Suzumiya Haruhi ~ Italian Version:Volume 4 Capitolo 4

From Baka-Tsuki
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Sono sicuro che chiunque abbia mai camminato da solo al buio in una scuola sappia quanto possa essere spaventoso.

Appoggiai la giacca sopra le mie spalle e mi allontanai lentamente dalla stanza del club. Come un ninja, cercai di non fare alcun suono mentre scendevo giù dalle scale. Ogni volta che mi avvicinavo ad un angolo, controllavo sempre con attenzione prima di avanzare. Era davvero estenuante! Non avevo idea di che giorno fosse in quella North High, ma sarebbe stato problematico se fossi stato scoperto da un professore. Non avrei saputo neanche come spiegargli la situazione – infatti, volevo che qualcuno la spiegasse a me invece!

Mi muovevo sudando nell’aria umida e alla fine raggiunsi l’atrio d’ingresso.

“Ora, che cosa ci sarà qui..?”

Dopo averlo detto, aprii il mio armadietto. Dentro c’erano delle scarpe da interni – ero abbastanza sicuro che non fossero le mie. Eliminai velocemente la possibilità che qualcuno avesse aperto lo sportello sbagliato e avesse preso le mie scarpe per sbaglio. Era estate inoltrata in quel momento, questo significava che ero di nuovo finito in un’altra dimensione – mi stupii abbastanza quando mi resi conto cosa ero stato in grado di pensare. In quel momento non ero il proprietario di quell’armadietto, lo era qualcun’altro di quella dimensione. Non ero sorpreso come mi sarei aspettato di essere, sia perchè ero già abituato a questo genere di cose, sia perchè ero già diventato insensibile a questi eventi travolgenti.

“Non posso fare altro.”

Ovviamente non avrei fatto una buona impressione ad andare in giro con le scarpe da interno, ma non avevo altra scelta. La mia priorità era quella di lasciare il complesso scolastico. Come mi aspettavo, la porta d’ingresso era chiusa a chiave di notte. Così camminai fino alla più vicina finestra , la sbloccai e la aprii con attenzione. Lentamente inalai la fragrante brezza notturna e saltai di fuori, sui gradini di pietra, dove Haruhi mi aveva svegliato quella volta che eravamo finiti in uno Spazio Chiuso.

Mi fermai per circa dieci secondi. Dopo essermi assicurato che nessuno mi avesse visto, ripresi ad muovermi.

Anche fuori dalla scuola faceva caldo. Era la tipica, umida calura estiva giapponese. Ero appena arrivato da un gelido inverno, quindi le mie ghiandole sudorifere si stavano aprendo come se fossero impazzite. Mi asciugai il sudore sulla mia faccia con la mia maglietta a maniche lunghe e mi diressi verso il cancello.

Fu molto più facile quando riuscii ad uscire. Dovevo ringraziare la sicurezza inesistente della scuola – bastò che scavalcassi il recinto e fu fatta. Dopo che arrivai dall’altra parte, presi la giacca che avevo lanciato prima e guardai il cielo stellato pensando a quale sarebbe stata la mia mossa successiva.

Ora come ora, devo scoprire in quale data e in quale tempo mi trovo. Dopo tutto, ho avuto un grande cambiamento temporale tra passato e futuro.

Per prima cosa potrei scendere dalla collina. Dovrebbe esserci un negozietto sulla strada. Se andassi verso un vicino e chiedessi: “Che anno e mese è oggi?”, verrei probabilmente trattato come un liceale demente e verrei rinchiuso dalle autorità. Meglio andare da qualche parte dove posso scoprire la data senza doverla chiedere a nessuno.

“Però, è davvero caldo...”

Stavo già bollendo per colpa della divisa invernale, ma ora anche i pantaloni si erano incollati alle mie gambe per tutto quel sudore. In quel momento odiai davvero l’inventore delle fibre sintetiche. Per non dire poi che quell’uniforme non riscaldava assolutamente d’inverno, era solo pensata per essere bella da vedere.

Il fatto che stessi rimuginando su queste cose significava che il mio cervello aveva ricominciato a funzionare. In inverno, invece di stare a congelare aspettando la primavera, avrei dovuto piuttosto sventolarmi con un ventaglio lamentandomi di come sarebbe stata calda l’estate. Inoltre, avevo avuto troppi ricordi della mia prima estate al liceo e, anche se erano stati tutti fisicamente e mentalmente estenuanti, una volta passati non erano così brutti. Almeno ero riuscito a vedere Asahina in costume. Non mi sembra che fino a quel momento avessimo avuto qualche attività in stile SOS Dan quell’inverno.

La mia mente era occupata con lo stufato che mi stavo perdendo, mentre camminavo giù dalla discesa. Dopo quindici minuti, vidi finalmente un’insegna luminosa. Era un negozio in cui andavo a volte a mangiare qualcosa mentre andavo verso casa. Almeno sapevo un’altra cosa, mi trovavo sicuramente prima dell’orario di chiusura di quel locale.

Non riuscivo ad aspettare che le porte automatiche si aprissero e, appena entrato, guardai lungo il muro. Mi ci volle un attimo prima di abituarmi alla freschezza dell’aria condizionata. Durante quei momenti, rivolsi lo sguardo con agitazione verso l’orologio analogico appeso.

Otto e mezza.

Siccome il sole era già tramontato doveva trattarsi delle otto e mezza di sera.

Che data? Che anno era? C’era ogni genere di giornale sulla rastrelliera. Uno qualunque sarebbe andato bene. Afferrai casualmente un giornale sportivo da davanti e sfogliai velocemente verso gli articoli. Non importava cosa c’era scritto; anche se fosse stata la notizia più assurda di un qualche tabloid di terza categoria, non sarebbero mai arrivati al punto di falsificare la data in cima alle pagine, vero?

Il mio sguardo si fermò in un certo punto e lo vidi.

Un gruppo di numeri, che alcune persone avrebbero considerato fortunati, comparve nel mio raggio visivo.

