To Aru Majutsu no Index ~ Italiano (Italian):Volume1 Capitolo1

From Baka-Tsuki
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Capitolo 1: Il mago arriva in città. FAIR,_Occasionally_GIRL.

Parte 1

Gli acquario, nati tra il 20 Gennaio e il 18 Febbraio, avranno fortuna con i soldi, in amore e nel lavoro! Non importa quanto assurde le cose possano sembrare, saranno tutte un successone. Quindi che ne dite di giocare alla lotteria!? Però, per quanto possiate essere popolari, non uscite con tre o quattro ragazze contemporaneamente ♪

«Okay, okay... Lo sapevo che sarebbe andata così, lo sapevo.»

20 Luglio, il primo giorno delle vacanze estive.

Kamijou Touma era senza parole nella sua camera di un dormitorio della Città Accademia, dove, siccome l'aria condizionata era rotta, c'era un gran caldo. La causa sembrava essere stata un fulmine, che durante la notte aveva reso inutilizzabili l'80% degli elettrodomestici. Di conseguenza, anche il contenuto del suo frigo era andato a male. Kamijou aveva provato a mangiare una scodella di noodles istantanei che teneva per i casi di emergenza, per poi rovesciarli nel lavandino. Senza alcun'altra scelta, aveva deciso di andare a mangiare fuori, ma mentre cercava il portafoglio aveva rotto la sua prepagata pestandola con un piede. Quando poi era tornato a letto per ripicca e cercava di piangere fino ad addormentarsi, era stato svegliato dall'amorevole chiamata della sua responsabile di classe, che diceva "Kamijou-chan, sei un'idiota, quindi hai bisogno delle lezioni di recupero ♪".

Aveva sempre saputo che l'oroscopo che passava in TV insieme alle previsioni del tempo era impreciso, ma con una simile differenza non poteva nemmeno ridere.

«...Ormai l'ho capito, ma non riesco a capacitarmene senza parlarne a me stesso.»

L'oroscopo sbagliava sempre e non era mai riuscito a trovare un portafortuna che funzionasse. Si trattava di semplice vita quotidiana per Kamijou Touma. All'inizio aveva pensato che la sfortuna fosse di famiglia, ma suo padre si era aggiudicato il quarto premio di una lotteria (circa 100.000 yen) e sua madre aveva vinto non-stop ad una roulette elettronica. Qualche volta si chiedeva se avesse davvero legami di sangue con i propri genitori, ma non poteva entrare nella "route dell'erede al trono" senza attivare la flag della sorellina, quindi quell'inutile premonizione si sarebbe rivelata problematica.

In definitiva, Kamijou Touma aveva sperimentato solo la sfortuna.

Così tanto che la sua vita la si poteva considerare uno scherzo ancora in corso.

Ma non aveva intenzione di non far nulla per questo.

Non si affidava alla fortuna. In altre parole, era molto energico.

«...Bene. Ora come ora devo pensare a cosa fare con la prepagata e con il frigo.»

Kamijou si grattò la testa e guardò in giro per la stanza. Sinché possedeva il suo libretto di risparmio, poteva ottenere abbastanza facilmente una nuova prepagata, ma il vero problema era il frigo... o meglio, la colazione. Le chiamavano lezioni di recupero, ma sicuramente gli avrebbero fatto prendere delle pillole di Methuselin e dell'Elbrase in polvere per lo sviluppo dei poteri. Farlo a stomaco vuoto non era una buona idea.

Mentre si toglieva la maglietta usata come pigiama e si metteva l'uniforme estiva, Kamijou prese in considerazione l'idea di fermarsi in un supermercato sulla via per la scuola. Mantenendo ben salda la sua posizione di studente deficente, era rimasto inutilmente in piedi tutta la notte per via dell'arrivo delle vacanze estive, quindi aveva un gran mal di testa dovuto alla mancanza di sonno. Comunque, si impose di pensare positivo.

"Beh, immagino che mi vada piuttosto bene se una sola settimana basta a recuperare tutto quello che mi sono perso nei quattro mesi di scuola che ho saltato."

Cambiò umore a tal punto che improvvisamente mormorò:

«C'è bel tempo fuori. Forse dovrei anche mettere il futon[1] a prendere un po' aria.»

A quel punto aprì la porta scorrevole del balcone. Si aspettava di ritrovare il suo futon bello morbido una volta ritornato dalle lezioni di recupero.

Tuttavia in quel balcone al settimo piano il muro del palazzo di fronte si trovava a meno di due metri di distanza.

«Il cielo è così blu, ma il futuro è così nero ♪»

Il suo entusiasmo scendeva a vista d'occhio. L'essersi sforzato di canticchiare così allegramente aveva avuto l'effetto opposto.

Non avere nessuno a fargli da spalla lo fece sentire molto solo mentre prendeva il futon sul suo letto con entrambe le mani.

"Dato che sbaglio sempre in tutto, devo almeno riuscire a rendere questo futon bello morbido."

Non appena ebbe finito di pensarlo, sentì qualcosa di viscido sotto il suo piede. Dopo averlo guardato si accorse che era uno yakisoba-pan[2] ancora confezionato nel suo involucro di plastica. Dato che prima si trovava nel frigo sopraccitato, a quel punto doveva essere andato a male.

«...Spero solo che questo pomeriggio non si metta a piovere senza preavviso.»

Dando voce a questa sua cattiva premonizione, Kamijou attraversò la porta scorrevole ed andò nel balcone...

...e vide che c'era già un futon bianco appeso lì.

«?»

Poteva anche essere la stanza di un dormitorio studentesco, ma la struttura era quella di un appartamento a stanza singola, quindi Kamijou viveva da solo. Di conseguenza, non c'era nessun altro, a parte lui, che potesse mettere un futon sulla ringhiera del suo balcone.

Quando si avvicinò a guardare, si accorse che non era affatto un futon ad essere appeso lì.

Era una ragazza vestita di bianco.

«AH?!»

Il futon gli cadde dalle mani.

Era un mistero. Infatti, non aveva alcun senso. Come se fosse collassata per la stanchezza sopra una spranga di metallo, una ragazza aveva la vita pressata sulla ringhiera del balcone e il corpo piegato a tal punto che le sue braccia e le sue gambe penzolavano all'ingiù.

Poteva avere... forse quattordici o quindici anni. Sembrava più giovane di Kamijou di uno o due. Doveva essere una straniera, perché aveva la pelle candida ed i capelli bianchi... no, questi erano argentati. Erano piuttosto lunghi, quindi le coprivano completamente la testa capovolta, nascondendone il viso. Kamijou immaginò che normalmente le dovessero arrivare sino alla vita.

Ed i suoi abiti erano...

«Wah, è una vera sorella... Voglio dire suora, senza legami di parentela.»

Si poteva chiamare abito quel che indossava? Erano i vestiti che ci si aspetterebbe di vedere in chiesa su una suora. Sembravano un pezzo unico abbastanza lungo da raggiungere le sue anche e a parte quello aveva un cappuccio, leggermente diverso da un cappello. Comunque, mentre solitamente gli abiti delle suore erano nero corvino, il suo era bianchissimo. Che fosse fatto di seta? Inoltre, su tutti i punti più importanti vi erano stati cuciti dei ricami con un filo dorato. Kamijou non riusciva a credere che, solo cambiandone i colori, lo stesso vestito potesse dare un'impressione così differente. Quel che vedeva gli ricordava la tazza di un parvenu.

Le belle dita della ragazza si mossero improvvisamente.

La sua testa penzolante si sollevò lentamente. I suoi capelli di seta si spostarono ai lati con naturalezza, come un sipario, e il suo viso si mostrò a Kamijou.

"Wah, wah...!"

Era piuttosto carina. La sua bianca pelle e i suoi verdi occhi erano un'esperienza del tutto nuova per qualcuno mai andato all'estero come Kamijou, al quale lei ricordava una bambola.

Comunque, non era questo ad averlo messo in agitazione.

Non era giapponese, e la professoressa d'inglese di Kamijou Touma gli aveva suggerito di non avvicinarsi mai agli stranieri. Se qualcuno di qualche strana nazione gli avesse parlato senza preavviso, sarebbe probabilmente finito a comprare un piumino senza nemmeno rendersene conto.

«Io...»

Le tenere ma un po' asciutte labbra della ragazza si mossero lentamente.

Kamijou fece uno o due passi indietro senza nemmeno pensare. Con uno squish mise di nuovo il piede sullo yakisoba-pan.

«Ho fame.»

«…………………………………………………………………»

Per un momento, Kamijou pensò di essere così stupido che il suo cervello avesse automaticamente sostituito la lingua straniera che aveva sentito con il giapponese. Come quando uno studente delle elementari un po' siocco canta a caso senza conoscere il testo della canzone.

«Ho fame.»

«...»

«Ho fame.»

«......»

«Quante volte ti devo dire che ho fame?»

La ragazza dai capelli argentati sembrò arrabbiarsi un poco per come Kamijou se ne stava lì impalato.

"No. Questo lo prova. Non può essere nient'altro che giapponese."

«Ah, umh...» disse mentre fissava la ragazza appesa alla ringhiera del balcone. «Cosa? Stai cercando di dirmi che sei collassata dalla stanchezza o qualcosa del genere?»

«Potresti anche dire che io sia collassata e che stia per morire.»

«...»

Era in grado di parlare molto bene il giapponese.

«Sarebbe fantastico se potessi riempirmi lo stomaco.»

Kamijou guardò lo yakisoba-pan ai propri piedi, ancora nel suo involucro, schiacciato e probabilmente andato a male.

Non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo, ma sapeva che avrebbe fatto meglio a non averci a che fare. Sperando di potersela levare di torno con un sorriso, le mise davanti alla bocca lo yakisoba-pan. Era sicuro che se ne sarebbe andata una volta sentito l'odore pungente, voleva fare qualcosa di simile al chazuke[3] dato a Kyoto ad un ospite che si vuole mandar via.

«Grazie mille. Buon appetito!»

Lo mise in bocca in un solo boccone, con tanto di confezione di plastica. Ed insieme a quello, c'era anche il braccio del ragazzo.

Ancora una volta, la giornata di Kamijou iniziò tra grida e sfortuna.

Parte 2

«Suppongo di dover cominciare con una presentazione.»

«In realtà, preferirei che cominciassi a spiegarmi per quale motivo te ne stavi appesa al mio balcone.»

«Il mio nome è Index.»

«E' palesemente un nome falso! Che significa Index!? Sei un sommario o cosa!?»

«Come puoi vedere, vengo dalla Chiesa. Questa è una cosa importante. Ah, non faccio parte del Vaticano, ma della Chiesa Anglicana.»

«Non ho idea di cosa tu stia parlando, e stai soltanto ignorando le mie domande!?»

«Hm, Index non è abbastanza? Be', il mio nome magico è Dedicatus545.»

«Pronto? Pronto? Si può sapere da che pianeta vieni?»

Kamijou non capiva, quindi si mise un dito nell'orecchio, e Index si mangiucchiò le unghie. Che fosse una sua abitudine?

Kamijou si chiedeva perché fossero educatamente seduti l'uno di fronte all'altro, attorno un tavolo di vetro, come se si trovassero ad un omiai[4].

Se non fosse andato via subito, non sarebbe arrivato in tempo per le lezioni di recupero, ma non poteva lasciare quella strana persona in camera sua.

E la cosa peggiore era che a questa misteriosa ragazza dai capelli argentati, che chiamava se stessa Index, sembrava piacere la stanza a tal punto da essere incline a rotolare sul pavimento.

Che fosse un'altra delle sfighe attirate da Kamijou? Sperava davvero di no.

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«Comunque, sarebbe magnifico se mi potessi riempire lo stomaco.»

«Perché dovrei!? Non voglio mica farmi bello ai tuoi occhi. Preferirei morire piuttosto che attivare qualche strana flag e finire col bloccami nella route di Index!![5]»

«Emh... è uno slang? Scusami, ma non credo di capire quello che mi stai dicendo.»

Come ci si aspetterebbe da una straniera, non conosceva la cultura otaku giapponese.

«Ma se me ne andassi adesso, sverrei a soli tre passi dalla porta.»

«...Non pensare che mi possa bere delle assurdità del genere.»

«E userei la forza che mi rimane per lasciare un messaggio. Una tua foto.»

«Cos...?»

«Se qualcuno dovesse salvarmi, dirò loro di essere stata rinchiusa e torturata qui dentro sino a svenire. Racconterò di essere stata obbligata da te a fare cosplay secondo i tuoi gusti.»

«Non ci pensare nemmeno! Ma allora qualcosa sulla cultura otaku la sai, vero!?»

«?»

Index piegò la testa su un lato, come un gattino che si guardava allo specchio per la prima volta.

Il ragazzo si pentì di averle permesso di rispondergli in quel modo. Pensò di essere stato umiliato.

"Okay, facciamolo!"

Kamijou si lanciò rumorosamente in cucina. Dentro al frigo c'era solo cibo andato a male, quindi usarlo per sfamarla non avrebbe avuto riscontri sul suo portafoglio. Immaginava che sarebbe andato bene se l'avesse scaldato. Gettò tutto ciò che era rimasto in una padella e fece qualcosa di simile a delle verdure saltate.

"Ora che ci penso, da dove viene questa ragazza?"

Ovviamente c'erano degli stranieri nella Città Accademia. Tuttavia, lei non aveva l'aria caratteristica di una del posto. Ma era anche strano che qualcuno riuscisse ad addentrarsi dall'esterno.

Quel posto era considerato come una città composta da centinaia di scuole, ma era meglio pensarlo come un collegio della grandezza di una città. Misurava quanto 1/3 di Tokyo, ma era circondato da un muro come quello della Grande Muraglia Cinese. Non era impenetrabile come una prigione, ma non era comunque un posto al quale si poteva accedere tanto facilmente.

...O così l'avevano fatto sembrare. In realtà, una scuola professionale aveva lanciato, per degli esperimenti, tre satelliti che monitoravano costantemente la città. Tutte le persone che entravano ed uscivano venivano esaminate e, se ai gate si trovava qualcuno di sospetto che non combaciava con i loro registri, sia gli Anti-Skill che i membri di Judgment di diverse scuole, si sarebbero precipitati immediatamente sul posto.

