Fate/Zero:Prologo

From Baka-Tsuki
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Prologue

8 anni prima[edit]

Lasciate che vi racconti la storia di un certo uomo.

Il racconto di un uomo che, più di chiunque altro, credeva nei propri ideali, e da essi fu condotto alla disperazione.

Il sogno di quell’uomo era puro.

Il suo desiderio era che ognuno in questo mondo fosse felice, ed era tutto ciò che chiedeva.

È un ideale puerile a cui tutti i ragazzi si appigliano almeno una volta nella vita, e che abbandonano non appena si abituano alla durezza della realtà.

Qualunque felicità richiede un sacrificio, è qualcosa che tutti i bambini imparano, una volta diventati adulti.

Ma quell’uomo era diverso.

Forse era soltanto il più pazzo di tutti. Forse era rotto da qualche parte. O forse, avrebbe potuto appartenere alla categoria di quelli che chiamiamo “santi”, a cui è affidata la volontà di Dio.

Uno che le persone comuni non possono capire.

Lui sapeva che per qualunque esistenza a questo mondo, le uniche due alternative sono il sacrificio o la salvezza…

Dopo aver capito questo, non sarebbe mai più stato in grado di vuotare i piatti della bilancia…

Da quel giorno in avanti, allora, mise il suo cervello al lavoro, di modo da diventare colui che avrebbe fatto pendere la bilancia.

Per distruggere il dolore in questo mondo, non esisteva nessun’altra via più efficiente.

Per salvare anche una sola vita da un lato, doveva abbandonarne una dall’altro.

Questo significava che, per permettere alla maggior parte delle persone di sopravvivere, doveva ucciderne una minoranza.

Perciò, piuttosto che salvare le persone per il semplice desiderio di farlo, eccelse nell’arte di ucciderle.

Ancora e ancora, l’uomo continuò a tingere le proprie mani del colore del sangue, ma non si tirò mai indietro.

Senza mai porsi domande riguardo alla rettitudine delle proprie azioni, né dubitare riguardo al proprio scopo, si costrinse unicamente a dare il tracollo alla bilancia, senza errore.

Senza mai giudicare in modo sbagliato il valore di una vita.

Senza riguardo per l’umiltà di un’esistenza, e senza riguardo per la sua età, tutte le vite erano stimate allo stesso modo.

Senza discriminazione, l’uomo salvò vite, e, senza discriminazione, uccise.

Ma, purtroppo per lui, se ne accorse troppo tardi.

Valutare ogni cosa allo stesso modo, sarebbe stato lo stesso che non amare nessuno in modo particolare.

Avesse scolpito prima questa regola inviolabile nel proprio cuore, avrebbe ottenuto la salvezza.

Congelando il suo giovane cuore in necrosi, riducendo il proprio io ad una macchina per misure, senza sangue né lacrime, continuò a condurre una vita dedita allo smistamento di chi doveva morire, e chi doveva vivere. Probabilmente, per lui non ci sarebbe stata alcuna sofferenza.

Ma quell’uomo si sbagliava.

Il sorriso colmo di gioia del primo venuto avrebbe riempito il suo petto di orgoglio, come anche la voce gemente di uno sconosciuto avrebbe scosso il suo cuore.

La rabbia si aggiunse al suo risentimento, e si ritrovò pieno di rimorsi, mentre le sue lacrime di solitudine desiderarono delle mani che si tendessero verso di lui.

Anche se stava inseguendo un ideale oltre la ragione del mondo degli uomini- pure lui era umano.

Quante volte l’uomo fu punito per questa contraddizione?

Aveva conosciuto l’amicizia. Aveva conosciuto l’amore.

Anche quando, ponendo quell’unica vita amata, e un infinito numero di perfetti sconosciuti, alla sinistra e alla destra della bilancia…

Lui sicuramente non fece mai errori.

Più che amare qualcuno, doveva giudicare quella vita allo stesso modo di quella degli altri: doveva valutarla in modo imparziale, e in modo imparziale perderla.

Anche se si trovava con qualcuno per lui prezioso, sembrava sempre essere in lutto.

E ora, all’uomo è stata inflitta la più severa punizione possibile.

Fuori dalla finestra, una tempesta di neve ha congelato ogni cosa. Una notte di metà inverno sta ghiacciando il suolo di una foresta.

La stanza si trova in un vecchio castello costruito sul terreno gelido, ma è protetta da una fiamma gentile che scoppietta nel camino.

Nel calore di quel rifugio, l’uomo stava tenendo tra le braccia una nuova esistenza.

Era veramente piccola – un corpo così minuto, quasi effimero, e nessun peso che potesse dire che era pronta a venire al mondo.

Persino una reazione delicata può essere pericolosa, come la prima neve raccolta con le mani, che rischia di sciogliersi al primo scossone.

Con fragile ardore, la piccola preserva la propria temperatura corporea nel sonno, respirando tranquilla. Questo è tutto quello che il timido palpitare del petto può fare, al momento.

“Non preoccuparti, sta dormendo”.

Non appena lui prese in braccio la bambina, la madre, riposando il proprio corpo su un letto, sorrise verso di loro. A giudicare dallo sguardo stanco rivolto alla piccina, non sta ancora bene, e la sua carnagione non è perfetta, ma anche così, il suo bel volto simile ad un gioiello non risulta in alcun modo sciupato.

Soprattutto, il colore della felicità illumina il suo sorriso e cancella la stanchezza, che dovrebbe invece consumare il suo dolce aspetto.

“Di solito fa la difficile e piange, persino con le nutrici a cui dovrebbe essersi abituata. È la prima volta che si lascia prendere in braccio così tranquillamente… Questa piccola capisce, non è vero? Che va tutto bene, perché sei un uomo buono”.

“…”.

Senza rispondere, ammutolito, l’uomo paragona la madre, stesa sul giaciglio, alla bimba tra le sue braccia. Era mai stato così abbagliante, il sorriso di Irisviel?

In origine, era stata una donna ben poco felice. Nessuno avrebbe mai pensato di donarle quel sentimento chiamato felicità. Non era una creazione di Dio, era stata plasmata dalle mani degli uomini… perciò, come homunculus, un trattamento del genere era normale per lei.

Irisviel non aveva mai avuto alcun desiderio.

Creata come una marionetta, allevata come marionetta, forse non aveva mai neppure capito il significato della felicità, tanto per cominciare.

Ed ora- è raggiante.

“Sono veramente felice di aver avuto questa bambina”.

Mostrando quietamente il proprio amore, Irisviel Von Einzbern parlò così, vegliando sulla neonata dormiente.

“D’ora in poi, lei sarà in primo luogo e principalmente l’imitazione di un essere umano. Potrà essere dura, e potrebbe odiare la madre che le ha dato una vita così dolorosa. Ma, nonostante questo, sono felice. Questa piccola è adorabile; è splendida”.

Il suo aspetto non ha niente d’insolito, e guardandola, è effettivamente una bimba meravigliosa, eppure-

Mentre si trovava ancora nel ventre della madre, era stato condotto un programma di trattamenti magici sul corpo della nascitura, per modificarlo in modo che, anche più di sua madre, la piccola fosse diversa da tutti gli altri esseri umani.

Benché fosse nata come un’umana, la sua utilità era stata ridotta, di modo che il suo corpo si riducesse ad un semplice ammasso di circuiti magici.

Questa era la vera natura dell’adorata figlia di Irisviel.

Nonostante una nascita così crudele, però, Irisviel dice comunque, “Va bene”. Pur avendo donato la vita ad un essere simile, essendo nata lei stessa nella medesima condizione, ama quest’esistenza, trova motivo d’orgoglio in essa, e sorride.

La ragione di questa forza, di questo cuore rinfrancato, stava nel fatto che lei fosse, senza dubbio alcuno, una “madre”.

La ragazza che avrebbe potuto essere soltanto un burattino aveva incontrato l’amore ed era diventata donna, e per di più, come madre, aveva trovato una forza inflessibile. Tutto questo appariva come una “felicità” che nessuno avrebbe potuto invadere. In quel preciso momento, la stanza da letto di madre e figlia, protette dal calore del focolare, era indifferente ad ogni disperazione e dolore.

Ma - l’uomo lo sapeva fin troppo bene. Che, per il mondo di cui lui faceva parte, la tempesta di neve fuori dalla finestra era ben più appropriata.

“Iri, io-“.

Pronunciando una sola parola, l’uomo provò una fitta al petto, come se fosse stato pugnalato con una spada.

Quella spada era il pacifico volto addormentato della piccola, e il sorriso luminoso della madre.

“Io sarò, un giorno, la situazione che ti ucciderà”.

Mentre lui si sentiva come se stesse vomitando sangue, Irisviel annuì con espressione tranquilla davanti alla sua dichiarazione.

“Capisco. Certo. Questo è il più antico desiderio degli Einzbern. Questo è ciò per cui io sono stata creata”.

