con un vaso in mano, altri non era che la studentessa del secondo anno della North High dai lunghi capelli, dall’adorabile visino infantile, e dal figurino snello ma seducente.

“Hey… Asahina, ciao,”

Non ero certo di poter dire che erano secoli che non ci vedevamo, almeno per quel che mi riguardava non potevo dirlo.

“Sniff……”

Delle lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi di Asahina: “Grazie al cielo… Oh… Grazie al cielo…”

Avrei davvero voluto abbracciarla come l’ultima volta, chissà, forse anche lei pensava la stessa cosa. Comunque sembrò si fosse dimenticata di mettere giù il vaso, e se ne stava solamente lì in piedi a piangere.

“Non stai un po’ esagerando? Ha solo battuto la testa ed è svenuto. Sin dall’inizio sapevo che Kyon non avrebbe dormito così per sempre.” Un senso di sollievo trasparì dalla voce di Haruhi, e continuò senza nemmeno guardarmi: “Come ho già

detto prima, la SOS Dan lavora 365 giorni l’anno senza sosta. A nessuno è permesso di prendersi un giorno di ferie. Non accetterò mai una banale scusa come battere la testa ed entrare in coma per avere un congedo per malattia, mai assolutamente. Hai capito, Kyon? Il prezzo per esserti assentato senza permesso per tre giorni sarà molto caro. Sarai multato! Non solo una normale multa, ma pagherai anche gli interessi per il ritardo!”

Koizumi iniziò a sogghignare, le grosse lacrime di Asahina caddero a terra senza fine, mentre Haruhi voltò lo sguardo. A prima vista avrebbe anche potuto sembrare infuriata.

Li guardai e poi annuii stringendomi nelle spalle: “Va bene allora, inclusi gli interessi, quanto dovrei pagare in tutto?”

Haruhi mi fissò, il suo sorriso era talmente raggiante che era difficile credere che fosse arrabbiata solo un attimo prima. Era davvero una ragazza semplice.

Alla fine venne deciso che avrei dovuto pagare il conto per tutti al bar per tre giorni consecutivi. Mentre riflettevo se estinguere il mio libretto di risparmio… “Un'altra cosa…”

C’è dell’altro?

“Sì, non ho ancora trovato il tempo per stabilire un risarcimento per il trauma che ci hai causato. Ah, sì, Kyon, per la festa di Natale, puoi vestirti da renna ed eseguire alcune spettacolari acrobazie per noi. Dovrai farlo finché non ci farai ridere tutti! Se ci annoierai, ti spedirò in una dimensione parallela! Dovrai rifarlo anche per la festa per i bambini. Hai sentito!?”

Con uno sguardo brillante quanto la luce di un prisma, Haruhi ricominciò ancora una volta a darmi ordini.


Anche se ero nuovamente del tutto cosciente, non significava che potessi subito essere dimesso. Dopo la visita del dottore, fui sottoposto a svariati esami con ogni sorta di macchinario, fu talmente complicato e seccante che sembrava stessero cercando di trasformarmi in un cyborg. Dopo aver trascorso un’intera giornata fra ogni sorta di controlli, avrei passato un’altra notte in reparto. A dire il vero, per me, quella notte sarebbe stata la prima in ospedale, e visto che in passato non ci ero mai stato, avrei dovuto sperimentare cosa significasse.

Haruhi, Koizumi, ed Asahina stavano per andarsene quando mia madre e mia sorella vennero a farmi visita. Haruhi fu molto cortese parlando con loro, non avrei mai detto che potesse essere tanto gentile, dunque fu un pò una sorpresa. Mentre chiacchieravo con mia madre e mia sorella, la mia mente era occupata da mille pensieri.