Che anno era? Come se avessi cercato di mangiarmi il giornale, confermai l’anno che c’era stampato sopra. Il negoziante mi diede una veloce occhiata, sembrando infastidito, ma in quel momento non poteva importarmene di meno.

Continuai a fissare il numero a quattro cifre. Se sottraevo all’anno da cui arrivavo, dove stavo ancora avendo un freddo Dicembre, l’anno scritto sul giornale sportivo... Anche un bambino avrebbe saputo rispondere ad una domanda matematica così semplice.

“Allora è così, Nagato...”

Scostai la mia testa dalla pagina e sospirai, guardando verso il soffitto.

La gioiosa e romantica festa di Tanabata.

Oggi è il 7 Luglio di tre anni fa.


Tanabata, tre anni fa... che diavolo era successo in questo giorno?

Il Tanabata di “quest’anno” è stato come una rapsodia; dopo aver scritto i nostri desideri e averli appesi su un ramoscello di bamboo, ho accettato l’invito di Asahina e ho viaggiato indietro nel tempo fino a questo giorno. Dopodiché, ho incontrato la versione adulta di Asahina, che mi ha esortato ad andare alla scuola media East Junior High quella notte. E così, mi sono imbattuto in una Haruhi di terza media mentre stava scavalcando il cancello e sono stato coinvolto ad aiutarla a scrivere un messaggio diretto verso lo spazio esterno nel campo sportivo con del gesso bianco.

In seguito, ho portato Asahina (piccola), che aveva perso la sua macchina del tempo chiamata TPDD, all’appartamento di lusso di Nagato e lì noi due abbiamo dormito per tre anni, permettendoci di ritornare da dove eravamo arrivati...

“Questo vuol dire...”

Era più facile di un semplice problema di matematica. Tutto ciò che dovevo fare era rintracciare tutto quello che avevo fatto quel giorno. Ecco, ero finalmente risalito al succo della questione, il passo necessario per riportare alla normalità il mondo distorto.

Doveva essere così, giusto?

Le mie gambe stavano tremando, non tanto per la paura, quanto piuttosto per la sensazione emozionante di aver scoperto qualcosa d’importante che andava fatto.

Tre anni fa. Tanabata. East Junior High. I segni misteriosi. John Smith.

Mentre tutti i pezzi che non sembravano connessi tra di loro stavano cominciando a legarsi, arrivai finalmente ad una conclusione. Era un fatto semplice, ma chiaro.

Dissi nuovamente le stesse parole di prima: “Questo vuol dire...”

“Loro” sono “qui”.

La seducente e affascinante Asahina (grande) e la Nagato Yuki in modalità stand-by.

Le due persone più utili che avrebbero potuto assistermi si trovavano lì, in quel momento.


Misi giù il giornale e schizzai fuori dal negozio, pensando mentre correvo.

Mi ricordo che la prima volta che sono andato fino a tre anni fa, cioè adesso, Asahina mi aveva svegliato su una panchina nel parco vicino alla stazione Kouyouen e mi aveva detto: “Sono circa le nove di sera.” Se dovessi correre per circa mezz’ora, dovrei arrivarci in tempo. L’unico problema sarebbe se il colpevole avesse fatto cambiamenti anche in questo periodo temporale. Se fosse così, allora non troverei l’altro me stesso.

In ogni caso devo mettermi in contatto con Asahina (grande) o Nagato nel suo appartamento di lusso, o entrambe. Questo significa che ci sono due posti in cui potrei andare, il punto è dove andare per primo.

Nagato sarà nel suo appartamento in ogni istante, posso andarci quando voglio, ma posso trovare Asahina (grande) solo in questo specifico tempo e spazio.

Vestita come un’insegnante, questa adulta Asahina era stata colei che mi aveva dato il suggerimento su Biancaneve e poi se n’era andata velocemente, diretta verso un futuro ancora più lontano rispetto a quello della Asahina che conoscevo. L’immagine di lei che dava un pizzicotto sulla sua faccia più giovane e sorrideva allegramente era ancora impressa nella mia mente.

Quella Asahina deve sapere chi sono, non ci sono dubbi a riguardo.


Anche se il parco non era molto lontano dalla stazione, era difficile che ci fosse qualcuno. Forse perchè era molto tardi; era l’ora ideale per ogni tipo di persone sospette.

Mi domando se questo non sia un territorio sacro per dei mostri... Avevo pensato la stessa cosa la prima volta che ero andato a visitare quel Tanabata.

Non avevo voglia di fare un ingresso trionfale, quindi dovetti camminare nell’oscurità lungo il muro di mattoni del parco. Anche se lo chiamo muro, era alto solo fino alla mia cintura, mentre sopra quell’altezza c’era una larga recinzione intrecciata e intorno c’erano ogni tipo di cespugli. Era estremamente facile nascondersi senza farsi vedere da nessuno dall’interno del parco anche di giorno, figuriamoci di notte, però dovevo stare attento ai passanti che stavano fuori che mi lanciavano strane occhiate alle spalle.

Cercai di ricordarmi in quale panchina mi ero risvegliato quella volta e lentamente mi mossi seguendo il muro per cercare un nascondiglio ideale.

Erano quasi le nove di sera.

Immagino che le mie azioni potessero essere paragonate a quelle di un guardone. Dopo aver tirato fuori il collo da in mezzo ai cespugli, finalmente vidi quello che volevo vedere.

“...E’ quella lì.”

Sembrava come guardare me stesso recitare in un film. Oppure era come vedermi in un sogno con prospettiva in terza persona.

“Ma come faccio a spiegare la situazione...?”

La panchina apparve sotto l’illuminazione dei lampioni, rivelata dalla luminosa luce. Anche se era un po’ lontana, non potevo sbagliarmi, le due persone su di essa indossavano divise della North High. Era come mi ricordavo.

Il me stesso passato e Asahina stavano seduti proprio lì.

L’altro “me” era disteso orizzontalmente, riposando la testa sul grembo della ragazza mentre dormiva. Mentirei se dicessi che non stavo sognando qualcosa per cui valesse la pena di sbavare. Se qualcuno non riuscisse ad avere dei bei sogni usando il più prezioso cuscino al mondo, allora non ci sarebbe mai alcuna possibilità per lui di dormire in pace.