Questo era il futuro che era già stato deciso.

Dopo che furono passati 6 anni, l’uomo portò sua moglie nel luogo dove sarebbe morta. Come unica vittima per la salvezza del mondo intero, Irisviel era diventata il sacrificio consacrato al suo ideale.

Era un problema di cui si era discusso parecchie volte tra i due, e sul quale erano infine giunti ad un accordo.

L’uomo aveva già pianto tutte le sue lacrime davanti ad una simile decisione, aveva maledetto sé stesso per questo, e ogni volta, Irisviel l’aveva perdonato, e incoraggiato.

“Conosco i tuoi ideali, e ho fatto mie le tue preghiere; ecco perché sono qui ora. Tu mi hai guidata. Mi hai donato una vita che non è stata quella di una marionetta”.

Lei si sacrificava per quel medesimo ideale. Era diventata parte di lui fino a questo punto. Questa era la forma che aveva assunto l’amore della donna Irisviel. E solo perché si trattava di lei, l’uomo fu in grado di permetterlo.

“Non c’è bisogno di soffrire per me. Io sono già parte di te. Sopportare il dolore del tuo stesso andare in pezzi è più che sufficiente”.

“…E per quanto riguarda lei?”.

Il corpo della neonata era leggero come una piuma, eppure un peso di differente dimensione faceva tremare le gambe dell’uomo.

Lui non poteva capire ancora, e neppure era preparato, a quello che avrebbe fatto, quando avrebbe posto quella bambina contro l’ideale che aveva propugnato fino a quel momento.

Non giudicate né perdonate un simile modo di vivere. Non esiste ancora la forza necessaria per farlo.

Ma, anche conducendo una vita così pura, quest’ideale è spietato.

Senza riguardi per l’umiltà di una vita, e senza riguardi per l’età, ogni cosa è valutata allo stesso modo-

“Io…non sono adatto a tenerla”.

L’uomo spremette fuori la propria voce, benché la sua dolcezza fosse stata come schiacciata in quella follia.

Una lacrima cadde sulla guancia rosea e paffuta della bimba tra le sue braccia.

Singhiozzando in silenzio, l’uomo si inginocchiò.

Per abbattere l’insensibilità del mondo, aveva aspirato ad un’insensibilità più grande…

E, di nuovo, all’uomo che aveva ancora intorno a sé persone che amava, fu così inflitta, infine, la pena più grande.

La cosa che più amava a questo mondo.

Anche se questo avrebbe significato la rovina del mondo intero, voleva proteggerla.

Ma, l’uomo capiva. Sarebbe giunto il tempo in cui la giustizia in cui credeva avrebbe richiesto il sacrificio di una vita tanto immacolata – che decisione avrebbe preso allora l’uomo chiamato Emiya Kiritsugu?

Kiritsugu pianse, spaventato da quel giorno che sarebbe potuto giungere, terrorizzato da quell’unica possibilità tra mille.

Mentre lo stringeva forte nel calore delle sue braccia, Irisviel si alzò a sedere sul letto, e dolcemente poggiò le proprie mani sulle spalle del marito, che era scoppiato in lacrime.

“Non dimenticarlo mai. Non era questo il tuo sogno? Un mondo dove nessuno avrebbe dovuto piangere in questo modo. Otto anni ancora… e la tua battaglia sarà terminata. Noi realizzeremo questo ideale. Sono sicura che il Graal ti salverà”.

Sua moglie, comprendendo appieno il suo tormento, asciugò le lacrime di Kiritsugu il più gentilmente possibile.

“Dopo quel giorno, prendi in braccio quella bambina, Illyasviel, ancora una volta. Sii orgoglioso come un normale padre”.




3 anni prima[edit]

Quando si parla d’occultismo, le teorie sulle dimensioni sostengono che esista un “potere” al di fuori del mondo.

Individuare l’inizio di ogni cosa. Questo è il desiderio più caro a tutti i maghi, la “radice”… la dimora di Dio, Akashic Records, l’inizio e la fine di tutto, che registra ogni cosa, e ogni cosa crea in questo mondo.

200 anni fa, ci furono alcuni che attuarono degli esperimenti su questo luogo “al di fuori del mondo”.

Einzbern, Makiri, Tohsaka. Chiamate le 3 famiglie dell’inizio, ciò che progettarono era la riproduzione del “Sacro Graal”, oggetto di molte leggende. Aspettandosi che l’evocazione del Graal avrebbe realizzato ogni desiderio, le tre famiglie di maghi offrirono la loro arte segreta per far comparire infine “l’onnipotente contenitore”.

…In realtà, quel Graal avrebbe potuto esaudire soltanto il desiderio di una persona. Non appena fu chiara questa verità, i legami di cooperazione furono cancellati nel sangue da una serie di conflitti.

Quello fu l’inizio della “Guerra del Sacro Graal”, “Heaven’s Feel”.

Da allora in poi, una volta ogni 60 anni, il Graal è evocato nuovamente nella terra del lontano est di “Fuyuki”. In quest’occasione, il Graal seleziona 7 maghi che hanno il potere di ottenerlo, e divide un grosso quantitativo di prana, distribuendolo tra di loro, per rendere possibile l’evocazione degli Spiriti Eroici chiamati “Servant”. La conclusione di questa battaglia all’ultimo sangue decide quale dei 7 è il più adatto a ricevere il Graal.

- Per farla breve, questo è quello che stava succedendo a Kotomine Kirei .

“I disegni apparsi sulla tua mano destra sono chiamati “Incantesimi di Comando”. È la prova che sei stato scelto dal Graal, nonché il sacro simbolo che ti concede il diritto di controllare un Servant”.

La persona dalla voce disinvolta ma sonora, che aveva pronunciato tale spiegazione, era Tohsaka Tokiomi.

In una delle stanze di un’elegante villa, costruita in cima ad una piccola collina nel più lindo tra i quartieri del sud di Torino, Italia, 3 uomini sedevano su un divano. Kirei e Tokiomi, e il Padre che li aveva presentati e aveva mediato la conversazione, Kotomine Risei…oltretutto, padre effettivo di Kirei.

Per essere l’amico di un Padre che avrebbe presto raggiunto l’età di 80 anni, quel Tohsaka era un giapponese piuttosto eccentrico. Sembrava avere più o meno la stessa età di Kirei, tranquillo e con la presenza di un esperto. Discendente di un’antica, illustre famiglia, persino per gli standard giapponesi, questa villa era la sua seconda residenza, come lui stesso aveva dichiarato. Ma la cosa più interessante era che poco dopo si sarebbe presentato, con fare noncurante, come un mago.

Essere un mago non è una cosa così strana come potrebbe sembrare. Kirei era, come suo padre, un religioso, eppure il compito di padre e figlio era molto differente da quello che normalmente le persone si aspettano da un “Padre”.

La “Santa Chiesa”, cui appartenevano persone come Kirei, si basava su una dottrina che andava oltre i vincoli dei miracoli e dei misteri divini: si sarebbe anche accollata, quando necessario, il dovere di sterminare la piaga dell’eresia, e seporla per sempre nell’oblio. Questo potrebbe significare, per esempio, assumere un punto di vista dal quale sia possibile sorvegliare una cosa tanto blasfema quanto la magia.

I maghi cospirano soltanto con i maghi, e sono organizzati in un gruppo di auto conservazione che si è dato il nome di “Associazione”, il quale rappresenta una minaccia, in quanto rivale della Santa Chiesa. Attualmente, ambo le parti hanno accettato di mantenere una pace temporanea; ma anche così, una situazione in cui un Padre della Santa Chiesa, e un mago, si riunissero nello stesso edificio per una conferenza, sarebbe impensabile.

Nel caso di Risei, il padre, la famiglia Tohsaka era una con la quale la Chiesa aveva già vecchi legami, nonostante si trattasse di una casata di maghi.

Era la notte precedente, quando Kirei aveva visto emergere sulla propria mano il disegno, sagomato in tre simboli. Aveva quindi consultato il proprio padre, e Risei aveva immediatamente portato suo figlio a Torino, la mattina successiva, per incontrare quel giovane mago.

Da quel momento, dopo un saluto affrettato, le spiegazioni che Tokiomi aveva fornito a Kirei durante questo incontro segreto erano tutte riguardanti la stessa guerra, “Heaven’s Feel”. Il significato dietro al simbolo che era apparso sulla mano di Kirei… quello era il risultato del fatto che Kirei avesse acquisito il privilegio di contendersi la possibilità di esaudire il proprio desiderio, grazie ad un miracolo, nella quarta riproduzione del Sacro Graal che sarebbe avvenuta fra tre anni.

