Difference between revisions of "To Aru Majutsu no Index ~ Italiano (Italian):Volume1 Capitolo1"

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===Parte 4===
 
===Parte 4===
Sembrava che, questa ragazza di nome Index, avesse la brutta abitudine di morsicare le persone quand'era arrabbiata.
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Apparentemente, la ragazza che chiamava se stessa Index, aveva l'abitudine di mordere le persone quand'era arrabbiata.
   
«OW OW OW... Basta mordermi! Ma cosa sei? Una zanzara di un campeggio estivo
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«Ahi... mi hai morso dappertutto. Cosa sei, una zanzara ad un campeggio?»
   
 
«...»
 
«...»
   
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Non ebbe alcuna risposta.
Non rispose.
 
   
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Index era nuda ed avvolta in una coperta. Era seduta con le gambe piegate all'indietro, mentre cercava (inutilmente) di far tornare i suoi abiti alla propria forma originale appuntando le diverse parti con delle spille da balia.
Index sedeva sul pavimento con una coperta addosso. Stava usando un elevato numero di spille da balia per provare minuziosamente (ed inutilmente) a rattoppare l'abito da suora.
 
   
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La stanza sembrava essere dominata dall'effetto sonoro ''dohhn''.
Una terribile ed inquietante atmosfera dominava la stanza.
 
   
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Non era come se un nuovo Portatore di Stand<ref>Riferimento al manga "Le bizzarre avventure di JoJo" avesse attaccato.</ref>.
Ovviamente non è che stesse per comprarire un killer sostituto.
 
   
«...Emh, principessa, permette? Mi dispiace disturbarla, ma ci sono pantaloncini e maglietta qui..
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«...Ehm, principessa? Potrebbe essere presuntuoso da parte mia, ma ho una camicia con i bottoni al colletto e dei pantaloni che potrebbe indossare
   
 
«...»
 
«...»
   
La suora lo fissò con gli occhi di un serpente.
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Lei lo fissò con gli occhi di un serpente.
   
«...Emh... principessa?»
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«...Ehm... principessa?»
   
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"''Che tipo di personaggio sta interpretando?''"
Kamijou Touma, mentre provava a parlarle, immaginò che la ragazza dovesse avere una vasta gamma di espressioni.
 
   
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«...Cosa?» rispose la suora quando venne chiamata di nuovo.
«...Che vuoi?»
 
   
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«Sono stato l'unico del tutto nel torto.»
«E' stata colpa mia, va bene?»
 
   
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L'unica risposta che ebbe, fu quella di una sveglia che si dirigeva in volo verso di lui.
Kamijou non comprese la sua risposta, eccetto per una sveglia che gli venne lanciata addosso. Non appena urlò per la sorpresa, arrivò anche un enorme cuscino. A seguire, cosa ancor più terrificante, fu il turno di una game console e di una cassetta.
 
   
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«Eeh!» gridò Kamijou non appena anche un uscino gigante volò verso di lui.
«Come puoi dirmi una cosa simile in modo così calmo dopo quello che è successo!?»
 
   
«Emh... ecco... vedi... in realtà, il tuo servo ora è un po' nervoso. Come dovrei dire... Che sia la giovinezza!?»
 
   
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Per rendere le cose ancora più ridicole, essi vennero seguiti da una game console ed una piccola radio.
«Stai ancora facendo lo scemo... Uuuuuuuuuuu...!»
 
   
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«Come puoi parlarmi normalmente dopo che è successo qualcosa del genere!?»
«Sì! Sì! Mi dispiace! Mi dispiace! Ti chiedo scusa! Quello è un registratore a cassette che ho affittato, non un fazzoletto! PER FAVORE NON MORSICARLO!»
 
   
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«Ahh, no! E' stato a causa dell'evento per questo vecchio uomo. Ma c'è la gioventù con te!»
Kamijou Touma si prostrò esageratamente sul pavimento mentre chiedeva scusa alla ragazza.
 
   
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«Ti stai prendendo gioco di me... Uuuuuuuuhhhhhh!!»
Ad essere sinceri, Kamijou, che aveva visto una fanciulla nuda e cruda per la prima volta in vita sua, era così nervoso da far sembrare che il suo cuore stesse venendo schiacciato.
 
   
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«Okay... Mi dispiace, mi dispiace! Non mordere quella videocassetta noleggiata come se fosse un fazzoletto, scema!»
"''Per fortuna non può leggermelo in faccia''" pensò.
 
   
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Kamijou Touma si inchinò fino al pavimento con entrambe le mani tese in avanti come se fosse parte di uno scherzo.
Ma questo era solo un suo pensiero. Se si fosse guardato allo specchio, avrebbe scoperto che la cosa gli era palesemente stampata in viso.
 
   
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In fondo in fondo, il ragazzo sentiva come se il suo cuore fosse stato distrutto dalla stretta di qualcuno per aver visto una ragazza nuda per la prima volta.
«Fatto...»
 
   
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Ad ogni modo, Kamijou Touma era il tipo che non lo mostrava sul suo viso.
Tirando su col naso, Index aveva finito quest'apparentemente infernale lavoro domestico, ovvero il ricucire la veste in modo da rimetterla in sesto. Dopo averla rigirata per darle uno sguardo...
 
   
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...O almeno la pensava così, ma sarebbe stato abbastanza sorpreso per cosa avrebbe visto se avesse guardato uno specchio.
...Mh, un abito da suora pieno di spille da balia.
 
   
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«Fatto.»
«... (Gocciolina di sudore).»
 
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Mentre sbuffava trionfalmente aria dal suo naso, Index distese l'abito candido da suora che, dopo quel lavoro fai-da-te, aveva in qualche modo riottenuto la sua forma originale.
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Dozzine di spille da balia luccicavano da una parte all'altra dell'abito della suora.
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«... (Sudore).»
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«Ehm, vorresti indossarlo?»
   
 
«... (Silenzio).»
 
«... (Silenzio).»
   
«Hai intenzione di indossare questa specie di vergine di ferro<ref>Strumento di tortura che all'apparenza è simile ad un armadio, ma che dentro è pieno di chiodi.</ref>?»
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«Hai intenzione di indossare quella vergine di ferro<ref>Strumento di tortura che all'apparenza è simile ad un armadio, ma che dentro è pieno di chiodi.</ref>?»
   
 
«... (Lacrimucce).»
 
«... (Lacrimucce).»
   
«In giapponese si chiama "hari no mushiroto"<ref>Un letto di chiodi.</ref>.»
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«In giapponese la chiamiamo "hari no mushiroto"<ref>Un letto di chiodi.</ref>.»
   
«…Uu… uuuuuuu!!»
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«…Uuuuuuhhhhhh!!»
   
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«Ho capito!» si scusò Kamijou dopo aver dato una testata al pavimento con tutta la sua forza.
«MI SBAGLIAVO! MI DISPIACE!»
 
   
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Nel frattempo, Index lo fissava come una bambina vittima di bullismo e stava per mordere il cavo di alimentazione della televisione. Era un gatto disobbediente?
Kamijou si prostrò subito sul pavimento, tanto da sbatterci la testa come dell'aglio che viene pestato.
 
Invece Index sembrava una bambina vittima di bullismo, mentre morsicava il cavo della televisione così forte da arrivare quasi a romperlo. Che ragazza poco raffinata.
 
   
«Devo indossarlo! Sono ancora una suora dopotutto
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«Lo indosserò! Sono una suora!»
   
 
Index brontolò, iniziando a vestirsi sotto la coperta e muovendosi come un bruco. L'unica cosa che si poteva vedere era la sua faccia, rossa come un pomodoro.
 
Index brontolò, iniziando a vestirsi sotto la coperta e muovendosi come un bruco. L'unica cosa che si poteva vedere era la sua faccia, rossa come un pomodoro.

Revision as of 01:11, 26 May 2012

Capitolo 1: Il mago arriva in città. FAIR,_Occasionally_GIRL.

Parte 1

Gli acquario, nati tra il 20 Gennaio e il 18 Febbraio, avranno fortuna con i soldi, in amore e nel lavoro! Non importa quanto assurde le cose possano sembrare, saranno tutte un successone. Quindi che ne dite di giocare alla lotteria!? Però, per quanto possiate essere popolari, non uscite con tre o quattro ragazze contemporaneamente ♪

«Okay, okay... Lo sapevo che sarebbe andata così, lo sapevo.»

20 Luglio, il primo giorno delle vacanze estive.

Kamijou Touma era senza parole nella sua camera di un dormitorio della Città Accademia, dove, siccome l'aria condizionata era rotta, c'era un gran caldo. La causa sembrava essere stata un fulmine, che durante la notte aveva reso inutilizzabili l'80% degli elettrodomestici. Di conseguenza, anche il contenuto del suo frigo era andato a male. Kamijou aveva provato a mangiare una scodella di noodles istantanei che teneva per i casi di emergenza, per poi rovesciarli nel lavandino. Senza alcun'altra scelta, aveva deciso di andare a mangiare fuori, ma mentre cercava il portafoglio aveva rotto la sua prepagata pestandola con un piede. Quando poi era tornato a letto per ripicca e cercava di piangere fino ad addormentarsi, era stato svegliato dall'amorevole chiamata della sua responsabile di classe, che diceva "Kamijou-chan, sei un'idiota, quindi hai bisogno delle lezioni di recupero ♪".

Aveva sempre saputo che l'oroscopo che passava in TV insieme alle previsioni del tempo era impreciso, ma con una simile differenza non poteva nemmeno ridere.

«...Ormai l'ho capito, ma non riesco a capacitarmene senza parlarne a me stesso.»

L'oroscopo sbagliava sempre e non era mai riuscito a trovare un portafortuna che funzionasse. Si trattava di semplice vita quotidiana per Kamijou Touma. All'inizio aveva pensato che la sfortuna fosse di famiglia, ma suo padre si era aggiudicato il quarto premio di una lotteria (circa 100.000 yen) e sua madre aveva vinto non-stop ad una roulette elettronica. Qualche volta si chiedeva se avesse davvero legami di sangue con i propri genitori, ma non poteva entrare nella "route dell'erede al trono" senza attivare la flag della sorellina, quindi quell'inutile premonizione si sarebbe rivelata problematica.

In definitiva, Kamijou Touma aveva sperimentato solo la sfortuna.

Così tanto che la sua vita la si poteva considerare uno scherzo ancora in corso.

Ma non aveva intenzione di non far nulla per questo.

Non si affidava alla fortuna. In altre parole, era molto energico.

«...Bene. Ora come ora devo pensare a cosa fare con la prepagata e con il frigo.»

