To Aru Majutsu no Index ~ Italiano (Italian):Volume1

From Baka-Tsuki
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Illustrazioni[edit]

- Kamachi Kazuma

Prologo: La Storia del Ragazzo Distruttore d'Illusioni. The_Imagine-Breaker.[edit]

«Ahh! Merda! Merda! Che sfiga!!!»

Pur avendo capito che le sue urla fossero piuttosto fuori dal comune, Kamijou Touma non aveva intenzione di fermare la sua folle corsa.

Mentre scappava per il vialetto, lanciò un'occhiata dietro alle proprie spalle.

Ce n'erano otto.

Aveva corso per quasi due chilometri, ma ce n'erano ancora otto. Di sicuro Kamijou Touma non poteva vincere contro così tante persone, sempre che in realtà non fosse un cuoco di un ex-unità militare straniera[1] o un cyber-ninja sopravvissuto sino ai giorni nostri[2]. Nelle risse tra studenti delle superiori fare un 1 contro 3 era semplicemente assurdo. Non aveva possibilità di vittoria.

Kamijou continuò a correre e calciò una lattina di plastica sporca, facendo scappare un gatto per la paura.

19 Luglio.

La colpa era di quella data. Siccome era euforico all'idea che le vacanze estive iniziassero il giorno dopo, in libreria aveva preso un manga che si vedeva essere una schifezza solo dando un'occhiata alla copertina, era entrato in un ristorante per famiglie per offrirsi una volta tanto uno snack fuori orario, aveva visto una ragazza delle medie circondata da delinquenti evidentemente ubriachi e aveva deciso di dover fare qualcosa.

Non si era aspettato che gli amici di quei mascalzoni uscissero in gruppo dal bagno.

Aveva sempre pensato che andarci assieme fosse una cosa fatta solo dalle ragazze.

«Sono dovuto scappare via prima che potessi avere il bitter melon e le lasagne piccanti con escargot che avevo finalmente ordinato. Ora mi trattano come uno che mangia a sbafo senza nemmeno aver mangiato! Ma che sfiga ho!? Gyahh!!»

Kamijou si grattò la testa mentre si spostava dal vialetto alla strada principale illuminata dalla luna.

Nonostante la Città Accademia fosse grande quanto un terzo di Tokyo, in giro riusciva vedere solo coppiette. Anche quello era dovuto al 19 Luglio. E' tutta colpa del 19 Luglio!, ruggì Kamijou dentro di sé. Le tre pale dei generatori eolici, situate lungo tutta la zona, brillavano grazie alla pallida luna e alle luci della città notturna, simili a lacrime di ricchi scapoli.

Kamijou tagliò gettandosi tra le coppiette.

Corse e guardò la sua mano destra. Vi era nascosto un potere piuttosto inutile in situazioni come questa. Non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente, non avrebbe alzato i suoi voti nei test e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze.

«Uuh... Che sfiga!»

Se fosse riuscito a seminare il gruppo dei suoi inseguitori, avrebbero potuto usare i loro cellulari per chiamare dei rinforzi con delle moto. Per stancarli Kamijou Touma aveva permesso che gli si avvicinassero un po', così che continuassero a correre sino a stremarsi. Come nel pugilato[3]: lasci che i tuoi avversari ti colpiscano in modo da sfiancarli.

Il suo vero scopo era salvare tutte le possibili vittime.

Se li avesse seminati e li avesse fatti lasciar perdere senza risse, avrebbe avuto successo.

E Kamijou era sicuro di poter correre a lungo. D'altra parte, i teppisti indossavano degli stivali, calzature con zero funzionalità, e avevano una pessima salute per via di una vita spesa a bere e a fumare. Inoltre, correre al massimo per lunghe distanze e senza fermarsi era impossibile per natura.

Mentre si infilava alternativamente tra strade e vicoli, dando l'impressione di star correndo un po' a caso per la paura, vide uno e ancora un altro delinquente smettere di inseguirlo e piegarsi con le mani sulle ginocchia. Pensò che il suo piano fosse l'ideale per risolvere la situazione senza che nessuno si facesse male.

«C-Cavolo... Perché devo giocarmi la mia giovinezza così?»

Non poteva sopportarlo. Ovunque guardasse, vi erano coppiette piene di sogni e felicità. Kamijou Touma si sentì proprio uno sfigato. Non appena fosse trascorsa la giornata, sarebbero iniziate le vacanze estive, e ciononostante non aveva né amore né qualcosa per cui farsi due risate. Questo lo fece sentire un vero fallito.

A quel punto udì uno dei delinquenti urlare alle sue spalle.

«Hey!! Idiota del cazzo, fermati! Sai solo scappare!»

Un richiamo così pieno d'amore non fece altro che far arrabbiare Kamijou ancora di più.

«Stai zitto! Mi dovresti ringrazire dato che non sto andando a pestare né te né il tuo IQ da scimmia!» urlò Kamijou, conscio di perdere fiato mentre lo faceva.

(Dovrebbe davvero ringraziarmi per aver fatto così tanto per loro.)

Dopo altri due chilometri di sudata e lacrimata corsa, uscì dall'area urbana e arrivò presso un grande fiume. Vi era un largo ponte di metallo. Era lungo circa 150 metri. Non c'erano macchine. Non era nemmeno illuminato, perciò era avvolto da una tenebrosa oscurità simile al mare notturno.