Non che si sarebbe rifiutato di combattere. L’incarico di Kirei all’interno della Santa Chiesa era, in sostanza, la diretta rimozione delle eresie, il che significava che si era ormai fatto le ossa come combattente. Si potrebbe dire che questo fosse il suo vero compito, fare una scommessa di vita o di morte con un mago. Piuttosto, il problema era la contraddizione che richiedeva che Kirei, un religioso, partecipasse in veste di “mago” nella Heaven’s feel, che era invece una disputa tra maghi veri e propri.

“La cosa più importante riguardo alla Heaven’s Feel, è che si tratta di una battaglia che utilizza i Servant come famigli. Così, per poter andare avanti, è richiesta quantomeno la conoscenza dell’incantesimo elementare necessario per l’evocazione …essenzialmente, le sette persone che sono state selezionate come Master dei Servant devono essere maghi. E’ sicuramente un’eccezione che qualcuno come te, che non pratica di mestiere la magia, sia stato riconosciuto dal Graal in una fase così precoce”.

“Il Graal ha delle preferenze nella scelta?”.

Tokiomi annuì all’ancora non convinto Kirei.

“Ho menzionato le “3 famiglie dell’inizio”- perché l’assegnazione favorirà i maghi legati alle case dei Makiri, che ora hanno cambiato il loro nome in Matou, degli Einzbern o dei Tohsaka. In altre parole…”.

Tokiomi alzò la propria mano destra per mostrare i tre disegni.

“Come attuale capo famiglia dei Tohsaka, parteciperò alla prossima battaglia”. Allora quest’uomo stava pianificando di incrociare le armi con Kirei, dopo averlo guidato con gentilezza e in modo accurato? Sebbene Kirei non riuscisse ancora a capire tutto ciò, proseguì con le sue numerose domande.

“Vorrei sapere qualcos’altro riguardo ai Servant che hai citato prima. Spiriti Eroici evocati e utilizzati come famigli, hai detto…”.

“Può essere difficile da credere, ma è proprio così. Questa potrebbe essere, effettivamente, la meraviglia numero uno del Graal”.

Le leggende di uomini valorosi, al di là dell’umano, che hanno lasciato il loro nome nella storia e nelle tradizioni popolari. Essi sono coloro che, dopo la loro morte, sono rimasti impressi nella memoria imperitura degli uomini, e sono stati portati al di fuori della categoria del genere umano, promossi persino all’interno del regno spirituale; sono detti Spiriti Eroici. Si trovano in una situazione completamente diversa rispetto agli spiriti vendicativi, o ai comuni spiriti malvagi provenienti dalla natura, che i maghi spesso evocano come famigli. Tanto per dire, si tratta di esistenze con lo stato spirituale di un dio. Sebbene una parte di quel potere possa essere estratta e presa in prestito, è impensabile che possano essere usati come famigli nel nostro mondo.

“Se consideri che a rendere possibile questa assurdità è il potere del Graal, puoi capire quanto questo tesoro sia scandaloso. Alla fine, l’evocazione di un Servant è soltanto un semplice frammento del potere del Graal”.

Come per mostrare che lui stesso era rimasto senza parole davanti a ciò che stava dicendo, Tohsaka Tokiomi sospirò profondamente e scosse la testa.

“Spiriti Eroici provenienti da un periodo compreso tra l’antica età degli dei e, al meglio, un secolo fa, possono essere evocati. Sette Spiriti Eroici seguono sette Master, ciascuno proteggendo il proprio e sterminando quelli nemici. Eroi di ogni era e paese vengono chiamati nel nostro tempo, e si scontreranno in una competizione mortale per la supremazia. Questa è la Guerra del Sacro Graal di Fuyuki, Heaven’s Feel”.

“… Una simile mostruosità? In un luogo dove vivono migliaia di civili?”.

Tutti i maghi sono del parere di nascondere sé stessi. È l’unica, ovvia maniera per andare avanti, in questo mondo che crede che la scienza sia la sola verità universale. Rivelare la propria esistenza è certamente impossibile se, allo stesso modo, prendiamo in considerazione anche la Santa Chiesa.

Ma si tratta di celare un potere che, con degli Spiriti Eroici, può provocare un disastro catastrofico. In tempi come i nostri, utilizzare sette Servant in un conflitto tra umani, e farli scontrare l’uno contro l’altro… è in pratica lo stesso che ordinare un massacro di grossa portata all’interno di una guerra.

“- Ovviamente, è implicito che lo scontro debba essere tenuto segreto. C’è quindi bisogno di una supervisione adeguatamente pianificata, per poterne essere sicuri”.

Rimasto in silenzio fino ad allora, il padre di Kirei, il prete Risei, si fece avanti e prese parte al discorso.

“La Heaven’s Feel avviene ogni 60 anni, e questa sarà la quarta volta. La civilizzazione del Giappone era già cominciata quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Persino nei luoghi più remoti, non possiamo ignorare la presenza di persone che possano testimoniare il diffondersi di seri danni.

Allora, a partire dalla terza Heaven’s Feel, venne stipulato un accordo che prevedeva che noi della Santa Chiesa inviassimo un supervisore. Per ridurre al minimo le perdite causate dalla Guerra, dobbiamo nascondere la sua esistenza e fare in modo che i maghi agiscano di modo da mantenere segreta la faida”.

“La Chiesa funge da arbitro in un conflitto tra maghi?”.

“Precisamente perché è un conflitto tra maghi. Non c’è nessuno all’interno dell’Associazione dei Maghi che sia adatto come referente, per via delle implicazioni politiche. Semplicemente, non c’era altra via che fare ricorso ad un’autorità esterna come la Chiesa.

Inoltre, era decisamente impensabile, per la nostra Santa Chiesa, lasciare che il nome del Sacro Graal venisse usato alla leggera, tanto per cominciare. Non possiamo neppure ignorare la possibilità che si tratti veramente della coppa che ricevette il sangue del Figlio di Dio”.

Sia Kirei che Risei, padre e figlio, avevano un incarico nella sezione chiamata l’Assemblea dell’Ottavo Sacramento. Uno dei doveri di questo gruppo, interno alla Santa Chiesa, era quello di recuperare il controllo delle sacre reliquie. Il tesoro chiamato 'Sacro Graal' compare in molti racconti e leggende, e l’importanza del “Graal” nella dottrina della Chiesa è particolarmente ampia.

“In queste condizioni, l’ultima volta, nel caos della Guerra Mondiale, fu tenuto un incontro in un momento adeguato della terza Heaven’s Feel e io, allora un ragazzo, fui incaricato di adempire ad un importante compito. Per la prossima battaglia, io mi sposterò nella terra di Fuyuki per sorvegliare la vostra battaglia”.

Alle parole di suo padre, Kirei non poté far altro che chinare la testa.

“Ti prego, aspetta. Non è richiesto che il supervisore scelto dalla Chiesa sia imparziale? E’ un problema se uno dei partecipanti è un consanguineo…”.

“Ecco, ecco. Non penserai che questo sia un punto cieco delle regole?”.

L’inusuale sorriso del suo severo padre sottintendeva qualcosa che Kirei non fu in grado di cogliere.

“Kotomine-san, non dovresti far preoccupare tuo figlio. Affrontiamo invece il vero problema”.

Tohsaka Tokiomi sollecitò esplicitamente il vecchio prete a raggiungere il punto.

“Hm, giusto. – Kirei, tutto quello che ti abbiamo spiegato finora riguardava soltanto gli aspetti “esteriori” della Guerra del Graal. C’è un’altra ragione per cui ti ho fatto incontrare Mr Tohsaka oggi”.

“…Di che si tratta?”.

“A dire la verità, abbiamo avuto la conferma, ormai molto tempo fa, che il Graal che apparve a Fuyuki era diverso dalla sacra reliquia del “Figlio di Dio”. In conclusione, la battaglia nella Heaven’s Feel di Fuyuki è combattuta unicamente per un tesoro che è una semplice copia dell’onnipotente contenitore, ed è in grado di aprire una strada verso un’utopia. Non è in alcun modo correlato con la nostra Chiesa”.

Ecco come stanno le cose. Altrimenti, la Santa Chiesa non si sarebbe accontentata di assumere semplicemente il ruolo di un silenzioso supervisore. Se il Graal fosse risultato un’effettiva “Sacra Reliquia”, la Chiesa avrebbe scavalcato l’accordo di cessare il fuoco, e l’avrebbe strappato dalle mani dei maghi.

“Se lo scopo finale di questo calice è unicamente quello di essere un modo per raggiungere l’Akashic Records, non è nulla che riguardi la nostra Chiesa. Dopotutto, la brama dei maghi di trovare l’”Akasha”, l’origine, non è per forza in conflitto con la nostra dottrina.

- Tuttavia, per poterci permettere il lusso di lasciarlo perdere, abbiamo bisogno di affidarlo ad una persona solida. Se un individuo sgradito arrivasse ad ottenerlo, non sappiamo che tipo d’incidente potrebbe causare”.

“Quindi, se noi lo eliminiamo come eresia-“.