Kamijou si grattò la testa e guardò in giro per la stanza. Sinché possedeva il suo libretto di risparmio, poteva ottenere abbastanza facilmente una nuova prepagata, ma il vero problema era il frigo... o meglio, la colazione. Le chiamavano lezioni di recupero, ma sicuramente gli avrebbero fatto prendere delle pillole di Methuselin e dell'Elbrase in polvere per lo sviluppo dei poteri. Farlo a stomaco vuoto non era una buona idea.

Mentre si toglieva la maglietta usata come pigiama e si metteva l'uniforme estiva, Kamijou prese in considerazione l'idea di fermarsi in un supermercato sulla via per la scuola. Mantenendo ben salda la sua posizione di studente deficente, era rimasto inutilmente in piedi tutta la notte per via dell'arrivo delle vacanze estive, quindi aveva un gran mal di testa dovuto alla mancanza di sonno. Comunque, si impose di pensare positivo.

"Beh, immagino che mi vada piuttosto bene se una sola settimana basta a recuperare tutto quello che mi sono perso nei quattro mesi di scuola che ho saltato."

Cambiò umore a tal punto che improvvisamente mormorò:

«C'è bel tempo fuori. Forse dovrei anche mettere il futon[1] a prendere un po' aria.»

A quel punto aprì la porta scorrevole del balcone. Si aspettava di ritrovare il suo futon bello morbido una volta ritornato dalle lezioni di recupero.

Tuttavia in quel balcone al settimo piano il muro del palazzo di fronte si trovava a meno di due metri di distanza.

«Il cielo è così blu, ma il futuro è così nero ♪»

Il suo entusiasmo scendeva a vista d'occhio. L'essersi sforzato di canticchiare così allegramente aveva avuto l'effetto opposto.

Non avere nessuno a fargli da spalla lo fece sentire molto solo mentre prendeva il futon sul suo letto con entrambe le mani.

"Dato che sbaglio sempre in tutto, devo almeno riuscire a rendere questo futon bello morbido."

Non appena ebbe finito di pensarlo, sentì qualcosa di viscido sotto il suo piede. Dopo averlo guardato si accorse che era uno yakisoba-pan[2] ancora confezionato nel suo involucro di plastica. Dato che prima si trovava nel frigo sopraccitato, a quel punto doveva essere andato a male.

«...Spero solo che questo pomeriggio non si metta a piovere senza preavviso.»

Dando voce a questa sua cattiva premonizione, Kamijou attraversò la porta scorrevole ed andò nel balcone...

...e vide che c'era già un futon bianco appeso lì.

«?»

Poteva anche essere la stanza di un dormitorio studentesco, ma la struttura era quella di un appartamento a stanza singola, quindi Kamijou viveva da solo. Di conseguenza, non c'era nessun altro, a parte lui, che potesse mettere un futon sulla ringhiera del suo balcone.

Quando si avvicinò a guardare, si accorse che non era affatto un futon ad essere appeso lì.

Era una ragazza vestita di bianco.

«AH?!»

Il futon gli cadde dalle mani.

Era un mistero. Infatti, non aveva alcun senso. Come se fosse collassata per la stanchezza sopra una spranga di metallo, una ragazza aveva la vita pressata sulla ringhiera del balcone e il corpo piegato a tal punto che le sue braccia e le sue gambe penzolavano all'ingiù.

Poteva avere... forse quattordici o quindici anni. Sembrava più giovane di Kamijou di uno o due. Doveva essere una straniera, perché aveva la pelle candida ed i capelli bianchi... no, questi erano argentati. Erano piuttosto lunghi, quindi le coprivano completamente la testa capovolta, nascondendone il viso. Kamijou immaginò che normalmente le dovessero arrivare sino alla vita.

Ed i suoi abiti erano...

«Wah, è una vera sorella... Voglio dire suora, senza legami di parentela.»

Si poteva chiamare abito quel che indossava? Erano i vestiti che ci si aspetterebbe di vedere in chiesa su una suora. Sembravano un pezzo unico abbastanza lungo da raggiungere le sue anche e a parte quello aveva un cappuccio, leggermente diverso da un cappello. Comunque, mentre solitamente gli abiti delle suore erano nero corvino, il suo era bianchissimo. Che fosse fatto di seta? Inoltre, su tutti i punti più importanti vi erano stati cuciti dei ricami con un filo dorato. Kamijou non riusciva a credere che, solo cambiandone i colori, lo stesso vestito potesse dare un'impressione così differente. Quel che vedeva gli ricordava la tazza di un parvenu.

Le belle dita della ragazza si mossero improvvisamente.

La sua testa penzolante si sollevò lentamente. I suoi capelli di seta si spostarono ai lati con naturalezza, come un sipario, e il suo viso si mostrò a Kamijou.

"Wah, wah...!"

Era piuttosto carina. La sua bianca pelle e i suoi verdi occhi erano un'esperienza del tutto nuova per qualcuno mai andato all'estero come Kamijou, al quale lei ricordava una bambola.

Comunque, non era questo ad averlo messo in agitazione.

Non era giapponese, e la professoressa d'inglese di Kamijou Touma gli aveva suggerito di non avvicinarsi mai agli stranieri. Se qualcuno di qualche strana nazione gli avesse parlato senza preavviso, sarebbe probabilmente finito a comprare un piumino senza nemmeno rendersene conto.

«Io...»

Le tenere ma un po' asciutte labbra della ragazza si mossero lentamente.

Kamijou fece uno o due passi indietro senza nemmeno pensare. Con uno squish mise di nuovo il piede sullo yakisoba-pan.

«Ho fame.»

«…………………………………………………………………»

Per un momento, Kamijou pensò di essere così stupido che il suo cervello avesse automaticamente sostituito la lingua straniera che aveva sentito con il giapponese. Come quando uno studente delle elementari un po' siocco canta a caso senza conoscere il testo della canzone.

«Ho fame.»

«...»

«Ho fame.»

«......»

«Quante volte ti devo dire che ho fame?»

La ragazza dai capelli argentati sembrò arrabbiarsi un poco per come Kamijou se ne stava lì impalato.

"No. Questo lo prova. Non può essere nient'altro che giapponese."

«Ah, umh...» disse mentre fissava la ragazza appesa alla ringhiera del balcone. «Cosa? Stai cercando di dirmi che sei collassata dalla stanchezza o qualcosa del genere?»

«Potresti anche dire che io sia collassata e che stia per morire.»

«...»

Era in grado di parlare molto bene il giapponese.

«Sarebbe fantastico se potessi riempirmi lo stomaco.»

Kamijou guardò lo yakisoba-pan ai propri piedi, ancora nel suo involucro, schiacciato e probabilmente andato a male.

Non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo, ma sapeva che avrebbe fatto meglio a non averci a che fare. Sperando di potersela levare di torno con un sorriso, le mise davanti alla bocca lo yakisoba-pan. Era sicuro che se ne sarebbe andata una volta sentito l'odore pungente, voleva fare qualcosa di simile al chazuke[3] dato a Kyoto ad un ospite che si vuole mandar via.

«Grazie mille. Buon appetito!»

Lo mise in bocca in un solo boccone, con tanto di confezione di plastica. Ed insieme a quello, c'era anche il braccio del ragazzo.

Ancora una volta, la giornata di Kamijou iniziò tra grida e sfortuna.

Parte 2

«Suppongo di dover cominciare con una presentazione.»

«In realtà, preferirei che cominciassi a spiegarmi per quale motivo te ne stavi appesa al mio balcone.»

«Il mio nome è Index.»

«E' palesemente un nome falso! Che significa Index!? Sei un sommario o cosa!?»

«Come puoi vedere, vengo dalla Chiesa. Questa è una cosa importante. Ah, non faccio parte del Vaticano, ma della Chiesa Anglicana.»

«Non ho idea di cosa tu stia parlando, e stai soltanto ignorando le mie domande!?»

«Hm, Index non è abbastanza? Be', il mio nome magico è Dedicatus545.»

«Pronto? Pronto? Si può sapere da che pianeta vieni?»

Kamijou non capiva, quindi si mise un dito nell'orecchio, e Index si mangiucchiò le unghie. Che fosse una sua abitudine?

Kamijou si chiedeva perché fossero educatamente seduti l'uno di fronte all'altro, attorno un tavolo di vetro, come se si trovassero ad un omiai[4].

Se non fosse andato via subito, non sarebbe arrivato in tempo per le lezioni di recupero, ma non poteva lasciare quella strana persona in camera sua.

E la cosa peggiore era che a questa misteriosa ragazza dai capelli argentati, che chiamava se stessa Index, sembrava piacere la stanza a tal punto da essere incline a rotolare sul pavimento.

Che fosse un'altra delle sfighe attirate da Kamijou? Sperava davvero di no.

Index v01 031.jpg

«Comunque, sarebbe magnifico se mi potessi riempire lo stomaco.»

«Perché dovrei!? Non voglio mica farmi bello ai tuoi occhi. Preferirei morire piuttosto che attivare qualche strana flag e finire col bloccami nella route di Index!![5]»

«Emh... è uno slang? Scusami, ma non credo di capire quello che mi stai dicendo.»

Come ci si aspetterebbe da una straniera, non conosceva la cultura otaku giapponese.

«Ma se me ne andassi adesso, sverrei a soli tre passi dalla porta.»

«...Non pensare che mi possa bere delle assurdità del genere.»

«E userei la forza che mi rimane per lasciare un messaggio. Una tua foto.»

«Cos...?»

«Se qualcuno dovesse salvarmi, dirò loro di essere stata rinchiusa e torturata qui dentro sino a svenire. Racconterò di essere stata obbligata da te a fare cosplay secondo i tuoi gusti.»

«Non ci pensare nemmeno! Ma allora qualcosa sulla cultura otaku la sai, vero!?»

«?»

Index piegò la testa su un lato, come un gattino che si guardava allo specchio per la prima volta.

Il ragazzo si pentì di averle permesso di rispondergli in quel modo. Pensò di essere stato umiliato.

"Okay, facciamolo!"

Kamijou si lanciò rumorosamente in cucina. Dentro al frigo c'era solo cibo andato a male, quindi usarlo per sfamarla non avrebbe avuto riscontri sul suo portafoglio. Immaginava che sarebbe andato bene se l'avesse scaldato. Gettò tutto ciò che era rimasto in una padella e fece qualcosa di simile a delle verdure saltate.

"Ora che ci penso, da dove viene questa ragazza?"

Ovviamente c'erano degli stranieri nella Città Accademia. Tuttavia, lei non aveva l'aria caratteristica di una del posto. Ma era anche strano che qualcuno riuscisse ad addentrarsi dall'esterno.