Kamijou si girò mentre ci si precipitava.

E poi si fermò. Ad un certo punto, aveva seminato tutti i suoi inseguitori.

«M-Merda. Ci sono riuscito?»

Kamijou soppresse disperatamente il bisogno di sedersi e sospirò guardando il cielo buio.

«Seriamente, ma che stai facendo? Credi che proteggere quei delinquenti ti renda una brava persona? Sei per caso un certo insegnante un po' esaltato[4]

In un istante, il corpo di Kamijou si bloccò.

Dato che non c'erano luci sul ponte, non si era accorto della ragazza che si trovava circa 5 metri più avanti, nella direzione da dove era arrivato. Era una delle medie assolutamente ordinaria, che indossava una gonna grigia con delle pieghe, una camicetta a maniche corte e un maglioncino estivo.

Kamijou guardò il cielo e pensò seriamente di collassare sul posto.

La ragazza davanti a lui era la stessa del ristorante per famiglie.

«Aspetta, quindi è per questo che hanno smesso di inseguirmi?»

«Già. Mi davano fastidio, quindi li ho arrostiti.»

Riecheggiò il suono di una scintilla bianco-bluastra.

La ragazza non teneva in mano una stun gun. Ogni volta che i suoi capelli castano-chiaro, che arrivavano sino alle spalle, ondeggiavano, ne fuoriscivano scintille come se si trattasse di un elettrodo.

Non appena una busta della spesa, mossa dal vento, le passò vicino alla testa, questa fu spazzata via da delle scintille bianco-bluastre, come un qualche tipo di sistema di intercettazione.

«Ugh.» sospirò Kamijou con fatica.

Era il 19 Luglio. Questo spiegava perché dalla libreria avesse preso un manga che si capiva fosse una schifezza solo dando uno sguardo alla copertina, fosse entrato in un ristorante per famiglie pur non avendo fame, avesse visto una delle medie circondata da delinquenti evidentemente ubriachi e avesse deciso di dover fare qualcosa.

Comunque, Kamijou non aveva mai pensato di dover salvare la ragazza.

Ciò che aveva fatto era provare a salvare quelli che l'avevano incautamente approcciata.

Sospirò di nuovo. Lei si comportava sempre così. L'aveva vista di tanto in tanto per quasi un mese, ma nessuno dei due conosceva il nome dell'altro. In altre parole, di certo non erano amici.

Questa volta sarebbe stata la ragazza ad attaccarlo sprezzante per poterlo fare a pezzetti, e sarebbe stato lui a dover sopportare la cosa. Era sempre andata così. Kamijou aveva vinto ogni loro scontro.

Sarebbe stata soddisfatta se Kamijou avesse perso davvero, ma purtroppo era un pessimo attore. Una volta aveva provato a fingere la propria sconfitta e lei lo aveva inseguito come un demonio per tutta la notte.

«...Ma che ho fatto di male?»

«Non posso permettere che esistano persone più forti di me. Questo mi basta e avanza.»

Era così che la pensava.

Kamijou immaginò che persino un personaggio dei picchiaduro avrebbe avuto una ragione più sofisticata.

«Ma tu mi tratti pure come una stupida. Sono un Level 5. Pensi davvero che darei il massimo contro un incapace Level 0? So bene come gestire voi deboli.»

In quella città, la solita regola secondo cui il delinquente da vicolo era il più forte in una rissa non era valida. I malviventi che non potevano reggere il programma di sviluppo dei poteri psichici erano Level 0 senza alcuna abilità speciale.

In quella città, quelli veramente forti erano gli studenti esper d'alto livello.

«Beh, capisco che tu abbia un talento che si trova una volta su 328.571. Dico sul serio. Ma se vuoi vivere a lungo, dovresti smettere di parlare alle persone con un atteggiamento così da superiore.»

«Stai zitto! Se non riesci a piegare un cucchiaio dopo aver fatto tutte le possibili pazzie, come farsi iniettare delle droghe in vena, o infilare degli elettrodi nell'orecchio e nel cervello, di cosa si potrebbe parlare se non di una mancanza di talento?»

«...»

La Città Accademia era fatta proprio così.

L'altro lato della città poteva essere esemplificato da come metodologie di sviluppo del cervello erano state tranquillamente aggiunte al programma, sotto al nome di "metodi di documentazione" o "metodi di memorizzazione".

Ma non tutti i 2.3 milioni di studenti che ci abitavano avevano smesso di essere umani ed erano diventati simili ai protagonisti dei manga. Quasi il 60% del totale erano Level 0 completamente inutili, che al massimo potevano piegare un cucchiaio, concentrandosi così tanto da farsi esplodere un vaso sanguigno del cervello.

«Se devo piegare un cucchiaio, uso delle pinze. Se ho bisogno del fuoco, compro un accendino da due soldi. E poi, a che mi serve la telepatia quando ho un cellulare? Sono davvero così fighi i poteri psichici?»

Queste parole erano di Kamijou, uno classificato come inutile dai sensori di esaminazione fisica della Città Accademia.

«E le priorità delle persone sono un vero casino. Sono tutti contenti per quelle stupidaggini che chiamiamo poteri psichici, ma il nostro obbiettivo non va ben oltre?»

In risposta la ragazza, che era una dei soli sette Level 5 della Città Accademia, inclinò i bordi delle proprie labbra.