“Pure questo è difficile. I maghi che si scontrano per ottenere il Graal hanno una tenacia fuori dell’ordinario. Se dovessimo condurre un processo diretto, il conflitto con l’Associazione dei Maghi sarebbe inevitabile. E questo potrebbe causare troppe vittime.

Piuttosto, come piano di riserva, non ci sarebbe nulla di più interessante che trovare un modo per affidarlo ad una “persona voluta””.

“… Capisco”.

Kirei stava gradualmente afferrando il vero motivo di questo colloquio. Il perché suo padre si stesse mescolando con Tohsaka Tokiomi, un mago.

“Dato che sono stati oppressi dalla fede della loro terra nativa, i membri della famiglia Tohsaka hanno seguito la nostra stessa dottrina. Conoscendo il carattere di Tokiomi-kun, è garantito che si qualifichi per l’utilizzo del Graal”.

Tohsaka Tokiomi annuì, e poi riprese a parlare.

“La ricerca dell’’Akasha’. Non c’è nessuno scopo più importante di questo per noi Tohsaka. Ma, purtroppo, gli Einzbern e i Matou, i quali una volta condividevano la nostra stessa missione, ne hanno perso traccia per motivi più mondani, e ora hanno totalmente dimenticato la loro intenzione originale. Inoltre, non menzionerò neppure come hanno invitato quattro Master dall’esterno. Vogliono il Graal per soddisfare la loro spregevole cupidigia, e nient’altro”.

Questo vorrebbe dire che la Santa Chiesa non approverà nessun altro se non Tohsaka Tokiomi come portatore del Graal. In questo modo Kirei comprese qualcosa in più riguardo al proprio compito.

“Così, vorreste che partecipassi nella prossima Guerra del Graal, per lasciar vincere Mr Tohsaka Tokiomi?”.

“Esattamente”.

E finalmente, Tohsaka mostrò il primo segno di un sorriso.

“Ovviamente, uniremo le forze in segreto contro i cinque Master rimanenti, e li annienteremo. Per aumentare le possibilità di vittoria”.

Alle parole di Tokiomi, Padre Risei rispose con un severo cenno d’assenso. La neutralità della Santa Chiesa, come arbitro, si era già rivelata una farsa. Questa Heaven’s Feel deve essere davvero importante, nelle aspettative originali della Chiesa.

Per quanto riguardava quest’argomento, non era né giusto né sbagliato per Kirei. Se le intenzioni della Chiesa erano chiare, c’era soltanto da portare a termine il proprio compito, come devoto esecutore.

“Kirei-kun, sarai trasferito dalla Santa Chiesa all’Associazione dei Maghi, e diventerai mio apprendista”.

Senza interruzione e con tono pratico, Tohsaka Tokiomi affrettò la sua spiegazione.

“Un- trasferimento?”.

“Lo scambio è già stato reso formale, Kirei”.

Dicendo questo, Padre Risei tirò fuori una lettera. Era una notifica, con le firme congiunte sia della Santa Chiesa che dell’Associazione dei Maghi, ed era indirizzata a Kotomine Kirei. Kirei rimase più che sorpreso dal valore attribuito alla sua impresa: a partire dal giorno precedente, la lettera era stata immediatamente presa in considerazione.

Tutto sommato, non c’era davvero nessuna reale intenzione, da parte di Kirei, di fare i capricci; né aveva un motivo particolare per cui offendersi a causa della discussione. Poiché Kirei non aveva alcuna intenzione in assoluto.

“La cosa più importante sarà non farti far nient’altro che esercitarti nella magia, nella mia casa in Giappone. La prossima Heaven’s Feel è tra 3 anni.

Per allora, devi procurarti un Servant che ti obbedisca, e diventare un mago in grado di partecipare alla battaglia come Master”.

“Ma- è tutto a posto? Se studio apertamente sotto di te, non ci saranno dei dubbi sul fatto che io e te lavoriamo insieme?”.

Tokiomi sorrise in modo gelido e scosse la testa.

“Tu non conosci i maghi. Se i loro interessi collidono, un conflitto tra un insegnante e il suo allievo, che sfoci in una battaglia mortale, è un avvenimento comune nel nostro mondo”.

“Aah, chiaro”.

Sebbene Kirei non avesse alcuna intenzione di capire a fondo i maghi, possedeva comunque una buona comprensione delle tendenze della razza che così era denominata. Aveva avuto innumerevoli occasioni di competere con maghi ‘eretici’, in quanto esecutore. Il numero di persone che aveva abbattuto con le sue stesse mani non era dell’ordine delle decine o delle ventine.

“Allora, hai altri dubbi?”.

Dal momento che Tokiomi sollecitava una conclusione, Kirei pose la domanda che aveva tenuto dentro sin dall’inizio.

“Soltanto uno- il Graal che sceglie i Master, qual è il suo scopo?”.

Apparentemente questa era davvero una domanda che Tokiomi non si aspettava. Le sopracciglia del mago si radunarono in una ruga per un breve momento, dopodiché Tokiomi se ne uscì con una risposta rilassata.

“Il Graal… ovviamente, sceglierà di preferenza Master che hanno sinceramente bisogno di lui.

Come ho detto prima, noi Tohsaka siamo in cima alla lista in quanto una delle 3 famiglie originali”.

“Così, ciascuno dei Master ha una ragione precisa per desiderare il Graal?”.

“Non si limita a questo. Il Graal richiede 7 persone per poter apparire. Se non si presentano abbastanza persone al momento giusto, degli irregolari, che normalmente non verrebbero selezionati, possono portare gli Incantesimi di Comando. Potrebbero essersi verificati casi simili in passato, ma - Aah, capisco”.

Mentre parlava, Tokiomi sembrò realizzare ciò che rendeva Kirei così sospettoso.

“Kirei-kun, tu pensi che non saresti dovuto essere selezionato, non è vero?”.

Kirei annuì. Non importa quanto affannosamente si potesse cercare, non c’era alcuna ragione per cui una macchina dei desideri avesse dovuto notarlo.

“Hm, certamente, questo è strano. L’unica cosa che ti collegherebbe al Graal sarebbe tuo padre, che è stato designato come supervisore, ma… No, si potrebbe pensare che la vera ragione sia un’altra”.

“… Che cosa significa?”.

“Il Graal può aver anticipato che la Santa Chiesa avrebbe supportato la famiglia Tohsaka. Così, un esecutore della Santa Chiesa che avesse acquisito i Sigilli di Comando, avrebbe sostenuto i Tohsaka”.

Dicendo questo Tokiomi, sentendosi soddisfatto, aggiunse, per terminare la discussione:

“In altre parole, il Graal sta concedendo a me, un Tohsaka, un doppio Incantesimo di Comando, e per questo, ha scelto te come Master.

…Che ne dici? Questa spiegazione ti soddisfa?”.

Ed espresse la conclusione cui era giunto in tono spavaldo.

“…”.

Questa arrogante sicurezza sembra addirsi all’uomo chiamato Tohsaka Tokiomi. Quest'uomo ha una dignità che semplicemente rasenta il sarcasmo.

Di certo, come mago, era un uomo d’eccellenza. E deve aver avuto l’autostima che dall’eccellenza deriva. Ecco perché, probabilmente, non avrebbe mai dubitato del proprio giudizio.

Questo significava che non si sarebbe potuta ottenere alcun altra risposta da Tokiomi, in quel momento – Questa fu la conclusione di Kirei.

“Quando partiamo per il Giappone?”.

Nascondendo il suo scoraggiamento interiore, Kirei cambiò argomento.

“Visiterò la Gran Bretagna per un po’. Ho un piccolo compito da svolgere alla Torre dell’Orologio.

Mi sposterò in Giappone subito dopo. Avvertirò la mia famiglia”.

“Ho capito. Allora, io andrò subito”.

“Kirei, va’ avanti per primo. Ho bisogno di discutere di una cosa con Mr Tohsaka”.

Annuendo alle parole di suo padre, Kirei si alzò dal proprio posto e, dopo un silenzioso inchino, lasciò da solo la stanza.

※※※※※

Rimasti nel salotto, Tohsaka Tokiomi e Padre Risei guardarono silenziosamente Kotomine Kirei, mentre usciva.

“Hai un figlio davvero affidabile, Kotomine-san”.

“La sua forza come ‘Esecutore’ è garantita. Nessuno dei suoi colleghi è più studioso di lui, durante l’allenamento. Sono io quello di cui dovresti dubitare”.

“Oh… E’ questo l’atteggiamento esemplare di un difensore della fede?”.

“Oh, mi vergogno a dirlo, ma questo Kirei è l’unico orgoglio di un vecchio pazzo rimbambito come me”.

Il vecchio Padre era conosciuto per il suo rigore, ma, sentendosi a proprio agio con Tokiomi, sorrise. Mentre volgeva gli occhi verso il suo unico figlio, la sua fiducia e il suo amore si mostrarono chiaramente.