Quel posto era considerato come una città composta da centinaia di scuole, ma era meglio pensarlo come un collegio della grandezza di una città. Misurava quanto 1/3 di Tokyo, ma era circondato da un muro come quello della Grande Muraglia Cinese. Non era impenetrabile come una prigione, ma non era comunque un posto al quale si poteva accedere tanto facilmente.

...O così l'avevano fatto sembrare. In realtà, una scuola professionale aveva lanciato, per degli esperimenti, tre satelliti che monitoravano costantemente la città. Tutte le persone che entravano ed uscivano venivano esaminate e, se ai gate si trovava qualcuno di sospetto che non combaciava con i loro registri, sia gli Anti-Skill che i membri di Judgment di diverse scuole, si sarebbero precipitati immediatamente sul posto.

"Ma ieri, quella ragazza elettrica ha richiamato un nuvolone. Potrebbe averla nascosta dai satelliti."

«Quindi, perché te ne stavi appesa ad asciugare sulla ringhiera del mio balcone?» chiese lui, mentre versava della salsa di soia nella portata di cibo somigliante a delle verdure saltate, che stava preparando con delle intenzioni puramente ostili.

«Non ero appesa ad asciugare.»

«E allora che ci facevi? Non mi dirai che ti ci ha portato il vento?»

«...In un certo senso.»

Kamijou l'aveva detto scherzando, quindi smise di muovere la padella e si voltò a guardarla.

«Sono caduta. Stavo cercando di saltare di tetto in tetto.»

"Tetto?"

Kamijou guardò il soffitto.

In quella zona c'erano perlopiù economici dormitori studenteschi. Vi erano allineati diversi edifici da otto piani dello stesso tipo, e con uno sguardo fuori dal balcone si capiva che le costruzioni distavano due metri l'una dall'altra. Era vero che un salto con rincorsa avrebbe portato da un tetto all'altro, ma...

«Ma non sono otto piani? Un passo falso e saresti finita dritta all'inferno.»

«Sì, un suicida non può nemmeno avere una tomba.» disse Index con fare criptico. «Tuttavia non avevo scelta. Non avevo altro modo per scappare.»

«Scappare?»

Sentendo quella parola dal significato nefasto, Kamijou aggrottò le sopracciglia.

«Sì.» disse Index come una bambina. «Ero inseguita da qualcuno.»

«...»

La mano del ragazzo che scuoteva la padella si fermò di nuovo.

«Avevo saltato bene, ma mi hanno colpita alle spalle a mezz'aria.» La ragazza che chiamava se stessa Index sembrava sorridere. «Mi dispiace. Sono atterrata sul tuo balcone quando sono caduta.»

Senza il minimo cenno di sarcasmo o autodenigrazione, mostrò a Kamijou Touma un sorriso puro ed innocente.

«Sei stata colpita...?»

«Hm? Ah, non preoccuparti delle mie ferite. Quest'abito funziona anche da barriera difensiva.»

Cosa voleva dire con "barriera difensiva"? Era un indumento antiproiettile?

La ragazza girò su se stessa come se stesse mostrando dei nuovi vestiti, e di certo non sembrava ferita. Kamijou si chiedeva se fosse stata davvero colpita. L'idea che soffrisse di allucinazioni o che se lo fosse inventato sembrava più realistica.

Comunque...

Che si fosse trovata appesa alla ringhiera del suo balcone al settimo piano, restava un fatto.

Se, ipoteticamente, ogni cosa che diceva era vera...

Da chi era stata colpita?

Kamijou cominciò a riflettere.

Pensò a quanto si doveva essere risoluti per saltare da un palazzo di otto piani ad un altro. Pensò a quanto si doveva essere fortunati per finire con il rimanere appesi alla ringhiera di un balcone del settimo piano. E pensò a quel che potesse voler dire il fatto che lei avesse perso conoscenza.

Aveva detto che la stavano inseguendo.

Pensò a cosa significasse il sorriso che Index aveva mostrato mentre lo diceva.

Kamijou era all'oscuro della situazione della ragazza e non capiva nulla delle sue parole. Con tutta probabilità ne avrebbe compreso solo la metà, se Index avesse spiegato tutto dall'inizio alla fine, e non avrebbe nemmeno avuto idea di dove cominciare per capire il resto.

Eppure c'era ancora una verità.

Con una stretta al cuore, il ragazzo si rendeva conto del fatto che lei fosse stata appesa alla ringhiera di un balcone al settimo piano, quando un passo falso avrebbe potuto farla schiantare sull'asfalto.

«Cibo.»

Index fece capolino da dietro Kamijou. Nonostante parlasse il giapponese, non doveva essere abituata alle bacchette dato che le teneva strette nei pugni come una spugna, mentre fissava la pentola con entusiasmo.

I suoi occhi erano come quelli di un gattino tirato fuori da una scatola di cartone durante un giorno di pioggia.

«…………………………………………………………Ah.»

Kamijou friggeva del cibo con nulla di diverso dalla spazzatura, per farne venire fuori qualcosa come verdure saltate (velenose).

Per qualche ragione, l'angioletto di Kamijou (che solitamente appariva insieme al diavoletto) si stava contorcendo orribilmente alla visione della ragazza affamata.

«Ahh! S-Senti! Se sei davvero così tanto affamata, che ne dici di andare in un ristorante per famiglie piuttosto che darti questo orribile pasto preparato da un ragazzo con degli avanzi!? Possiamo anche ordinarlo a domicilio!»

«Non posso aspettare così tanto.»

«....Ah...kh!»

«E poi non ha un brutto aspetto. E' qualcosa che hai preparato senza voler niente in cambio. Deve essere buono.»

Per la prima volta, Index mostrò il luminoso sorriso di una suora.

La ragazza prese il contenuto della padella con le bacchette e se lo portò alla bocca mentre un dolore atroce assalì Kamijou, come se il suo stomaco fosse stato strizzato a mo' di un abito bagnato.

Munch munch.

«Vedi? E' buono.»

«...Oh, davvero?»

Chomp chomp.

«E' carino che tu abbia l'abbia reso un po' amaro per aiutarmi a recuperare le forze.»

«Eh! E' amaro!?»

Munch munch.

«Sì, ma va bene. Grazie. Ti comporti proprio come un fratello maggiore o qualcosa del genere.»

La ragazza fece un largo sorriso. Stava mangiando così di cuore che aveva un germoglio di fagiolo sulla guancia.

«...Gh...Uuwhaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!»

Kamijou afferrò la padella alla velocità della luce. Index sembrava incredibilmente dispiaciuta, ma Kamijou giurò che sarebbe stato l'unico ad andare all'inferno.

«Hai fame anche tu?»

«...Ah?»

«Se non ne hai, preferirei che mi facessi mangiare il resto.»

Quando Kamijou vide Index guardarlo con degli occhi leggermente all'insù mentre morsicava la punta delle bacchette, ricevette una rivelazione divina.

Dio gli stava dicendo di prendersene la responsabilità e di mangiarlo lui.

Non aveva niente a che fare con la sfiga. Se l'era completamente cercata.

Parte 3

Kamijou si mise in bocca la "spazzatura" calda e sorrise.

«Mmh.» disse la ragazza che chiamava se stessa Index, mentre mostrava un'espressione seccata e rosicchiava un biscotto. Il fatto che lo tenesse in quel modo con entrambe le mani la faceva sembrare uno scoiattolo.

«Okay, hai detto che qualcuno ti stava inseguendo. Ma chi esattamente?»

Ritornato dal Nirvana, Kamijou chiese nuovamente a proposito della cosa che meno di tutte sembrava possibile.

Di certo non si sarebbe messo a seguire nelle profondità dell'inferno una ragazza incontrata da meno di mezz'ora. Ma comunque, probabilmente era troppo tardi perché non succedesse nulla.

"Quindi alla fine dovrò parlare come una volpe", pensò Kamijou con la sua personale terminologia usata per far finta di essere gentile.

Capiva che non avrebbe risolto nulla, ma voleva comunque mettersi il cuore in pace sapendo di aver fatto qualcosa.

«Hmm...» disse lei con la gola leggermente asciutta. «Di chi si tratta, dici? Forse i Rosacrociani o gli S∴M∴, conosciuti anche come Stella Matutina. Immagino fossero un gruppo del genere, ma ancora non so i loro nomi... Non sono i tipi da dare importanza a queste sottigliezze.»

«"Loro"?» chiese Kamijou con un tono mansueto.

A quanto pare un gruppo o un'organizzazione la stava inseguendo.

«Sì.» disse Index con fare sorprendentemente calmo. «Un'associazione magica.»

………………………………………………………

«Eh? Magica...? Eh? Che!? E' assurdo!!»

«Eh? Huh? N-Non è che ho usato un giapponese un po' strano? Voglio dire magic. Magic Cabal

«...» Sentirlo in inglese non fu d'aiuto. «Cosa cosa? Starai mica parlando di qualche culto pericoloso, di quelli che dicono che chiunque non creda nel loro leader riceverà una punizione divina e che ti danno dell'LSD per lavarti il cervello? Mamma mia.»

«...Mi stai prendendo in giro?»

«...Scusami, ma non posso. Non posso accettare la magia. Conoscerò anche tutti i tipi di poteri soprannaturali come la Pirocinesi e la Chiaroveggenza, ma non posso accettare la magia.»

«...?»

Index sembrava confusa.

Probabilmente si aspettava che uno che confidava solo nella scienza si sarebbe rifiutato di credere a qualsiasi tipo di stranezza potesse esistere al mondo.

Ma la mano destra di Kamijou aveva un potere soprannaturale.

Si chiamava Imagine Breaker ed era in grado negare con un solo colpo anche i leggendari miracoli di Dio, almeno sinché si fosse trattato di poteri che trascendevano i limiti dell'ordinario.

«I poteri psichici qui sono piuttosto comuni. Qualsiasi cervello può essere "sviluppato" con delle iniezioni di esperin nelle vene, con degli elettrodi attaccati al collo e con l'ascolto di certi suoni attraverso delle cuffie. Tutto questo lo si può spiegare scientificamente, quindi accettarlo è una cosa naturale, no?»

«...Non ho capito.»

«E' normale! E' completamente normale e assolutamente normale. Ti basta che te lo dica tre volte!?»

«...E allora che mi dici della magia? Anche quella è normale.»

Index si imbronciò come se qualcuno le avesse insultato il gatto di casa.

«Umh... Conosci la morra cinese? Aspetta, è una cosa praticata in tutto il mondo, vero?»

«...Dovrebbe essere parte della cultura giapponese, ma la conosco.»