Se tutto fosse rimasto com’era, cosa sarebbe successo poi? Nagato, Koizumi e Asahina sarebbero stati semplicemente dei normali esseri umani senza alcuna dote soprannaturale. Nagato sarebbe un silenzioso topo di biblioteca del club di letteratura, Asahina sarebbe un’irraggiungibile e bellissima studentessa del secondo anno, mentre Koizumi sarebbe un normale studente trasferito che studia in un’altra scuola. E Haruhi probabilmente sarebbe solo un’eccentrica liceale. Forse anche in questo scenario, potrebbe essere scritta una trama interessante. Non ci sarebbe più bisogno di scoprire la verità di questo mondo, e nemmeno di preoccuparsi dei cambiamenti causati. Sarebbe semplicemente una normalissima storia senza alcun legame con questo mondo disfunzionale. Forse io non avrei alcun ruolo in quella storia. Tutto ciò che avrei potuto fare sarebbe stato vivere in pace una normale vita scolastica e diplomarmi senza alcun contrattempo. In quale mondo sarei stato più felice? Ora penso di sapere già la risposta. Posso essere felice solo in questo mondo. Altrimenti perché mai avrei dovuto rischiare la vita solo per ritornare qua?

E tu? Quale mondo avresti scelto? Sono certo che la risposta è abbastanza ovvia. O sono l’unico a pensarla così?


Dopo che la mia famiglia tornò a casa e le luci del reparto furono spente, potei solo fissare il soffitto. Dato che non avevo niente di meglio da fare, decisi di chiudere gli occhi. Negli ultimi tre giorni, nel mondo attuale, mi era stato detto di aver dormito per tutto il tempo.

In tal caso…

Se il mondo era diventato così, significava che era cambiato. Questo mondo era stato cambiato già due volte. Quello alterato da Nagato era di nuovo cambiato, tornando allo stato originale così com’è adesso. Dunque chi aveva operato il secondo cambiamento? Non poteva essere Haruhi. In quei tre giorni, Haruhi non aveva un simile potere, e l’Haruhi di questa dimensione non sapeva nemmeno che il mondo fosse cambiato. Allora, chi poteva essere? Dopo che mi salvò la vita fermando la lama di Asakura a mani nude, c’era solo una persona in grado di farlo…

Ovvero Nagato.

Inoltre, prima di perdere i sensi, vidi due Asahina. La seconda non era quella adulta, ma la mia senpai. Non era altri che la graziosa studentessa del secondo anno proveniente dal futuro che conoscevo molto bene. C’era un’altra persona, la voce misteriosa che mi parlò verso la fine. Sapevo di aver già sentito prima quella voce. Cercai di ricordare chi fosse, ma immediatamente mi resi conto che non c’era nemmeno bisogno di provarci.

Era la mia stessa voce.

“Capisco, dunque è andata così.”

Perciò…

Sarei dovuto tornare indietro di nuovo a quel periodo. Il momento sarebbe dovuto essere al mattino presto del 18 dicembre e ci sarei dovuto tornare con l’Asahina e la Nagato di questo mondo. Solo allora il mondo sarebbe potuto essere ripristinato allo stato attuale.

Asahina si sarebbe dovuta occupare di riportare me e Nagato indietro a quel momento, mentre il compito di Nagato sarebbe stato correggere la sé stessa del passato, che negli ultimi tre giorni aveva perso la strada. Anche se non sapevo se avrebbe usato i poteri di Haruhi oppure quelli dell’Entità Senziente di Dati Integrata.

Anch’io avrei avuto il mio ruolo in questo. O almeno fu quello che pensai. Se allora non avessi sentito la mia stessa voce che parlava, oggi non sarei qui. Per preservare la mia attuale esistenza, dovevo tornare indietro e ripetere le medesime cose al me stesso del passato.

“Mi dispiace. Ho le mie ragioni per non salvarti immediatamente, ma non odiarmi per questo. Dopotutto, è stato doloroso anche per me. In ogni caso, ci occuperemo noi del resto. No, so già cosa fare adesso e anche tu lo saprai. Quindi dormi un pò per ora.”

Memorizzai ripetutamente queste battute a mente. Fu ciò che dissi se ben ricordavo. Anche se non potevo garantire che fosse esattamente corretto parola per parola, il significato sembrava essere identico.