“Non avendo ancora avuto un figlio, una volta passati i 50 anni, avevo rinunciato ad un erede…Ma ora, sono sbalordito da quanto lontano sia andato Kirei”.

“Però, ha accettato più facilmente di quanto pensassi, non è così?”.

“Mio figlio si butterebbe nel fuoco se questa fosse la volontà della Chiesa. Arriverebbe fino a questo, per la sua fede”.

Sebbene Tokiomi non intendesse dubitare delle parole del vecchio Padre, l’impressione che aveva avuto del figlio di Padre Risei non era affatto quella di una “fede appassionata”. L’aspetto tranquillo dell’uomo chiamato Kirei gli sembrava più… nichilistico.

“Per essere onesti, è stata una delusione. Ogni volta che lo guardavo, sembrava fosse semplicemente coinvolto in qualcosa che non lo riguardasse”.

“No… In qualcosa che potrebbe essere davvero la salvezza per lui”.

Parlando in modo enigmatico, Padre Risei iniziò a borbottare cupamente.

“Si tratta di una questione personale, ma sua moglie è morta pochi giorni fa. Non sono stati sposati nemmeno per due anni”.

“Oh, io-“.

Tokiomi rimase senza parole, date le circostanze inaspettate.

“Sebbene non lo dia a vedere, sembra che stia sopportandolo piuttosto bene… Ma ha troppi ricordi in Italia. Forse, in questo preciso momento, per Kirei, fare ritorno alla sua vecchia terra patria per una nuova missione potrebbe aiutarlo a curare le sue ferite”.

Risei sospirò durante il suo discorso. Tokiomi continuò a guardare dritto verso di lui.

“Tokiomi-kun, non è forse vero che l’effettivo valore di ognuno si mostra quando le difficoltà aumentano?”.

Tokiomi si inchinò profondamente alle parole del vecchio prete.

“Ti sono grato. Il mio debito verso la Santa Chiesa, ed entrambe le generazioni della famiglia Kotomine, sarà scolpito tra i precetti della mia famiglia”.

“Niente affatto, io sto soltanto rispettando il mio giuramento verso la futura generazione dei Tohsaka.- Il resto consisterà unicamente nel pregare per ottenere la protezione di Dio, finché il tuo viaggio non ti condurrà alla “Radice””.

“Sì. I rimpianti di mio nonno, nonché il più caro desiderio dei Tohsaka: questo è ciò a cui ho dedicato la mia intera vita”.

Nascondendo quanto la sua sicurezza fosse in realtà soffocata dal peso delle responsabilità, Tokiomi annuì in modo risoluto.

“Stavolta, raggiungerò il Graal. Farò in modo d’esserne sicuro”.

Davanti alla dignità di Tokiomi, Padre Risei benedì la memoria del suo defunto amico.

“Amico mio… Anche tu hai avuto un buon erede”.

※※※※※

Con il vento del Mar Mediterraneo che scompigliava i suoi capelli, Kotomine Kirei, solo e in silenzio, ritornò, dalla villa in cima alla collina, sullo stretto sentiero tortuoso.

Finalmente, Kirei mise in ordine le molte impressioni che aveva avuto dell’uomo chiamato Tohsaka Tokiomi, incontrato poco prima.

Forse aveva condotto una vita difficile. Come se l’orgoglio fosse convertito proporzionalmente alle difficoltà sperimentate, Tokiomi era un uomo dotato di una ferma dignità, della quale poteva giustamente vantarsi.

Kirei capiva molto bene quel tipo di personalità. Il suo stesso padre era della medesima categoria a cui apparteneva quel Tohsaka Tokiomi.

Uomini che hanno compreso il significato dietro la loro nascita, dietro la loro stessa esistenza, e l’hanno perseguito senza alcun dubbio. Loro sicuramente non avrebbero mai vacillato, mai esitato.

Trasformare questo significato nella volontà ferrea di agire con un chiaro obiettivo, in tutti gli aspetti della loro vita, diretti soltanto verso l’adempimento di “qualcosa”, identificato come il traguardo finale della loro esistenza.

La “forma” che questa convinzione poteva assumere era, nel caso del padre di Kirei, quella di una fede pia; e nel caso di Tohsaka Tokiomi, forse quella della sicurezza di sé, propria soltanto di chi è stato scelto – un privilegio non per i plebei, e della consapevolezza di qualcuno con una responsabilità da portare sulle spalle. Era uno di quei pochi “aristocratici genuini” rimasti, che oggigiorno difficilmente si possono incontrare.

D’ora in poi, l’esistenza di Tohsaka Tokiomi avrebbe probabilmente comportato importanti implicazioni per Kirei… Nonostante questo, si trattava di un tipo di persona incompatibile con la natura di Kirei. Che era semplicemente come dire che fosse simile a suo padre.

Coloro che vedono solo i propri ideali non potranno mai capire il dolore di coloro che sono invece incapaci di averne uno.

Individui come Tokiomi hanno “un senso dello scopo” alla base delle loro convinzioni, completamente assente nella mentalità di Kotomine Kirei. Neppure una volta, in oltre 20 anni, aveva provato una simile sensazione.

A giudicare bene, non era in grado di prendere in considerazione la più nobile idea, né trarre consolazione da alcuna ricerca, e neppure trovare riposo in alcun piacere. Un uomo così non avrebbe potuto possedere nulla di simile ad un senso dello scopo, in primo luogo.

Non poteva neppure capire come mai si sentisse lontano dal senso dei valori che il mondo ordinario possedeva. Kirei non poteva nemmeno immaginarsi una passione in cui gettarsi, in nessun ambito.

Lui credeva ancora che ci fosse un Dio. Che ci fosse un’esistenza superiore, sebbene lui non avesse la maturità di percepirla. Lui viveva credendo che un giorno, la più sacra parola di Dio l’avrebbe condotto alla suprema verità e l’avrebbe salvato.

Scommettere su questa speranza, aggrapparsi ad essa.

Ma nel profondo del proprio cuore, sapeva già. Che la salvezza, derivante dall’amore di Dio, non sarebbe mai giunta per uno come lui.

Trovarsi di fronte ad una simile rabbia e disperazione lo condusse al masochismo. Con la scusa di una penitenza per l’allenamento morale, semplicemente continuò a ferirsi, più e più volte.

Ma queste torture forgiarono il corpo di Kirei come il ferro, e quando se ne rese conto, era salito in cima all’elite della Santa Chiesa, in quanto “Esecutore”, dove nessuno l’aveva seguito.

Chiunque la chiamava “gloria”. L’autocontrollo di Kotomine Kirei, e la sua devozione, furono elogiati come modello per il clero. Suo padre Risei non faceva eccezione.

Kirei capiva molto bene perché Kotomine Risei provasse così tanta fiducia e ammirazione per suo figlio, ma si trattava un fraintendimento bello e buono; perché in realtà, il suo cuore era vergognoso. Il valore di una vita intera probabilmente non sarebbe bastato a rimediare a quest’incomprensione.

Fino a quel giorno, non c’era mai stato nessuno che fosse arrivato a comprendere quanto Kirei fosse mancante.

Sì, persino l’unica donna che avrebbe dovuto amare-

“…”.

Provando un senso di stordimento, Kirei rallentò il passo e si portò una mano alla fronte.

Quando tentava di ricordare la moglie che aveva perso, smarriva i suoi molteplici pensieri in una foschia emergente. Era come stare in piedi nella nebbia, davanti ad un precipizio. Un istinto di sopravvivenza gli diceva di non fare neppure un passo in avanti.

Quando se ne rese conto, era arrivato ai piedi della collina. Kirei si fermò e guardò indietro, verso la lontana villa sulla cima.

Alla fine, non aveva ancora raggiunto una conclusione soddisfacente riguardo al proprio colloquio con Tohsaka Tokiomi… Era quella la questione importante che lo preoccupava maggiormente.

Perché un potere miracoloso come il ‘Graal’ aveva scelto proprio Kotomine Kirei?

La spiegazione di Tokiomi era disperata. Se il Graal avesse voluto un sostenitore per Tokiomi, avrebbe avuto a disposizione tutte le persone abili che si potessero desiderare, che gli sarebbero state amiche; ma non Kirei.

Ci doveva pur essere un motivo, dietro la sua selezione per la prossima apparizione del Graal.

Eppure… Più rimuginava su queste cose, e più Kirei trovava preoccupante una simile inconsistenza.

Lui, essenzialmente, non possedeva alcun “senso dello scopo”. Né alcun ideale o ispirazione.

Comunque si guardi la cosa, non aveva alcuna ragione di diventare il portatore di un miracolo, quale un’“onnipotente macchina dei desideri”.

Con una faccia cupa, Kirei guardò i tre simboli che erano apparsi sul dorso della sua mano destra.

Dicono che gli Incantesimi di Comando siano un marchio sacro.