"Ma ieri, quella ragazza elettrica ha richiamato un nuvolone. Potrebbe averla nascosta dai satelliti."

«Quindi, perché te ne stavi appesa ad asciugare sulla ringhiera del mio balcone?» chiese lui, mentre versava della salsa di soia nella portata di cibo somigliante a delle verdure saltate, che stava preparando con delle intenzioni puramente ostili.

«Non ero appesa ad asciugare.»

«E allora che ci facevi? Non mi dirai che ti ci ha portato il vento?»

«...In un certo senso.»

Kamijou l'aveva detto scherzando, quindi smise di muovere la padella e si voltò a guardarla.

«Sono caduta. Stavo cercando di saltare di tetto in tetto.»

"Tetto?"

Kamijou guardò il soffitto.

In quella zona c'erano perlopiù economici dormitori studenteschi. Vi erano allineati diversi edifici da otto piani dello stesso tipo, e con uno sguardo fuori dal balcone si capiva che le costruzioni distavano due metri l'una dall'altra. Era vero che un salto con rincorsa avrebbe portato da un tetto all'altro, ma...

«Ma non sono otto piani? Un passo falso e saresti finita dritta all'inferno.»

«Sì, un suicida non può nemmeno avere una tomba.» disse Index con fare criptico. «Tuttavia non avevo scelta. Non avevo altro modo per scappare.»

«Scappare?»

Sentendo quella parola dal significato nefasto, Kamijou aggrottò le sopracciglia.

«Sì.» disse Index come una bambina. «Ero inseguita da qualcuno.»

«...»

La mano del ragazzo che scuoteva la padella si fermò di nuovo.

«Avevo saltato bene, ma mi hanno colpita alle spalle a mezz'aria.» La ragazza che chiamava se stessa Index sembrava sorridere. «Mi dispiace. Sono atterrata sul tuo balcone quando sono caduta.»

Senza il minimo cenno di sarcasmo o autodenigrazione, mostrò a Kamijou Touma un sorriso puro ed innocente.

«Sei stata colpita...?»

«Hm? Ah, non preoccuparti delle mie ferite. Quest'abito funziona anche da barriera difensiva.»

Cosa voleva dire con "barriera difensiva"? Era un indumento antiproiettile?

La ragazza girò su se stessa come se stesse mostrando dei nuovi vestiti, e di certo non sembrava ferita. Kamijou si chiedeva se fosse stata davvero colpita. L'idea che soffrisse di allucinazioni o che se lo fosse inventato sembrava più realistica.

Comunque...

Che si fosse trovata appesa alla ringhiera del suo balcone al settimo piano, restava un fatto.

Se, ipoteticamente, ogni cosa che diceva era vera...

Da chi era stata colpita?

Kamijou cominciò a riflettere.

Pensò a quanto si doveva essere risoluti per saltare da un palazzo di otto piani ad un altro. Pensò a quanto si doveva essere fortunati per finire con il rimanere appesi alla ringhiera di un balcone del settimo piano. E pensò a quel che potesse voler dire il fatto che lei avesse perso conoscenza.

Aveva detto che la stavano inseguendo.

Pensò a cosa significasse il sorriso che Index aveva mostrato mentre lo diceva.

Kamijou era all'oscuro della situazione della ragazza e non capiva nulla delle sue parole. Con tutta probabilità ne avrebbe compreso solo la metà, se Index avesse spiegato tutto dall'inizio alla fine, e non avrebbe nemmeno avuto idea di dove cominciare per capire il resto.

Eppure c'era ancora una verità.

Con una stretta al cuore, il ragazzo si rendeva conto del fatto che lei fosse stata appesa alla ringhiera di un balcone al settimo piano, quando un passo falso avrebbe potuto farla schiantare sull'asfalto.

«Cibo.»

Index fece capolino da dietro Kamijou. Nonostante parlasse il giapponese, non doveva essere abituata alle bacchette dato che le teneva strette nei pugni come una spugna, mentre fissava la pentola con entusiasmo.

I suoi occhi erano come quelli di un gattino tirato fuori da una scatola di cartone durante un giorno di pioggia.

«…………………………………………………………Ah.»

Kamijou friggeva del cibo con nulla di diverso dalla spazzatura, per farne venire fuori qualcosa come verdure saltate (velenose).

Per qualche ragione, l'angioletto di Kamijou (che solitamente appariva insieme al diavoletto) si stava contorcendo orribilmente alla visione della ragazza affamata.

«Ahh! S-Senti! Se sei davvero così tanto affamata, che ne dici di andare in un ristorante per famiglie piuttosto che darti questo orribile pasto preparato da un ragazzo con degli avanzi!? Possiamo anche ordinarlo a domicilio!»

«Non posso aspettare così tanto.»

«....Ah...kh!»

«E poi non ha un brutto aspetto. E' qualcosa che hai preparato senza voler niente in cambio. Deve essere buono.»

Per la prima volta, Index mostrò il luminoso sorriso di una suora.

La ragazza prese il contenuto della padella con le bacchette e se lo portò alla bocca mentre un dolore atroce assalì Kamijou, come se il suo stomaco fosse stato strizzato a mo' di un abito bagnato.

Munch munch.

«Vedi? E' buono.»

«...Oh, davvero?»

Chomp chomp.

«E' carino che tu abbia l'abbia reso un po' amaro per aiutarmi a recuperare le forze.»

«Eh! E' amaro!?»

Munch munch.

«Sì, ma va bene. Grazie. Ti comporti proprio come un fratello maggiore o qualcosa del genere.»

La ragazza fece un largo sorriso. Stava mangiando così di cuore che aveva un germoglio di fagiolo sulla guancia.

«...Gh...Uuwhaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!»

Kamijou afferrò la padella alla velocità della luce. Index sembrava incredibilmente dispiaciuta, ma Kamijou giurò che sarebbe stato l'unico ad andare all'inferno.

«Hai fame anche tu?»

«...Ah?»

«Se non ne hai, preferirei che mi facessi mangiare il resto.»

Quando Kamijou vide Index guardarlo con degli occhi leggermente all'insù mentre morsicava la punta delle bacchette, ricevette una rivelazione divina.

Dio gli stava dicendo di prendersene la responsabilità e di mangiarlo lui.

Non aveva niente a che fare con la sfiga. Se l'era completamente cercata.

Parte 3

Kamijou si mise in bocca la "spazzatura" calda e sorrise.

«Mmh.» disse la ragazza che chiamava se stessa Index, mentre mostrava un'espressione seccata e rosicchiava un biscotto. Il fatto che lo tenesse in quel modo con entrambe le mani la faceva sembrare uno scoiattolo.

«Okay, hai detto che qualcuno ti stava inseguendo. Ma chi esattamente?»

Ritornato dal Nirvana, Kamijou chiese nuovamente a proposito della cosa che meno di tutte sembrava possibile.

Di certo non si sarebbe messo a seguire nelle profondità dell'inferno una ragazza incontrata da meno di mezz'ora. Ma comunque, probabilmente era troppo tardi perché non succedesse nulla.

"Quindi alla fine dovrò parlare come una volpe", pensò Kamijou con la sua personale terminologia usata per far finta di essere gentile.

Capiva che non avrebbe risolto nulla, ma voleva comunque mettersi il cuore in pace sapendo di aver fatto qualcosa.

«Hmm...» disse lei con la gola leggermente asciutta. «Di chi si tratta, dici? Forse i Rosacrociani o gli S∴M∴, conosciuti anche come Stella Matutina. Immagino fossero un gruppo del genere, ma ancora non so i loro nomi... Non sono i tipi da dare importanza a queste sottigliezze.»

«"Loro"?» chiese Kamijou con un tono mansueto.

A quanto pare un gruppo o un'organizzazione la stava inseguendo.

«Sì.» disse Index con fare sorprendentemente calmo. «Un'associazione magica.»

………………………………………………………

«Eh? Magica...? Eh? Che!? E' assurdo!!»

«Eh? Huh? N-Non è che ho usato un giapponese un po' strano? Voglio dire magic. Magic Cabal

«...» Sentirlo in inglese non fu d'aiuto. «Cosa cosa? Starai mica parlando di qualche culto pericoloso, di quelli che dicono che chiunque non creda nel loro leader riceverà una punizione divina e che ti danno dell'LSD per lavarti il cervello? Mamma mia.»

«...Mi stai prendendo in giro?»

«...Scusami, ma non posso. Non posso accettare la magia. Conoscerò anche tutti i tipi di poteri soprannaturali come la Pirocinesi e la Chiaroveggenza, ma non posso accettare la magia.»

«...?»

Index sembrava confusa.

Probabilmente si aspettava che uno che confidava solo nella scienza si sarebbe rifiutato di credere a qualsiasi tipo di stranezza potesse esistere al mondo.

Ma la mano destra di Kamijou aveva un potere soprannaturale.

Si chiamava Imagine Breaker ed era in grado negare con un solo colpo anche i leggendari miracoli di Dio, almeno sinché si fosse trattato di poteri che trascendevano i limiti dell'ordinario.

«I poteri psichici qui sono piuttosto comuni. Qualsiasi cervello può essere "sviluppato" con delle iniezioni di esperin nelle vene, con degli elettrodi attaccati al collo e con l'ascolto di certi suoni attraverso delle cuffie. Tutto questo lo si può spiegare scientificamente, quindi accettarlo è una cosa naturale, no?»

«...Non ho capito.»

«E' normale! E' completamente normale e assolutamente normale. Ti basta che te lo dica tre volte!?»

«...E allora che mi dici della magia? Anche quella è normale.»

Index si imbronciò come se qualcuno le avesse insultato il gatto di casa.

«Umh... Conosci la morra cinese? Aspetta, è una cosa praticata in tutto il mondo, vero?»

«...Dovrebbe essere parte della cultura giapponese, ma la conosco.»

«Se giocassi dieci partite di morra cinese e le perdessi tutte, ci sarebbe qualche motivazione dietro?»

«...Mh.»

«Non ce ne sono, giusto? Ma è nella natura umana credere il contrario.» disse Kamijou con scarso interesse. «Penseresti che perdere in quel modo sia impossibile e che ci sia qualcosa che regola tutto ma che non conosci. E una volta che entri in quella corrente di pensiero, cosa succede se inizi ad aggiungerci cose come gli oroscopi?»

«...Vuoi dire qualcosa tipo: "Cancro, sei sfortunato, quindi non dovresti partecipare ad alcun tipo di competizione"?»

«Esattamente. E' questa la vera identità dell'occulto. La fortuna siamo solo noi che sognamo queste regole invisibili. Mentre la realtà è che si tratta di qualche patetica coincidenza, noi la confondiamo per qualcosa di invevitabile. Questo è l'occulto.»

Per un momento Index aggrottò le sopracciglia come un gatto dispiaciuto, ma poi disse:

«...Quindi non ti sei rifiutato di crederci senza pensare.»

«Già. Ed è proprio perché c'ho pensato che capisco che quelle vecchie storielle non hanno alcun senso. Non riesco a credere nei maghi dei libretti per bambini. Se bastasse qualche MP[6] per resuscitare i morti, nessuno si darebbe allo sviluppo dei poteri. Non posso credere in un occulto senza connessioni con la realtà della scienza.»

Kamijou pensava che le persone vedessero i poteri psichici come strani e misteriori perché erano degli idioti.

In quella città tutti sapevano che i poteri potevano essere spiegati scientificamente.

«...Ma la magia esiste!» disse Index facendo il broncio.

Forse per lei la magia era un pilastro spirituale, come lo era l'Imagine Breaker per Kamijou.

«Sì, vabbè. Comunque, perché ti stavano inseguendo...?»

«La magia esiste.»

«...»

«La magia esiste!»

Sembrava che volesse a tutti i costi che Kamijou lo ammettesse.

«A-Allora cos'è la magia? Puoi lanciare palle di fuoco dalla mano senza seguire il nostro programma PSY? Prova a farlo davanti a me e magari ci crederò.»

«Non ho mana, quindi non posso usare la magia.»

«...»

Kamijou si sentì come se avesse appena visto uno di quegli esper falliti che dicevano di non poter piegare un cucchiaio in presenza di una videocamera, perché li distraeva.

Ciononostante, fu pervaso da un sentimento piuttosto complesso.

Continuava a ripetere che l'occulto non esistesse e che la magia fosse ridicola, ma non sapeva niente del potere che risiedeva nella sua mano destra. Come funzionava? Quali erano le invisibili forze in atto? La Città Accademia era la più grande autorità nel mondo dello sviluppo dei poteri, ma persino il suo sistema di scansione non aveva potuto spiegare l'Imagine Breaker. Per questo motivo era stato etichettato "Level 0".

Inoltre, quel potere non era apparso grazie alla scienza, ma lo possedeva dalla nascita.

Tuttavia, di certo non poteva accettare l'esistenza della magia solo perché nel mondo succedevano cose strane.

«...La magia esiste.»

Kamijou sospirò.

«Okay, supponiamo che la magia esista.»

«"Supponiamo"?»

«Sì, supponiamo che la magia esista.» continuò Kamijou ignorandola. «Perché quelle persone ti stavano inseguendo? C'entrano i tuoi vestiti?»

Kamijou si riferiva all'abito assolutamente stravagante indossato da Index, fatto di seta bianchissima e ricami dorati. In altre parole stava chiedendo: "C'entra la Chiesa?".

«...Perché io sono l'Index.»

«Ah?»

«Credo che vogliano i 103.000 grimori in mio possesso.»

……………………………………………………………………

«...E io di nuovo non ci capisco nulla.»

«Perché sembri sempre meno entusiasta ogni volta che spiego qualcosa? Cambi idea così facilmente?»

«Umh, torniamo di nuovo sulla questione. Non so cosa siano i grimori di cui parli, ma immagino siano libri. Tipo dei dizionari.»

«Già. Il Libro di Eibon, il Lemegeton, l'Unaussprechlichen Kulten, il Cultes des Goules e il Libro della Morte sono buoni esempi. Il Necronomicon è troppo famoso, e ci sono un sacco di imitazioni in giro, perciò non è molto affidabile.»

«Sinceramente non mi importa del contenuto dei libri.»