«Huh? ...Ah, quella cosa. Com'era? Tipo "Gli umani non possono eseguire i calcoli divini, quindi dobbiamo acquisire un corpo che ecceda l'umanità prima di poter arrivare alla risposta di Dio", vero?» La ragazza rise sprezzante. «Hah. Non farmi ridere. Che significa "la mente di Dio"? Sapevi che la mappa del mio DNA è stata analizzata e che basandosi su di essa sono state create delle Sisters militari? A me sembra che il lucro sia più importante dell'obbiettivo di cui parli.»

Subito dopo averlo detto smise improvvisamente di parlare.

Nel silenzio, sembrò che la qualità dell'aria stesse cambiando.

«...Seriamente, quelle sono le parole di una persona forte.»

«Hah?»

«Una persona forte, una persona forte, una persona forte. Quelle sono le avventate e crudeli parole di un protagonista dei manga, nato con le proprie abilità e che non capisce la fatica di arrivare dove si è tutto da soli.»

Il fiume sotto al ponte iniziò a fare una serie di inquietanti rumori.

Una fiamma oscura era visibile nell'estremo delle parole della ragazza, che suggeriva quanto della sua umanità avesse abbandonato per arrivare ad essere una dei sette Level 5 della Città Accademia.

Kamijou aveva rifiutato tutto ciò.

Lo aveva fatto con poche parole e senza cambiare mai idea.

Lo aveva fatto non perdendo mai uno scontro contro di lei.

«Aspetta, aspetta, aspetta! Dai un'occhiata ai risultati degli esami fisici annuali. Io sono un Level 0 e tu sei un Level 5. Prova a chiedere a un tizio qualsiasi, vedrai che ti dirà chi è il più forte!»

Lo sviluppo dei poteri della Città Accademia faceva ampio uso di cose come la farmaceutica, la neuroscienza e la fisiologia celebrale. Era una cosa completamente scientifica. Dopo aver partecipato al programma per un certo periodo, uno poteva piegare un cucchiaio anche senza avere alcun talento.

Eppure Kamijou non poteva fare nemmeno quello.

Secondo le strumentazioni della Città Accademia era davvero senza poteri.

«Zero, dici...» ripetè la ragazza come se stesse rigirando quella parola nella propria bocca. Infilò una mano nella tasca della sua gonna e tirò fuori una moneta da sala giochi.

«Hai mai sentito il termine "Railgun"?»

«Ahn?»

«L'idea è la stessa su cui si basa il motore lineare di un treno. E' un'arma da nave da guerra che usa potenti elettromagneti per sparare un proiettile di metallo.»

Lanciò la moneta in aria con il pollice, e roteando questa ne ritornò nuovamente in cima.

«Insomma, una cosa del genere.»

Non appena finì di pronunciare quelle parole, improvvisamente e silenziosamente una lancia di luce arancione perforò orizzontalmente l'aria vicino alla testa di Kamijou. Era più un laser che una lancia. Fu solo grazie all'immagine residua che capì che era partito dal pollice della ragazza.

Quasi come un fulmine, un boato riecheggiò poco dopo. Un'onda d'urto, diffondendosi nell'aria, arrivò vicino alle orecchie di Kamijou e gli fece perdere il senso dell'equilibrio. Sconcertato, guardò dietro di sé.

L'istante in cui la luce aveva colpito la superficie della strada del ponte, era stato come se un aereoplano avesse fatto un atterraggio d'emergenza devastandone l'asfalto. Anche dopo aver percorso 30 metri distruggendo ogni cosa ed anche dopo essersi fermato, ancora bruciava l'aria con il residuo della sua immagine.

«Persino una moneta come questa può essere potente quando è lanciata ad una velocità pari a tre volte quella del suono. Ovviamente si scioglie dopo circa 50 metri per via dell'attrito dell'aria.»

Quel ponte di ferro e cemento ondeggiò avanti e indietro come se fosse sospeso in modo poco affidabile.

Si udì il suono dei bulloni metallici che schizzavano da una parte all'altra.

«...!!»

Kamijou provò un brivido, come se gli fosse stato messo del ghiaccio secco nelle vene.

Si sentì come se tutta l'umità del suo corpo fosse diventata sudore e fosse evaporata.

«Tu... Non mi dirai mica che hai usato quella cosa contro quelli che mi inseguivano, vero?»

«Non essere stupido. Guarda che io scelgo contro chi usarla. Non voglio mica diventare un'assassina per sbaglio.»

Pronunciando queste parole, delle scintille volarono dai suoi capelli castani alla stregua di un elettrodo.

«Questo è stato più che sufficiente per sbarazzarmi di quei Level 0!»

Come delle corna, delle scintille bianco-bluastre le fuoriuscirono dal ciuffo e una saetta simile ad una lancia volò verso Kamijou.

Non poteva evitare una cosa del genere. Dopo tutto, si trovava davanti una lancia elettrica bianco-bluastra sparata dai capelli di un Level 5. Per dire, sarebbe stato come vedere un fulmine che cadeva da una nuvola alla velocità della luce per poi provare a schivarlo.

Poco dopo si sentì un'esplosione.

Subito Kamijou aveva alzato la sua mano destra per proteggersi la faccia, e la lancia elettrica vi si era schiantata contro. L'urto era imperversato attraverso il suo corpo e delle scintille si erano sparpagliate in tutto il ponte.