Avrebbe trovato un impegno da portare a termine, a tre anni da allora?




1 anno prima[edit]

Riconobbe immediatamente la donna che stava cercando.

Nel primo pomeriggio di vacanza, si potevano vedere i bambini giocare sul prato all’inglese, inondato dalla pacifica luce del sole dell’autunno appena cominciato, con i genitori intenti a vegliare su di loro, sorridenti. La piazzetta intorno alla fontana del parco era gremita degli abitanti della città, che avevano portato lì le loro famiglie per svagarsi.

Persino in una simile calca, non perse la traccia che stava seguendo.

Non importa quanto il luogo fosse affollato, non importa quanto lontano, era certo che avrebbe potuto trovarla senza sforzo. Anche se non sapeva se poteva incontrarla anche solo una volta al mese; anche se lei aveva già un marito.

Soltanto quando le si avvicinò, allora la donna tra le ombre degli alberi notò il suo arrivo.

“-Hey, è da tanto che non ci vediamo”.

“Oh- Kariya-kun”.

Mostrando un modesto, cortese sorriso, lei alzò gli occhi dal libro che stava leggendo.

Esausta- vedendola così, Kariya si sentì colto da un’impotente inquietudine.

Qualcosa sembrava tormentarla.

Voleva domandare la causa di quella preoccupazione, per sforzarsi di trovare una soluzione a questo “qualcosa”- Ma Kariya non poté sollevare l’argomento, anche se guidato da quell’impulso. Non era così intimo da poterle dedicare una gentilezza così irrispettosa; quello non era il suo posto.

“Sono passati 3 mesi. Questo viaggio è stato piuttosto lungo, stavolta”.

“Ah…eh, sì”. Nei suoi sogni più dolci, sicuramente appariva il sorriso di lei. Ma non aveva il coraggio di guardarla, quando le si trovava effettivamente di fronte. È stato così per gli scorsi 8 anni, e Kariya probabilmente non sarà mai in grado di guardare quel sorriso in assoluto.

Siccome lei lo rende così nervoso, non sa mai di cosa discutere, una volta che si sono salutati, e un sottile spazio vuoto appare tra di loro. Anche questo succede tutte le volte.

Per rompere il silenzio imbarazzante, Kariya cercò l’unica persona a cui poteva parlare facilmente.

- Eccola. Mentre gioca sull’erba in mezzo ad altri bambini, i codini che le danzano intorno allegramente. Sebbene molto giovane, la bambina mostra i segni del bel volto che ha ereditato da sua madre.

“Rin-chan”.

Chiamò Kariya, agitando una mano. Non appena se ne accorse, la bambina, che lui aveva chiamato Rin, si precipitò verso di lui con un sorriso luminoso.

“Bentornato, zio Kariya! Mi hai portato un altro regalo?”.

“Ora, Rin, bada alle tue maniere…”.

La ragazzina sembrò non fare caso al richiamo della sua imbarazzata madre. Gli occhi di Rin brillavano d’aspettativa, e Kariya, rispondendo con lo stesso sorriso, le mostrò uno dei due regali che portava dietro la schiena.

“Waah, che bella…”.

L’elaborata spilla, fatta di perline di vetro di diverse dimensioni, rapisce il cuore della ragazzina alla prima occhiata. Sebbene possa sembrare un po’ troppo per una bambina della sua età, Kariya è ben consapevole del fatto che Rin abbia gusti precoci.

“Zio, grazie come sempre. Ne avrò cura”.

“Ha ha, se ti piace, anche lo zio è felice”.

Accarezzando dolcemente la testa di Rin, Kariya cercò il destinatario designato dell’altro regalo che aveva portato con sè.

Per qualche ragione, non si riesce a trovarla da nessuna parte nel parco.

“Dimmi, allora, dov’è Sakura-chan?”.

Udendo la domanda di Kariya, il sorriso di Rin scomparve immediatamente.

A giudicare dalla sua faccia, sembrava che avesse smesso del tutto di pensare: il volto di un bambino rassegnato, costretto ad accettare la realtà senza fare domande.

“Sakura, lei, se n’è già andata”.

Con un’occhiata vacua, Rin rispose in modo inespressivo; poi, come se volesse evitare le domande di Kariya, tornò indietro dai bambini con cui stava giocando in precedenza.

“…”.

Sconcertato dalle incomprensibili parole di Rin, Kariya guardò verso la madre della bambina con aria interrogativa, folgorato da un’improvvisa consapevolezza. Lei distolse gli occhi per posarli nel vuoto, con aria triste.

“Che cosa significa…?”.

“Sakura non è più né mia figlia, né la sorella di Rin”.

Il suo tono era secco, ma più coraggioso di quello di sua figlia Rin.

“Quella bambina, è andata alla famiglia Matou”.

Ma-to –

Il nome, dal suono profondamente familiare eppure abominevole, lacerò con violenza il cuore di Kariya.

“Non può essere… Che cosa diavolo significa, Aoi-san?!”.

“Non dovresti neppure aver bisogno di chiedere, giusto? Specialmente tu, Kariya-kun”.

Stritolando il cuore di Kariya, la madre di Rin – Tohsaka Aoi, diede un’aspra, fredda risposta, senza mai guardarlo, come se fosse indifferente.

“Di certo tu, tra tutte le persone, dovresti sapere perché i Matou hanno bisogno di un bambino con una discendenza magica che diventi loro successore, non è vero?”.

“Come, hai potuto, accettarlo?”.

“Questo è ciò che lui ha deciso. Questa è la decisione presa dal capo famiglia dei Tohsaka, acconsentendo a una richiesta da parte dei vecchi amici giurati, i Matou… La mia opinione non conta”.

Per questa ragione, madre e figlia, sorella maggiore e sorella minore, sono state separate.

Sicuramente lei non avrebbe mai acconsentito. Ma sia Aoi che la giovane Rin sanno qual è il motivo per cui non possono far altro che accettare. Perché questo è ciò che significa vivere come un mago. Kariya conosceva anche troppo bene quel destino crudele.

“… Ti sta bene così?”.

Aoi replicò con un fievole, amaro sorriso alla durissima voce di Kariya.

“Ero preparata a qualcosa di simile quando ho deciso di imparentarmi con la famiglia Tohsaka, quando ho deciso di diventare la moglie di un mago. Nel momento in cui entri nella linea di sangue di un mago, è un errore cercare la normale felicità di una famiglia”.

E, guardando in faccia Kariya, che tentava di parlare di nuovo, la moglie del mago lo fermò, gentilmente, ma con decisione-

“Questo è un problema tra i Tohsaka e i Matou. Non ha nulla a che fare con te, che hai voltato le spalle al mondo dei maghi”.

Terminò con un lieve cenno.

Dopo questo, Kariya non poté più muoversi. Come se si fosse tramutato in uno degli alberi del parco, il suo petto oppresso dalla debolezza e dall’impotenza.

Da molto tempo, fin da quando era una ragazza, poi quando divenne una moglie, e persino dopo che ebbe due figli, l’atteggiamento di Aoi nei confronti di Kariya non era mai cambiato. Tre anni più grande di lui, amica fin dall’infanzia, si era sempre occupata di Kariya, gentilmente e senza costrizione, come una vera sorella con un fratello.

Questa era la prima volta che lei indicava così chiaramente le loro rispettive posizioni.

“Se tu riuscissi mai ad incontrare Sakura, per favore trattala gentilmente. Ti ha sempre voluto bene, Kariya-kun”.

Con Aoi a vegliare su di lei, Rin stava giocando allegramente, piena di energia, come per scacciare il suo dolore.

Come se lo stesso comportamento di Rin fosse la risposta che spinse definitivamente via da lei un Kariya senza parole, Tosaka Aoi gli mostrò soltanto il profilo di una pacifica madre durante le vacanze.

Ma Kariya ancora non si lasciò ingannare. Era impossibile che lui si sbagliasse.

La decisa, serena Tohsaka Aoi che aveva accettato il suo destino.

Non riusciva neppure a nascondere del tutto le lacrime che si stavano radunando agli angoli dei suoi occhi.


※※※※※


Kariya si affrettò attraverso lo scenario della città natale che pensava non avrebbe più rivisto.

Tutte le volte che ritornava nella città di Fuyuki, non avrebbe mai attraversato il ponte per Miyama.

Devono essere passati 10 anni. A differenza dell’area di Shinto, dove gli affari andavano avanti tutti i giorni, nulla era cambiato in questo quartiere, dove il tempo sembrava essersi fermato.

Strade tranquille, colme di ricordi. Ma neppure uno piacevole gli sarebbe tornato in mente, se solo si fosse fermato a dare un’occhiata. Ignorando una simile, vergognosa nostalgia, Kariya ripensò al dialogo avuto con Aoi un’ora prima.

“…Ti sta bene così?”.