Kamijou voleva dire "Sono senza senso comunque", ma si sforzò di non farlo.

Invece, quel che disse fu:

«Quindi, dove sono questi 100.000 libri?»

Si rifiutava di lasciar correre questa cosa. 100.000 libri avrebbero riempito un'intera biblioteca.

«Stai dicendo di avere la chiave del posto dove sono conservati?»

«No.» Index scosse la testa. «Tutti i 103.000 grimori sono qui con me.»

«...Cosa?» Kamijou aggrottò le sopracciglia. «...Non è che ora mi dirai che gli scemi non possono vederli, vero?»

«Anche se non sono scemi non possono vederli! Non avrebbe senso se potessero.»

Le parole di Index sembravano così esagerate da fargli pensare che stesse cercando di prenderlo in giro. Si guardò attorno, ma non poté vedere nessun libro abbastanza vecchio da poter essere un grimorio. C'erano riviste di gaming, manga sparsi per il pavimento e i compiti estivi gettati in un angolo della sua stanza.

«...Wahh.»

Si era sforzato di ascoltare per tutto il tempo, ma a quel punto non ne poté più.

Iniziò a chiedersi se la ragazza non si stesse semplicemente immaginando di essere inseguita da qualcuno. Se fosse davvero saltata dal tetto all'ottavo piano, avesse sbagliato e fosse atterrata sulla ringhiera del balcone, e tutto a causa di qualche sua allucinazione, non ci voleva avere niente a che fare.

«...Non ha senso credere nei poteri psichici ma non nella magia.» disse Index con un broncio. «E poi cosa c'è di così figo nei poteri psichici? Non dovresti guardare gli altri dall'alto in basso solo perché possiedi qualche tipo di abilità speciale.»

...

«Beh, è vero.» Kamijou fece un leggero sospiro. «Sono d'accordo. Hai ragione. E' sbagliato credersi superiori solo perché si è in grado di fare qualche trucchetto.»

Kamijou abbassò lo sguardo sulla sua mano destra.

Non ne sarebbero uscite fiamme e fulmini. Non poteva generare raggi di luce o causare delle esplosioni, e nessuna strana linea sarebbe apparsa sul suo polso[7].

Però poteva disperdere qualsiasi potere soprannaturale. Non importava che fosse buono, cattivo o un leggendario miracolo di Dio.

«Comunque, per le persone di questa città, i poteri sono praticamente parte della propria personalità, perciò dovresti essere un po' più comprensiva. A conti fatti, sono anche io uno di quegli esper.»

«Ma davvero, idiota? Hmph. Piuttosto che incasinarti la testa, un cucchiaio lo puoi piegare con le mani.»

«...»

«Hmph, hmph. Che ha di così figo uno che ha abbandonato la propria natura per colorarsi artificialmente?»

«...Perché non chiudi quella boccaccia?»

«L-La violenza non mi spaventa. Hmph.» disse Index con il fare di un gatto infastidito. «C-Comunque, dici di essere un esper, ma cosa sei in grado di fare?»

«Umh, beh, se la metti così...»

Kamijou era un po' insicuro su cosa dire.

Non aveva avuto molte occasioni per raccontare del suo Imagine Breaker. E poi, dato che reagiva solo ai poteri soprannaturali, non lo si poteva spiegare a qualcuno senza le adeguate conoscenze.

«Vedi, si tratta della mia mano destra. Ah, nel mio caso è tutto naturale, ce l'ho dalla nascita.»

«Oh.»

«Se la mia mano destra entra in contatto con... qualsiasi abilità speciale, vuoi che sia una palla di fuoco del livello di una bomba nucleare, vuoi che sia un railgun tattico, persino un miracolo di Dio può essere disperso.»

«...Eh...?»

«...Perché quella faccia? Sembra che tu abbia visto qualche miracoloso cristallo portafortuna in un catalogo per compere.»

«Non conosci nemmeno il nome di Dio e ti metti a dire di poter negare i Suoi miracoli.»

Sorprendentemente, Index si mise il mignolo nell'orecchio e rise sprezzante.

«...Kh. Che fastidio! Ora vengo pure preso in giro da una finta ragazzina magica che dice che la magia esiste ma che non te la può provare.»

L'onesto borbottare di Kamijou sembrò infastidire Index.

«I-Io non sono una finta ragazzina magica! La magia esiste davvero!»

«E allora provamelo, scema! Tanto non crederai al mio Imagine Breaker sinché non distruggerò la tua magia con la mia mano destra! Scema!»

«Va bene! Te lo dimostrerò!»

Index, infastidita, sollevò entrambe le mani per aria. «Guarda qua! Questo vestito! E' la massima barriera difensiva conosciuta come Chiesa Ambulante.»

La ragazza allargò le braccia per mostrare l'abito da suora simile ad una tazza da tè.

«Chiesa Ambulante? Che cosa?! Non è carino usare terminologie tecniche ed incomprensibili come Index e barriera difensiva, sai?! Spiegare le cose significa dirle in modo abbastanza semplice da farle comprendere a qualcuno che non le capisce. Cosa non ti è chiaro in proposito?»

«Cos...? Come puoi dire una cosa del genere quando non stai neanche provando a capire!?» Index agitò le braccia per la rabbia. «Okay, vedere è credere, giusto? Prendi un coltello da cucina e infilzami nella pancia!!»

«Infilzarti?! Cos'è, hai intenzione di fare scalpore in qualche notizia dove dicono che tutto è iniziato per una discussione?»

«Ah, non mi credi.» Index mosse le sue spalle su e giù respirando pesantemente. «Quest'abito possiede tutti i principali elementi usati per costruire una chiesa, è praticamente una chiesa formato vestito! Il tessuto, la cucitura, le decorazioni... E' tutto calcolato. Un coltello non è nemmeno in grado di scalfirlo.»

«Sì, certo. Quale idiota accetterebbe di accoltellarti? Dvorebbe essere qualche delinquentello senza pari.»

«La smetti di prendermi in giro? Quest'abito è una copia precisa della Sacra Sindone di Torino, il vestito indossato dal Santo quando fu infilzato dalla lancia di Longinus, quindi la sua forza è di livello papale. A parole tue sarebbe qualcosa come un rifugio antiatomico. E' in grado di assorbire o deviare qualsiasi attacco, magico o fisico. Non ho detto di essere atterrata sul tuo balcone perché ero stata colpita? Se non avessi avuto la Chiesa Ambulante, ora mi ritroveresti con un buco enorme. Capisci adesso?»

"Stai zitta, cretina."

Il rispetto che Kamijou aveva di Index diminuì rapidamente, mentre le lanciava uno sguardo irritato ai vestiti.

«...Hmmm. Quindi se quello è davvero un potere soprannaturale, si ridurrebbe in pezzetti se lo toccassi con la mia mano destra, no?»

«Sì, ma solo se il tuo potere è reale. Eh eh eh.»

«Perfetto!!» gridò Kamijou mentre le afferrava la spalla.

Come se avesse toccato delle nuvole, provò una strana sensazione, sentendo l'impatto venir assorbito da qualcosa simile ad una morbida spugna.

«Un momento... huh?»

Kamijou si calmò e iniziò a riflettere.

Cosa sarebbe successo se tutto quel che Index aveva detto fosse stato vero (per quanto strano potesse sembrare) e se questa Chiesa Ambulante fosse stata realmente cucita con un potere soprannaturale?

Se quel potere soprannaturale fosse stato distrutto, il vestito non sarebbe caduto in pezzi?

«Huuuuuuuuuuuhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!?»

Kamijou urlò istintivamente all'improvvisa idea di essere sul punto di raggiungere l'età adulta. Eppure...

...

...

...?

«Ehhhhhhh? ...Huh?»

Non successe nulla. Non successe proprio nulla.

"Oh, cavolo. Per un momento mi sono preoccupato."

Kamijou non lo sopportava.

«Guarda qua! Cos'era tutta quella storia sul tuo Imagine Breaker? Non è successo niente. Eh ehhn.»

Index mise entrambe le mani sui fianchi e porse orgogliosamente in fuori il suo piccolo petto.

Ma subito dopo, i suoi vestiti caddero come il nastro di un pacco regalo.

Index v01 051.jpg

I fili che mantenevano assieme l'abito da suora si erano disfatti con precisione, riducendo tutto a miseri pezzi di stoffa.

Il velo doveva essere separato dal resto, perché rimase intatto. Avere solo la testa coperta peggiorava ancora di più la situazione.

La ragazza rimase immobile con le mani sui fianchi e il suo piccolo petto posto orgogliosamente in fuori.

In poche parole, era completamente nuda.

Parte 4

Apparentemente, la ragazza che chiamava se stessa Index, aveva l'abitudine di mordere le persone quand'era arrabbiata.

«Ahi... mi hai morso dappertutto. Cosa sei, una zanzara in un campeggio?»

«...»

Non ebbe alcuna risposta.

Index era nuda ed avvolta in una coperta. Era seduta con le gambe piegate all'indietro, mentre cercava (inutilmente) di far tornare i suoi abiti alla propria forma originale appuntando le diverse parti con delle spille da balia.

La stanza sembrava essere dominata dall'effetto sonoro dohhn.

Non che ci fosse stato l'attacco di un nuovo portatore di Stand[8].

«...Ehm, principessa? Potrebbe essere presuntuoso da parte mia, ma ho dei pentaloni ed una camicia con i bottoni al colletto che potrebbe indossare.»

«...»

Lei lo fissò con gli occhi di un serpente.

«...Ehm... principessa?»

"Che cos'ha intenzione di fare?"

«...Cosa?» rispose la suora quando venne chiamata di nuovo.

«E' stata tutta colpa mia.»

L'unica risposta che ricevette fu una sveglia lanciatagli contro.

«Eeh!» gridò Kamijou non appena anche un uscino gigante volò verso di lui.

A rendere tutto ancora più ridicolo, ci fu il lancio di una game console ed una piccola radio.

«Come puoi parlarmi normalmente dopo quel che è successo!?»

«Ahh, no! E' stato sconvolgente anche per me. Ma hey, è la gioventù!»

«Ti stai prendendo gioco di me... Uuuuuuuuhhhhhh!!»

«Okay... Mi dispiace, mi dispiace! Non mordere quella videocassetta presa a noleggio come se fosse un fazzoletto, scema!»

Kamijou Touma si prostrò sul pavimento con entrambe le mani in avanti. Sembrava uno scherzo.

In verità, dato che quella era la prima volta che aveva visto una ragazza nuda, sentiva una forte stretta al cuore.

Ad ogni modo, Kamijou Touma non era tipo da farlo notare.

...O almeno la pensava così, ma sarebbe rimasto sorpreso se si fosse guardato ad uno specchio.

«Fatto.»

Mentre sbuffava trionfalmente aria dal naso, Index distese il candido abito da suora che, dopo quel lavoro fai-da-te, aveva in qualche modo riottenuto la sua forma originale.

Dozzine di spille da balia luccicavano da una parte all'altra del suo vestito.

«... (Sudore).»

«Ehm, vuoi vestirti così?»

«... (Silenzio).»

«Hai intenzione di indossare quella vergine di ferro[9]

«... (Lacrimucce).»

«In giapponese la chiamiamo "hari no mushiroto"[10]

«…Uuuuuuhhhhhh!!»

«Ho capito!» si scusò Kamijou dopo aver dato una testata al pavimento con tutta la sua forza.

Nel frattempo, Index lo fissava come una bambina vittima di bullismo e stava quasi per mordere il cavo di alimentazione della televisione. Ma cos'era, un gatto un po' birbante??

«Lo indosserò! Sono una suora!»

Kamijou non era sicuro del senso di quella risposta, ma Index cominciò a cambiarsi contorcendosi con addosso la coperta, dando l'impressione di essere un bruco. La sua testa era l'unica cosa che ne fuoriusciva ed era rossa come un peperone.

«Ah, questo mi ricorda quando dovevamo cambiarci a scuola per la piscina.»

«...Perché mi stai guardando? Almeno girati.»

«Cosa importa? In confronto a ciò che è accaduto prima, cambiarsi non è poi così eccitante.»

«…………………………………………………………»

Index smise di muoversi tutto ad un tratto, ma Kamijou sembrava non accorgersene, così si arrese e cominciò nuovamente a cambiarsi sotto la coperta. Era così concentrata nel farlo, che non si accorse di nulla quando le cadde il velo dalla testa.

L'imbarazzante atmosfera di un ascensore dove nessuno parlava si diffuse nella stanza. I pensieri di Kamijou avevano cominciato a distaccarsi dalla realtà, ma poi gli tornò in mente il termine "lezioni di recupero".

«Wah! E' vero! Ho le lezioni di recupero!» Il ragazzo diede uno sguardo all'orologio del suo cellulare. «Ehm... devo andare a scuola, quindi cosa vuoi fare? Se vuoi restare qui, posso darti la chiave.»

Gli era passata l'idea di buttarla fuori e basta.

Dato che la Chiesa Ambulante di Index aveva reagito all'Imagine Breaker, la ragazza aveva chiaramente delle connessioni con il soprannaturale. Questo significava che non tutto ciò che gli aveva detto era una bugia.

Forse era davvero caduta dal tetto perché inseguita da dei maghi.

Forse avrebbe davvero dovuto continuare a giocare ad un acchiapparello mortale.

Forse dei maghi di un libro illustrato, o comunque qualcosa di ugualmente incredibile, stavano davvero andando fuori controllo, in quella città di scienza dove esistevano delle affermate teorie anche riguardo gli ESP/PSY.

Ed anche se quello non fosse stato il caso, non voleva abbandonarla.

«...Non c'è bisogno. Me ne sto andando.»

Comunque, Index si alzò in piedi e fece quel drammatico annuncio. Allora gli passò vicinò come un fantasma. Non sembrava essersi accorta che le era caduto il velo, ma se Kamijou avesse provato a raccoglierlo probabilmente lo avrebbe ridotto in pezzi.

«E-Ehm...»

«Hm? No, non quello.» Index si voltò. «Se rimango qui, è probabile che mi raggiungeranno. Non vuoi che la tua stanza salti in aria, no?»

Quella risposta data così tranquillamente, lasciò Kamijou senza parole.