«Se giocassi dieci partite di morra cinese e le perdessi tutte, ci sarebbe qualche motivazione dietro?»

«...Mh.»

«Non ce ne sono, giusto? Ma è nella natura umana credere il contrario.» disse Kamijou con scarso interesse. «Penseresti che perdere in quel modo sia impossibile e che ci sia qualcosa che regola tutto ma che non conosci. E una volta che entri in quella corrente di pensiero, cosa succede se inizi ad aggiungerci cose come gli oroscopi?»

«...Vuoi dire qualcosa tipo: "Cancro, sei sfortunato, quindi non dovresti partecipare ad alcun tipo di competizione"?»

«Esattamente. E' questa la vera identità dell'occulto. La fortuna siamo solo noi che sognamo queste regole invisibili. Mentre la realtà è che si tratta di qualche patetica coincidenza, noi la confondiamo per qualcosa di invevitabile. Questo è l'occulto.»

Per un momento Index aggrottò le sopracciglia come un gatto dispiaciuto, ma poi disse:

«...Quindi non ti sei rifiutato di crederci senza pensare.»

«Già. Ed è proprio perché c'ho pensato che capisco che quelle vecchie storielle non hanno alcun senso. Non riesco a credere nei maghi dei libretti per bambini. Se bastasse qualche MP[6] per resuscitare i morti, nessuno si darebbe allo sviluppo dei poteri. Non posso credere in un occulto senza connessioni con la realtà della scienza.»

Kamijou pensava che le persone vedessero i poteri psichici come strani e misteriori perché erano degli idioti.

In quella città tutti sapevano che i poteri potevano essere spiegati scientificamente.

«...Ma la magia esiste!» disse Index facendo il broncio.

Forse per lei la magia era un pilastro spirituale, come lo era l'Imagine Breaker per Kamijou.

«Sì, vabbè. Comunque, perché ti stavano inseguendo...?»

«La magia esiste.»

«...»

«La magia esiste!»

Sembrava che volesse a tutti i costi che Kamijou lo ammettesse.

«A-Allora cos'è la magia? Puoi lanciare palle di fuoco dalla mano senza seguire il nostro programma PSY? Prova a farlo davanti a me e magari ci crederò.»

«Non ho mana, quindi non posso usare la magia.»

«...»

Kamijou si sentì come se avesse appena visto uno di quegli esper falliti che dicevano di non poter piegare un cucchiaio in presenza di una videocamera, perché li distraeva.

Ciononostante, fu pervaso da un sentimento piuttosto complesso.

Continuava a ripetere che l'occulto non esistesse e che la magia fosse ridicola, ma non sapeva niente del potere che risiedeva nella sua mano destra. Come funzionava? Quali erano le invisibili forze in atto? La Città Accademia era la più grande autorità nel mondo dello sviluppo dei poteri, ma persino il suo sistema di scansione non aveva potuto spiegare l'Imagine Breaker. Per questo motivo era stato etichettato "Level 0".

Inoltre, quel potere non era apparso grazie alla scienza, ma lo possedeva dalla nascita.

Tuttavia, di certo non poteva accettare l'esistenza della magia solo perché nel mondo succedevano cose strane.

«...La magia esiste.»

Kamijou sospirò.

«Okay, supponiamo che la magia esista.»

«"Supponiamo"?»

«Sì, supponiamo che la magia esista.» continuò Kamijou ignorandola. «Perché quelle persone ti stavano inseguendo? C'entrano i tuoi vestiti?»

Kamijou si riferiva all'abito assolutamente stravagante indossato da Index, fatto di seta bianchissima e ricami dorati. In altre parole stava chiedendo: "C'entra la Chiesa?".

«...Perché io sono l'Index.»

«Ah?»

«Credo che vogliano i 103.000 grimori in mio possesso.»

……………………………………………………………………

«...E io di nuovo non ci capisco nulla.»

«Perché sembri sempre meno entusiasta ogni volta che spiego qualcosa? Cambi idea così facilmente?»

«Umh, torniamo di nuovo sulla questione. Non so cosa siano i grimori di cui parli, ma immagino siano libri. Tipo dei dizionari.»

«Già. Il Libro di Eibon, il Lemegeton, l'Unaussprechlichen Kulten, il Cultes des Goules e il Libro della Morte sono buoni esempi. Il Necronomicon è troppo famoso, e ci sono un sacco di imitazioni in giro, perciò non è molto affidabile.»

«Sinceramente non mi importa del contenuto dei libri.»

Kamijou voleva dire "Sono senza senso comunque", ma si sforzò di non farlo.

Invece, quel che disse fu:

«Quindi, dove sono questi 100.000 libri?»

Si rifiutava di lasciar correre questa cosa. 100.000 libri avrebbero riempito un'intera biblioteca.

«Stai dicendo di avere la chiave del posto dove sono conservati?»

«No.» Index scosse la testa. «Tutti i 103.000 grimori sono qui con me.»

«...Cosa?» Kamijou aggrottò le sopracciglia. «...Non è che ora mi dirai che gli scemi non possono vederli, vero?»

«Anche se non sono scemi non possono vederli! Non avrebbe senso se potessero.»

Le parole di Index sembravano così esagerate da fargli pensare che stesse cercando di prenderlo in giro. Si guardò attorno, ma non poté vedere nessun libro abbastanza vecchio da poter essere un grimorio. C'erano riviste di gaming, manga sparsi per il pavimento e i compiti estivi gettati in un angolo della sua stanza.

«...Wahh.»

Si era sforzato di ascoltare per tutto il tempo, ma a quel punto non ne poté più.

Iniziò a chiedersi se la ragazza non si stesse semplicemente immaginando di essere inseguita da qualcuno. Se fosse davvero saltata dal tetto all'ottavo piano, avesse sbagliato e fosse atterrata sulla ringhiera del balcone, e tutto a causa di qualche sua allucinazione, non ci voleva avere niente a che fare.

«...Non ha senso credere nei poteri psichici ma non nella magia.» disse Index con un broncio. «E poi cosa c'è di così figo nei poteri psichici? Non dovresti guardare gli altri dall'alto in basso solo perché possiedi qualche tipo di abilità speciale.»

...

«Beh, è vero.» Kamijou fece un leggero sospiro. «Sono d'accordo. Hai ragione. E' sbagliato credersi superiori solo perché si è in grado di fare qualche trucchetto.»

Kamijou abbassò lo sguardo sulla sua mano destra.

Non ne sarebbero uscite fiamme e fulmini. Non poteva generare raggi di luce o causare delle esplosioni, e nessuna strana linea sarebbe apparsa sul suo polso[7].

Però poteva disperdere qualsiasi potere soprannaturale. Non importava che fosse buono, cattivo o un leggendario miracolo di Dio.

«Comunque, per le persone di questa città, i poteri sono praticamente parte della propria personalità, perciò dovresti essere un po' più comprensiva. A conti fatti, sono anche io uno di quegli esper.»

«Ma davvero, idiota? Hmph. Piuttosto che incasinarti la testa, un cucchiaio lo puoi piegare con le mani.»

«...»

«Hmph, hmph. Che ha di così figo uno che ha abbandonato la propria natura per colorarsi artificialmente?»

«...Perché non chiudi quella boccaccia?»

«L-La violenza non mi spaventa. Hmph.» disse Index con il fare di un gatto infastidito. «C-Comunque, dici di essere un esper, ma cosa sei in grado di fare?»

«Umh, beh, se la metti così...»

Kamijou era un po' insicuro su cosa dire.

Non aveva avuto molte occasioni per raccontare del suo Imagine Breaker. E poi, dato che reagiva solo ai poteri soprannaturali, non lo si poteva spiegare a qualcuno senza le adeguate conoscenze.

«Vedi, si tratta della mia mano destra. Ah, nel mio caso è tutto naturale, ce l'ho dalla nascita.»

«Oh.»

«Se la mia mano destra entra in contatto con... qualsiasi abilità speciale, vuoi che sia una palla di fuoco del livello di una bomba nucleare, vuoi che sia un railgun tattico, persino un miracolo di Dio può essere disperso.»

«...Eh...?»

«...Perché quella faccia? Sembra che tu abbia visto qualche miracoloso cristallo portafortuna in un catalogo per compere.»

«Non conosci nemmeno il nome di Dio e ti metti a dire di poter negare i Suoi miracoli.»

Sorprendentemente, Index si mise il mignolo nell'orecchio e rise sprezzante.

«...Kh. Che fastidio! Ora vengo pure preso in giro da una finta ragazzina magica che dice che la magia esiste ma che non te la può provare.»

L'onesto borbottare di Kamijou sembrò infastidire Index.

«I-Io non sono una finta ragazzina magica! La magia esiste davvero!»

«E allora provamelo, scema! Tanto non crederai al mio Imagine Breaker sinché non distruggerò la tua magia con la mia mano destra! Scema!»

«Va bene! Te lo dimostrerò!»

Index, infastidita, sollevò entrambe le mani per aria. «Guarda qua! Questo vestito! E' la massima barriera difensiva conosciuta come Chiesa Ambulante.»

La ragazza allargò le braccia per mostrare l'abito da suora simile ad una tazza da tè.

«Chiesa Ambulante? Che cosa?! Non è carino usare terminologie tecniche ed incomprensibili come Index e barriera difensiva, sai?! Spiegare le cose significa dirle in modo abbastanza semplice da farle comprendere a qualcuno che non le capisce. Cosa non ti è chiaro in proposito?»

«Cos...? Come puoi dire una cosa del genere quando non stai neanche provando a capire!?» Index agitò le braccia per la rabbia. «Okay, vedere è credere, giusto? Prendi un coltello da cucina e infilzami nella pancia!!»

«Infilzarti?! Cos'è, hai intenzione di fare una notizia come quelle dove dicono "E' iniziato tutto con una discussione"?»

«Ah, non mi credi.» Index mosse le sue spalle su e giù respirando pesantemente. «Quest'abito possiede tutti i principali elementi usati per costruire una chiesa, è praticamente una chiesa formato vestito! Il tessuto, la cucitura, le decorazioni... E' tutto calcolato. Un coltello non è nemmeno in grado di scalfirlo.»

«Sì, certo. Quale idiota accetterebbe di accoltellarti? Dvorebbe essere qualche delinquentello senza pari.»

«La smetti di prendermi in giro? Quest'abito è una copia precisa della Sacra Sindone di Torino, il vestito indossato dal Santo quando fu infilzato dalla lancia di Longinus, quindi la sua forza è di livello papale. A parole tue sarebbe qualcosa come un rifugio antiatomico. E' in grado di assorbire o deviare qualsiasi attacco, magico o fisico. Non ho detto di essere atterrata sul tuo balcone perché ero stata colpita? Se non avessi avuto la Chiesa Ambulante, ora mi ritroveresti con un buco enorme. Capisci adesso?»