Usata come cuscino, Asahina ogni tanto mi guardava mentre dormivo, o mi soffiava delicatamente in un orecchio, o ci giocava. Ragazzi, mi stavo già ingelosendo... No, un attimo, perchè avrei dovuto essere geloso di me stesso?

Per un momento, volevo davvero spingere via l’altro “me” e prendere il suo posto, ma alla fine decisi di sopprimere quell’impulso. Il “me” in questo tempo non aveva visto l’altro me stesso allora. Se fossi improvvisamente uscito, le cose si sarebbero soltanto complicate... vero? Lo spazio tempo era già abbastanza confuso come lo era in quel momento; l’ultima cosa che desideravo era di metterlo ancora più in disordine.

Trattenendo l’irrazionale impulsività del mio corpo, continuai il mio ruolo di guardone. Più ci pensavo, più mi sentivo orgoglioso di riuscire a contenere la mia compostezza in un momento tanto strano.

Ero immerso in questi pensieri, mentre continuavo la mia osservazione. Asahina mosse le sue labbra color ciliegia e disse qualcosa. Addormentato sul suo grembo, “io” mi mossi leggermente e poi lentamente mi svegliai. Non riuscivo a sentire nulla da dove mi stavo nascondendo, ma mi ricordavo chiaramente che cosa mi aveva detto: “Oh, ti sei svegliato?”

Dopo aver conversato per un pò, si sentì stanca e riposò la sua testa sulla “mia” spalla...

I cespugli dietro la panchina frusciarono e quella persona apparve.

Indossando una camicetta bianca a maniche lunghe e una minigonna blu, non c’era modo che potessi dimenticarmi di quegli abiti da professoressa.

Giusto poco prima della fine di Marzo, mi scrisse una nota chiedendo di incontrarmi e mi diede il suggerimento su Biancaneve. Mi disse anche della sua voglia a forma di stella. E poi in quel giorno, quel Tanabata, fece addormentare Asahina (piccola) e mi guidò dove si trovava Haruhi, prima di scomparire...

La versione adulta di Asahina.

La sua altezza e il suo corpo erano cresciuti per un paio d’anni, arrivata da un futuro ancora più lontano di quello della Asahina viaggiatrice del tempo, questa non era altri che Asahina (grande).

Era proprio come l’altra volta.

E’ così, ero lì, in quel Tanabata di tre anni prima, e quello che stava succedendo era esattamente lo stesso che mi ricordavo.

Dopo aver parlato per un pò con “me”, Asahina (grande) si abbassò per dare un pizzicotto sul viso di Asahina (piccola) e accarezzò il suo corpo, poi si rialzò e “mi” disse nuovamente qualcosa.

La sua missione era quella di portarti qui, ma d’ora in poi guidarti sarà la mia.

Um...ma esattamente cosa...

Mi sembra che avessimo detto questo.

Dopo aver spiegato tutta la situazione ad un “me” con la bocca spalancata, Asahina (grande) camminò via e scomparve dall’illuminazione del lampione. Solo in quel momento mi accorsi che si stava dirigendo verso l’uscita in direzione opposta alla strada per la East Junior High.

“Io” rimasi stupefatto, fissando la dormiente Asahina (piccola) e pensando a qualcosa. Volevo ricordarmi cosa “io” stessi pensando, ma dopo pochi secondi smisi di seguire il corso dei miei pensieri, perchè non volevo perdere le tracce di Asahina (grande).

Scattai fuori dai cespugli in cui stavo nascosto e camminai velocemente lungo il bordo del parco. Non c’era più alcun bisogno di nascondere la mia presenza, visto che quando ero “me”, non notai la mia presenza. La “mia” attenzione non era riposta su di me che ero venuto da un altro periodo temporale, nè tantomeno “mi” ero accorto che c’era un altro me stesso. Aveva senso come cosa, visto che il “me” nel passato non avrebbe mai potuto immaginare come sarebbe stato mescolato il mio continuum spazio temporale in quel tempo. Non c’era più tempo per fare attenzione a “me”, che ero troppo occupato a portare Asahina sulla schiena da essere preoccupato di altre cose. Decisi di allontanarmi.

Dopo aver passato un altro angolo, la vidi davanti a me di circa cento metri. Stava camminando dandomi la schiena. Il rumore delle sue scarpe coi tacchi alti suonava melodico. Non sembrava avere fretta – era perfetto, visto che avevo urgenza di vederla. Se la avessi persa, non so perchè avrei dovuto perchè mi ero causato tanti problemi per venire lì.

Camminando un pò più veloce, accorciai le nostre distanze. Sotto le luci opache della notte, le sue lunghe gambe e braccia e i suoi capelli fluenti sembravano risplendere. Anche se potevo solo vedere la sua schiena, ero sicuro che fosse lei.

Non ci misi molto a raggiungerla e a gridare: “Asahina!”

Si fermò. Il soffice suono dei suoi tacchi sul terreno si interruppe. I soffici capelli marroni ondeggiarono sul suo dorso. Come al rallentatore, si voltò gradualmente.

Mi domandai cosa stesse per dire.

Huh? Non ci siamo salutati un attimo fa?

Mi hai seguito fino a qua? Non avresti dovuto.

Hei, dov’è l’altra me stessa?

Alla fine, non fu nessuna delle precedenti.

“Buona sera, Kyon.”

Con una bellissima faccia che era proprio come me la ricordavo, mi salutò con un sorriso raggiante.

“E’ da un pò che non ci si vede. Almeno, per te.”

L’adulta Asahina ammiccò dopo aver parlato. Era indubbiamente il sorriso che avevo visto cinque mesi prima.

Con un’espressione da bambina sollevata, Asahina (grande) disse: “Grazie al cielo, siamo riusciti ad incontrarci qui di nuovo. Ad essere sincera ero un pò preoccupata di aver fatto qualche errore. Sono ancora un pò maldestra.” disse, e tirò fuori la lingua. Era stata una mossa così affascinante che era abbastanza da ammorbidire le ossa di chiunque. Ma se mi fossi sciolto in un mucchio d’immondizia in quel momento, avrei perso tutto.