Mentre Index usciva lentamente dall'ingresso principale, il ragazzo le corse dietro affannosamente. Voleva fare qualcosa, quindi controllò il suo portafoglio e scoprì che gli erano rimasti solo 320 yen. La inseguì per darle quel poco che aveva, ma, quando cercò di uscire dalla porta, il mignolo del suo piede colpì il telaio alla velocità della luce.

«Bh...myah! Myaahhh!!»

Kamijou si teneva il piede ed urlava in modo assurdo, e contemporaneamente Index si voltò scioccata. Mentre il ragazzo si contorceva dal dolore, gli cadde il cellulare dalla tasca. Nello stesso esatto momento aveva sentito lo scricchiolio di una botta fatale, e capì che lo schermo LCD aveva colpito il pavimento.

«Uuuuhhhh! C-Che sfiga.»

«Direi che è stata goffaggine, non sfortuna,» disse Index facendo un piccolo sorriso. «Ma se questo Imagine Breaker è vero, forse può essere inevitabile.»

«...Che vuoi dire?»

«Ha a che fare con il mondo della magia, quindi dubito che mi crederai.» disse Index con una risatina. «Ma se la protezione divina di Dio ed il filo rosso del destino[11] esistono davvero, allora la tua mano destra non dovrebbe annullarle?»

Index scrollò il suo abito da suora ricoperto da spille da balia ed aggiunse. «Il potere di questa Chiesa Ambulante era una benedizione di Dio, dopotutto.»

«Aspetta. Ciò che chiamiamo fortuna e sfortuna è solo questione di probabilità e statistiche. Quello di cui stai parlando è completamente...!»

Nel secondo in cui lo disse, il dito di Kamijou che toccò il pomello della porta venne attraversato dall'elettricità statica.

«Wha!?» gridò mentre il suo corpo si contorceva istintivamente.

Lo strano modo in cui si muovevano i suoi muscoli, gli causò un crampo al polpaccio destro.

«~ ~!!»

L'agonia lo lasciò inabilitato per circa 600 secondi.

«........................Ehm, Sorella?»

«Sì?»

«........................Per favore, spiegami.»

«Non c'è molto da spiegare,» disse Index come se fosse ovvio. «Se quello che hai detto sulla tua mano destra è vero, allora il solo averla è abbastanza per annullare continuamente il potere della fortuna.»

«........................... Vuoi dire ciò che penso tu voglia dire?»

«Anche solo toccando l'aria, la tua mano destra ti porterà sempre più sfortuna♪»

«Gyaaaaaaaaahhhhhhhhh!! C-Che sfiiiiiigaaaaaaa!!»

Kamijou non credeva nell'occulto, ma le cose erano diverse quando avevano a che fare con la sfortuna. In ogni caso, era il tipo di persona al quale niente di ciò che aveva fatto, era mai riuscito bene. Era arrivato al punto che si sentiva come se l'intero universo lo avesse nel mirino.

Nel frattempo, una candida suora lo fissò con il sorriso della Vergine Maria.

Nei suoi occhi, c'era quello che le persone chiamano uno sguardo accogliente.

«Non è che è la vera sfortuna ad essere nata con quel potere?♪»

La suora sorridente aveva fatto venire le lacrime agli occhi di Kamijou, che alla fine, realizzò che la conversazione era andata fuori strada.

«A-Aspetta, non è così! Hai qualche posto dove andare una volta che vai via di qui? Non so in quale situazione ti trovi, ma ti puoi nascondere qui se questi maghi, o quel che siano, sono vicini.»

«Se rimango, i nemici verranno qui.»

«Come puoi esserne certa? Se rimani nella mia stanza e non attiri l'attenzione su te stessa, non ci dovrebbero essere problemi.»

«Non è vero.» Index afferrò il colletto del suo vestito. «Questa Chiesa Ambulante funziona usando il potere magico. La Chiesa sembra chiamarlo "potere divino", ma possiede lo stesso mana. In breve, pare che i nemici mi stiano cercando tramite questo potere.»

«Perché stai indossando abiti che fungono da dispositivo di rintracciamento!?»

«Ti ho detto che il suo potere difensivo è di classe papale, ricordi? Sebbene la tua mano destra l'abbia fatto a pezzi.»

«...»

«Sebbene tu l'abbia fatto a pezzi.»

«Ho detto che mi spiace, quindi non guardarmi con quegli occhi lacrimosi. ...Ma Imagine Breaker ha distrutto quella Chiesa Ambulante, no? Quindi non dovrebbe esserlo stata anche la funzione di dispositivo di rintracciamento?»

«Anche se lo fosse, loro saprebbero che la Chiesa Ambulante è stata distrutta. Come ho detto prima, il suo potere difensivo è di classe papale. In poche parole, è come una fortezza. Se fossi il nemico, farei la mia apparizione quando essa verrebbe distrutta, qualsiasi ragione potrebbe esserci dietro.»

«Aspetta un attimo. E' una ragione più che valida per non lasciarti andare. Non credo ancora nell'occulto, ma se qualcuno ti sta cercando, non posso farti andar via.»

Index lo guardò con perplessità.

Con solo quello sguardo, lei sembrava davvero, davvero niente più che una normale ragazza.

«...Allora mi seguirai sin nelle profondità dell'inferno?»

Sorrise.

Era un sorriso così straziante che Kamijou si ammutolì per un istante.

Index aveva usato delle parole gentili per dire implicitamente, "Non venire con me."

«Non ti preoccupare. Non sono sola. Se riesco a trovare rifugio in una Chiesa, loro mi proteggeranno.»

«...Hmm. Quindi, dov'è questa Chiesa?»

«A Londra.»

«E' molto lontano! Quanto pensi di poter correre!?»

«Hm? Oh, non preoccuparti. Penso ci siano delle succursali in Giappone,» rispose Index mentre sventolava il suo vestito da suora che sembrava il risultato di una moglie preda del bullismo.

«Una Chiesa, hm? Potrebbe essercene una in città.»

Il termine "Chiesa" portava alla mente una gigante sala matrimoni, ma gli esempi in Giappone erano parecchio miseri. Per prima cosa, la cultura aveva poco a che fare con la Cristianità. Inoltre, un paese con così tanti terremoti aveva pochi edifici storici. Le Chiese che Kamijou aveva visto attraverso le finestre del treno, erano tutte dei piccoli prefabbricati con in cima una croce. Aveva la sensazione che si sbagliasse nel pensare che quelle fossero delle chiese arricchite.

«Oh, ma non può essere una Chiesa qualunque. Deve essere dello stile inglese al quale appartengo.»

«???»

«Per prima cosa, c'è la distinzione tra Cattolici di vecchio stile ed i Protestanti di nuovo stile. Inoltre, io appartengo ai Cattolici e ci sono anche molti tipi di questi. Per esempio, c'è la Chiesa Cattolica Romana con sede al Vaticano, la Chiesa Russa Ortodossa che ha la sua sede centrale in Russia, e la Chiesa Anglicana con il suo nucleo nella St. George Cathedral.»

«...Cosa succede se vai accidentalmente nella Chiesa sbagliata?»

«Mi manderebbero via,» disse Index con lo stesso sorriso amaro. «In origine, la Chiesa Russa Ortodossa e la Chiesa Anglicana esistevano all'interno dei loro rispettivi paesi, quindi le Chiese Anglicane sono rare in Giappone.»

«...»

Le cose non sembravano andar bene.

Era possibile che Index avesse cercato di andare di Chiesa in Chiesa prima di collassare per la fame? Cosa sentiva quando fuggiva e fuggiva mentre veniva mandata via da ogni Chiesa in cui andava?

«Non ti preoccupare. Devo solo insistere finché non trovo una Chiesa in stile Inglese.»

«...»

Per un istante, Kamijou pensò al potere della sua mano destra.

«Hey! ...Se mai ti trovassi in pericolo, puoi fermarti di nuovo qui.»

Era tutto ciò che poteva dire.

Lui possedeva il potere di uccidere Dio, eppure, quello era tutto ciò che poteva dire.

«Sicuro. Mi fermerò qui, se sarò affamata.»

Il suo sorriso, che sembrava quello di un girasole, era così perfetto che Kamijou non riuscì a darle una risposta.

E poi, dovendo spostarsi per evitarla, un robot per le pulizie passò accanto ad Index.

«Hyah!?»

Il sorriso perfetto svanì in un istante. La ragazza saltò come se avesse un crampo alla gamba e poi inciampò all'indietro. Con un orribile rumore sordo, sbatté la testa contro al muro dietro di lei.

«~ ~ ~ ~! U-Uno strano coso si è appena mostrato come niente fosse!»

Index aveva le lacrime agli occhi, ma mentre urlava, aveva del tutto dimenticato anche di toccarsi la testa.

«Non lo indicare come qualcosa di strano. E' solo un robot per le pulizie.»

Kamijou sospirò.

La grandezza e la forma del robot erano simili a quelli di un contenitore. Alla base aveva dei piccoli pneumatici ed una scopa rotante circolare, simile a quella delle pulizie della strada. Aveva delle telecamere che servivano ad evitare persone ed altri ostacoli, per questo erano molto odiati dalle ragazze in minigonna.

«... Capisco. Ho sentito che il Giappone era una nazione di spicco per la tecnologia, ma non sapevo che avevate meccanizzato Agathion.»

«Pronto?» Kamijou ea un po' intimorito da quanto Index sembrasse colpita. «Questa è la Città Accademia. Puoi trovare cose del genere in tutta la città.»

«Città Accademia?»

«Sì. E' una città creata comprando l'intera area occidentale di Tokyo, dove lo sviluppo era rallentato. Il nome viene dal fatto che vi sono dozzine di università e centinaia di scuole elementari, medie e superiori.» Kamijou sospirò. «L'80% dei residenti è composto da studenti, quindi, tutti i condomini che vedi, sono dormitori.»

Aveva omesso il fatto che aveva una faccia nascosta, dove i poteri ed il corpo erano sviluppati accostati allo studio.

«E' per questo che la città è un po' strana. E' traboccante di esperimenti universitari come lo smaltimento automatico dei rifiuti domestici, di pale eoliche che funzionano abbastanza bene da essere pratiche, e di robot per le pulizie come questo qui. Grazie a tutto ciò, il nostro livello di cultura è di circa 20 anni in avanti rispetto a chiunque altro.»

«Mh...» Index esaminò con cura il robot per le pulizie. «Quindi, tutti gli edifici che ci sono qui, sono parte della Città Accademia?»

«Sì. Suppongo sia meglio lasciare la città se stai cercando una Chiesa Anglicana. Tutte quelle che ci sono qui, probabilmente insegnano istituzioni per la teologia o psicologia junghiana.»

«Mh.»

Index annuì e poi, alla fine, portò una mano sulla parte anteriore della testa, dove aveva sbattuto contro il muro.

«Hyah!? E-Eh? Il mio velo è scomparso!?»

«Oh, te ne sei finalmente accorta? Ti è caduto prima.»

«Hyah?»

Con "prima", Kamijou voleva dire quando si stava cambiando nella coperta, ma Index sembrava confonderlo con quando era inciampata all'indietro, sconvolta per il robot per le pulizie. Cominciò a guardare ovunque sul pavimento e le apparve un punto interrogativo sulla testa.

«Oh! Lo so! Quell'Agathion elettrico!»

Mentre si sbagliava ancora, fece un balzo dopo che il robot per le pulizie era scomparso dietro all'angolo di un vicolo.

«...Ahh, che succede?»

Kamijou guardò la porta della sua stanza dove c'era il velo di Index e poi il vicolo. La suora non era da nessuna parte. Non c'erano stati addii, tristi o diversi.

"Da quel che sembra, ho la sensazione che vivrà anche se il mondo venisse distrutto."

Non ne aveva alcuna prova, ma tuttavia, quello era il suo pensiero.

Parte 5

«Okay, vi ho preparato delle schede. Mi raccomando, dovete seguire la lezione.»

Nonostante ormai avesse passato diverso tempo in quella classe, Kamijou ancora non riusciva a crederci.

Tsukuyomi Komoe, l'insegnante della Classe 7 del primo anno, era ridicola, così bassa che quando si trovava dietro alla cattedra le si poteva vedere solo la testa. La professoressa dall'aspetto bambinesco era uno dei sette misteri della scuola, con i suoi 135cm di altezza, aveva alle spalle una leggenda secondo la quale le era stato impedito di andare sulle montagne russe per motivi di sicurezza. Sembrava essere una bambina di dodici anni che doveva portarsi appresso un flauto ed indossare un elmetto giallo ed uno zainetto rosso.

«Potete parlare tra di voi, basta che facciate attenzione a quello che dico. Mi impegno davvero tanto per fare i test, perciò se non lo farete bene sarete puniti con la lezione di Visione a Raggi X.»

«Sensei, non è quella dove si gioca a poker bendati!? Fa parte del programma di Chiaroveggenza! Ho sentito dire che si deve vincere dieci volte di fila senza nemmeno poter vedere le proprie carte, praticamente non saremmo bloccati qui sino a domani mattina!?» protestò Kamijou Touma.

«Oh, ma Kamijou-chan, tu non hai abbastanza crediti, quindi dovrai partecipare comunque vada.»

«Uh...» Kamijou era senza parole dinanzi al magistrale sorriso di un insegnante seriamente a lavoro.

«...Mhh, ora mi è tutto chiaro. Komoe-chan ti trova così carino che non riesce a trattenersi, Kami-yan.» disse Aogami Pierce, il capoclasse dai capelli blu e con i piercing sulle orecchie che sedeva vicino a Kamijou.

«...Non percepisci una certa ostilità dalla schiena di quella professoressa così contenta di doversi mettere in un punta di piedi per raggiungere la lavagna?»

«Che? Cosa c'è di male se un'insegnante tanto carina ti sgrida per non aver passato un test? Essere abusato fisicamente da una ragazzina come quella ti fa guadagnare un sacco di punti esperienza, Kami-yan.»

«Sapevo fossi un lolicon, ma pure un masochista!? Sei proprio senza speranza!»

«Ah hah! Non è che mi piacciono le loli! E' che mi piacciono anche le loli!»