Il mio ruolo avrebbe dovuto essere di utilizzare la pistola ad aghi, al posto del mio “me stesso” pugnalato.

Capii anche la ragione per cui non potei salvare il “me stesso” del passato dall’accoltellamento di Asakura. Dal tono di voce del me stesso del futuro, non sembrava che fossi di fretta. Dovevo essermi nascosto da qualche parte lì vicino a portata di mano. Anche Asahina e Nagato dovevano essere comparse al momento opportuno. Né troppo presto, né troppo tardi. Dovevo aspettare fino al momento in cui venivo pugnalato da Asakura. Ma perché? A causa del “me stesso” del passato, poiché quello era un fatto già avvenuto. Per citare le parole di Asahina: “Questo è un evento predeterminato.”


Era notte fonda, ma non ero in vena di dormire. Stavo aspettando. Aspettando che cosa, vi chiederete? Naturalmente aspettavo l’unica persona al mondo che sapevo mi avrebbe fatto visita. Sarebbe stata una beffa se non fosse venuta. Rimasi sdraiato a letto e fissai il soffitto per tutto il tempo. Fu solo a notte inoltrata, quando l’orario di visita era già ampiamente terminato, che la mia pazienza fu premiata.

La porta della stanza si aprì lentamente, la luce nel corridoio mostrò l’ombra di una figura minuta sul pavimento. Lì fuori c’era la sagoma dell’ultima persona che venne a farmi visita, Nagato Yuki.

Come al solito senza emozioni, disse: “Sono responsabile per tutto quel che è successo.”

Per qualche motivo avevo nostalgia di sentire quella voce calma.

“Al momento la mia punizione sta ancora venendo decisa.”

Alzai lo sguardo e dissi: “Decisa da chi?”

“Dall’Entità Senziente di Dati Integrata.” rispose tranquillamente, come se fosse successo a qualcun altro.

Certamente, Nagato sapeva da tempo che avrebbe scatenato un putiferio il mattino del 18 dicembre. Perché tre anni fa ero andato a far visita a Nagato con Asahina adulta. Sapeva tutto sin dall’inizio e cercò di fare del suo meglio perché non accadesse. Tuttavia non ci fu modo di fermare il corso degli eventi. A volte anche se sai quel che sta per succedere, semplicemente non puoi far nulla per evitarlo. No, era possibile prevenirlo…

Improvvisamente pensai al comportamento e al modo di fare di Nagato dopo l’estate, che era leggermente diverso rispetto a prima.

“Ma,” la interruppi, “Se già tre anni fa sapevi che non saresti riuscita a sopportare, me lo avresti potuto dire in qualsiasi momento, no? Fosse stato dopo il festival culturale, o prima del torneo di baseball. Se lo avessi fatto, sarei stato in grado di agire prima in quel determinato momento il 18 Dicembre. Poi avremmo dovuto solo tornare di nuovo tutti insieme indietro a tre anni fa.” L’espressione di Nagato era gelida come il ghiaccio, difficilmente si sarebbe potuto intravedere un sorriso: “Se te lo avessi detto prima, la mia “me stessa” sviata sarebbe stata ancora in grado di cancellare i tuoi ricordi riguardo quell’episodio e cambiare il mondo. Inoltre, nessuno può garantire che qualcosa che non è avvenuto possa mai verificarsi. La cosa migliore che ho potuto fare è stata conservare il tuo stato originale anche il 18 dicembre.”

“Non mi hai lasciato un Programma di Fuga? Era già più che sufficiente!”

Mentre la ringraziai, iniziai ad arrabbiarmi.

Ma non con Nagato e nemmeno con me stesso.

La voce monotona riecheggiò fra le pareti della mia camera: “Non posso garantire che in futuro non perderò di nuovo la strada. Fin quanto esisterò, i miei errori interni continueranno ad accumularsi. Questa è un’eventualità pericolosa.”