...O almeno così era sembrato.

«Perché non hai un graffio?»

Le parole della ragazza sembravano tranquille, ma lo stava fissando con i canini scoperti.

La corrente ad alta tensione che si era diffusa lì attorno era tanto potente da bruciare l'acciaio del ponte. Nonostante ciò, la mano di Kamijou, che aveva preso in pieno l'attacco, non era esplosa. Non aveva neanche una scottatura.

La sua mano destra aveva completamente deviato il colpo da svariate centinaia di milioni di volt.

«Seriamente, che storia è questa? Un potere simile non c'è nemmeno nella banca dati della Città Accademia. Se io sono un genio che si trova una volta su 328.571, allora tu sei un disastro[5] che si trova una volta su 2.300.000.» disse infastidita, ma Kamijou rimase in silenzio. «Se mi mettessi a combattere con un'eccezione come te potrei anche di salire di livello, non credi?»

«...Però tu perdi ogni volta.»

Ricevette la sua risposta sotto forma di una lancia elettrica, partita dalla fronte della ragazza e direzionata verso di lui ad una velocità ben superiore a quella del suono.

Tuttavia, l'attacco si sparpargliò in tutte le direzioni non appena colpì la sua mano destra.

Proprio come l'esplosione di un palloncino pieno d'acqua.

Imagine Breaker.

I poteri psichici erano ordinati secondo una schema che partiva da quelli scimmiottati in TV a quelli stabiliti con formule numeriche nella Città Accademia. Tutto ciò che ne faceva uso, fosse anche stato parte del sistema divino, sarebbe stato negato dall'abilità speciale di Kamijou.

Dato che aveva origine soprannaturale, valeva anche per il Railgun.

Comunque, l'Imagine Breaker funzionava solo con i poteri in sé. In poche parole, poteva difendersi da una palla infuocata di un esper, ma non dai pezzi di cemento rotti a causa dell'attacco. Inoltre il suo raggio d'azione era limitato dal polso in su, quindi se fosse stato colpito in qualsiasi altro punto sarebbe finito male.

(Ho davvero, davvero pensato che sarei morto prima! Kyaaahhh!!)

L'espressione calma e composta di Kamijou Touma si irrigidì maldestramente. Anche con un potere in grado di negare quelle lance elettriche, viaggianti ad una velocità pari a quella della luce, il fatto che fosse riuscito a toccarle con la mano destra era stata solo una coincidenza.

Il suo cuore stava battendo all'impazzata, mentre si sforzava disperatamente per fare una sorriso maturo.

«Immagino tu possa dire che è stata un po' di sfiga o che sei semplicemente sfortunata.»

Così Kamijou terminò quella giornata, il 19 Luglio.

Con una sola frase, sembrò che si stesse lamentando con tutto il mondo.

«La tua è davvero solo sfortuna.»

Note[edit]

  1. Under Siege
  2. Mirai Ninja
  3. [http://it.wikipedia.org/wiki/Pugilato Pugilato(Boxe in francese)
  4. Great Teacher Onizuka
  5. "Genio" e "disastro" si pronunciano entrambi "tensai" in giapponese.

Capitolo 1: Il Mago Arriva a Palazzo. FAIR,_Occasionally_GIRL.[edit]

Parte 1[edit]

Gli acquario, nati tra il 20 Gennaio e il 18 Febbraio, avranno fortuna con i soldi, in amore e nel lavoro! Non importa quanto assurde le cose possano sembrare, saranno tutte un successone. Quindi che ne dite di giocare alla lotteria!? Però, per quanto possiate essere popolari, non uscite con tre o quattro ragazze contemporaneamente ♪

«Okay, okay... Lo sapevo che sarebbe andata così, lo sapevo.»

20 Luglio, il primo giorno delle vacanze estive.

Kamijou Touma era senza parole nella sua camera di un dormitorio della Città Accademia, dove, siccome l'aria condizionata era rotta, c'era un gran caldo. La causa sembrava essere stata un fulmine, che durante la notte aveva reso inutilizzabili l'80% degli elettrodomestici. Di conseguenza, anche il contenuto del suo frigo era andato a male. Kamijou aveva provato a mangiare una scodella di noodles istantanei che teneva per i casi di emergenza, per poi rovesciarli nel lavandino. Privo di alternative, aveva deciso di andare a mangiare fuori, ma mentre cercava il portafoglio aveva rotto la sua prepagata pestandola con un piede. Quando poi era tornato a letto infuriato e aveva cercato di piangersi addosso fino ad addormentarsi, era stato svegliato dall'amorevole chiamata della sua insegnante, che diceva: "Kamijou-chan, sei un'idiota, quindi hai bisogno delle lezioni di recupero ♪".

Aveva sempre saputo che l'oroscopo che passava in TV insieme alle previsioni del tempo era impreciso, ma con una simile differenza non poteva nemmeno ridere.

«...Ormai l'ho capito, ma non riesco a capacitarmene se non parlo da solo.»

L'oroscopo sbagliava sempre e non era mai riuscito a trovare un portafortuna che funzionasse. Si trattava di semplice vita quotidiana per Kamijou Touma. All'inizio aveva pensato che la sfortuna fosse di famiglia, ma suo padre si era aggiudicato il quarto premio di una lotteria (circa 100.000 yen) e sua madre aveva vinto non-stop ad una roulette elettronica. Qualche volta si chiedeva se avesse davvero legami di sangue con i propri genitori, ma non poteva entrare nella "route dell'erede al trono" senza attivare la flag della sorellina, quindi in realtà quell'inutile pensiero sarebbe stato un problema.