Kamijou quasi urlò "Cosa sei? Un onnivoro?", ma fu interrotto.

«Voi due laggiù! Vi toccherà l'Uovo di Colombo se continuerete a parlare.»

Come è facile immaginare, l'Uovo di Colombo consisteva nel far rimanere capovolto su un banco un uovo crudo, senza alcun tipo di sostegno. Quelli specializzati in Telecinesi erano in grado di evitare che cadesse se lavoravano abbastanza da arrivare quasi a bruciarsi i vasi sanguigni del cervello (si trattava di un esercizio molto difficile, perché nel caso in cui il potere utilizzato fosse stato troppo grande, l'uovo si sarebbe rotto). Come per la lezione di Visione a Raggi X, se si sbagliava si rimaneva bloccati in classe sino alla mattina successiva.

Kamijou e Aogami Pierce fissarono Tsukuyomi Komoe senza fiato.

«Capito?»

Il sorriso della professoressa era spaventoso.

Komoe-sensei amava essere chiamata "carina", ma si infastidiva se la definivano "piccola".

Comunque, non le importava che i suoi alunni non la vedessero con il dovuto rispetto. In parte era inevitabile, perché si trovavano all'interno della Città Accademia, una vera e propria isola che non c'è dove l'80% della popolazione erano studenti. Ciò che gli insegnanti dovevano sopportare era tosto persino se messo a confronto con una scuola normale, ma ancora più importante, la "forza" di un alunno si basava sia sulla sua abilità accademica, sia sul suo potere.

Gli insegnanti erano coloro che curavano lo sviluppo degli studenti, ma personalmente non avevano poteri. Alcuni, come quelli di educazione fisica o quelli che si occupavano dei consigli d'orientamento, sembravano provenire da qualche unità militare straniera, perché dovevano allenare dei mostruosi Level 3 con le proprie mani, ma sarebbe stato sin troppo crudele aspettarsi una cosa simile da una professoressa di chimica come Komoe.

«Hey, Kami-yan...»

«Cosa?»

«Essere sgridato da Komoe-sensei, non ti ecciterebbe?»

«Non sono mica te! Meglio che tu stia zitto, cretino! Ci rovineremo l'estate se verremo obbligati a giocare con le uova quando non abbiamo nemmeno dei poteri di Telecinesi! Se l'hai capito, vedi di piantarla con quel finto dialetto del Kansai!»

«Finto... N-N-N-N-N-Non chiamarlo finto! Vengo davvero da Osaka!»

«Stai zitto. Lo so che vieni da un posto dove fanno tutto con il riso. Sono di pessimo umore, non ho proprio voglia di discutere con te.»

«I-I-Io non vengo da un posto simile! Ah... A-Aaah! Il takoyaki è davvero buonissimo!»

«La smetti di far finta d'essere uno del Kansai? Hai intenzione di portarti il takoyaki per pranzo solo per questa storia?»

«Ma che stai dicendo? Neanche quelli di Osaka mangiano solo takoyaki, no?»

«...»

«No? Penso di aver ragione... no, aspetta. Ma... ma sì... ma.. huh? Ho ragione o no?»

«Ti stai fregando da solo, Mr. Finto Kansai.» disse Kamijou prima di sospirare e guardare fuori dalla finestra.

Pensò che sarebbe dovuto andare insieme ad Index, piuttosto che starsene a fare quell'inutile lezione di recupero.

La Chiesa Ambulante da lei indossata aveva reagito alla mano destra di Kamijou (anche se "reagito" potrebbe non rendere bene l'idea di cosa fosse successo), ma ciò non significava che ora lui credesse alla magia.

Eppure...

"A quanto pare il pesce che scappa sembra sempre molto grande..."

Kamijou sospirò di nuovo. Piuttosto che starsene buttato in quel banco, in quella classe senz'aria condizionata che ricordava una sauna, sarebbe stato meglio andare in un fantastico mondo di spade e magie. Aveva persino un'eroina carina con cui incamminarsi (un po' esitava a definirla bella).

«...»

Kamijou si ricordò del velo che Index aveva lasciato in camera sua.

Alla fine non gliel'aveva restituito. Non che credesse di non averlo potuto fare. Anche se Index era scomparsa, probabilmente l'avrebbe trovata se si fosse messo a cercarla seriamente. E anche se non ci fosse riuscito, poteva sempre andare in giro per la città a sventolare questo copricapo.

Ora che ci pensava, capiva di volere solo un pretesto per poterla rincontrare. Sperava che un giorno sarebbe ritornata a prendersi il velo.

Perché quella bianca ragazza gli aveva mostrato un sorriso tanto perfetto...

Aveva immaginato che sarebbe scomparsa come un'illusione, se non avesse lasciato qualcosa da usare come pretesto.

Si era trattato di semplice paura.

"...Ah, ora capisco."

Dopo tutti quei pensieri poetici, Kamijou finalmente si accorse di una cosa.

In realtà, non aveva voluto male alla ragazza appesa al suo balcone. Le era piaciuta abbastanza perché l'idea di non rivederla mai più gli facesse provare un po' di rimpianto.

«...Ah, che palle!»

Schioccò la lingua. Con tutto quello che le era successo, si pentì di non averle impedito di andarsene.

"Un attimo, cos'era quella storia sui 103.000 grimori?"

Index aveva detto che un'associazione magica la stava inseguendo (Che stesse parlando di qualche tipo di società?) perché voleva i 103.000 grimori. E a quanto pare, la ragazza era scappata portandosi appresso tutti quei libri.

Non si trattava di una chiave o di una mappa per il posto dov'erano conservati.

Quando Kamijou le aveva chiesto dove si trovassero, lei aveva semplicemente risposto con «Sono qui.» Tuttavia, non gli era sembrato ce ne fosse nemmeno uno. Inoltre, la sua stanza non era grande abbastanza per contenere 100.000 libri.

«...Ma di che stava parlando?»

Kamijou inclinò la testa perplesso. Dato che la Chiesa Ambulante di Index aveva reagito all'Imagine Breaker, c'era qualcosa di vero in quel che aveva detto. Ma...

«Sensei? Kamijou-kun sta guardando le gonne delle ragazze del club di tennis!»

Il forzato dialetto del Kansai di Aogami Pierce fece tornare Kamijou alla realtà.

«...»

Komoe-sensei si zittì.

Pareva essere rimasta scioccata perché Kamijou Touma-kun non stava seguendo la lezione. Sembrava una dodicenne che aveva appena scoperto la verità su Babbo Natale.

Non appena questa cosa gli passò per la testa, Kamijou Touma subì gli sguardi ostili dei suoi compagni di classe, che volevano proteggere i diritti umani di quella "bambina".


Dovevano essere delle lezioni di recupero, eppure era stato trattenuto sino al normale orario d'uscita.

«...Che sfiga.» balbettò Kamijou, guardando il generatore eolico a tre pale che brillava per la luce del sole. Era vietato uscire di notte, perciò gli ultimi bus e gli ultimi treni della Città Accademia finivano di passare quando tutti gli studenti erano teoricamente usciti da scuola.

Kamijou non era riuscito a prendere l'ultimo bus, perciò camminava per la calda strada dei negozi che sembrava non finire mai. Un robot di sicurezza gli passò vicino. Aveva l'aspetto di un bidone con le ruote e aveva la funzione di una telecamera di sorveglianza mobile. In origine avevano sviluppato dei cani robotici, ma i bambini finivano con l'andarci vicino ed ostruire loro il passaggio. Per questo motivo, tutti i robot erano stati rifatti con la forma di un bidone.

«AH! Finalmente ti ho trovato, bastardo! Aspetta... aspetta! Tu! Sto parlando con te! Fermo!!»

Kamijou non poteva sopportare il caldo estivo, quindi fissò il robot muoversi lentamente e pensò a come Index fosse scappata via vedendone uno per le pulizie. Finalmente, si accorse che quella voce lo stava chiamando.

Si girò per capire cosa stesse succedendo.

Index v01 071.jpg

Era una ragazza delle medie. I suoi capelli, che le arrivavano sino alle spalle, ardevano alla luce del sole come una fiamma rossa e la sua faccia era dello stesso colore, ma con tonalità più forti. Indossava una gonna grigia con delle pieghe, una camicetta a maniche corte e un maglioncino estivo... In quel momento, si rese conto di chi aveva davanti.

«...Oh, sei di nuovo tu, la Biribiri[12] delle medie.»

«Non chiamarmi Biribiri! Il mio nome è Misaka Mikoto! Perché non lo impari? Mi chiami così dalla prima volta che ci siamo incontrati!»

"La prima volta che ci siamo incontrati...?" Kamijou iniziò a ricordare. "Oh, già."

Durante il loro primo incontro era stata circondata da alcuni delinquenti, proprio come l'ultima volta. Non appena le si erano avvicinati, lui aveva pensato che stessero cercando di derubarla e si era messo in mezzo come Urashima Toaru-esque. Tuttavia, per qualche motivo, la ragazza si era arrabbiata, dicendo, "Stai zitto! Non metterti in mezzo! Biribiri!" Kamijou ovviamente le aveva bloccato la scarica elettrica con la mano destra e lei aveva risposto con, "Huh? Perché non ha funzionato? E se invece faccio così? Huh?" Una cosa tira l'altra, e si era arrivati all'attuale situazione.

«...Huh? Cosa? Non sono triste, quindi perché piango, mamma?»

«Si può sapere per quale motivo hai lo sguardo perso nel vuoto?»

Kamijou era esausto a causa delle lezioni, quindi decise di non darle molta importanza.

«Quella che sta fissando intontita la faccia di Kamijou è la ragazza Railgun di ieri. E' così infastidita dall'aver perso un solo scontro che deve tornare da Kamijou continuamente per sfidarlo ad una rivincita.»

«...Con chi stai parlando?»

«Ha un carattere forte e odia perdere, ma in realtà è molto sola ed è incaricata di occuparsi dell'animaletto della classe.»

«Non aggiungere stramberie alle persone!»

La ragazza, Misaka Mikoto, agitò le braccia per aria attirando su di sé gli sguardi dei passanti. Non che fosse una sorpresa. L'uniforme assolutamente normale che indossava, era quella della Scuola Media Tokiwadai, uno dei cinque istituti d'elite più prestigiosi della Città Accademia. Per qualche motivo, le raffinatissime signorine della Tokiwadai si notavano persino in una stazione all'ora di punta, tanto da far sembrare strano vederle in un treno a giochicchiare con il cellulare come tutti gli altri.

«Quindi cosa vuoi, Biribiri? Anzi, perché indossi la tua uniforme se ci sono le vacanze estive? Devi fare lezioni di recupero?»

«Gh... S-Stai zitto.»

«Eri preoccupata per il coniglietto della classe?»

«Ti ho detto di smetterla con la storia dell'animale! Oggi ho intenzione di farti sussultare come le gambe di una rana attaccate ad un elettrodo, faresti meglio a preparare il tuo testamento!»

«Non credo proprio.»

«Perché?»

«Perché non mi devo occupare dell'animaletto della mia classe.»

«Tu... Smetti di prendermi in giro!!»

THOMP! La studentessa delle medie pestò con il piede le mattonelle del marciapiede.

In quel momento i cellulari dei passanti ed il robot di sicurezza emisero un tremendo rumore, mentre si spegneva il ripetitore di segnale televiso della via dei negozi.

I capelli della ragazza schioccarono a causa l'elettricità statica.

La Level 5, che da sola era in grado di lanciare un Railgun, sorrise scoprendo i canini come una belva feroce.

«Hmph. Che te ne pare? Ti basta? ...Mgh!»

Nel frenetico tentativo di tapparle la bocca, Kamijou coprì l'intera faccia di Misaka Mikoto.

"S-Stai zitta! Perfavore non dire niente! A tutta quella gente si è rotto il cellulare e non mi sembrano affatto contenti!! Se scoprono che siamo stati noi, ci toccherà pagare, e non ho idea di quanto costi quel ripetitore!!"

Per via del suo recente incontro con quella suora dai capelli argentati, Kamijou pregò il dio a cui normalmente si rivolgeva soltanto Natale.

Forse le sue preghiere erano state ascoltate, perché nessuno gli si avvicinò.

"Grazie a Dio."

Kamijou fece un sospirò di sollievo (mentre continuava a soffocare Mikoto).

«Attenzione. Attenzione. Errore numero 100231-YF. Sono state individuate delle onde elettromagnetiche dannose che violano le leggi di diffusione radio. Anomalia del sistema. Potrebbe trattarsi di un attacco di cyber-terrorismo, non usare alcun dispositivo elettronico.»

L'Imagine Breaker ed il Railgun si girarono con esitazione.

Un bidone al lato del marciapiede faceva fuoriscire del fumo blaterando cose senza senso.

Un attimo dopo, il robot di sicurezza iniziò a far suonare un'acutissima sirena.


Com'era che naturale che fosse, scapparono.

Entrarono in un vicolo, calciarono una lattina di plastica un po' sporca e fecero scappare un gatto per la paura, tutto mentre continuavano a correre.

"Ora che ci penso, non ho fatto niente di male. Perché sto scappando insieme a lei?"

«Uuhh... C-Che sfiga. Perché finisco sempre con il farmi coinvolgere da questa tipa

Nonostante il pensiero, continuò a correre. Dopo tutto aveva sentito in un talk show che quei robot di sicurezza costavano 1.2 milioni di yen l'uno.

«Che cosa vorresti dire!? E poi il mio nome è Misaka Mikoto!»

I due si erano finalmente fermati in un sotto-sotto-vicolo. Uno dei diversi palazzi in linea doveva essere stato demolito, perché vi era uno spiazzo rettangolare aperto. Sembrava un buon posto per lo street basketball.

«Stai zitta, Biribiri! Sei stata tu che ieri hai con un fulmine reso inutilizzabili tutti i miei elettrodomestici! Cos'altro potresti mai volere da me?»

«Te lo meritavi per avermi scocciato!»

«Non riesco proprio a capire perché sei arrabbiata! Non ti ho nemmeno toccata!»