Quella Asahina sapeva cosa avrei fatto dopo.

Facendo del mio meglio per controllare la lingua, che sembrava aver acquisito una propria mente, parlai: “Asahina, così sapevi che sarei venuto qua... Sapevi che sarei tornato in questo tempo e in questo luogo, vero?”

“Sì,” annuì con la testa: “Perchè questo è un fatto predeterminato.”

“In quel giorno di Tanabata, la piccola Asahina mi avrebbe portato nel giorno di Tanabata di tre anni fa... che sarebbe oggi. Devi essere tu quella che ha pianificato questa cosa, vero?”

“Sì, era un prerequisito. Altrimenti ora non saresti qua.”

Se non fossi andato alla East Junior High e disegnato quei graffiti, non avrei detto alla Haruhi delle medie che il mio nome era “John Smith”. Ovviamente, questo avrebbe voluto dire che la Haruhi che studiava al primo anno della scuola Kouyouen non aveva mai sentito quel nome. In altre parole, non avrei trovato il legame. Perchè a parte quel nome, non ci sarebbe stato altro nesso tra me e quella Haruhi con cui ero stato fino a qualche ora prima. Come risultato, noi cinque non ci saremmo mai radunati in quella stanza e il Programma di Fuga non si sarebbe attivato.

In quel momento, una domanda mi passò per la mente.

Quell’altro John Smith... Che sia!?

“Quello saresti tu, Kyon. L’attuale tu.”

Asahina mi rivolse un sorriso bello come una rosa bianca: “E’ un pò stancante parlare da in piedi, troviamo un posto dove sederci. Abbiamo ancora tempo.”

Il potere nel suo sorriso e nelle sue parole era abbastanza da disperdere tutta la mia ansietà e la mia confusione.

Se Asahina (grande) era lì, significava che il futuro esisteva ancora. Non il futuro caotico dopo il 18 Settembre, ma il futuro da dove io e la Haruhi e la Asahina che conoscevo venivamo.

Ci doveva essere un modo.

Avevo ottenuto un senso di fiducia che mi faceva sentire sollevato.

Come per aumentare quella sensazione, continuò: “D’ora in poi, guidarti sarà la mia missione. Ma dopo, sarai da solo. Seguirò i tuoi comandi in quel momento.”

Poi mi fece un occhiolino sufficiente ad ammorbidirmi le ginocchia.


Tornammo nel parco e ci dirigemmo verso la panchina dove Asahina (piccola) ed “io” eravamo fino a poco prima. Prima di sedersi, Asahina (grande) sembrò come se pensasse di toccare un’antica reliquia, da come la accarezzava delicatamente. Mi sedetti anche io lentamente, con espressione seria. La panchina era ancora tiepida, era il tepore del mio corpo e della ragazza che cinque mesi fa avevano viaggiato di tre anni indietro nel tempo.

Chiesi velocemente: “E’ successo qualcosa al flusso temporale? So che il periodo temporale da cui arrivo è legato a questo Tanabata. Se così non fosse, non sarei arrivato qui. Quindi, Asahina... Significa che non ci sono connessioni tra il futuro da dove arrivi e il futuro alterato dove mi sono ritrovato?”

“Non posso darti i dettagli.”

Lo immaginavo, deve essere una di quelle informazioni segrete, eh?“No.” Asahina (grande) scosse la testa: “Non posso spiegartelo in modo che tu capisca. La nostra Teoria STC è costruita su concetti specifici. E’ troppo difficile dirlo con parole che tu possa comprendere. Ti ricordi quando ti ho svelato per la prima volta la mia vera identità?”

Certo che mi ricordo, seduto sulle rive del fiume con i petali di ciliegio che cadevano, ti ho ascoltata, quando ti credevo ancora semplicemente una bella sempai, rivelare la shockante verità di viaggiatrice del tempo.

“In quel momento, non avevo detto qualcosa che trovavi difficile da capire? E’ questo il punto. Se ti avessi spiegato dettagliatamente, ti avrei solo reso ancora più confuso.”

Asahina (grande) si colpì delicatamente la testa, come se stesse bussando, e contemporaneamente ammiccò. Era così sexy in ogni piccola cosa che faceva!

“Questo è un concetto che non può essere spiegato a parole, può essere solo mostrato in modi differenti. Capisci?”

No.

Come cercando di insegnare ad un bambino dell’asilo come fare i calcoli, continuò a spiegare, mentre io mi stavo già sentendo troppo confuso.

“Um, ma, presto, capirai. Sicuramente. E’ l’unica cosa che posso dirti per ora.”

“Presto capirai.” Dove ho già sentito queste parole? Ecco, da Nagato. Nagato mi ha detto la stessa cosa una volta... No, aspetta.

Un barlume d’ispirazione si scatenò dalle sinapsi del mio cervello, facendomi avere la seguente reazione: “Prima della vacanza estiva... Quella cosa che Nagato aveva menzionato durante l’incidente del kamadouma gigante... Sul fatto che i computer nel futuro non saranno come sono adesso, potrebbe darsi...”

“Wow, niente male. Te lo ricordi ancora? Hai ragione, gli equivalenti dei computer o del cosiddetto Internet in questo periodo...Non esistono in forma materiale nel nostro tempo, esistono nei nostri cervelli senza avere forma fisica. Il TPDD funziona allo stesso modo.”

Era l’oggetto che non avrebbe dovuto scomparire, ma era stato perduto.

“E’ un meccanismo per viaggiare nel tempo?”

“E’ un Time Plane Destruction Device – Dispositivo per la Distruzione di Piani Temporali.”

Non dovrebbe essere un’informazione segreta!?

“Bhè, lo era, l’altra volta. Ma per me, le regole ora sono molto meno strette. Il fatto che sia potuta venire qua, significa che ho lavorato molto duramente.”