La risposta scortese che Aoi gli aveva scagliato contro, voltando altrove lo sguardo. Lui non usava un tono così tagliente da svariati anni.

Non alzare lo sguardo, non dare fastidio… Ecco come aveva vissuto lui. Rabbia, odio, Kariya aveva lasciato tutto nelle strade desolate di Miyama. Dopo aver rinnegato la sua città natale, Kariya non aveva mai più protestato riguardo a nulla. Persino i più intricati, orribili problemi non erano niente, paragonati a quanto aveva odiato in questa terra.

Ecco perché - sì. Dovevano essere passati 8 anni da quando la sua voce aveva espresso per l’ultima volta simili sentimenti.

Quella volta, non era forse successo con quella stessa donna con cui ora Kariya aveva usato il medesimo tono, e identiche parole?

“Ti sta bene così?”- Aveva sparato la stessa domanda, quella volta. Rivolgendosi alla sua amica d’infanzia più grande di lui, la notte prima che ricevesse il nome di Tohsaka.

Non avrebbe mai dimenticato. L’espressione che lei aveva assunto, quella volta.

Aveva fatto un piccolo cenno, come se fosse dispiaciuta, come se si stesse scusando, eppure arrossendo ancora, con timidezza. Kariya era stato sconfitto da quel sorriso tranquillo.

“… Ero preparata…E’ un errore cercare la normale felicità di una famiglia…”.

Simili parole erano una bugia.

Quel giorno, 8 anni fa, quando lei ricevette la proposta di matrimonio da parte del giovane mago, il suo sorriso mostrava chiaramente la fiducia che riponeva nella felicità.

E così, Kariya accettò totalmente la sua sconfitta, perché si fidò di quel sorriso.

Forse, l’uomo che stava sposando Aoi, quell’uomo era l’unico che potesse renderla felice.

Ma era stato un errore.

Più di chiunque altro, Kariya avrebbe dovuto realizzare che si trattava di uno sbaglio fatale.

Proprio perché si era effettivamente reso conto di quanto spregevole fosse la magia, non aveva forse Kariya rifiutato il proprio destino e lasciato la propria famiglia?

Tuttavia, questo poteva perdonarlo.

Persino avendo davanti agli occhi l’esempio di lui, che aveva voltato le spalle per la paura, ben consapevole di quanto mostruosa fosse la magia… La donna per lui più importante si era arresa, tra tutte le persone, all’uomo che era il più somigliante possibile ad un mago.

Quello che brucia ora nel cuore di Kariya, è rimpianto.

Non per una, ma per ben due volte, aveva scelto le parole sbagliate.

Non avrebbe dovuto chiedere “ti sta bene così?”, ma avrebbe dovuto concludere con “non devi farlo”.

E, 8 anni prima, se avesse trattenuto Aoi - forse ci sarebbe potuto essere un futuro diverso da oggi. Se lei non si fosse legata a Tohsaka quel giorno, sarebbe rimasta al di fuori del destino maledetto che spetta ad un mago, e avrebbe potuto condurre una vita normale.

E oggi, durante questo primo pomeriggio nel parco, se lui avesse reagito diversamente alla decisione tra i Tohsaka e i Matou, - forse, questo avrebbe potuto riscuoterla.

Lei avrebbe potuto rifiutare simili assurdità da parte di un estraneo.

Ma così, non avrebbe biasimato unicamente sé stessa a quel modo. E non avrebbe dovuto sopprimere completamente le sue lacrime.

Era questo che Kariya non poteva assolutamente perdonare. Lui, che aveva ripetuto lo stesso errore per due volte. Per punizione, era ritornato al luogo dei giorni che si era lasciato indietro.

Certamente, esisteva, esiste, qui, un modo per espiare. Il mondo a cui una volta aveva voltato le spalle. Il destino da cui era vigliaccamente scappato.

Ma ora, avrebbe potuto affrontarlo.

Se pensava all’unica donna al mondo per la quale non voleva soffrire-.

Sotto un cielo in cui il crepuscolo era ormai vicino, si fermò davanti ad una torreggiante, barocca dimora in stile occidentale.

Da un varco di 10 anni, Matou Kariya stava nuovamente di fronte al cancello della sua casa.


※※※※※

Cominciando dalla porta principale, la piccola ma accesa discussione proseguì all’interno della residenza dei Matou, dove Kariya si accomodò su un divano del salotto.

“Pensavo di averti detto di non mostrare mai più la tua faccia davanti a me”.

Sedendo di fronte a Kariya, il piccolo, vecchio uomo che aveva sibilato queste parole odiose era Matou Zouken, il capo famiglia. Era così avvizzito che la sua testa calva, e le sue membra, sembravano quelle di una mummia; eppure, la luce che brillava nel profondo dei suoi occhi era colma di spirito: sia il suo aspetto che la sua personalità lo rendevano una persona fuori dal comune, misteriosa.

A dire il vero, neppure Kariya era in grado di determinare l’età esatta del vecchio. L’aberrante iscrizione nei registri di famiglia diceva che era il fratello del padre di Kariya. Ma persino all’epoca del bisnonno, suo antenato di tre generazioni precedenti, c’erano registrazioni della presenza del vecchio chiamato Zouken nell’albero genealogico di famiglia. Non c’era modo di riuscire a capire per quante generazioni quest’uomo fosse giunto a regnare sulla famiglia Matou.

Per parlare di cose ripugnanti, era un mago che poteva essere chiamato immortale a tutti gli effetti, per aver prolungato più e più volte la propria vita. Una persona alla radice della linea di sangue dei Matou, con ben poche connessioni dirette con Kariya. Era un autentico fantasma che sopravviveva nell’era corrente.

“Mi è giunta voce di qualcosa di imperdonabile. Riguardo a come la casa dei Matou si stia procurando un vergognoso disonore ”.

Kariya aveva ammesso più volte che il mago che stava affrontando in quel momento fosse potente, e dotato di una crudeltà ineguagliabile. Un uomo che era la personificazione di tutto ciò che Kariya era giunto ad odiare, disprezzare, sdegnare durante la propria esistenza. Anche se quell’uomo avesse dovuto ucciderlo, Kariya l’avrebbe sicuramente, violentemente odiato fino alla fine. Con lo scontro di 10 anni prima, Kariya aveva affrontato quel forte spirito, ed era fuggito dai Matou, riuscendo a guadagnarsi la libertà.

“Ho sentito che hai deciso di prendere in casa la figlia minore dei Tohsaka. Ci tieni cosi tanto a preservare la discendenza magica dei Matou?”.

Zouken si accigliò davanti al tono provocatorio dell’interrogatorio di Kariya.

“Vuoi parlare di questo? Nient’altro? Chi pensi sia responsabile della caduta dei Matou?.

Alla fine, si è scoperto che il figlio che questo Byakuya ha finalmente avuto è privo di circuiti magici. La linea purosangue dei Matou è collassata con questa generazione. Ma, più di tuo fratello maggiore Byakuya, sei tu che hai gettato le basi necessarie per diventare un mago, Kariya.

Se avessi accolto con obbedienza la tua eredità, e avessi avuto accesso ai segreti dei Matou, non saremmo incalzati dalle circostanze. E la colpa è tutta…”.

Ma Kariya, sbuffando, deviò l’atteggiamento minaccioso del vecchio, che si stava accalorando, la bava alla bocca.

“Piantala con la commedia, vampiro. Cosa sarebbe questa storia di far sì che la linea dei Matou persista? Non farmi ridere. Non c’è nessun problema per te, anche se non viene prodotta nessuna nuova generazione di Matou. La questione è chiusa, dal momento che tu stesso continuerai a vivere per duecento, o forse persino per un migliaio d’anni ancora, eh?”.

Dal momento che Kariya aveva indovinato, Zouken si lasciò scappare un sorriso diffidente, come se la rabbia di prima fosse una finzione. Quello era il sorriso di un mostro che non prendeva minimamente in considerazione le emozioni umane.

“Sei senza cuore, come al solito. Parli e ti comporti con schiettezza”.

“Che diamine, è come tu mi hai educato. Non sono uno che ama tergiversare”.

Un suono umido uscì dalle profondità della gola del vecchio, come se stesse ridendo piacevolmente.

“Giusto. Tu probabilmente potresti sopravvivermi, in un futuro distante, più che il figlio di Byakuya.

Ma anche così, è solo questione di quanto a lungo io possa preservare questo corpo dalla sua decomposizione quotidiana. Anche se non è necessario un erede per i Matou, è richiesto invece un loro mago. Per ottenere il Graal, vale a dire”.

“… Così, alla fine, è questo il tuo obiettivo?”.

Ciò coincideva con la supposizione di Kariya. Era l’immortalità, che questo vecchio mago stava inseguendo con tanta decisione. La macchina dei desideri chiamata “Graal” poteva esaudire una simile richiesta, una volta completata… Ciò che stava soffocando questo mostro, che non sarebbe morto dopo secoli, era la speranza riposta in un miracolo.