Il giorno prima, dopo ciò che era successo, Mikoto aveva provato a colpirlo con tutto quello che aveva, ma Kamijou era stato capace di bloccare ogni attacco grazie alla sua mano destra. Non si trattava solo del Railgun. La ragazza era in grado di creare una spada-frusta facendo vibrare la sabbia di ferro, oltre al poter mandare forti onde elettromagnetiche per danneggiare gli organi interni e al chiudere in bellezza facendo piombare giù dal cielo un vero e proprio fulmine.

Ma quello non era niente per Kamijou Touma.

Sinché si trattava di un potere soprannaturale, Kamijou Touma poteva negarlo.

«Ti sei sfiaccata da sola continuando ad attaccarmi! Se non ne sei in grado cerca di non usare troppo i tuoi poteri, Biribiri!»

«~ ~!!» Mikoto digrignò i denti. «N-Non vale. Non può valere! Non mi hai mai attaccato! Quello è un pareggio!!»

«Sigh... Okay, Okay. Quella volta hai vinto tu. Fare a pugni con te non mi ridarà il mio condizionatore.»

«Gah...! A-Aspetta un secondo! Vedi di prendere questa cosa seriamente!!» disse Mikoto agitando le braccia per aria.

«Sicura di volere che io faccia sul serio?»

«Ah...» Mikoto perse il coraggio.

Kamijou strinse leggermente il suo pugno e lo aprì nuovamente. Questo semplice gesto fu abbastanza per far sudare freddo Misaka Mikoto. La ragazza si bloccò completamente, non poteva nemmeno fare un passo indietro.

Mikoto non aveva idea di quale fosse il vero potere di Kamijou, perciò non poteva far altro che temerlo, dato che era stato in grado di evitare tutti i suoi gli assi nella manica.

Non era poi una cosa così strana. Kamijou Touma aveva resistito per più di due ore ai suoi attacchi senza farsi un graffio. Per lei era più che normale chiedersi cosa sarebbe successo se lui avesse fatto sul serio.

Kamijou sospirò e volse lo sguardo altrove.

Come se si fossero spezzate le funi che la legavano a terra, Mikoto, barcollante, fece finalmente qualche passo indietro.

«...Cos'è questa se non sfiga?» Kamijou era sorpreso da quanto fosse impaurita. «Per prima cosa mi si sono rotti gli elettrodomestici, poi di mattina ho incontrato quella tipa auto-proclamatasi maga, e questa sera invece Biribiri la esper.»

«Maga? Cosa?»

«...» Kamijou ci pensò un momento. «Già... E' quello che vorrei sapere anche io.»

Normalmente Mikoto avrebbe gridato, "Mi stai prendendo in giro!? Ti si è flippata la testa quanto il tuo potere!?" e avrebbe lanciato qualche scarica elettrica. Tuttavia, ora come ora, s'impauriva ogni volta che lui la guardava.

In realtà quello di prima era solo un bluff, eppure Kamijou si sentiva male pensando a quanto si fosse rivelato efficace.

"Comunque cos'era quella storia a proposito maghi?"

Si ricordò di quel che era successo la mattina. Quella suora vestita di bianco ne aveva parlato come se niente fosse, ma adesso lui si rendeva conto di quanto fosse irreale.

"Mi chiedo perché non mi sia sembrato strano anche quando Index era con me."

Qualche misterioso non so che aveva reso tutto più credibile?

«...Un attimo, ma cosa sto pensando?» borbottò Kamijou ignorando completamente la ragazza Biribiri di nome Misaka Mikoto, che tremava impaurita come un cucciolo.

Non aveva più alcun collegamento con Index e quel che la riguardava. Il mondo era grande, perciò difficilmente l'avrebbe rincontrata per caso. Mettersi a pensare ai maghi non aveva nessun senso.

Eppure non riusciva a levarseli dalla testa.

Ancora aveva quel velo bianco puro che Index aveva dimenticato nella sua stanza.

Nemmeno Kamijou sapeva perché ci stesse pensando così tanto.

Dopo tutto era in grado di uccidere persino Dio.

Parte 6

Al giorno d'oggi con 320 yen non ti compri neanche un gyudon grande.

«………………………………………Taglia media, huh?»

Difficilmente le ragazze che si accontentano di mangiare un bento delle dimensioni una light novel potranno capire, ma un affaticato ragazzo in crescita non può che considerare un gyudon medio come uno snack.

Dopo aver seminato Biribiri, Kamijou era andato in un ristorante di gyudon per mangiarsi il suo "snack". Si era poi diretto verso il suo dormitorio a sera ormai inoltrata e con soli 30 yen rimasti (tasse incluse).

Il posto sembrava deserto.

Era il primo giorno delle vacanze estive, quindi probabilmente erano tutti in giro a divertirsi.

Il dormitorio aveva l'aspetto di un comune appartamento. Lungo il muro del corridoio di questo edificio rettangolare c'erano una serie di porte. La ringhiera metallica non aveva una copertura per evitare che si sbirciasse sotto alle gonne delle ragazze, perché era un dormitorio maschile.

Le porte ed i balconi frontali erano costruiti sui lati della costruzione che si poteva vedere dalla strada. In altre parole si trovavano in mezzo ai due palazzi.

L'entrata disponeva di una chiusura automatica, ma i dormitori distavano solo 2 metri. Proprio come aveva fatto Index quella mattina, era facile accedervi saltando di tetto in tetto.

Kamijou attraversò la porta con chiusura automatica, passò vicino al ripostiglio, che si credeva essere la stanza del supervisore, e salì nell'ascensore. Quest'ultimo era più stretto e sporco di un montacarichi industriale, ciononostante il pulsante con la R che indicava il soffitto era sigillato con un blocco di metallo, in modo da prevenire i vari Romeo e Giulietta che vi si recavano notte dopo notte.

Con il ding di un forno a microonde, l'ascensore si fermò al settimo piano.

Kamijou spinse da una parte la porta cigolante ed entrò nel corridoio. Era al settimo piano, ma non c'era vento, e per via dei palazzi vicini sembrava ci fosse ancora più caldo di prima.

«Mh?»

Kamijou finalmente si accorse di una cosa. In fondo allo stretto corridoio, e proprio davanti al suo appartamento, vi erano tre robot per le pulizie. Era raro vederne tre. Tanto per cominciare era abbastanza sicuro che ne fossero stati disposti solo 5 per quel dormitorio.

Per qualche motivo, Kamijou ebbe un brutto presentimento.

Quei robot a forma di bidone erano capaci di rimuovere del tutto la gomma da masticare sui pavimenti, perciò cosa poteva dargli tanti problemi? Il ragazzo rabbrividì pensando che il suo vicino, Tsuchimikado Motoharu, potesse essersi ubriacato comportandosi da delinquente così perdere la propria virginità, e fosse finito con il vomitare usando la porta di Kamijou come una cabina telefonica.

«Ma che cavolo...?»

La gente ha la sfortunata tendenza di voler assistere alle cose più orribili.

Dopo aver inconsciamente fatto qualche passo in avanti, poté finalmente vedere.

La misteriosa ragazza di nome Index era lì svenuta per la fame.

«……………………………………………………….Ahh.»

Non poteva vederla bene perché i robot si trovavano in mezzo, ma una vestita con un abito da suora ricoperto di luccicose spille da balia era chiaramente svenuta lì a faccia in giù.

I tre robot continuavano a sbatterci contro, ma Index non si muoveva. Il tutto rendeva la scena ancora più patetica, come se dei corvi di città la stessero beccando. Eppure i robot per le pulizie erano stati progettati in modo da evitare le persone ed ostacoli vari, quindi perché neanche quelle macchine la trattavano come essere umano?

«...Immagino sia sfiga anche questa.»

Kamijou Touma sarebbe rimasto sorpreso se in quel momento si fosse guardato allo specchio. Aveva un gran bel sorriso stampato sulla faccia.

Nel profondo si era preoccupato. Poteva non aver creduto alla storia dei maghi, ma era effettivamente possibile che qualche setta religiosa la stesse inseguendo.

Era contento di vederla nel suo solito stato.

Anche senza tener conto di queste sue preoccupazioni, solo rincontrarla lo rendeva felice.

Kamijou allora si ricordò di ciò che si era dimenticata: il bianchissimo velo da suora che non le aveva restituito. L'aver visto quel copricapo come qualche amuleto magico gli sembrava assurdo.

«Hey! Che ci fai qui?»

La chiamò e corse in avanti.

"Perché solo correndo mi sento come un bambino delle elementari che non riesce a dormire durante la notte prima di una gita? Perché ogni passo che faccio mi fa sentire come se stessi andando in un negozio nel giorno d'uscita di uno dei migliori RPG sulla piazza?"

Non si era ancora accorta di lui.

Kamijou Touma sorrise pensando a quanto ciò fosse "da Index".

E poi, finalmente si rese conto che la ragazza si trovava distesa in una pozza di sangue.

«...Ah...?»

La prima cosa che provò fu confusione, non shock.

Non l'aveva potuta vedere perché i robot per le pulizie glielo avevano impedito. Si trovava a faccia in giù ed era ben evidente un taglio orizzontale vicino alla parte basse della schiena. Era stato causato da una spada, ma era così lineare che dava l'impressione di essere stato fatto con un righello ed un taglierino. La punta dei suoi lunghi capelli era stata chiaramente tagliata, ed il normale argento era ora tinto di rosso dalla sostanza del medesimo colore che le fuoriusciva dalla ferita.

Per un momento Kamijou non si rese conto che quello era sangue umano.

La differenza tra l'istante precedente e quello successivo aveva mandato i suoi pensieri nel caos. Ke.. Ke.. Ketchup? Che Index avesse usato le sue ultime forze per spremere un po' di ketchup prima di svenire per la fame? Con questo pensiero Kamijou quasi sorrise.

Quasi, ma non lo fece.

Non avrebbe mai potuto.

I tre robot continuarono ad andare avanti e indietro emettendo dei rumori metallici. Stavano pulendo il pavimento. Stavano pulendo la rossa sostanza che vi era sparsa sopra. Stavano pulendo la rossa sostanza che fuorisciva dal corpo di Index. Come se stessero tamponando una ferita con un panno sporco, aspiravano l'interno della sagoma della ragazza.

«Fermi... Fermi! Cazzo!!»

Gli occhi di Kamijou finalmente di ricollegarono alla realtà. Frenetico, cercò di afferrare quei robot. Erano piuttosto forti ed erano stati progettati in modo da essere inutilmente pesanti, così da evitare che qualcuno li rubasse. Non riusciva a spostarli.

Ovviamente i robot stavano pulendo il pavimento, perciò non avevano toccato la ferita. Ciononostante Kamijou li considerava alla stregua di insetti che svolazzavano attorno ad una ferita in decomposizione.

Aveva difficoltà a spostarne anche solo uno, figurarsi tre. Mentre concentrava le proprie forze sul singolo, gli altri due si gettavano a capofitto per pulire.

In teoria aveva il potere di uccidere persino Dio.

Però non riusciva a sbarazzarsi di quei giocattoloni.

Index restava in silenzio.

Le sue pallide labbra violacee erano così immobili che Kamijou non capiva se stesse respirando.

«Merda! Merda!» urlò confuso. «Che è successo? Si può sapere cosa è successo!? Dannazione! Chi è stato a ridurti così!?»

«Mh? Siamo stati noi maghi.»

E questo spiegava con esattezza perché la voce giunta da dietro non appartenesse ad Index.

Kamijou girò tutto il suo corpo come se si stesse lanciando per dare un pugno a quella persona. C'era un uomo in piedi, arrivato... no, non dall'ascensore. Sembrava che fosse arrivato dalle scale d'emergenza vicino all'ascensore.

L'uomo era bianco ed era più alto di 2 metri, ma dalla faccia sembrava più giovane di Kamijou.

Index v01 085.jpg

Avrà avuto... forse 14 o 15 anni, proprio come Index. La sua elevata altezza era caratteristica degli stranieri. I suoi vestiti erano... una versione nerissima di quelli indossati in chiesa dai preti. Comunque, difficilmente in questo mondo si poteva trovare qualcuno che lo avrebbe definito prete.

Forse perché controvento, Kamijou era in grado di sentirne l'orribile dolce profumo, anche se si trovava oltre i 15 metri di distanza. I suoi capelli biondi, lunghi sino alle spalle, erano stati tinti di rosso come il tramonto. Come un tirapugni degli anelli d'argento brillavano su tutte le sue 20 dita, aveva degli orecchini dall'aspetto maligno, una sigaretta accesa nel bordo della bocca e, come ciliegina sulla torta, un tatuaggio simile ad un codice a barre sotto l'occhio destro.

Non lo si poteva chiamare né prete né malvivente.

L'atmosfera vicino a lui era chiaramente insolita.

Come se quella parte del corridoio seguisse delle regole completamente diverse da quelle che Kamijou aveva conosciuto sino ad allora. Quella strana sensazione si spargeva tutto attorno come dei gelidi tentacoli.

Quel che Kamijou provò inizialmente non fu né paura né rabbia.

Fu confusione ed ansia. Un disperato senso di solitudine, come se gli avesero rubato il portafoglio in una nazione straniera di cui non conosceva la lingua. Quella sensazione simile a dei gelidi tentacoli si propagò per il suo corpo e gli congelò il cuore, ma poi Kamijou si accorse di una cosa.

"E' un mago.

Questo è diventato un mondo dove strane cose come i maghi esistono."

Era in grado di dirlo con un solo sguardo.

Ancora non credeva nei maghi...

Ma era in grado di dire che quella persona non apparteneva al suo stesso mondo.

«Mh? Mh, mh, mh. L'ha decisamente presa.» Il mago si guardò attorno e la sigaretta nel bordo della sua bocca si mosse mentre parlava. «Ho sentito che Kanzaki l'aveva colpita, ma questo è... Pensavo che non ci fosse da preoccuparsi perché non c'era traccia di sangue...»

Il mago guardò i robot per le pulizie dietro Kamijou Touma.

Con tutta probabilità Index era stata "colpita" da qualche altra parte ed era a mala pena riuscita a rifugiarsi lì prima di svenire. Doveva aver perso del sangue per strada, che sicuramente era stato ripulito dai robot.

«Ma... perché?»