Asahina gonfiò orgogliosamente il petto, i bottoni sulla sua camicia stavano quasi per saltare via. Una quasi impossibile proporzione corporea si rivelò ai miei occhi, normalmente sarei rimasto ammaliato da una tale vista, ma, tristemente, non ero dell’umore giusto per saziare il mio appetito con quello scenario.

Continuai a chiedere: “Qual’è la causa? So che il futuro dal quale vengo è cambiato, ma quando ha cominciato a farlo?”

“Per maggiori dettagli dovresti provare a chiedere a Nagato in questo periodo temporale. Posso dirti solo una cosa: il cambiamento nel piano temporale da cui vieni è avvenuto fra tre anni da “adesso”, la mattina del 18 Dicembre.”

Cioè due giorni fa, per me. Quindi è il piano temporale che e’ cambiato? In questo caso... Cercai nuovamente di ricordarmi le due possibilità che mi aveva suggerito Koizumi. Alla fine quella giusta era la teoria senza un mondo alternativo.

“Esatto. Durante la notte, i files STC... Cioè, volevo dire, l’intero mondo è cambiato. Solo le tue memorie sono rimaste intatte. E’ stato un massivo terremoto temporale, che siamo riusciti ad individuare anche nel lontano futuro.”

Non è che non ero interessato in che cosa fossero gli STC o i terremoti temporali, è solo che non avevo il tempo da perdere in questioni irrilevanti, visto che avevo più urgenza di chiedere: “Asahina, ti trovavi qua perchè dovevi risolvere questo enorme cambiamento nel futuro, in cui anche io mi sono trovato coinvolto?”

“Non potevo farcela da sola.” La sua faccia cominciò ad oscurarsi: “Avevo bisogno dell’assistenza di Nagato. Naturalmente, non potevo farcela neanche senza Kyon.”

“Chi è il colpevole? Posso solo immaginarmi Haruhi in grado di fare una cosa del genere.”

“No.” Asahina perse il suo sorriso e disse seriamente: “Non è stata Suzumiya. Il colpevole è qualcun altro.”

“E’ qualcuno di sconosciuto? Come qualche slider di un’altra dimensione che non ho mai incontrato, o qualcosa del genere...”

“No.” Interrompendomi, sembrò preoccupata per qualche ragione mentre mi disse: “E’ qualcuno che conosci molto bene.”


Dopo aver guardato il suo orologio, Asahina (grande) disse che c’era ancora tempo e cominciò a ricordare con nostalgia alle memorie con la SOS Dan. Per me, tutti quei fatti erano successi quell’anno, ma per lei era passato molto tempo. Trascinata da Haruhi nella stanza del club, obbligata a vestirsi da coniglietta, esprimere desideri a Tanabata, imbattersi in un omicidio misterioso in un’isola solitaria, indossare yukata al festival

O-bon, l’intera brigata riunita per fare i compiti delle vacanze estive, tutte le cose accadute mentre giravamo il film in vari luoghi... Mentre i miei ricordi pian piano si riaccendevano, la voce di Asahina (grande) diventava sempre più lenta.

Speravo di sentire come sarebbe stato il mio futuro e stavo aspettando che dicesse qualcosa sovrappensiero. Ma fu estremamente cauta e mantenne il discorso solo sulle solite chiacchiere.

“Può essere stata dura, ma sono tutti dei grandi ricordi.”

Dopo la sua frase finale, rimase in silenzio e mi guardò.

Stavo pensando a qualche modo per commentare, quando qualcosa di soffice e tiepido si appoggiò sulla mia spalla. Era la sua testa. Qual’era il significato della sua azione? Il peso del suo corpo che giaceva sul mio era come se fosse in oro. La fragranza e la sensazione stimolavano i miei nervi e scatenavano ogni sorta di pensieri selvaggi nel mio cervello, non riuscivo a pensare normalmente. Cosa stava cercando di dirmi con il suo aroma dal tessuto della camicetta? Voleva sentire qualcosa da me? Chiudendo gli occhi e appoggiando il suo viso sulla mia spalla, Asahina (grande) non disse nulla, ma potevo sentire le sue labbra color ciliegia muoversi. Sembrava sussurrare qualcosa, ma che cosa?

Potrebbe darsi... Cominciai a perdermi nuovamente nelle fantasie. Forse questa Asahina si è nuovamente addormentata, solo per farne apparire un’altra che mi avrebbe detto qualcosa di enigmatico? E così resterò qua per sempre incontrando numerose Asahina da differenti futuri... Dannazione, i miei pensieri si stavano mescolando come dei panni in una lavatrice, facendo sempre gli stessi cerchi. Che diavolo stavo pensando!?

Qualcuno può dirmelo!?

Asahina (grande) rimase in quella posizione circa per un altro minuto.

“Hee hee.” Come se avesse potuto leggere i miei pensieri, sorrise e disse: “E’ quasi ora, andiamo.”

Si alzò come se non fosse successo nulla e, anche se era un peccato, non ebbi altra scelta che riprendermi.

Ha ragione, è ora di andare. Um... dove stiamo andando comunque?

La seconda destinazione.

Erano le dieci di sera nel suo orologio, “io” avevo compiuto il mio ruolo di complice per la Haruhi delle medie e avevo finito di disegnare i graffiti sul campo sportivo della East Junior High. Era il momento in cui “io”, tenendo per mano la singhiozzante Asahina, entravo nell’appartamento di Nagato. Quando per “me”, il tempo venne congelato.

Era il momento di fare un’altra visita a Nagato.

“Prima di questo,” Asahina fece un sorriso luminoso da far venire il batticuore: “Non c’è qualcosa che devi fare prima?”


Dopo aver camminato per una breve distanza dal parco, arrivai in un’area residenziale.

Seguendo le indicazioni di Asahina, svoltai in un vicolo.

Avanti nel passaggio oscuro, c’era una piccola figura che sfrecciava come il vento. Con delle piccole braccia e gambe che uscivano dalla maglietta a maniche corte e dai pantaloncini, si allontanava sempre di più con i capelli che ondeggiavano.

“Hey!”