In definitiva, Kamijou Touma aveva sperimentato solo la sfortuna.

Così tanto che la sua vita la si poteva considerare uno scherzo ancora in corso.

Ma non aveva intenzione di rimanere con le mani in mano per questo motivo.

Non si affidava alla fortuna. In altre parole, era molto energico.

«...Bene. Ora come ora devo pensare a cosa fare con la prepagata e con il frigo.»

Kamijou si grattò la testa e guardò in giro per la stanza. Sinché possedeva il suo libretto di risparmio, poteva ottenere abbastanza facilmente una nuova prepagata, ma il vero problema era il frigo... o meglio, la colazione. Le chiamavano lezioni di recupero, ma sicuramente gli avrebbero fatto prendere delle pillole di Methuselin e dell'Elbrase in polvere per lo sviluppo dei poteri. Farlo a stomaco vuoto non era una buona idea.

Mentre si toglieva la maglietta usata come pigiama e si metteva l'uniforme estiva, Kamijou prese in considerazione l'idea di fermarsi in un supermercato sulla via per la scuola. Mantenendo ben salda la sua posizione di studente deficente, era rimasto inutilmente in piedi tutta la notte per via dell'arrivo delle vacanze estive, quindi ora aveva un gran mal di testa dovuto alla mancanza di sonno. In ogni caso, si impose di pensare positivo.

(Beh, immagino che mi vada piuttosto bene se una sola settimana basta a recuperare tutto quello che mi sono perso nei quattro mesi di scuola che ho saltato.)

Cambiò umore a tal punto che improvvisamente mormorò:

«C'è bel tempo fuori. Forse dovrei anche mettere il futon[1] a prendere un po' aria.»

A quel punto aprì la porta scorrevole del balcone. Si aspettava di ritrovare il suo futon bello morbido una volta ritornato dalle lezioni di recupero.

Tuttavia, in quel balcone al settimo piano, il muro del palazzo di fronte si trovava a meno di due metri di distanza.

«Il cielo è così blu, ma il futuro è così nero ♪»

Il suo entusiasmo scendeva a vista d'occhio. L'essersi sforzato di canticchiare così allegramente aveva avuto l'effetto opposto.

Non avere nessuno a fargli da spalla lo fece sentire molto solo mentre prendeva il futon sul suo letto con entrambe le mani.

(Sbaglio in tutte le cose che faccio, devo almeno riuscire a rendere questo futon bello morbido.)

Non appena ebbe finito di pensarlo, sentì qualcosa di viscido sotto il suo piede. Dopo aver controllato si accorse che era uno yakisoba-pan[2] ancora confezionato nel suo involucro di plastica. Dato che prima si trovava nel frigo sopraccitato, a quel punto doveva essere andato a male.

«...Spero solo che questo pomeriggio non si metta a piovere senza preavviso.»

Dando voce a questa sua cattiva premonizione, Kamijou attraversò la porta scorrevole ed andò nel balcone...

...e vide che c'era già un futon bianco appeso lì.

«?»

Poteva anche essere la stanza di un dormitorio studentesco, ma la struttura era quella di un appartamento a stanza singola, quindi Kamijou viveva da solo. Di conseguenza, non c'era nessun altro, a parte lui, che potesse mettere un futon sulla ringhiera del suo balcone.

Quando si avvicinò a guardare, si accorse che non era affatto un futon ad essere appeso lì.

Era una ragazza vestita di bianco.

«AH?!»

Il futon gli cadde dalle mani.

Era un mistero. Infatti, non aveva alcun senso. Come se fosse collassata per la stanchezza sopra una spranga di metallo, una ragazza aveva la vita pressata sulla ringhiera del balcone e il corpo piegato a tal punto che le sue braccia e le sue gambe penzolavano all'ingiù.

Poteva avere... forse quattordici o quindici anni. Sembrava più giovane di Kamijou di uno o due. Doveva essere una straniera, perché aveva la pelle candida ed i capelli bianchi... no, questi erano argentati. Erano piuttosto lunghi, quindi le coprivano completamente la testa capovolta, nascondendone il viso. Kamijou immaginò che normalmente le dovessero arrivare sino alla vita.

Ed i suoi abiti erano...

«Wah, è una vera sorella... Voglio dire suora, senza legami di parentela.»

Si poteva chiamare abito quel che indossava? Erano i vestiti che ci si aspetterebbe di vedere in chiesa su una suora. Sembravano un pezzo unico abbastanza lungo da raggiungere le sue anche e a parte quello aveva un cappuccio, leggermente diverso da un cappello. Comunque, mentre solitamente gli abiti delle suore erano nero corvino, il suo era bianchissimo. Che fosse fatto di seta? Inoltre, su tutti i punti più importanti vi erano stati cuciti dei ricami con un filo dorato. Kamijou non riusciva a credere che, solo cambiandone i colori, lo stesso vestito potesse dare un'impressione così differente. Quel che vedeva gli ricordava la tazza di un parvenu.

Le belle dita della ragazza si mossero improvvisamente.