«Mh? Intendi perché è tornata indietro? Chi lo sa. Forse si è dimenticata qualcosa. Ora che ci penso, aveva il velo quando l'ho attaccata ieri. L'ha perso da qualche parte?»

Il mago di fronte a Kamijou aveva detto "tornata indietro".

In altre parole, aveva tenuto d'occhio Index tutto il giorno e sapeva che aveva perso il copricapo della sua Chiesa Ambulante.

Ciò voleva dire che i maghi l'avevano seguita rintracciando il potere soprannaturale della sua veste. Potevano scoprire che la Chiesa Ambulante era stata distrutta non appena il "segnale" fosse stato interrotto... La ragazza aveva menzionato anche questo.

Ma allora Index lo sapeva.

Lo sapeva, eppure sembrava si fosse affidata comunque al potere difensivo della Chiesa Ambulante.

Perché era tornata? Perché aveva sentito il bisogno di recuperare una parte della distrutta e quindi inutilizzabile Chiesa Ambulante? La mano destra di Kamijou l'aveva resa inutile, perciò non aveva senso riprendersi il velo.

"...Allora mi seguirai sin nelle profondità dell'inferno?"

Improvvisamente tutto tornò.

Kamijou si ricordò. Non aveva mai toccato il velo lasciato nella sua stanza. In altre parole, il copricapo aveva ancora del potere magico. Index doveva aver pensato che i maghi l'avrebbero potuto avvertire e che sarebbero potuti andare là.

E per questo motivo la ragazza aveva affrontato i rischi che "tornare indietro" poteva comportare.

«...Stupida.»

Non c'era bisogno di fare una cosa del genere. La sua Chiesa Ambulante era stata distrutta dall'idiozia di Kamijou, che si era pure reso conto del fatto che avesse dimenticato il velo in camera sua, ma che non aveva fatto niente per restituirglielo. Inoltre, cosa ancora più importante, Index non aveva nessun obbligo, dovere o motivo di proteggerlo.

Ciononostante era tornata indietro.

Kamijou Touma era un completo sconosciuto che aveva incontrato da meno di mezz'ora.

Eppure aveva rischiato la sua vita ed era tornata indietro per evitare che venisse coinvolto in quel combattimento contro i maghi.

«Stupida!!»

L'immobile schiena della ragazza lo innervosì per qualche strana ragione.

Index gli aveva detto che la sfortuna era dovuta alla sua mano destra.

Sembrava proprio che stesse subconsciamente negando anche i più fievoli poteri, come la protezione divina o il filo rosso del destino.

Se Kamijou non avesse incautamente distrutto la Chiesa Ambulante, non sarebbe tornata indietro.

"No. Queste sono solo scuse."

La sua mano destra e la distruzione della sua Chiesa Ambulante non erano il motivo per cui lei aveva sentito il bisogno di tornare.

Se Kamijou non avesse desiderato quel pretesto...

Se solo le avesse restituito subito il velo che le era caduto...

«Mh? Mh, mh, mh? E dai non mi guardare così.» La sigaretta nel bordo della sua bocca si mosse mentre parlava. «Non sono stato io a ferirla e dubito che Kanzaki ne avesse intenzione. La Chiesa Ambulante dovrebbe essere una difesa assoluta, dopo tutto. Seriamente, non si sarebbe dovuta essere fatta niente... Cosa può aver distrutto quella veste? A meno che il drago di San Giorgio non sia tornato, non capisco come una barriera di livello papale possa essere stata distrutta.»

Il suo sorriso scomparve non appena finì il discorso, di cui aveva recitato l'ultima parte tra sé e sé.

Tuttavia, anche quello era durato un solo istante. La sigaretta nel bordo della sua bocca si rialzò come se si fosse improvvisamente ricordato di sorridere.

«Perché?» disse Kamijou senza aspettarsi una risposta. «Perché? Non credo alla magia delle favole e non riesco a comprendere i maghi, o qualunque cosa tu sia. Ma non ne esistono tipi buoni e tipi cattivi? Non ci sono dei maghi che proteggono le cose e le persone?»

Sapeva bene che in quel momento non aveva il diritto di usare le parole da volpe.

Quando Index se n'era andata, Kamijou Touma non aveva fatto niente ed era tornato alla sua vita di tutti i giorni.

Eppure non poteva trattenersi.

«Ve la siete presa con questa ragazzina, l'avete inseguita in lungo e in largo, e poi l'avete ridotta così. Come puoi vivere in questo modo?»

«Come ti ho detto, è stata Kanzaki a colpirla, non io.» Il mago rimase in silenzio per un secondo. Le parole di Kamijou non avevano avuto il benché minimo effetto. «E comunque dobbiamo recuperarla, che sia ferita o no.»

«Recuperarla?»

Kamijou non capiva ciò che il mago stesse cercando di dire.

«Mh? Oh, capisco. Dato che conoscevi la parola mago sono partito dal presupposto che ti avesse detto tutto. Immagino avesse paura di coinvolgerti.» Esalò del fumo di sigaretta. «Già, dobbiamo recuperarla. Tecnicamente non lei, ma i 103.000 grimori che possiede.»

...Ancora quei 103.000 grimori.

«Ora mi è chiaro. Questa nazione non è molto religiosa, è ovvio che tu non capisca.» disse il mago con una voce che sembrava annoiata, sebbene stesse sorridendo. «L'Index Librorum Prohibitorum è una lista creata dalla Chiesa che contiene tutti quei libri diabolici la cui sola lettura basterebbe a sporcarti l'anima. Anche se rendessimo la loro esistenza di dominio pubblico, qualcuno che non ne conosce i titoli potrebbe entrarne in possesso. E' per questo motivo che quella ragazza è diventata una specie di crogiolo per 103.000 libri demoniaci.»

Eppure Index non aveva nessun libro. I lineamenti del suo corpo erano ben evidenti, perciò era impossibile nasconderne sotto la veste. Senza considerare che nessuno potrebbe mai camminare portandosi appresso 100.000 libri, una quantità che riempirebbe un'intera biblioteca.

«N-Non dire stupidaggini! Dove sarebbero questi libri!?»

«Oh, sono lì. Sono nella sua memoria.» disse il mago come se fosse ovvio. «Sai cos'è la memoria perfetta? Sembra che sia l'abilità di memorizzare qualsiasi cosa si veda in un istante, senza mai dimenticare una sola lettera o frase. In poche parole diventi uno scanner umano.» Il mago sorrise indifferente. «Non ha niente a che fare con l'occulto o con la tua fantascienza. E' una caratteristica naturale. Ha visitato il Biritish Museum, il Louvre, la Biblioteca Vaticana, le rovine di Pataliputra, lo Château de Compiègne, il monastero di Mont Saint-Michel, e qualsiasi altro posto dove sono conservati dei grimori che non possono essere spostati dal luogo in cui sono sigillati. Li ha rubati coi propri occhi e li conserva come se fosse una biblioteca.»

Kamijou semplicemente non poteva crederci.

Non poteva credere che esistessero questi grimori o che Index possedesse una memoria perfetta.

Ma non era importante che ciò fosse vero o meno. Quel che importava era che qualcuno credeva che fosse vero e che fosse arrivato a ferire una ragazza.

«In realtà non è in grado di usare la magia, quindi è innocua.» La sigaretta nel bordo della sua bocca si mosse felicemente. «Ma dato che è stato creato un sigillo la Chiesa deve avere qualche preoccupazione. Beh, questo non ha niente a che fare con un mago come me. In ogni caso quei 103.000 grimori sono piuttosto pericolosi, così sono venuto per proteggerla prima che qualcuno disposto ad usarli venga a prendersela.»

«Prot...eggerla?»

Kamijou Touma era allibito. Cosa aveva detto quell'uomo dinanzi ad una scena tanto macabre?

«Già, proteggerla. Non importa quanto cara e dolce possa essere, non è in grado di reggere droghe e torture. Solo pensare di consegnare una ragazza a gente simile mi fa male al cuore, sai?»

«...»

Il corpo di Kamijou tremava a tratti.

Non era solo rabbia. Aveva la pelle d'oca in tutto il braccio. L'uomo dinanzi a lui si credeva nel giusto. Viveva senza vedere i propri errori. Tutto questo lo fece rabbrividere, come se fosse stato immerso in una vasca con decine di migliaia di lumache.

Culto da pazzoidi" era l'unica cosa che gli veniva in mente.

Al solo pensiero che dei maghi cacciassero le persone sulle basi di pretesti tanto infondati, ebbe la sensazione che i suoi nervi celebrali stessero per esplodere.

«Chi ti credi di essere!?»

La sua mano destra avvampò come in risposta alla rabbia.

I suoi due piedi, che sino ad allora erano rimasto inchiodati al pavimento, si mossero da soli. Il suo spesso corpo, in carne ed ossa, si avventò verso il mago come un proiettile. Strinse il pugno così forte che gli sembrò di rompersi le dita.

La sua mano destra era inutile. Non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente o di alzare i suoi voti nei test, e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze.

Però poteva anche servire a qualcosa. Dopo tutto, poteva usarla per dare un pugno al bastardo che gli stava davanti.

«Preferirei presentarmi come Stiyl Magnus, ma immagino che dovrò farlo come Fortis931.»

Ciononostante il mago era completamente immobile, eccetto per la sigaretta nel bordo della sua bocca.

Dopo quel sussurro, parlò a Kamijou come se gli stesse presentando il gatto domestico nero di cui andava fiero.

«Quello è il mio nome magico. Mai sentito parlare? A quanto pare non possiamo dire i nostri veri nomi quando usiamo la magia. E' una vecchia tradizione, non ne capisco il motivo nemmeno io.»

Si trovavano a 15 metri l'uno dall'altro.

Kamijou Touma dimezzò le distanze con soli tre passi.

«Fortis... Penso che in giapponese significhi "il forte". Beh, non che sia importante l'etimologia. Quel che conta è che mi è stato assegnato. Per noi maghi, quando usiamo la magia, diventa meno un nome magico e più...»

Kamijou Touma fece altri due passi nel corridoio.

Eppure il sorriso del mago rimase intatto. Sembrava voler dire che Kamijou non era nemmeno un avversario per cui valesse la pena di non sorridere.

«...un nome che uccide.»

Il mago di nome Stiyl Magnus afferrò la sigaretta e la buttò a lato.

Accesa, volò orizzontalmente sopra la ringhiera di metallo e colpì il muro del palazzo vicino.

L'immagine residua, una linea arancione, ne tracciò il percorso e delle scintille svolazzarono non appena si verificò l'impatto.

«Kenaz (Fiamme).»

Non appena Stiyl finì quel borbottio, la linea arancione esplose.

Apparve una spada di fuoco, dando l'impressione che qualcuno avesse aperto un idrante carico di benzina.

Iniziò poi a cambiare colore gradualmente, come una foto bruciata con un accendino.

Kamijou non stava toccando le fiamme, ma solo guardandole si sentiva gli occhi bruciare. Si fermò di colpo e portò le mani alla faccia per ripararsi.

L'aveva fatto così inavvertitamente che sembrava gli si fossero incollati i piedi al terreno.

Gli venne un dubbio.

L'Imagine Breaker poteva negare qualsiasi potere soprannaturale. Nemmeno il Railgun della Level 5 Biribiri, in grado di annientare un rifugio antinucleare in un colpo solo, poteva resistergli.

Ma la verita era che...

Kamijou non aveva ancora visto nessun potere soprannaturale che non fosse psichico.

In altre parole, non aveva mai potuto provare la sua abilità in situazioni come questa.

Non l'aveva mai usata sulla magia.

Avrebbe funzionato?

«Purisaz Naupiz Gebo (Un dono di dolore per il gigante).»

Kamijou non poteva vedere il mago sorridere oltre le sue braccia.

Con quell'espressione Stiyl Magnus affondò orizzontalmente la propria spada di fuoco.

Quando Kamijou la toccò, questa esplose come un vulcano in eruzione.

Ondate di calore, bagliori di luce, fumo nero ed il suono dell'esplosione si sparsero in tutte le direzioni.

«Forse ho esagerato.»

Stiyl si grattò la testa dinanzi a quello che sembrava essere il resto di un bombardamento. Per sicurezza guardò in giro, in modo da verificare che non stesse arrivando nessuno. Era il primo giorno delle vacanze estive, quindi la maggior parte dei residenti del dormitorio erano fuori. Tuttavia sarebbe stato un problema se qualche asociale si fosse trovato in una delle stanze.

Il mago non poteva vedere bene davanti a sé per via delle fiamme e del fumo.

Comunque non aveva bisogno di controllare. Quel colpo aveva generato delle terribili fiamme da 3000 gradi Celsius. A temperature sopra i 2000 gradi il corpo umano si scioglie prima di bruciarsi, perciò il ragazzo era probabilmente nello stesso stato della ringhiera di metallo squagliatasi come una scultura di zucchero. Sicuramente ora si trovava spiaccicato sul muro alla stregua di un pezzo di chewing gum usato.

Stiyl sospirò riflettendo sulla correttezza del proprio operato. Sarebbe stata una seccatura se il suo avversario avesse usato Index come scudo.

Visto come stavano le cose, il mago non poteva nemmeno andare a recuperarla.

Stiyl sospirò di nuovo. Il muro di fiamme gli impediva di accedere alla zona del corridoio dove si trovava la ragazza. Se ci fossero state delle scale antincendio ci sarebbe potuto salire per aggirare l'ostacolo, ma sarebbe stato un problema se, mentre si faceva questo giretto, il fuoco l'avesse inghiottita.

Stiyl scosse la testa infastidito, e lanciando un'ultima occhiata al fumo come se potesse vedervi attraverso, parlò.

«Grazie, ottimo lavoro, è un peccato. Beh, a quel livello non avresti potuto vincere nenche provandoci 1000 volte.»

«Sicuro che io non possa vincere con così tanti tentativi?»

Per un istante, sentendo la voce provenire da quelle terribili fiamme, il mago si bloccò.

Con un boato, il muro di fuoco e fumo si dissolse come se spinto da tutt'altra parte.

Sembrava che fosse apparso un tornado e che avesse spazzato via tutto.

Kamijou Touma era lì in piedi.