"Stai zitta, cretina."

Il rispetto che Kamijou aveva di Index diminuì rapidamente, mentre le lanciava uno sguardo irritato ai vestiti.

«...Hmmm. Quindi se quello è davvero un potere soprannaturale, si ridurrebbe in pezzetti se lo toccassi con la mia mano destra, no?»

«Sì, ma solo se il tuo potere è reale. Eh eh eh.»

«Perfetto!!» gridò Kamijou mentre le afferrava la spalla.

Come se avesse toccato delle nuvole, provò una strana sensazione, sentendo l'impatto venir assorbito da qualcosa simile ad una morbida spugna.

«Un momento... huh?»

Kamijou si calmò e iniziò a riflettere.

Cosa sarebbe successo se tutto quel che Index aveva detto fosse stato vero (per quanto strano potesse sembrare) e se questa Chiesa Ambulante fosse stata realmente cucita con un potere soprannaturale?

Se quel potere soprannaturale fosse stato distrutto, il vestito non sarebbe caduto in pezzi?

«Huuuuuuuuuuuhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!?»

Kamijou urlò istintivamente all'idea improvvisa di star per avvicinarsi di qualche passo all'età adulta. Ma...

...

...

...?

«Ehhhhhhh? ...Huh?»

Non successe nulla. Non successe proprio nulla.

"Oh, cavolo. Per un momento mi sono preoccupato."

Kamijou non lo sopportava.

«Guarda qua! Cos'era tutta quella storia sul tuo Imagine Breaker? Non è successo niente. Eh ehhn.»

Index mise entrambe le mani sui fianchi e porse orgogliosamente in fuori il suo piccolo petto.

Ma subito dopo, i suoi vestiti caddero come il nastro di un pacco regalo.

Index v01 051.jpg

I fili che mantenevano assieme l'abito da suora si erano disfatti con precisione, riducendo tutto a miseri pezzi di stoffa.

Il velo doveva essere separato dal resto, perché rimase intatto. Avere solo la testa coperta peggiorava ancora di più la situazione.

La ragazza rimase immobile con le mani sui fianchi e il suo piccolo petto posto orgogliosamente in fuori.

In poche parole, era completamente nuda.

Parte 4

Apparentemente, la ragazza che chiamava se stessa Index, aveva l'abitudine di mordere le persone quand'era arrabbiata.

«Ahi... mi hai morso dappertutto. Cosa sei, una zanzara ad un campeggio?»

«...»

Non ebbe alcuna risposta.

Index era nuda ed avvolta in una coperta. Era seduta con le gambe piegate all'indietro, mentre cercava (inutilmente) di far tornare i suoi abiti alla propria forma originale appuntando le diverse parti con delle spille da balia.

La stanza sembrava essere dominata dall'effetto sonoro dohhn.

Non era come se un nuovo Portatore di Stand[8].

«...Ehm, principessa? Potrebbe essere presuntuoso da parte mia, ma ho una camicia con i bottoni al colletto e dei pantaloni che potrebbe indossare.»

«...»

Lei lo fissò con gli occhi di un serpente.

«...Ehm... principessa?»

"Che tipo di personaggio sta interpretando?"

«...Cosa?» rispose la suora quando venne chiamata di nuovo.

«Sono stato l'unico del tutto nel torto.»

L'unica risposta che ebbe, fu quella di una sveglia che si dirigeva in volo verso di lui.

«Eeh!» gridò Kamijou non appena anche un uscino gigante volò verso di lui.


Per rendere le cose ancora più ridicole, essi vennero seguiti da una game console ed una piccola radio.

«Come puoi parlarmi normalmente dopo che è successo qualcosa del genere!?»

«Ahh, no! E' stato a causa dell'evento per questo vecchio uomo. Ma c'è la gioventù con te!»

«Ti stai prendendo gioco di me... Uuuuuuuuhhhhhh!!»

«Okay... Mi dispiace, mi dispiace! Non mordere quella videocassetta noleggiata come se fosse un fazzoletto, scema!»

Kamijou Touma si inchinò fino al pavimento con entrambe le mani tese in avanti come se fosse parte di uno scherzo.

In fondo in fondo, il ragazzo sentiva come se il suo cuore fosse stato distrutto dalla stretta di qualcuno per aver visto una ragazza nuda per la prima volta.

Ad ogni modo, Kamijou Touma era il tipo che non lo mostrava sul suo viso.

...O almeno la pensava così, ma sarebbe stato abbastanza sorpreso per cosa avrebbe visto se avesse guardato uno specchio.

«Fatto.»

Mentre sbuffava trionfalmente aria dal suo naso, Index distese l'abito candido da suora che, dopo quel lavoro fai-da-te, aveva in qualche modo riottenuto la sua forma originale.

Dozzine di spille da balia luccicavano da una parte all'altra dell'abito della suora.

«... (Sudore).»

«Ehm, vorresti indossarlo?»

«... (Silenzio).»

«Hai intenzione di indossare quella vergine di ferro[9]

«... (Lacrimucce).»

«In giapponese la chiamiamo "hari no mushiroto"[10]

«…Uuuuuuhhhhhh!!»

«Ho capito!» si scusò Kamijou dopo aver dato una testata al pavimento con tutta la sua forza.

Nel frattempo, Index lo fissava come una bambina vittima di bullismo e stava per mordere il cavo di alimentazione della televisione. Era un gatto disobbediente?

«Lo indosserò! Sono una suora!»

Index brontolò, iniziando a vestirsi sotto la coperta e muovendosi come un bruco. L'unica cosa che si poteva vedere era la sua faccia, rossa come un pomodoro.

«...Ah, il modo in cui ti cambi mi ricorda una lezione di nuoto a scuola—»

«Perché mi stai ancora guardando? Non sarebbe il caso di girarti?»

«Beh, non morirai mica se ti vedo così. E poi ti ho appena vista in quel modo, questo non è niente.»

«...»

Index si fermò per un momento, ma realizzò che Kamijou non stava capendo di aver detto di nuovo qualcosa di inadeguato, quindi poté solamente continuare a vestirsi. Forse era davvero molto concentrata, visto che non si accorse di aver fatto cadere il suo copricapo.

Il ragazzo non sapeva cosa dire. Ma la situazione sarebbe diventata davvero strana se nessuno avesse detto niente. Era come prendere un ascensore con uno sconosciuto.

Mentre Kamijou continuava a sperare di poter fuggire dalla realtà, gli venne in mente una cosa: le lezioni di recupero!

«WA! DIAMINE! DEVO ANDARE ALLE LEZIONI DI RECUPERO!»

Kamijou guardò l'orario mentre diceva:

«Ah... Emh... Ora devo andare a scuola, quindi tu che vuoi fare? Se vuoi stare qui ti do la chiave.»

L'idea dello "scacciar via la ragazza" era completamente sparita.

Dato che la Chiesa Ambulante aveva reagito all'Imagine Breaker, i suoi vestiti avevano davvero un "potere soprannaturale". Di conseguenza le sue parole potevano non essere tutte frottole.

Mettiamo che, per esempio, fosse stata inseguita da dei maghi e fosse caduta dal tetto.

Mettiamo che, per esempio, dovesse continuare a scappare per poter sopravvivere.

C'era davvero un gruppo di maghi, usciti da qualche storiella per bambini, che si comportavano da teppisti? Anche in questa capitale della scienza che poteva addirittura trasformare i poteri soprannaturali in vera teoria?

...Pur senza considerare questi aspetti pratici, Kamijou, dopo averla vista così agitata, voleva che Index rimanesse e si calmasse un po'.

«...Non c'è bisogno. Me ne sto andando.»

Tuttavia, Index mostrò uno sguardo angosciato mentre si rialzava lentamente. Mentre gli fluttuava vicino sembrava un fantasma senza vita, a quanto pare dimenticandosi che il suo copricapo si trovava sul pavimento. Kamijou voleva aiutarla a raccoglierlo, ma aveva paura di distruggerlo con il potere della sua mano destra.

«Ah... Emh... Ecco...»

«Mh? Stai tranquillo!»

Index si voltò, e disse:

«Non me ne sto andando perché sono arrabbiata, è solo che se continuo a stare qui quelle persone potrebbero arrivare. Non vuoi che ti esploda la stanza, vero?»

Dopo averla sentita dire parole così terrificanti, Kamijou non seppe cosa fare.

Index camminò lentamente verso l'uscita e l'attraversò. Kamijou le venne disperatamente dietro, pensando di doverla quantomeno aiutare, ma dopo aver tirato fuori il suo portafoglio, scoprì di avere solo 320 yen. Ciononostante voleva che Index restasse, perciò si lanciò precipitosamente verso la porta, sbattendoci la gamba ad una velocità supersonica.

«AH...OWWWWWWWWWW! OOOOOOOOOOHHH!!»

Index si girò, e vide Kamijou tenersi una gamba mentre urlava per il dolore. Sempre per questo motivo, Kamijou iniziò a saltellare qua e là e il cellulare gli cadde dalla tasca. Quando il ragazzo se ne accorse fu già troppo tardi, e si poté sentire un "crack" dallo schermo a cristalli liquidi.

«Uuuuu... uuuuuuuuuuuuuuuuuu… Sono davvero sfortunato...»

«Più che sfortunato, magari sei solo un po' imbranato...?»

Index sorrise.

«Ma dato che il tuo "Imagine Breaker" è reale, immagino che ci sia una spiegazione, no?»

«...Che vuoi dire?»

«Mh. E' roba che riguarda la magia, quindi potresti non credermi anche se te lo dicessi.»

Index rise mentre continuava a parlare.

«La benedizione di Dio, il filo rosso del destino[11]... se esistessero davvero, probabilmente anche loro sarebbero distrutti dalla tua mano destra.»

Mosse l'abito da suora pieno di spille da balia, per poi dire:

«Esattamente come la "Chiesa Ambulante", che originariamente aveva il potere di Dio, la fortuna proviene dalla protezione divina.»

«Hmph... Ma che "fortuna" e "sfortuna"? Non è tutto regolato dalla probabilità e dalle statistiche? Come può essere ver—?»

Prima che potesse finire di parlare, Kamijou, toccando la maniglia della porta, sentì improvvisamente dell'elettricità statica. Era sioccato, e tutto il suo corpo tremò per riflesso. Siccome i suoi muscoli avevano fatto qualcosa a cui non era abituato, gli venne un crampo al polpaccio.

«Uuuuuuu...»