La sua testa penzolante si sollevò lentamente. I suoi capelli di seta si spostarono ai lati con naturalezza, come un sipario, e il suo viso si mostrò a Kamijou.

(Wah, wah...!)

Era piuttosto carina. La sua bianca pelle e i suoi verdi occhi erano un'esperienza del tutto nuova per qualcuno mai andato all'estero come Kamijou, al quale lei ricordava una bambola.

Comunque, non era questo ad averlo messo in agitazione.

Non era giapponese, e la professoressa d'inglese di Kamijou Touma gli aveva suggerito di non avvicinarsi mai agli stranieri. Se qualcuno di qualche strana nazione gli avesse parlato senza preavviso, sarebbe probabilmente finito a comprare un piumino senza nemmeno rendersene conto.

«Io...»

Le tenere ma un po' asciutte labbra della ragazza si mossero lentamente.

Kamijou fece uno o due passi indietro senza nemmeno pensare. Con uno squish mise di nuovo il piede sullo yakisoba-pan.

«Ho fame.»

«…………………………………………………………………»

Per un momento, Kamijou pensò di essere così stupido che il suo cervello avesse automaticamente sostituito la lingua straniera che aveva sentito con il giapponese. Come quando uno studente delle elementari un po' siocco canta a caso senza conoscere il testo della canzone.

«Ho fame.»

«...»

«Ho fame.»

«......»

«Quante volte ti devo dire che ho fame?»

La ragazza dai capelli argentati sembrò arrabbiarsi un poco per come Kamijou se ne stava lì impalato.

(No. Questo lo prova. Non può essere nient'altro che giapponese.)

«Ah, umh...» disse mentre fissava la ragazza appesa alla ringhiera del balcone. «Cosa? Stai cercando di dirmi che sei collassata dalla stanchezza o qualcosa del genere?»

«Potresti anche dire che io sia collassata e che stia per morire.»

«...»

Era in grado di parlare molto bene il giapponese.

«Sarebbe fantastico se potessi riempirmi lo stomaco.»

Kamijou guardò lo yakisoba-pan ai propri piedi, ancora nel suo involucro, schiacciato e probabilmente andato a male.

Non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo, ma sapeva che avrebbe fatto meglio a non averci a che fare. Sperando di potersela levare di torno con un sorriso, le mise davanti alla bocca lo yakisoba-pan. Era sicuro che se ne sarebbe andata una volta sentito l'odore pungente, voleva fare qualcosa di simile al chazuke[3] dato a Kyoto ad un ospite che si vuole mandar via.

«Grazie mille. Buon appetito!»

Lo mise in bocca in un solo boccone, con tanto di confezione di plastica. Ed insieme a quello, c'era anche il braccio del ragazzo.

Ancora una volta, la giornata di Kamijou iniziò tra grida e sfortuna.

Parte 2[edit]

«Suppongo di dover cominciare con una presentazione.»

«In realtà, preferirei che cominciassi a spiegarmi per quale motivo te ne stavi appesa al mio balcone.»

«Il mio nome è Index.»

«E' palesemente un nome falso! Che significa Index!? Sei un sommario o cosa!?»

«Come puoi vedere, vengo dalla Chiesa. Questa è una cosa importante. Ah, non faccio parte del Vaticano, ma della Chiesa Anglicana.»

«Non ho idea di cosa tu stia parlando, e stai soltanto ignorando le mie domande!?»

«Hm, Index non è abbastanza? Be', il mio nome magico è Dedicatus545.»

«Pronto? Pronto? Si può sapere da che pianeta vieni?»

Kamijou non capiva, quindi si mise un dito nell'orecchio, e Index si mangiucchiò le unghie. Che fosse una sua abitudine?

Kamijou si chiedeva perché fossero educatamente seduti l'uno di fronte all'altro, attorno un tavolo di vetro, come se si trovassero ad un omiai[4].

Se non fosse andato via subito, non sarebbe arrivato in tempo per le lezioni di recupero, ma non poteva lasciare quella strana persona in camera sua.

E la cosa peggiore era che a questa misteriosa ragazza dai capelli argentati, che chiamava se stessa Index, sembrava piacere la stanza a tal punto da essere incline a rotolare sul pavimento.

Che fosse un'altra delle sfighe attirate da Kamijou? Sperava davvero di no.

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«Comunque, sarebbe magnifico se mi potessi riempire lo stomaco.»

«Perché dovrei!? Non voglio mica farmi bello ai tuoi occhi. Preferirei morire piuttosto che attivare qualche strana flag e finire col bloccami nella route di Index!![5]»

«Emh... è uno slang? Scusami, ma non credo di capire quello che mi stai dicendo.»

Come ci si aspetterebbe da una straniera, non conosceva la cultura otaku giapponese.

«Ma se me ne andassi adesso, sverrei a soli tre passi dalla porta.»

«...Non pensare che mi possa bere delle assurdità del genere.»

«E userei la forza che mi rimane per lasciare un messaggio. Una tua foto.»

«Cos...?»

«Se qualcuno dovesse salvarmi, dirò loro di essere stata rinchiusa e torturata qui dentro sino a svenire. Racconterò di essere stata obbligata da te a fare cosplay secondo i tuoi gusti.»

«Non ci pensare nemmeno! Ma allora qualcosa sulla cultura otaku la sai, vero!?»

«?»

Index piegò la testa su un lato, come un gattino che si guardava allo specchio per la prima volta.