La ringhiera di metallo si era squagliata come una scultura di zucchero, la vernice sul muro e sul pavimento si era sgretolata, le luci fluorescenti si erano fuse e sgocciolavano nell'intenso calore, ma il ragazzo era rimasto senza un graffio nel mezzo di quelle terribili fiamme e di quell'insopportabile afa.

«Seriamente, ma di che avevo paura?» disse Kamijou con gli angoli della propria bocca curvati per l'indifferenza. «Questa è la stessa mano che ha distrutto la Chiesa Ambulante di Index

Era vero che Kamijou non capiva niente di quella cosa chiamata magia.

Non sapeva come funzionasse o quali fossero le sue meccaniche. Probabilmente se gliel'avessero spiegata ne avrebbe compreso solo metà.

Ma c'era una cosa che persino un idiota come lui sapeva.

Alla fine, si trattava pur sempre di un potere soprannaturale.

Le fiamme color rosso intenso che aveva respinto non si erano completamente estinte.

Continuavano a bruciare formando un cerchio attorno a lui. Tuttavia...

«Levatevi di mezzo.»

Con questa sola frase, usò la sua mano destra per toccare le restanti fiamme magiche da 3000 gradi, facendole così scomparire.

Sembrava che avesse spento tutte le candeline di una torta di compleanno.

Kamijou Touma guardò il mago davanti a sé.

Stiyl era confuso, come lo sarebbe stato qualsiasi essere umano dinanzi ad una svolta simile.

A conti fatti, era anche lui un comune mortale.

Se gli si dava un pugno provava dolore e se lo si tagliava con un coltello da due soldi sanguinava.

Era un comune essere umano.

Kamijou non era più bloccato dalla paura e dalla tensione.

Le sue braccia e le sue gambe si mossero com'era normale che fosse.

Si mosse!

«Cos...?»

Nel frattempo, scioccato dall'incomprensibile fenomeno che gli si prestava davanti, Stiyl fece un passo indietro.

A vedere la zona colpita, l'attacco sembrava aver avuto successo. Ma allora quel ragazzo era abbastanza forte da sopportare 3000 gradi? No, o non sarebbe stato un essere umano.

Kamijou Touma non badò alla confusione di Stiyl.

Strinse il suo pugno sino a renderlo duro come una roccia e fece un passo verso il mago, mentre questo si inclinava sul proprio piede.

«Tch!!»

Stiyl mosse la mano orizzontalmente, generando una spada di fuoco che volò verso Kamijou.

Esplose. Fiamme e fumo si dispersero tutt'intorno.

Ciononostante Kamijou Touma se ne stava lì, in piedi come prima.

«...Che stia usando la magia?» sussurrò Stiyl, ma cambiò idea subito dopo.

In quella nazione non potevano esserci maghi che conoscevano più il Natale della magia stessa, e che ritenevano il primo come una giornata dedicata unicamente agli appuntamenti ed al sesso.

E poi... E poi se Index, che non aveva potere magico, avesse unito le forze con un mago, non avrebbe avuto bisogno di scappare. Ciò che aveva memorizzato era sin troppo pericoloso.

Quei 103.000 grimori erano di tutt'altro livello rispetto ad un semplice missile nucleare.

Tutte le creaturi viventi alla fine muoiono, se una mela si stacca dall'albero cade per terra e 1+1=2. Con quei libri si potevano prendere immutabili leggi della natura come queste, distruggerle, riscriverle e crearne di nuove. Si poteva fare in modo che 1+1=3, che una mela staccasi da un albero salisse verso l'alto e che tutti i morti tornassero in vita.

Chi ne era capace veniva chiamato Majin.

Non inteso come divinità del mondo demoniaco[13], ma come mago che aveva imparato a dominare la magia a tal punto da entrare a far parte del regno di Dio.

Un Majin.

Ma Stiyl non avvertiva alcun potere magico nel ragazzo dinanzi a lui.

Se ne sarebbe accorto subito in caso contrario. Quel tipo non aveva l'aria di provenire dal suo stesso mondo.

Ma allora perché?

«!!»

Stiyl creò un'altra spada di fuoco e attaccò Kamijou, così da nascondere il fremito che si stava diffondendo nel suo corpo.

Questa volta non esplose nemmeno.

Kamijou la colpì con la sua mano destra nello stesso modo in cui avrebbe schiacciato una mosca e questa si distrusse come del vetro, per poi sparire nell'aria sottile.

Aveva distrutto una spada di fuoco da 3000 gradi con una mano destra priva di qualsiasi rinforzo magico.

«...Ah.»

All'improvviso, davvero all'improvviso, a Stiyl Magnus venne in mente una cosa.

La Chiesa Ambulante era di livello papale e la sua barriera, in fatto di potenza, rivaleggiava con una cattedrale di Londra. Era semplicemente impossibile distruggerla senza la comparsa del leggendario drago di San Giorgio.

Eppure era stata sicuramente distrutta, dato che Kanzaki aveva ferito Index.

Chi l'aveva fatto? E come?

«…………………………………………………»

Ormai Kamijou Touma era avanzato sino a trovarsi difronte a Stiyl.

Un'altro passo e sarebbe stato abbastanza vicino da dargli un pugno.

«M T W O T F F T O. (Uno dei cinque magnifici elementi che formano il mondo.) I I G O I I O F. (Le grandi fiamme dell'origine.)”

Stiyl iniziò a sudare spiacevolmente, perché la creatura con l'uniforme estiva davanti a lui aveva preso forma umana. Gli tremò la schiena al pensiero che sotto la pelle di quel ragazzo non ci fossero carne ed ossa ma qualche strana fanghiglia.

«I I B O L A I I A O E. (E' la luce della benedizione che innalza la vita e la luce del giudizio che punisce il male.) I I M H A I I B O D. (E' pieno di calme benedizioni e di gelida sfortuna che distrugge il freddo.) I I N F I I M S. (Il suo nome è fuoco ed il suo ruolo è la spada.) I C R M M B G P! (Si manifesti e diventi la forza che erode il mio corpo!)»

L'abito da prete si gonfiò presso la zona del petto ed una forza ne strappò i bottoni.

Con il boato del fuoco che risucchiava l'ossigeno, un'ingente massa di fiamme partì dai suoi vestiti.

Non era una semplice vampata.

Quelle ardenti fiamme rosse avevano qualcosa di nero al centro, che gocciolava come della benzina. Formavano una figura umana. Ricordava gli uccelli marini inzuppati di petrolio dopo l'incidente di una petroliera, e continuava a bruciare senza fermarsi.

Il suo nome era Innocentius, che significava "Ti ucciderò sicuramente."

L'enorme dio fiammeggiante portante un messaggio di morte certa allargò le braccia e si lanciò verso Kamijou Touma come un proiettile.

«Levati.»

Kamijou lo colpì con il retro della propria mano come se, infastidito, stesse spostando una ragnatela.

L'ultima carta di Stiyl Magnus fu distrutta. La forma umana fatta di petrolio, che simboleggiava il grande dio fiammeggiante, eplose divenendo vapore e disperdendosi, ricordando un palloncino pieno d'acqua bucato con una spilla.

«...?»

In quel momento Kamijou Touma non aveva un vero motivo per non fare l'ultimo passo che gli mancava.

Semplicemente, Stiyl ancora sorrideva nonostante il suo asso nella manica fosse andato distrutto. Quell'espressione era sufficiente a farlo esitare.

Si poté sentire il suono di un denso liquido in movimento.

«Ma cos...!?»

Mentre Kamijou indietreggiava di un passo per la sorpresa, il gas nero ritornò da tutte le direzioni, si unì a mezz'aria e riprese una forma umana.

Se avesse fatto quell'ultimo passo, sarebbe sicuramente stato inghiottito dalle fiamme.

Kamijou fu disorientato dalla scena dinanzi ai suoi occhi. Se la sua mano destra poteva fare quello che pensava, con un solo colpo sarebbe stato in grado di negare i leggendari miracoli di Dio. Dato che l'aveva precedentemente toccato, si sarebbe dovuto distruggere se si trattava del potere soprannaturale conosciuto come magia. E invece...

L'olio combustile dentro alle fiamme si contorse, cambiò forma, e ora sembrava tenere una spada con entrambe le mani.

No, non era una spada. Era un'enorme croce lunga più di due metri, di quelle usate per crocifiggere le persone.

La creatura la alzò e, come un piccone, la affondò verso la testa di Kamijou.

«...!!»

Kamijou sollevò immediatamente la sua mano destra per ricevere il colpo. Senza questa, non era altro che un semplice studente delle superiori. Non era in grado di analizzare e di schivare l'attacco.

La croce e la sua mano destra si scontrarono.

Questa volta non scomparve nemmeno, sembrava che Kamijou stesse afferrando della gomma. Il ragazzo pensò che non sarebbe uscito vincitore da quello scontro. Il suo avversario stava usando entrambe le mani, mentre lui solo la destra. La croce fiammeggiante si stava avvicinando alla sua faccia millimetro per millimetro.

Kamijou, pur essendo confuso, era quantomeno riuscito a capire una cosa. Quella massa di fiamme chiamata Innocentius stava decisamente reagendo al suo Imagine Breaker. Ciononostante veniva resuscitata subito dopo essere stata distrutta, probabilmente in meno di un decimo di secondo.

La sua mano destra era bloccata.

Se l'avesse mossa anche solo per un istante, quasi sicuramente Innocentius l'avrebbe ridotto in cenere.

«Rune.»

Kamijou Touma sentì qualcosa.

Data la pericolosa situazione in cui si trovava, non poteva girarsi, ma era certo di aver sentito la voce di qualcuno.

«I ventiquattro caratteri usati per indicare i misteri e i segreti sono stati utilizzati come lingua magica dalle tribù Germaniche sin dal secondo secolo, e sono presenti nelle radici dell'Old English.»

Tuttavia, pur sapendolo, Kamijou non poteva credere che quella fosse la voce di Index.

«Cos...?»

Come poteva parlare con un tono così calmo in quello stato?

«Attaccare Innocentius è inutile. Resusciterà ogni volta, a meno che le incisioni runiche sui muri, sul pavimento e sul soffitto non vengano eliminate.»

Kamijou Touma afferrò il suo polso destro con la mano sinistra e per un pelo riuscì ad evitare che la croce avanzasse ancora.

Si girò timidamente.

La ragazza era davvero distesa lì. Ma Kamijou non poteva chiamare Index quella "cosa". I suoi occhi erano privi di qualsiasi emozione, come una macchina.

Ogni parola che diceva le faceva perdere sempre più sangue dalla ferita sulla schiena.

La ragazza non ci faceva caso, e veramente non sembrava nient'altro che un sistema atto a spiegare la magia.

«Sei... Index, vero?»

«Sì. Sono la libreria dei grimori di proprietà di Necessarius, la zeeresima Parrocchia della Chiesa Anglicana. Il mio nome proprio è Index Librorum Prohibitorum, abbreviato Index.»

A causa dello strano modo in cui si stava comportando la ragazza, Kamijou quasi si dimenticò dell'enorme dio fiammeggiante che stava provando ad ucciderlo. Lei gli dava i brividi.

«Ora che ho finito di presentarmi, riprenderò la spiegazione della magia runica. In poche parole, è come il riflesso della luna in un lago notturno. Non importa quante volte colpisci la superficie dell'acqua con una spada, non cambierà nulla. Se vuoi colpire la luna nel lago, dovrai prima puntare l'arma verso quella nel cielo.»

Finita la spiegazione, Kamijou finalmente si ricordò del nemico.

Che stesse cercando di dirgli che quello davanti a lui non era la vera forma del potere soprannaturale? Che fosse qualcosa di simile ad una fotografia ed ai suoi negativi, e che sarebbe continuamente tornato in vita a meno che non ne avesse distrutto la fonte?

Persino in quel momento Kamijou non riusciva a fidarsi completamente di Index.

Non poteva accettare l'esistenza della magia, a prescindere da quel che gli stava accadendo intorno.

Ma con Innocentius che gli bloccava la mano destra e che gli impediva di muoversi, non poteva permettersi di non provare il tutto per tutto. Inoltre, viste condizioni in cui si trovava Index, difficilmente le avrebbe potuto chiedere aiuto.

«Cenere alla cenere...»

Kamijou alzò lo sguardo scioccato. Dietro l'enorme dio fiammeggiante, Stiyl teneva con la mano destra una spada di fuoco.

«...Polvere alla polvere...»

Ancora un'altra. Una spada infuocata di color bianco bluastro si estese silenziosamente dalla sua mano sinistra.

«...Prude Croce Insaguinata!»

Con quelle parole cariche di energia, mosse le due spade orizontalmente, così da passare attraverso l'enorme dio fiammeggiante da destra e da sinistra come un gigantesco paio di forbici. Avendo la mano destra bloccata da Innocentius, Kamijou non era grado di fermare l'attacco.

"Cazzo... Devo scappare!!"

Prima che Kamijou Touma potesse anche solo urlare, le due spade di fuoco passarono attraverso l'enorme dio fiammeggiante, e scatenarono una gigantesca esplosione.

Note

  1. Il futon è un materasso originario della cultura giapponese.
  2. Il yakisoba-pan è un panino di forma simile a quella dell'hot-dog con dei noodles e delle salse sopra.
  3. Il chazuke è un piatto tipico giapponese, fatto con riso, tè verde ed altri condimenti.
  4. E' un'usanza tradizionale giapponese che consiste nel far incontrare due persone libere da legami sentimentali affinché prendano in considerazione la possibilità di sposarsi.
  5. Kamijou parla come se si trovassero in un simulatore di appuntamenti
  6. Si riferisce ai Mana Points dei videogiochi, ovvero i punti utilizzabili generalmente per lanciare gli incantesimi.
  7. Tsukihime
  8. Riferimento al manga "Le bizzarre avventure di JoJo".
  9. Strumento di tortura che all'apparenza è simile ad un armadio, ma che dentro è pieno di chiodi.
  10. Un letto di chiodi.
  11. E' una leggenda asiatica secondo la quale le persone destinate ad amarsi veramente sono connesse da un filo rosso, che si può piegare o aggrovigliare ma non si può rompere.
  12. Biribiri è l'onomatopea giapponese per l'elettricità.
  13. Majin può appunto significare dio del mondo demoniaco.