“Il ritorno del ciclo di 60 anni è previsto per l’anno prossimo. Ma per la quarta Guerra del Sacro Graal, la quarta Heaven’s feel, non ci sarà alcun partecipante proveniente dalla famiglia Matou.

Byakuya non ha il livello di prana necessario per un Servant. In realtà, non ha neppure gli Incantesimi di Comando.

Ma anche se dobbiamo desistere da questa battaglia, esiste una possibilità per la prossima guerra, tra 60 anni. Non c’è dubbio che un ottimo utente sarà nato, per allora, dalla figlia dei Tohsaka. Ho grandi aspettative in lui, in quanto sarà un buon recipiente”.


La faccia di Tohsaka Sakura fece capolino dietro le palpebre di Kariya.

Un errore tardivo, sempre dietro sua sorella Rin, una ragazzina dall’aria fragile.

Una bambina fin troppo giovane per sopportare il destino crudele di un mago.

Ingoiando la sua collera ribollente, Kariya ostentò un atteggiamento calmo.

In questo preciso momento, è qui per negoziare con Zouken. Non c’è nulla da guadagnare nell’essere emotivi.

“-Se è di questo che si tratta, se vuoi il Graal, allora non c’è bisogno di Tohsaka Sakura, giusto?”.

Gli occhi di Zouken si strinsero, sospettosi riguardo al significato nascosto nelle parole di Kariya.

“Tu, che diavolo hai in mente?”.

“Un patto, Matou Zouken. Io porterò il nome dei Matou alla prossima Heaven’s feel. In cambio, tu rilascerai Tohsaka Sakura”.

Colto alla sprovvista solo per il tempo di un respiro, Zouken ridacchiò poi in modo sprezzante.

“Kha, non essere sciocco. Un fallimento come te, che non ha mai studiato nulla, diventerebbe il Master di un Servant in un solo anno?”.

“Tu possiedi il segreto per rendere possibile tutto questo, non è vero? Con le tue abilità di manipolazione dei vermi di cui vai tanto orgoglioso, vecchio”.

Kariya saltò dritto al punto, guardando fisso negli occhi del vecchio mago, a testa alta.

“Impianta i tuoi " Crest Worm ” dentro di me. Puoi farlo, nella carne e nel sangue dei sudici Matou. La compatibilità dovrebbe essere molto migliore di quella con la discendente di un’altra casa”.

Il volto di Zouken, da cui sparì ogni espressione, passò da quello di un umano a quello di un mago.

“Kariya – Vuoi morire?”.


“Non dirmi che sei preoccupato? ‘Zio’”.

Zouken sembrò realizzare che Kariya fosse serio. Freddamente, il mago valutò Kariya, guardandolo fissamente, e poi prese un grosso respiro.

“Devo dire che preferisco te a Byakuya. Dopo aver espanso i tuoi circuiti magici con i Crest worm, se ti allenassimo a dovere per un anno, forse il Graal finirà per sceglierti.

… Anche così, non riesco a capire. Perché andresti così lontano per una bimbetta?”.

“Lascia soltanto che siano i Matou ad occuparsi delle faccende dei Matou. Non coinvolgere estranei che non c’entrano nulla”.

“Ancora con questa tua ammirevole dedizione”.

Come se si stesse divertendo, Zouken si esibì in un sorriso compiaciuto, colmo della sua indole malvagia.

“Ma, Kariya, se il tuo scopo è di non coinvolgere nessuno, non sei un po’ in ritardo? Non sai quanti giorni sono passati da quando la figlia dei Tohsaka è arrivata nella nostra famiglia?”.

La disperazione, riversandosi dentro di lui, schiantò il cuore di Kariya.

“Vecchio, vuoi dire-“.

“Ci sono state grida terribili i primi tre giorni, ma il quarto, lei era zitta. Oggi, è stata gettata all’alba nel deposito dei vermi per testare quanto sarebbe resistita, ma, ho ho, ha sopportato per mezza giornata e sta ancora respirando. Non c’è che dire, il materiale dei Tohsaka non è difettoso”.


Le spalle di Kariya rabbrividirono per l’intento omicida che provava, ben oltre l’odio.

Voleva afferrare questo mago malvagio per il collo, strangolarlo con tutta la propria forza, farlo a pezzi, adesso-.

- Questo era l’impulso che infuriava dentro Kariya.

Ma Kariya lo accettò. Anche se stava diventando sottile al punto da svanire, Zouken era in ogni caso un mago. Kariya non avrebbe nemmeno potuto tentare di ucciderlo, in quel momento. Non possedeva neppure una briciola del potere richiesto per farlo.


Per salvare Sakura, non c’era altro modo che negoziare.

Notando il conflitto interiore di Kariya, Zouken emise una risatina cupa e soddisfatta.

“Allora, che cosa farai? La bambina è già spezzata, riempita di vermi dalla testa ai piedi. Ma se pensi ancora di volerla salvare, bene, non ci penserò due volte”.

“…Nessuna obiezione. Facciamolo”.

Kariya replicò con voce agghiacciante. Ovviamente, non aveva nessun’altra scelta.

“Ottimo, ottimo. Beh, possiamo sempre allenarti il più possibile. Ma sappi che andrò avanti anche con l’allenamento di Sakura, finché non mostrerai qualche risultato”.

Mentre ridacchiava, il buon umore del vecchio mago si prendeva gioco di Kariya e della sua furia e disperazione.

“Piuttosto che reintegrare un fallimento che ci ha già tradito, la percentuale di successo di ottenere un bambino da tutto ciò è molto più alta. Preferisco tirar fuori il meglio da ciascuna opportunità, una alla volta. Sto rinunciando a questa Heaven’s feel, dal momento che la considero già una battaglia persa.

Ma, se in una possibilità su un milione, tu dovessi ottenere il Graal – Allora accetto. Se ciò accade, naturalmente non avrò più nulla da fare con la figlia dei Tohsaka. Avrò ottenuto l’unica cosa per cui la sto allenando”.

“… Non stai facendo il doppio gioco, vero? Matou Zouken”. “Kariya, prima di parlare, cerca innanzi tutto di sopportare la Crest Worm. Sì, tenta di essere un nido per i vermi almeno per una settimana. Se non sarai morto di pazzia, lo prenderò come prova della tua serietà”.

Appoggiandosi al suo bastone, raddrizzando a fatica la schiena, Zouken si voltò verso Kariya con un sorriso disumano, che mostrava pienamente la sua malvagità.

“Allora, cominciamo senza indugio i preparativi. Finiremo subito il trattamento. Se vuoi ripensarci, fallo ora”.

Limitandosi soltanto ad annuire in silenzio, Kariya gettò via la sua ultima esitazione.

Sarebbe diventato un burattino di Zouken, una volta che avesse lasciato entrare i vermi dentro il proprio corpo. Con questo, non ci sarebbe più stato modo di ribellarsi contro il vecchio mago. Se lui potrà anche solo qualificarsi come mago, Kariya e il suo sangue di Mato riceveranno sicuramente gli Incantesimi di Comando.

La Heaven’s Feel. L’unica possibilità di salvezza per Tohsaka Sakura. La possibilità che non sarebbe mai stato in grado di raggiungere soltanto con questa carne e questo sangue.

Kariya avrebbe potuto perdere la vita, in cambio. Anche se non fosse stato abbattuto dagli altri Master, le carni di Kariya sarebbero state divorate dai vermi, portando i Crest Worm per un periodo più breve di un anno, e la sua aspettativa di vita non sarebbe andata oltre pochi anni.

Ma questo non importa.

La decisione di Kariya era stata troppo lenta. La figlia di Aoi avrebbe vissuto pacificamente con sua madre, se lui avesse avuto la stessa determinazione 10 anni prima. Il destino che aveva rifiutato gli era passato accanto, ed era piombato su una bambina innocente.

Non esiste redenzione per questo. Se ci fosse un sentiero verso l’espiazione, non potrebbe essere nient’altro che il restituire alla bambina la sua vita normale.

In più, se avrebbe dovuto annientare completamente i rimanenti sei Master per raggiungere il Graal…

Tra coloro che avevano causato una simile tragedia alla ragazza chiamata Sakura, c’ era una persona a cui, tutto sommato, poteva dedicare un requiem.

“Tohsaka, Tokiomi…”.

Come capo di una delle 3 famiglie dell’inizio, non c’era dubbio che avrebbe portato su di sé gli Incantesimi di Comando.

Diverso dal suo senso di colpa verso Aoi, e dal suo odio verso Zouken, c’era un odio stagnante, che si era accumulato dentro di lui fino a quel giorno.

Un oscuro sentimento di vendetta aveva cominciato quietamente a bruciare nelle profondità del cuore di Matou Kariya, come un fuoco troppo a lungo rinchiuso.





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