Il ragazzo si pentì di averle permesso di rispondergli in quel modo. Pensò di essere stato umiliato.

(Okay, facciamolo!)

Kamijou si lanciò rumorosamente in cucina. Dentro al frigo c'era solo cibo andato a male, quindi usarlo per sfamarla non avrebbe avuto riscontri sul suo portafoglio. Immaginava che sarebbe andato bene se l'avesse scaldato. Gettò tutto ciò che era rimasto in una padella e fece qualcosa di simile a delle verdure saltate.

(Ora che ci penso, da dove viene questa ragazza?)

Ovviamente c'erano degli stranieri nella Città Accademia. Tuttavia, lei non aveva l'aria caratteristica di una del posto. Ma era anche strano che qualcuno riuscisse ad addentrarsi dall'esterno.

Quel posto era considerato come una città composta da centinaia di scuole, ma era meglio pensarlo come un collegio della grandezza di una città. Misurava quanto 1/3 di Tokyo, ma era circondato da un muro come quello della Grande Muraglia Cinese. Non era impenetrabile come una prigione, ma non era comunque un posto al quale si poteva accedere tanto facilmente.

...O così l'avevano fatto sembrare. In realtà, una scuola professionale aveva lanciato, per degli esperimenti, tre satelliti che monitoravano costantemente la città. Tutte le persone che entravano ed uscivano venivano esaminate e, se ai gate si trovava qualcuno di sospetto che non combaciava con i loro registri, sia gli Anti-Skill che i membri di Judgment di diverse scuole, si sarebbero precipitati immediatamente sul posto.

(In effetti ieri quella ragazza dell'elettricità ha richiamato un nuvolone. Potrebbe averla nascosta dai satelliti.)

«Quindi, perché te ne stavi appesa ad asciugare sulla ringhiera del mio balcone?» chiese lui, mentre versava della salsa di soia nella portata di cibo somigliante a delle verdure saltate, che stava preparando con delle intenzioni puramente ostili.

«Non ero appesa ad asciugare.»

«E allora che ci facevi? Non mi dirai che ti ci ha portato il vento?»

«...In un certo senso.»

Kamijou l'aveva detto scherzando, quindi smise di muovere la padella e si voltò a guardarla.

«Sono caduta. Stavo cercando di saltare di tetto in tetto.»

(Tetto?)

Kamijou guardò il soffitto.

In quella zona c'erano perlopiù economici dormitori studenteschi. Vi erano allineati diversi edifici da otto piani dello stesso tipo, e con uno sguardo fuori dal balcone si capiva che le costruzioni distavano due metri l'una dall'altra. Era vero che un salto con rincorsa avrebbe portato da un tetto all'altro, ma...

«Ma non sono otto piani? Un passo falso e saresti finita dritta all'inferno.»

«Sì, un suicida non può nemmeno avere una tomba.» disse Index con fare criptico. «Tuttavia non avevo scelta. Non avevo altro modo per scappare.»

«Scappare?»

Sentendo quella parola dal significato nefasto, Kamijou aggrottò le sopracciglia.

«Sì.» disse Index come una bambina. «Ero inseguita da qualcuno.»

«...»

La mano del ragazzo che scuoteva la padella si fermò di nuovo.

«Avevo saltato bene, ma mi hanno colpita alle spalle a mezz'aria.» La ragazza che chiamava se stessa Index sembrava sorridere. «Mi dispiace. Sono atterrata sul tuo balcone quando sono caduta.»

Senza il minimo cenno di sarcasmo o autodenigrazione, mostrò a Kamijou Touma un sorriso puro ed innocente.

«Sei stata colpita...?»

«Hm? Ah, non preoccuparti delle mie ferite. Quest'abito funziona anche da barriera difensiva.»

Cosa voleva dire con "barriera difensiva"? Era un indumento antiproiettile?

La ragazza girò su se stessa come se stesse mostrando dei nuovi vestiti, e di certo non sembrava ferita. Kamijou si chiedeva se fosse stata davvero colpita. L'idea che soffrisse di allucinazioni o che se lo fosse inventato sembrava più realistica.

Comunque...

Che si fosse trovata appesa alla ringhiera del suo balcone al settimo piano, restava un fatto.

Se, ipoteticamente, ogni cosa che diceva era vera...

Da chi era stata colpita?

Kamijou cominciò a riflettere.

Pensò a quanto si doveva essere risoluti per saltare da un palazzo di otto piani ad un altro. Pensò a quanto si doveva essere fortunati per finire con il rimanere appesi alla ringhiera di un balcone del settimo piano. E pensò a quel che potesse voler dire il fatto che lei avesse perso conoscenza.

Aveva detto che la stavano inseguendo.

Pensò a cosa significasse il sorriso che Index aveva mostrato mentre lo diceva.

Kamijou era all'oscuro della situazione della ragazza e non capiva nulla delle sue parole. Con tutta probabilità ne avrebbe compreso solo la metà, se Index avesse spiegato tutto dall'inizio alla fine, e non avrebbe nemmeno avuto idea di dove cominciare per capire il resto.

Eppure c'era ancora una verità.

Con una stretta al cuore, il ragazzo si rendeva conto del fatto che lei fosse stata appesa alla ringhiera di un balcone al settimo piano, quando un passo falso avrebbe potuto farla schiantare sull'asfalto.

«Cibo.»