La piccola figura in T-shirt e pantaloncini girò lentamente la testa. Dopo essermi assicurato che mi avesse notato, avvicinai le mani alla bocca e gridai senza trattenermi: “Per favore, prenditi cura del John Smith che scuoterà il mondo!”

Dopo avermi guardato velocemente, la ragazzina delle medie si voltò, sembrando infastidita per qualche ragione, e continuò a camminare.

Probabilmente stava pensando che sarebbe comunque riuscita a trovarmi se fosse andata alla North High, quindi se ne andò senza esitazioni.

Guardando a quegli scuri capelli mezzi lunghi, aggiunsi a bassa voce: “Per favore, ricordatelo, Haruhi... Devi ricordarti il nome di John Smith...”

Pregai dal profondo del mio cuore la Haruhi dodicenne, che probabilmente avrebbe continuato ancora per un pò di tempo con i suoi comportamenti pericolosi alla East Junior High.

Per favore, non scordarti che sono stato qua.


Conoscevo la strada per l’appartamento di classe come il palmo della mia mano, perciò praticamente potevo camminarci ad occhi chiusi. Camminando davanti ad Asahina (grande), alzai lo sguardo per guardare la costruzione che avevo visitato circa venti ore prima. Anche se eravamo ancora fuori, Asahina (grande) aveva già nascosto la sua bella figura e stava ferma dietro di me.

“...Kyon, avrei un favore da chiederti.”

Vedendo come mi stesse praticamente pregando, non avevo motivi per rifiutare. Non importa da quale futuro venisse Asahina, non ero abbastanza strano per negarle il mio aiuto.

“Mi dispiace, ma ancora adesso mi sento in difficoltà quando sono con Nagato.”

Ripensandoci, Asahina (piccola) si comportava in quel modo ogni volta che era nella stanza del club, e anche l’altra volta che eravamo andati lì. A parte Haruhi, l’unica altra persona che manteneva la calma in presenza di alieni o viaggiatori del tempo era Koizumi.

“E’ tutto a posto, capisco.” dissi gentilmente mentre scrivevo il numero 708 nel pannello vicino all’ingresso, poi schiacciai il pulsante.

Pochi secondi dopo, l’intercom fece un rumore, indicando che qualcuno stava ascoltando dall’altra parte.

Il silenzio veniva salutato da altro silenzio e poi ritornava al mio orecchio.

“Nagato, sono io.”

Silenzio.

“Mi dispiace, non so neanche io come spiegarlo. In ogni caso sono tornato dal futuro. Anche Asahina è con me, la versione adulta. Oh, te lo chiami clone temporale differenziale.”

Silenzio.

“Ho bisogno del tuo aiuto. Dopo tutto, quella che mi ha mandato in questo tempo sei stata tu.”

Silenzio.

“Sia io che Asahina dovremmo trovarci nel tuo appartamento, vero? Addormentati in quella stanza degli ospiti con il tempo congelato.”

Beep. La serratura del cancello si aprì.

“Entrate.”

La voce di Nagato dal citofono sembrava così rilassante... Era calma come al solito, senza alcuna esclamazione o depressione, anche se sembrò che fosse sorpresa, ma forse era solo una mia impressione.

Non c’era nulla che Nagato non potesse fare. Anche in questa situazione avrebbe trovato sicuramente una soluzione, altrimenti ero finito.

Come se stesse entrando in una fortezza con le sue scarpe coi tacchi, Asahina afferrò la mia cintura con le dita, sembrando estremamente nervosa. La porta dell’ascensore si aprì e, dopo che entrammo, iniziò a farci salire verticalmente.

Finalmente, ci trovavamo di fronte alla familiare porta dell’appartamento 708.

C’era un campanello, ma non funzionava ancora, quindi bussai silenziosamente. Non avevo percepito nessuno dietro, ma la porta metallica si aprì comunque.

“...”

Il viso con gli occhiali mi guardò attraverso la porta mezza aperta, poi si spostò verso Asahina (grande) prima di tornare su di me.

“...”

Inespressiva e silenziosa allo stesso tempo, era così priva di ogni emozione, che desideravo davvero che qualcuno la pregasse di dire qualcosa. Indubbiamente quella era Nagato, la Nagato Yuki che avevo conosciuto all’inizio. La Nagato originale durante l’inizio dell’anno scolastico in primavera e anche quella a cui “io” avevo chiesto aiuto “tre anni fa”.

“Possiamo entrare?”

Dopo un silenzio pensieroso, Nagato annuì con la testa di circa un centimetro più o meno, poi si girò nel suo appartamento.

Immagino che debba prenderlo come un “sì”.

“Andiamo, Asahina.” dissi alla bellissima donna che stava dietro di me ansiosa.

“Er... hai ragione, andrà tutto bene.”

Sembrava piuttosto che lo stesse dicendo a sé stessa.

Tra l’altro, quante volte avevo già visitato quel posto? Secondo il mio orologio interno, sarebbero state quattro, ma, cronologicamente, quella era solo la seconda volta. Ero già stato così confuso dall’ordine temporale, che ero impressionato che il mio orologio biologico non si fosse rotto. Passando dall’inverno all’estate e tornando indietro nel tempo di tre anni per due volte, sarebbe stato perfettamente normale se mi fosse capitato qualcosa di sbagliato, nonostante ciò, mi sentivo bene. Per non menzionare il fatto che la mia mente ragionava più chiaramente di qualunque volta da quando ero nato. Forse mi ero così abituato a tutte queste esperienze surreali, da accettarle come scontate. Se fosse stato qualcun altro, la sua testa avrebbe già fatto corto circuito.

Guardando nuovamente, l’appartamento di Nagato era senza vita e freddo proprio come me lo ricordavo. Non era differente dai “tre anni fa” in cui ero andato in Maggio.

La cosa rassicurante era che Nagato era ancora quella che conoscevo. Era ancora senza espressioni e senza emozioni, non sarebbe caduta nel panico se fosse successo qualcosa, era la sempre affidabile aliena.

Mi tolsi le scarpe e camminai lungo l’angusto corridoio, prima di giungere in salotto. Nagato ci aspettava lì. Era in piedi da sola, fissando silenziosamente me ed Asahina.