Kamijou gemette per circa sei secondi.

«...Emh... Sorella-san...»

«Cosa?»

«...Per favore, spiegati...»

«La logica è piuttosto semplice...»

Index parlò con tono certo.

«Se il potere della tua mano destra è reale, significa che sinché l'avrai la "fortuna" continuerà ad essere distrutta.»

«...Quindi vuoi dire che...?»

«Sin quando la tua mano destra sarà a contatto con l'aria, continuerai ad essere sfortunato.»

«AAAAAHHHHHHHHHH!! SONO DAVVERO SFORTUNATO!!!»

Anche se Kamijou non credeva nella magia, era molto sensibile a questa cosa chiamata "sfortuna". Questo perché, nella sua vita quotidiana, era così tanto spesso sfortunato da sentire di avere l'intero universo contro.

E davanti a questo sfortunato Kamijou Touma c'era una suora color bianco puro, che splendeva con un sorriso da dea.

Tutti avrebbero detto che si trattava di un'espressione intenta a far credere nella fede.

«Visto che hai intenzione di dire di essere sfortunato, sappi che lo sei già solo per il fatto di avere un simile potere.»

Vedendo questa suora sorridente, Kamijou non poté non lasciar fuoriuscire qualche lacrimuccia dai suoi occhi... Oi... Aspetta un attimo, non era questo il punto, vero?

«No! Non è di questo che sto parlando! Tu... hai un posto dove stare una volta andata via da qua? Anche se non so cosa stia succedendo, quei maghi potrebbero trovarsi ancora nei paraggi, no? La mia casa è più sicura, quindi ti va di rimanere?»

«Attirerò i "nemici" se continuerò a restare.»

«Come puoi esserne così sicura? Sinché non richiami la loro intenzione, e stai dentro all'appartamento, non ti dovrebbero scoprire, no?»

«Non è così semplice.»

Index afferrò il colletto del suo vestito e disse:

«Quest'abito si chiama "Chiesa Ambulante". E' mantenuto dalla magia. Anche se la Chiesa lo chiama "Potere di Dio", è simile alla "magia". In altre parole, il nemico può sfruttare la magia della mia veste per rintracciarmi.»

«Ma allora, perché indossi una specie di trasmettitore?»

«Perché le sue capacità difensive sarebbero di classe papale... se non fosse stato distrutto dalla tua mano destra.»

«...»

«...Se non fosse stato distrutto dalla tua mano destra...»

«Mi dispiace, per favore non mi fissare con quelle lacrimucce... Ora che ci penso, dato che la tua "Chiesa Ambulante" è stata distrutta, dovrebbe aver perso la "funzione di segnalazione", no?»

«Anche se fosse, saprebbero che è stata distrutta. Te l'ho appena detto: le capacità difensive della "Chiesa Ambulante" sono di livello papale. In altre parole, è proprio come una "Fortezza Ambulante"... Se fossi un nemico, anche senza sapere perché questa "Fortezza" ha perso la sua abilità, di certo non sprecherei un'occasione simile, no?»

«Un attimo! Allora ho un motivo in più per non lasciarti andare! Anche se non posso ancora credere in questa cosa chiamata magia, visto che sei inseguita da un "nemico", come posso permettere che tu rischi la tua vita là fuori?»

Index era sbalordita.

Guardando la sua espressione, davvero sembrava una ragazza come tante.

«...Vuoi dire che se dovessi scendere sino all'Inferno, mi accompagneresti?»

Index sorrise.

Questo sorriso era così indifeso da riuscire ad ammutolire Kamijou per un po'.

Dietro a quelle gentili parole c'era un significato nascosto:

"Lascia perdere".

«Non ti preoccupare, non è che non abbia dei compagni. Se riesco ad arrivare alla Chiesa, troverò delle persone che mi proteggeranno.»

«...Oh? Allora... dov'è quella Chiesa?»

«Londra.»

«Non è un po' troppo lontano? Per quanto hai intenzione di scappare?»

«Hm? Ah, non ti preoccupare! In Giappone ci dovrebbe essere qualche succursale.»

Il suo abito da suora, pieno di spille da balia, ondeggiò.

«Una chiesa... sì, mi sembra ce ne sia una in città.»

Qualsiasi persona normale, una volta sentita la parola "chiesa", penserebbe subito a quei grandi posti dove si fanno i matrimoni, ma in Giappone erano molto piccole. Anche se lì, in realtà, la cultura cristiana non si era propriamente inserita e a causa dei terremoti era difficile mantenere quelle "costruzioni dal gran valore storico". Le chiese, che Kamijou vedeva casualmente dal finestrino del treno, erano solo un'ammasso di piani con una croce sul tetto... Ma pensandoci meglio, se erano di piccola fattura sarebbe stato strano il contrario.

«Hm... Ma non va bene qualsiasi chiesa... Io appartengo agli Anglicani Inglesi...»

«???»

«Emh... A dirla tutta, la Cristianità in realtà è divisa in tante diverse sezioni.»

Spiegò Index con fare bizzarro.

«Prima di tutto, possiamo dividerla in Cattolici e Protestanti. A loro volta i primi, a cui io appartengo, possono essere divisi nei Cattolici Romani del Vaticano, negli Ortodossi originari della Russia e negli Anglicani Inglesi della St. George Cathedral.»

«...Quindi, che succede se arrivi in quella sbagliata?»

«Succede che mi buttano fuori.»

Index continuò a spiegare mentre sorrideva amaramente.

«Gli Ortodossi Russi e gli Anglicani Inglesi si trovano principalmente nelle proprie nazioni, perciò in Giappone ci sono molte poche chiese di questi ultimi.»

«...»

Più Kamijou ascoltava, più sentiva che qualcosa non tornava.

Forse prima che Index fosse caduta per la fame aveva già visitato diverse "chiese", per poi essere buttata fuori tutte le volte, venendo obbligata a continuare la propria fuga. Di certo non sarebbe stata una bella sensazione.

«Non ti preoccupare. Se riesco a raggiungere una chiesa degli Anglicani Inglesi ho vinto.»

«...»

Immediatamente, Kamijou pensò al "potere" della sua mano destra.

«OI! Se ti dovessi cacciare nei guai... puoi cercare me.»

Alla fine, poteva solo dirle questo.

Pur essendo il ragazzo in grado di uccidere Dio.

«Mmh. Tornerò se avrò fame.»

Index mostrò un sorriso bello come un convolvolo, la cui perfezione lasciò Kamijou senza fiato.

Un robot per le pulizie si avvicinò, girò attorno ad Index, e andò oltre.

«YAAHH!!»

Il sorriso perfetto svanì in un istante, non appena la ragazza cadde all'indietro. Visto come tremava, sembrava avesse dei crampi alle gambe. DONG! Il retro della sua testa colpì il muro.

«—! UNA COSA COSI' STRANA CHE SE NE VA IN GIRO TRANQUILLAMENTE…?!»

Mentre gridava, a Index uscirono delle lacrimucce, e addirittura si dimenticò di tastarsi la nuca.

«MA CERTO CHE SEI STRANA! QUELLO E' UN ROBOT PER LE PULIZIE!»

Kamijou sospirò.

Il robot per le pulizie aveva l'aspetto di un largo cilindro metallico. Sotto aveva delle ruote e delle spazzole circolari che, come una macchina per le pulizie, usava per lavare il pavimento. Aveva una videocamera installata, in modo da poter evitare gli ostacoli; una cosa odiata da tutte le ragazze in minigonna.

«...Capisco. Il Giappone non è un paese tecnologico, ma uno dove pure la magia è meccanizzata.»

«Oi!»

Vedere Index impressionarsi del Giappone per qualche strana ragione, sbalordì Kamijou.

«Questa è la Città Accademia. Cose del genere le puoi vedere ovunque!»

«Città Accademia?»

«Esatto. La parte ovest di Tokyo era piuttosto lenta a svilupparsi, quindi hanno comprato questa parte di terra per crearvi la "città". Questa "città di scuole" ne possiede tantissime di primo, secondo e terzo grado, insieme a diverse università.»

Kamijou sospirò mentre continuava a parlare.

«L'80% delle persone che vivono qui sono studenti, e tutti gli appartamenti che sembrano condomini sono dormitori studenteschi.»

Questa "Città Accademia" non solo educava negli studi, ma sviluppava segretamente il corpo e i superpoteri.

«...Quindi, ciò che vedi per strada potrebbe essere un po' diverso. Macchinette per il cibo, pale eoliche per l'elettricità e robot per le pulizie come quello di poco fa... è pieno di cose di questo tipo, che vengono sviluppate dalle università. Qui il livello tecnologico è circa vent'anni più avanzato rispetto al mondo esterno.»

«Mh...»

Index fissò il robot per le pulizie, e disse:

«Ma allora, tutti gli edifici qui appartengono a questa "Città Accademia", vero?»

«Già... quindi se è da queste parti che stai cercando la Chiesa Inglese, ti consiglierei di provare fuori città. Qui le chiese sono per la maggior parte organizzazioni di educazione teologica o pseudo-psicologica.»

Index rispose con un "Mm" mentre annuiva con la testa. Solo ora pensò di usare la mano per tastarsi la nuca.

«...Eh? Ah... eh? I-Il mio copricapo è sparito!»

«Te ne sei accorta solo adesso? Ti è caduto poco fa!»

«Eh?»

Kamijou voleva dire "Ti è caduto quando ti stavi cambiando sotto la coperta", ma Index sembrò capire "Ti è caduto quando ti sei spaventata per il robot e sei caduta". Quindi lo cercò per il corridoio, ma non poté trovarlo. Allora un sacco di punti di domanda le comprarirono sopra la testa.

«AH! E' vero! Dev'essere stato quel demonio elettronico!»

Index aveva completamente frainteso, tanto da arrivare ad inseguire il robot per le pulizie che stava girando l'angolo.

«...Emh... Ma che cavolo succede?»

Kamijou guardò dentro alla stanza. C'era ancora il suo copricapo. Quindi guardò di nuovo il corridoio. Index non era più lì. Che razza di modo freddo per andarsene.

Questo gli fece pensare qualcosa di completamente assurdo: anche se il mondo fosse stato distrutto, sarebbe sopravvissuta per qualche ridicolo motivo?

Parte 5

«Okay, vi ho preparato delle schede. Mi raccomando, dovete seguire la lezione.»

Nonostante ormai avesse passato diverso tempo in quella classe, Kamijou ancora non riusciva a crederci.