“CAVOLATE! Riferisci questo messaggio per me.”

Sentendomi imprecare, la testa di Nagato si inclinò all’indietro di circa due centimetri. Fece persino un passo indietro. Mi allungai e afferrai il suo piccolo braccio bianco. Nagato non fece resistenza.

“Riferisci questo al tuo capo, quindi ascoltami bene. Se avesse mai intenzione di farti scomparire, scatenerò un pandemonio. Ti riporterò indietro, non importa quel che ci vorrà. Forse non ho alcun potere, ma sono abbastanza bravo a provocare Haruhi.”

In effetti scatenarla era una carta vincente. Quel che dovevo fare era semplicemente dirle: “Il mio nome è John Smith.” Esatto. Se le mie doti non servivano a niente, si dava il caso che quell’idiota di Haruhi avesse degli enormi poteri. Una volta scomparsa Nagato, avrei rivelato tutto a quella ragazza, visto che mi avrebbe creduto. Dopodiché saremmo partiti in missione per salvarla. Anche se il suo capo la avesse nascosta oppure eliminata, Haruhi sarebbe stata in grado di trovare un modo per cambiare le carte in tavola, o al massimo l’avrei aiutata a pensare ad una soluzione. Chissà, Koizumi e Asahina avrebbero potuto anche darci una mano. E allora, a chi sarebbe importato dell’Entità di Dati proveniente da uno sconosciuto angolo dell’universo!? Che differenza avrebbe fatto se quella cosa esistesse o meno!? Nagato era nostra amica. E se qualcuno della SOS Dan fosse mai andato disperso, Haruhi non si sarebbe data pace per nulla al mondo. E non solo per Nagato, anche se fosse Koizumi, o Asahina, o io a scomparire all’improvviso, anche di nostra volontà, quella ragazza non avrebbe rinunciato a noi tanto facilmente. Avrebbe fatto appello a qualsiasi cosa per riportarci indietro. Ecco a voi Suzumiya Haruhi, la grintosa, egocentrica, irriverente e molesta regina della SOS Dan.

Fissai Nagato furiosamente: “Se il tuo capo tenta di fare qualche scherzo, mi unirò ad Haruhi e cambierò completamente il mondo. Creeremo un mondo simile a quello di quei tre giorni, in cui esisti tu, ma non l’Entità Senziente di Dati Integrata. Sono certo che sarebbero ancor più dispiaciuti se accadesse. Obiettivo di osservazione? Osservazione un corno!”

La mia rabbia cresceva mentre parlavo.

Non avevo idea di come fosse l’Entità Senziente di Dati Integrata, ma doveva essere piuttosto intelligente. Forse era in grado di calcolare il pi greco di un cento milionesimo punto decimale in appena due secondi e fare ogni sorta di stratagemmi avanzati. Se era vero, allora avevo qualcosa da dirgli.

Sono certo che sarebbe un gioco da ragazzi per lui dare a Nagato una personalità più simile a quella umana. Prima che diventasse un’assassina psicotica, Asakura era alquanto popolare in classe, senza contare che aveva anche un carattere aperto e affabile. Aveva persino organizzato un gruppetto di compagne per andare insieme a fare shopping durante le vacanze.

Se hai potuto creare una persona come lei, perché hai stabilito che Nagato fosse una scolaretta introversa che siede a leggersi un libro tutta sola nel club di letteratura? Pensavi forse che se la sua personalità non fosse stata definita in quel modo, non sarebbe sembrato da club di letteratura e non avrebbe destato l’attenzione di Haruhi? E comunque chi lo aveva deciso?

A questo punto mi accorsi di stringere troppo forte la mano di Nagato. Tuttavia l’Interfaccia Umanoide Interattiva amante dei libri, non me lo fece minimamente notare. Nagato mi guardò semplicemente negli occhi, e poi lentamente annuì: “Riferirò il messaggio.”

La voce tranquilla poi aggiunse delicatamente:

“Grazie.”