Anche se fosse stata sorpresa dalla nostra visita, non ero in grado di capirlo dal suo volto.

Forse si era già abituata all’idea di me che venivo a farle visita dal futuro, anche se non avevo voglia di continuare a tornare altre volte fino a quel giorno.

“Immagino che possiamo saltare le presentazioni.”

Nagato non si sedeva, quindi io e Asahina continuavamo a restare in piedi.

“Questa è la versione adulta di Asahina, credo che vi siate già incontrati prima d’ora.”

Subito dopo averlo detto, mi ricordai che era successo tre anni dopo.

“Scusa, vi incontrerete. In ogni caso, anche questa è Asahina, perciò cerca di non pensarci troppo.”

Nagato guardò Asahina (grande) con gli occhi di un esaminatore durante un esame nazionale di matematica. Poi spostò lo sguardo intorno al salotto, prima di riposizionarlo di nuovo sulla figura sexy dietro di me.

“Capito.” annuì leggermente, i suoi capelli si spostarono a fatica.

Seguendo gli occhi di Nagato, notai quel posto – la stanza speciale adiacente, separata da una porta di carta.

“Può essere aperta?”

Scosse la testa verso la stanza che stavo indicando e disse: “Negativo. L’intera composizione strutturale è stata congelata nel tempo.”

Sentii un senso sia di dispiacere che di sollievo, sentendo quelle parole.

Un soffio tiepido mi colpì il collo, era Asahina (grande) che sospirava di sollievo. Stava pensando la stessa cosa che pensavo io, sembra. Se avesse visto sé stessa dormire intimamente assieme a me nello stesso futon, che cosa avrebbe pensato? Avrei voluto chiederglielo, ma in quel momento era più importante spiegare che cosa stava succedendo.

“Nagato, mi dispiace molto di continuare a venire a visitarti così improvvisamente. In ogni caso, potresti ascoltare la nostra storia?”

Quanto il “me” nell’altra stanza gli aveva già raccontato? La storia della SOS Dan fino a Tanabata, vero? Allora dovevo soltanto continuare da quel momento in poi e dirle che cosa era successo nella seconda metà dell’anno, dalla primavera malinconica, dove avevo dovuto lottare con la noia di Haruhi, fino agli incessanti sospiri che avevo fatto durante la realizzazione del suo film. Naturalmente, c’eri anche tu, Nagato. Sei sempre venuta in aiuto. Dopo tutto questo, il mondo e’ improvvisamente cambiato quando mi sono svegliato l’altro ieri. Volevo sapere perchè tutti hanno perso le memorie di ciò che è successo, quindi sono venuto fino a qui con l’aiuto del Programma di Fuga d’Emergenza che mi hai fornito.

Ci sarebbe voluto troppo tempo se fossi entrato nei dettagli, perciò le raccontai la versione condensata che avevo detto ad Haruhi. Saltai i dettagli minori e menzionai soltanto il contesto importante della storia. Per quella ragazza, fu più che sufficiente.

“...Ed ecco che è successo. Così eccomi qua di nuovo, grazie a te.”

Siccome le prove erano più importanti di una semplice testimonianza, tirai fuori il segnalibri spiegazzato dalla tasca della mia giacca. Glielo diedi, come porgendo un amuleto ad un fantasma.

“...”

Nagato lo prese con la punta delle dita. Guardò oltre lo schema floreale di contorno e studiò il testo stampato sul retro, come un archeologo che avesse scavato un televisore LCD da un letto di roccia dell’era Cretacica. Sembrava che avrebbe continuato per sempre, quindi interruppi la sua esaminazione: “Cosa dovrei fare ora?”

“Io, io vorrei ripristinare questa anomalia temporale.”

La voce di Asahina (grande) sembrava così nervosa, come se stesse per confessare il suo amore all’uomo dei suoi sogni. Ogni volta che si trovava con Nagato, Asahina rimaneva sempre ansiosa come al solito, anche dopo tutti quegli anni. Era quello che pensavo, almeno.

“Nagato... puoi assisterci, per favore? Sei l’unica persona in grado di ripristinare il piano temporale alterato al suo stato originale. Ti scongiuro...”

Avvicinò i palmi delle sue mani e chiuse gli occhi, come pregando una divinità.

Oh Grande Dea Nagato, anche io ti prego di provare pietà di noi. Per favore, lasciami ritornare alla stanza del club, dove posso vedere Asahina e gustarmi il thè che prepara, giocare a giochi da tavolo con Koizumi, vederti seduta come una statua a leggere e Haruhi irrompe come al solito nella stanza. E’ tutto quello che desidero.

“...”

Nagato alzò lo sguardo dal segnalibro e guardò dritto verso il cielo. Potevo capire perchè Asahina era così nervosa, siccome non c’era alcuna possibilità di vincere se fosse stata in una diversa fazione rispetto all’aliena. Intendo, chi in questo mondo sarebbe stato in grado di combatterla? Forse solo Haruhi?

La perfetta acustica dell’appartamento di lusso non permetteva l’esistenza di eco. Era così tranquillo che sembrava come se il tempo si fosse fermato. Nagato ed io ci scambiammo uno sguardo e la vidi annuire di pochi millimetri.

“Lasciami confermare.” disse.

Prima che fossi in grado di chiederle cosa dovesse confermare, chiuse gli occhi.

“...”

Molto presto li riaprì e mi guardò con quel suo colore nero ossidiana: “Impossibile sincronizzare.” disse velocemente, poi mi fissò.

La sua espressione era leggermente cambiata, e questa volta non mi stavo immaginando le cose. Era l’espressione che aveva tra la primavera e l’estate, anche Koizumi aveva notato questo cambiamento. Fin da quando c’eravamo incontrati, era gradualmente cambiata, anche se questa non era la Nagato dell’inverno.

Le sue pallide, rosse labbra si mossero di nuovo: “Non sono in grado di avere accesso alla mia variabile temporale di quel tempo, perchè ha innalzato una barriera protettiva che blocca selettivamente ogni mio tentativo.”