Tsukuyomi Komoe, l'insegnante della Classe 7 del primo anno, era ridicola, così bassa che quando si trovava dietro alla cattedra le si poteva vedere solo la testa. La professoressa dall'aspetto bambinesco era uno dei sette misteri della scuola, con i suoi 135cm di altezza, aveva alle spalle una leggenda secondo la quale le era stato impedito di andare sulle montagne russe per motivi di sicurezza. Sembrava essere una bambina di dodici anni che doveva portarsi appresso un flauto ed indossare un elmetto giallo ed uno zainetto rosso.

«Potete parlare tra di voi, basta che facciate attenzione a quello che dico. Mi impegno davvero tanto per fare i test, perciò se non lo farete bene sarete puniti con la lezione di Visione a Raggi X.»

«Sensei, non è quella dove si gioca a poker bendati!? Fa parte del programma di Chiaroveggenza! Ho sentito dire che si deve vincere dieci volte di fila senza nemmeno poter vedere le proprie carte, praticamente non saremmo bloccati qui sino a domani mattina!?» protestò Kamijou Touma.

«Oh, ma Kamijou-chan, tu non hai abbastanza crediti, quindi dovrai partecipare comunque vada.»

«Uh...» Kamijou era senza parole dinanzi al magistrale sorriso di un insegnante seriamente a lavoro.

«...Mhh, ora mi è tutto chiaro. Komoe-chan ti trova così carino che non riesce a trattenersi, Kami-yan.» disse Aogami Pierce, il capoclasse dai capelli blu e con i piercing sulle orecchie che sedeva vicino a Kamijou.

«...Non percepisci una certa ostilità dalla schiena di quella professoressa così contenta di doversi mettere in un punta di piedi per raggiungere la lavagna?»

«Che? Cosa c'è di male se un'insegnante tanto carina ti sgrida per non aver passato un test? Essere abusato fisicamente da una ragazzina come quella ti fa guadagnare un sacco di punti esperienza, Kami-yan.»

«Sapevo fossi un lolicon, ma pure un masochista!? Sei proprio senza speranza!»

«Ah hah! Non è che mi piacciono le loli! E' che mi piacciono anche le loli!»

Kamijou quasi urlò "Cosa sei? Un onnivoro?", ma fu interrotto.

«Voi due laggiù! Vi toccherà l'Uovo di Colombo se continuerete a parlare.»

Come è facile immaginare, l'Uovo di Colombo consisteva nel far rimanere capovolto su un banco un uovo crudo, senza alcun tipo di sostegno. Quelli specializzati in Telecinesi erano in grado di evitare che cadesse se lavoravano abbastanza da arrivare quasi a bruciarsi i vasi sanguigni del cervello (si trattava di un esercizio molto difficile, perché nel caso in cui il potere utilizzato fosse stato troppo grande, l'uovo si sarebbe rotto). Come per la lezione di Visione a Raggi X, se si sbagliava si rimaneva bloccati in classe sino alla mattina successiva.

Kamijou e Aogami Pierce fissarono Tsukuyomi Komoe senza fiato.

«Capito?»

Il sorriso della professoressa era spaventoso.

Komoe-sensei amava essere chiamata "carina", ma si infastidiva se la definivano "piccola".

Comunque, non le importava che i suoi alunni non la vedessero con il dovuto rispetto. In parte era inevitabile, perché si trovavano all'interno della Città Accademia, una vera e propria isola che non c'è dove l'80% della popolazione erano studenti. Ciò che gli insegnanti dovevano sopportare era tosto persino se messo a confronto con una scuola normale, ma ancora più importante, la "forza" di un alunno si basava sia sulla sua abilità accademica, sia sul suo potere.

Gli insegnanti erano coloro che curavano lo sviluppo degli studenti, ma personalmente non avevano poteri. Alcuni, come quelli di educazione fisica o quelli che si occupavano dei consigli d'orientamento, sembravano provenire da qualche unità militare straniera, perché dovevano allenare dei mostruosi Level 3 con le proprie mani, ma sarebbe stato sin troppo crudele aspettarsi una cosa simile da una professoressa di chimica come Komoe.

«Hey, Kami-yan...»

«Cosa?»

«Essere sgridato da Komoe-sensei, non ti ecciterebbe?»

«Non sono mica te! Meglio che tu stia zitto, cretino! Ci rovineremo l'estate se verremo obbligati a giocare con le uova quando non abbiamo nemmeno dei poteri di Telecinesi! Se l'hai capito, vedi di piantarla con quel finto dialetto del Kansai!»

«Finto... N-N-N-N-N-Non chiamarlo finto! Vengo davvero da Osaka!»

«Stai zitto. Lo so che vieni da un posto dove fanno tutto con il riso. Sono di pessimo umore, non ho proprio voglia di discutere con te.»

«I-I-Io non vengo da un posto simile! Ah... A-Aaah! Il takoyaki è davvero buonissimo!»

«La smetti di far finta d'essere uno del Kansai? Hai intenzione di portarti il takoyaki per pranzo solo per questa storia?»

«Ma che stai dicendo? Neanche quelli di Osaka mangiano solo takoyaki, no?»

«...»

«No? Penso di aver ragione... no, aspetta. Ma... ma sì... ma.. huh? Ho ragione o no?»

«Ti stai fregando da solo, Mr. Finto Kansai.» disse Kamijou prima di sospirare e guardare fuori dalla finestra.

Pensò che sarebbe dovuto andare insieme ad Index, piuttosto che starsene a fare quell'inutile lezione di recupero.

La Chiesa Ambulante da lei indossata aveva reagito alla mano destra di Kamijou (anche se "reagito" potrebbe non rendere bene l'idea di cosa fosse successo), ma ciò non significava che ora lui credesse alla magia.

Eppure...

"A quanto pare il pesce che scappa sembra sempre molto grande..."

Kamijou sospirò di nuovo. Piuttosto che starsene buttato in quel banco, in quella classe senz'aria condizionata che ricordava una sauna, sarebbe stato meglio andare in un fantastico mondo di spade e magie. Aveva persino un'eroina carina con cui incamminarsi (un po' esitava a definirla bella).

«...»

Kamijou si ricordò del velo che Index aveva lasciato in camera sua.

Alla fine non gliel'aveva restituito. Non che credesse di non averlo potuto fare. Anche se Index era scomparsa, probabilmente l'avrebbe trovata se si fosse messo a cercarla seriamente. E anche se non ci fosse riuscito, poteva sempre andare in giro per la città a sventolare questo copricapo.

Ora che ci pensava, capiva di volere solo un pretesto per poterla rincontrare. Sperava che un giorno sarebbe ritornata a prendersi il velo.

Perché quella bianca ragazza gli aveva mostrato un sorriso tanto perfetto...

Aveva immaginato che sarebbe scomparsa come un'illusione, se non avesse lasciato qualcosa da usare come pretesto.

Si era trattato di semplice paura.

"...Ah, ora capisco."

Dopo tutti quei pensieri poetici, Kamijou finalmente si accorse di una cosa.

In realtà, non aveva voluto male alla ragazza appesa al suo balcone. Le era piaciuta abbastanza perché l'idea di non rivederla mai più gli facesse provare un po' di rimpianto.

«...Ah, che palle!»

Schioccò la lingua. Con tutto quello che le era successo, si pentì di non averle impedito di andarsene.

"Un attimo, cos'era quella storia sui 103.000 grimori?"

Index aveva detto che un'associazione magica la stava inseguendo (Che stesse parlando di qualche tipo di società?) perché voleva i 103.000 grimori. E a quanto pare, la ragazza era scappata portandosi appresso tutti quei libri.

Non si trattava di una chiave o di una mappa per il posto dov'erano conservati.

Quando Kamijou le aveva chiesto dove si trovassero, lei aveva semplicemente risposto con «Sono qui.» Tuttavia, non gli era sembrato ce ne fosse nemmeno uno. Inoltre, la sua stanza non era grande abbastanza per contenere 100.000 libri.

«...Ma di che stava parlando?»

Kamijou inclinò la testa perplesso. Dato che la Chiesa Ambulante di Index aveva reagito all'Imagine Breaker, c'era qualcosa di vero in quel che aveva detto. Ma...

«Sensei? Kamijou-kun sta guardando le gonne delle ragazze del club di tennis!»

Il forzato dialetto del Kansai di Aogami Pierce fece tornare Kamijou alla realtà.

«...»

Komoe-sensei si zittì.

Pareva essere rimasta scioccata perché Kamijou Touma-kun non stava seguendo la lezione. Sembrava una dodicenne che aveva appena scoperto la verità su Babbo Natale.

Non appena questa cosa gli passò per la testa, Kamijou Touma subì gli sguardi ostili dei suoi compagni di classe, che volevano proteggere i diritti umani di quella "bambina".


Dovevano essere delle lezioni di recupero, eppure era stato trattenuto sino al normale orario d'uscita.

«...Che sfiga.» balbettò Kamijou, guardando il generatore eolico a tre pale che brillava per la luce del sole. Era vietato uscire di notte, perciò gli ultimi bus e gli ultimi treni della Città Accademia finivano di passare quando tutti gli studenti erano teoricamente usciti da scuola.

Kamijou non era riuscito a prendere l'ultimo bus, perciò camminava per la calda strada dei negozi che sembrava non finire mai. Un robot di sicurezza gli passò vicino. Aveva l'aspetto di un bidone con le ruote e aveva la funzione di una telecamera di sorveglianza mobile. In origine avevano sviluppato dei cani robotici, ma i bambini finivano con l'andarci vicino ed ostruire loro il passaggio. Per questo motivo, tutti i robot erano stati rifatti con la forma di un bidone.

<<AH! Finalmente ti ho trovato, bastardo! Aspetta... aspetta! Tu! Sto parlando con te! Fermo!!»

Kamijou non poteva sopportare il caldo estivo, quindi fissò il robot muoversi lentamente e pensò a come Index fosse scappata via vedendone uno per le pulizie. Finalmente, si accorse che quella voce lo stava chiamando.

Si girò per capire cosa stesse succedendo.

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Era una ragazza delle medie. I suoi capelli, che le arrivavano sino alle spalle, ardevano alla luce del sole come una fiamma rossa e la sua faccia era dello stesso colore, ma con tonalità più forti. Indossava una gonna grigia con delle pieghe, una camicetta a maniche corte e un maglioncino estivo... In quel momento, si rese conto di chi aveva davanti.

«...Oh, sei di nuovo tu, la Biri Biri[12] delle medie.»

«Non chiamarmi Biri Biri! Il mio nome è Misaka Mikoto! Perché non lo impari? Mi chiami così dalla prima volta che ci siamo incontrati!»

"La prima volta che ci siamo incontrati...?" Kamijou iniziò a ricordare. "Oh, già."