Anche se non capivo cosa volesse dire, mi sembrava una brutta situazione. Voleva dire che non c’era nulla che potesse fare?

Nagato ignorò le mie preoccupazioni e continuò: “Nonostante ciò, ho un’idea dell’intera situazione. E’ possibile sottoporre una restaurazione.”

Accarezzò delicatamente le parole sul segnalibri. Poi, iniziò a spiegare con una voce che stava cominciando ad accumularsi come una palla di neve: “Il convertitore temporale ha fatto pieno uso dell’abilità di Suzumiya Haruhi di creare dati e ha alterato una parte dei dati del mondo.”

La sua calma voce familiare suonava serena come un carillon che ascoltavo quando ero un neonato e che mi calmava il cuore.

“Conseguentemente, la Suzumiya Haruhi alterata non possiede i poteri di creare i dati. In quella dimensione, anche l’Entità Senziente di Dati non esiste.”

Non potevo capire, ma sembrava molto serio. A parte me, tutti, inclusa Haruhi, avevano ricevuto delle nuove memorie. Una scuola femminile era diventata mista, parte degli studenti della North High si trovavano in quell’altra, con tutti i loro ricordi segretamente alterati; l’agente dell’Organizzazione, l’aliena Nagato e la viaggiatrice del tempo Asahina vivevano vite differenti; per non menzionare che Asakura era tornata e che nessuno nella mia scuola si ricordava più di Haruhi. Ora avevo scoperto anche che il capo di Nagato era stato cancellato.

Che pasticcio.

“Usando i poteri rubati a Suzumiya Haruhi, il convertitore temporale è stato in grado di alterare dati riguardanti le memorie con un range di 365 giorni.”

In altre parole, i ricordi di tutti dallo scorso dicembre – ovviamente dal tempo da cui io provengo – fino al 17 Dicembre sono state completamente alterate. Ma per memorie riguardanti il Tanabata di tre anni fa, cioè adesso, non c’era nulla che il colpevole potesse fare. E’ grazie al fatto che Haruhi si è ricordata di cosa è successo a Tanabata che sono riuscito ad arrivare qua. Chi diavolo è quello stupido che sta facendo le stesse cose idiote che farebbe Haruhi?

Lo sguardo di Nagato continuava a restare fisso su di me: “Per ripristinare lo stato originario del mondo, bisogna viaggiare fino al 18 Dicembre di fra tre anni e attivare il Programma di Restaurazione subito dopo che il convertitore temporale abbia eseguito l’alterazione.”

Quindi, dobbiamo viaggiare di tre anni nel futuro, vero? Sarai tu ad attivare la restaurazione, giusto?

“Non posso andare.”

Perchè?

Quando Nagato indicò la porta della stanza degli ospiti, capii immediatamente.

“Non posso lasciarli da soli.”

Secondo la spiegazione di Nagato, per fare in modo che il tempo dove ci trovavamo io ed Asahina rimanesse congelato, lei non poteva fare viaggi nel tempo.

Disse quindi con un tono di voce come quando si dice che ore sono: “Attivare Modalità di Emergenza.”

“Cosa vuol dire?” stavo diventando un pò ansioso.

“Armonizzazione.”Non capisco ancora.

Nagato si tolse lentamente gli occhiali e li mise tra le mani. Come se trattenuti da un filo invisibile, gli occhiali nei suoi palmi cominciarono a levitare. Se avessi visto una persona normale fare una cosa del genere, avrei pensato che ci fossero degli spaghi attaccati alle sue dita. Naturalmente, Nagato non avrebbe mai fatto nulla di così normale.

Distorsione.

La montatura e il vetro iniziarono a torcersi e a formare una specie di strano vortice, in un istante il paio di occhiali si era trasformato in un altro oggetto. Avevo già visto una cosa del genere prima, era un’immagine che avrebbe causato paura nel cuore di qualunque persona.

Espressi con esitazione il mio commento: “Sembra come una siringa molto grossa.”

“E’ corretto.”

Un liquido incolore la riempiva. Chi avrebbe dovuto farsi fare una puntura da quell’affare?

“Questo è il Programma di Restaurazione che deve essere iniettato nel corpo del convertitore temporale.”

Guardando l’affilato ago che spuntava dalla cima della siringa, mi girai istintivamente: “Um... Non c’è un altro modo più sicuro? Mi spiace dirlo, ma sono un principiante di queste cose. Sarebbe abbastanza disastroso se finissi per colpire in un punto sbagliato.”

Gli occhi scuri di Nagato, che brillavano come uno schermo LCD, guardarono la siringa che stava tenendo in mano e disse: “E’ così?”

Allargò di nuovo le mani, la siringa formò nuovamente un vortice prima di trasformarsi in qualcos’altro. Vedendo la nuova forma, sospirai.

“Un altro oggetto che potrebbe generare una gran confusione.”

Quella volta era una pistola, anche se aveva un piccolo beccuccio, mentre il materiale era acciaio inossidabile.

Nagato appoggiò la luccicante arma metallica, che sembrava una pistola giocattolo nuova di zecca, sulla sua mano e me la porse.

“La probabilità che riesca a penetrare i vestiti è molto alta, ma, se possibile, sarebbe meglio se sparassi direttamente verso la pelle dell’obiettivo.”

“E i proiettili? Quest’affare ha dei veri proiettili dentro?”

Dall’aspetto, sembrava come una pistola d’alluminio o di plastica.

“Questa è una pistola spara-aghi, il programma è infuso sulla loro punta.”

Mi sentivo psicologicamente più a mio agio con quella, piuttosto che con un’enorme siringa. La presi e mi stupii di quanto fosse leggera.

“Ah, sì.” Finalmente feci la domanda che non avevo osato fare prima: “Chi? Chi e’ stato ad alterare il mondo? Se non è Haruhi, allora chi è? Puoi dirmelo?”

Sentii Asahina (grande) sospirare delicatamente.

Nagato lentamente aprì la bocca e, senza alcuna espressione, mi rivelò il nome.