Durante il loro primo incontro era stata circondata da alcuni delinquenti, proprio come l'ultima volta. Non appena le si erano avvicinati, lui aveva pensato che stessero cercando di derubarla e si era messo in mezzo come Urashima Toaru-esque. Tuttavia, per qualche motivo, la ragazza si era arrabbiata, dicendo, "Stai zitto! Non metterti in mezzo! Biri Biri!" Kamijou ovviamente le aveva bloccato la scarica elettrica con la mano destra e lei aveva risposto con, "Huh? Perché non ha funzionato? E se invece faccio così? Huh?" Una cosa tira l'altra, e si era arrivati all'attuale situazione.

«...Huh? Cosa? Non sono triste, quindi perché piango, mamma?»

«Si può sapere per quale motivo hai lo sguardo perso nel vuoto?»

Kamijou era esausto a causa delle lezioni, quindi decise di non darle molta importanza.

«Quella che sta fissando intontita la faccia di Kamijou è la ragazza Railgun di ieri. E' così infastidita dall'aver perso un solo scontro che deve tornare da Kamijou continuamente per sfidarlo ad una rivincita.»

«...Con chi stai parlando?»

«Ha un carattere forte e odia perdere, ma in realtà è molto sola ed è incaricata di occuparsi dell'animaletto della classe.»

«Non aggiungere stramberie alle persone!»

La ragazza, Misaka Mikoto, agitò le braccia per aria attirando su di sé gli sguardi dei passanti. Non che fosse una sorpresa. L'uniforme assolutamente normale che indossava, era quella della Scuola Media Tokiwadai, uno dei cinque istituti d'elite più prestigiosi della Città Accademia. Per qualche motivo, le raffinatissime signorine della Tokiwadai si notavano persino in una stazione all'ora di punta, tanto da far sembrare strano vederle in un treno a giochicchiare con il cellulare come tutti gli altri.

«Quindi cosa vuoi, Biri Biri? Anzi, perché indossi la tua uniforme se ci sono le vacanze estive? Devi fare lezioni di recupero?»

«Gh... S-Stai zitto.»

«Eri preoccupata per il coniglietto della classe?»

«Ti ho detto di smetterla con la storia dell'animale! Oggi ho intenzione di farti sussultare come le gambe di una rana attaccate ad un elettrodo, faresti meglio a preparare il tuo testamento!»

«Non credo proprio.»

«Perché?»

«Perché non mi devo occupare dell'animaletto della mia classe.»

«Tu... Smetti di prendermi in giro!!»

THOMP! La studentessa delle medie pestò con il piede le mattonelle del marciapiede.

In quel momento i cellulari dei passanti ed il robot di sicurezza emisero un tremendo rumore, mentre si spegneva il ripetitore di segnale televiso della via dei negozi.

I capelli della ragazza schioccarono a causa l'elettricità statica.

La Level 5, che da sola era in grado di lanciare un Railgun, sorrise scoprendo i canini come una belva feroce.

«Hmph. Che te ne pare? Ti basta? ...Mgh!»

Nel frenetico tentativo di tapparle la bocca, Kamijou coprì l'intera faccia di Misaka Mikoto.

"S-Stai zitta! Perfavore non dire niente! A tutta quella gente si è rotto il cellulare e non mi sembrano affatto contenti!! Se scoprono che siamo stati noi, ci toccherà pagare, e non ho idea di quanto costi quel ripetitore!!"

Per via del suo recente incontro con quella suora dai capelli argentati, Kamijou pregò il dio a cui normalmente si rivolgeva soltanto Natale.

Forse le sue preghiere erano state ascoltate, perché nessuno gli si avvicinò.

"Grazie a Dio."

Kamijou fece un sospirò di sollievo (mentre continuava a soffocare Mikoto).

«Attenzione. Attenzione. Errore numero 100231-YF. Sono state individuate delle onde elettromagnetiche dannose che violano le leggi di diffusione radio. Anomalia del sistema. Potrebbe trattarsi di un attacco di cyber-terrorismo, non usare alcun dispositivo elettronico.»

L'Imagine Breaker ed il Railgun si girarono con esitazione.

Un bidone al lato del marciapiede faceva fuoriscire del fumo blaterando cose senza senso.

Un attimo dopo, il robot di sicurezza iniziò a far suonare un'acutissima sirena.


Com'era che naturale che fosse, scapparono.

Entrarono in un vicolo, calciarono una lattina di plastica un po' sporca e fecero scappare un gatto per la paura, tutto mentre continuavano a correre.

"Ora che ci penso, non ho fatto niente di male. Perché sto scappando insieme a lei?"

«Uuhh... C-Che sfiga. Perché finisco sempre con il farmi coinvolgere da questa tipa

Nonostante il pensiero, continuò a correre. Dopo tutto aveva sentito in un talk show che quei robot di sicurezza costavano 1.2 milioni di yen l'uno.

«Che cosa vorresti dire!? E poi il mio nome è Misaka Mikoto!»

I due si erano finalmente fermati in un sotto-sotto-vicolo. Uno dei diversi palazzi in linea doveva essere stato demolito, perché vi era uno spiazzo rettangolare aperto. Sembrava un buon posto per lo street basketball.

«Stai zitta, Biri Biri! Sei stata tu che ieri hai con un fulmine reso inutilizzabili tutti i miei elettrodomestici! Cos'altro potresti mai volere da me?»

«Te lo meritavi per avermi scocciato!»

«Non riesco proprio a capire perché sei arrabbiata! Non ti ho nemmeno toccata!»

Il giorno prima, dopo ciò che era successo, Mikoto aveva provato a colpirlo con tutto quello che aveva, ma Kamijou era stato capace di bloccare ogni attacco grazie alla sua mano destra. Non si trattava solo del Railgun. La ragazza era in grado di creare una spada-frusta facendo vibrare la sabbia di ferro, oltre al poter mandare forti onde elettromagnetiche per danneggiare gli organi interni e al chiudere in bellezza facendo piombare giù dal cielo un vero e proprio fulmine.

Ma quello non era niente per Kamijou Touma.

Sinché si trattava di un potere soprannaturale, Kamijou Touma poteva negarlo.

«Ti sei sfiaccata da sola continuando ad attaccarmi! Se non ne sei in grado cerca di non usare troppo i tuoi poteri, Biri Biri!»

«~ ~!!» Mikoto digrignò i denti. «N-Non vale. Non può valere! Non mi hai mai attaccato! Quello è un pareggio!!»

«Sigh... Okay, Okay. Quella volta hai vinto tu. Fare a pugni con te non mi ridarà il mio condizionatore.»

«Gah...! A-Aspetta un secondo! Vedi di prendere questa cosa seriamente!!» disse Mikoto agitando le braccia per aria.

«Sicura di volere che io faccia sul serio?»

«Ah...» Mikoto perse il coraggio.

Kamijou strinse leggermente il suo pugno e lo aprì nuovamente. Questo semplice gesto fu abbastanza per far sudare freddo Misaka Mikoto. La ragazza si bloccò completamente, non poteva nemmeno fare un passo indietro.

Mikoto non aveva idea di quale fosse il vero potere di Kamijou, perciò non poteva far altro che temerlo, dato che era stato in grado di evitare tutti i suoi gli assi nella manica.

Non era poi una cosa così strana. Kamijou Touma aveva resistito per più di due ore ai suoi attacchi senza farsi un graffio. Per lei era più che normale chiedersi cosa sarebbe successo se lui avesse fatto sul serio.

Kamijou sospirò e volse lo sguardo altrove.

Come se si fossero spezzate le funi che la legavano a terra, Mikoto, barcollante, fece finalmente qualche passo indietro.

«...Cos'è questa se non sfiga?» Kamijou era sorpreso da quanto fosse impaurita. «Per prima cosa mi si sono rotti gli elettrodomestici, poi di mattina ho incontrato quella tipa auto-proclamatasi maga, e questa sera invece Biri Biri la esper.»

«Maga? Cosa?»

«...» Kamijou ci pensò un momento. «Già... E' quello che vorrei sapere anche io.»

Normalmente Mikoto avrebbe gridato, "Mi stai prendendo in giro!? Ti si è flippata la testa quanto il tuo potere!?" e avrebbe lanciato qualche scarica elettrica. Tuttavia, ora come ora, s'impauriva ogni volta che lui la guardava.

In realtà quello di prima era solo un bluff, eppure Kamijou si sentiva male pensando a quanto si fosse rivelato efficace.

"Comunque cos'era quella storia a proposito maghi?"

Si ricordò di quel che era successo la mattina. Quella suora vestita di bianco ne aveva parlato come se niente fosse, ma adesso lui si rendeva conto di quanto fosse irreale.

"Mi chiedo perché non mi sia sembrato strano anche quando Index era con me."

Qualche misterioso non so che aveva reso tutto più credibile?

«...Un attimo, ma cosa sto pensando?» borbottò Kamijou ignorando completamente la ragazza Biri Biri di nome Misaka Mikoto, che tremava impaurita come un cucciolo.

Non aveva più alcun collegamento con Index e quel che la riguardava. Il mondo era grande, perciò difficilmente l'avrebbe rincontrata per caso. Mettersi a pensare ai maghi non aveva nessun senso.

Eppure non riusciva a levarseli dalla testa.

Ancora aveva quel velo bianco puro che Index aveva dimenticato nella sua stanza.

Nemmeno Kamijou sapeva perché ci stesse pensando così tanto.

Dopo tutto era in grado di uccidere persino Dio.

Note

  1. Il futon è un materasso originario della cultura giapponese.
  2. Il yakisoba-pan è un panino di forma simile a quella dell'hot-dog con dei noodles e delle salse sopra.
  3. Il chazuke è un piatto tipico giapponese, fatto con riso, tè verde ed altri condimenti.
  4. E' un'usanza tradizionale giapponese che consiste nel far incontrare due persone libere da legami sentimentali affinché prendano in considerazione la possibilità di sposarsi.
  5. Kamijou parla come se si trovassero in un simulatore di appuntamenti
  6. Si riferisce ai Mana Points dei videogiochi, ovvero i punti utilizzabili generalmente per lanciare gli incantesimi.
  7. Tsukihime
  8. Riferimento al manga "Le bizzarre avventure di JoJo" avesse attaccato.
  9. Strumento di tortura che all'apparenza è simile ad un armadio, ma che dentro è pieno di chiodi.
  10. Un letto di chiodi.
  11. E' una leggenda asiatica secondo la quale le persone destinate ad amarsi veramente sono connesse da un filo rosso, che si può piegare o aggrovigliare ma non si può rompere.
  12. Biri Biri è l'onomatopea giapponese per l'elettricità.