Index fece capolino da dietro Kamijou. Nonostante parlasse il giapponese, non doveva essere abituata alle bacchette dato che le teneva strette nei pugni come una spugna, mentre fissava la pentola con entusiasmo.

I suoi occhi erano come quelli di un gattino tirato fuori da una scatola di cartone durante un giorno di pioggia.

«…………………………………………………………Ah.»

Kamijou friggeva del cibo con nulla di diverso dalla spazzatura, per farne venire fuori qualcosa come verdure saltate (velenose).

Per qualche ragione, l'angioletto di Kamijou (che solitamente appariva insieme al diavoletto) si stava contorcendo orribilmente alla visione della ragazza affamata.

«Ahh! S-Senti! Se sei davvero così tanto affamata, che ne dici di andare in un ristorante per famiglie piuttosto che darti questo orribile pasto preparato da un ragazzo con degli avanzi!? Possiamo anche ordinarlo a domicilio!»

«Non posso aspettare così tanto.»

«....Ah...kh!»

«E poi non ha un brutto aspetto. E' qualcosa che hai preparato senza voler niente in cambio. Deve essere buono.»

Per la prima volta, Index mostrò il luminoso sorriso di una suora.

La ragazza prese il contenuto della padella con le bacchette e se lo portò alla bocca mentre un dolore atroce assalì Kamijou, come se il suo stomaco fosse stato strizzato a mo' di un abito bagnato.

Munch munch.

«Vedi? E' buono.»

«...Oh, davvero?»

Chomp chomp.

«E' carino che tu abbia l'abbia reso un po' amaro per aiutarmi a recuperare le forze.»

«Eh! E' amaro!?»

Munch munch.

«Sì, ma va bene. Grazie. Ti comporti proprio come un fratello maggiore o qualcosa del genere.»

La ragazza fece un largo sorriso. Stava mangiando così di cuore che aveva un germoglio di fagiolo sulla guancia.

«...Gh...Uuwhaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!»

Kamijou afferrò la padella alla velocità della luce. Index sembrava incredibilmente dispiaciuta, ma Kamijou giurò che sarebbe stato l'unico ad andare all'inferno.

«Hai fame anche tu?»

«...Ah?»

«Se non ne hai, preferirei che mi facessi mangiare il resto.»

Quando Kamijou vide Index guardarlo con degli occhi leggermente all'insù mentre morsicava la punta delle bacchette, ricevette una rivelazione divina.

Dio gli stava dicendo di prendersene la responsabilità e di mangiarlo lui.

Non aveva niente a che fare con la sfiga. Se l'era completamente cercata.

Parte 3[edit]

Kamijou si mise in bocca la "spazzatura" calda e sorrise.

«Mmh.» disse la ragazza che chiamava se stessa Index, mentre mostrava un'espressione seccata e rosicchiava un biscotto. Il fatto che lo tenesse in quel modo con entrambe le mani la faceva sembrare uno scoiattolo.

«Okay, hai detto che qualcuno ti stava inseguendo. Ma chi esattamente?»

Ritornato dal Nirvana, Kamijou chiese nuovamente a proposito della cosa che meno di tutte sembrava possibile.

Di certo non si sarebbe messo a seguire nelle profondità dell'inferno una ragazza incontrata da meno di mezz'ora. Ma comunque, probabilmente era troppo tardi perché non succedesse nulla.

Quindi alla fine dovrò parlare come una volpe, pensò Kamijou con la personale terminologia di quando voleva far finta di essere gentile.

Capiva che non avrebbe risolto nulla, ma voleva comunque mettersi il cuore in pace sapendo di aver fatto qualcosa.

«Hmm...» disse lei con la gola leggermente asciutta. «Di chi si tratta, dici? Forse i Rosacrociani o gli S∴M∴, conosciuti anche come Stella Matutina. Immagino fossero un gruppo del genere, ma ancora non so i loro nomi... Non sono i tipi da dare importanza a queste sottigliezze.»

«"Loro"?» chiese Kamijou con un tono mansueto.

A quanto pare un gruppo o un'organizzazione la stava inseguendo.

«Sì.» disse Index con fare sorprendentemente calmo. «Un'associazione magica.»

………………………………………………………

«Eh? Magica...? Eh? Che!? E' assurdo!!»

«Eh? Huh? N-Non è che ho usato un giapponese un po' strano? Voglio dire magic. Magic Cabal

«...» Sentirlo in inglese non fu d'aiuto. «Cosa cosa? Starai mica parlando di qualche culto pericoloso, di quelli che dicono che chiunque non creda nel loro leader riceverà una punizione divina e che ti danno dell'LSD per lavarti il cervello? Mamma mia.»

«...Mi stai prendendo in giro?»

«...Scusami, ma non posso. Non posso accettare la magia. Conoscerò anche tutti i tipi di poteri soprannaturali come la Pirocinesi e la Chiaroveggenza, ma non posso accettare la magia.»

«...?»

Index sembrava confusa.

Probabilmente si aspettava che uno che confidava solo nella scienza si sarebbe rifiutato di credere a qualsiasi tipo di stranezza potesse esistere al mondo.

Ma la mano destra di Kamijou aveva un potere soprannaturale.

Si chiamava Imagine Breaker ed era in grado negare con un solo colpo anche i leggendari sistemi di Dio, almeno sinché si fosse trattato di poteri che trascendevano i limiti dell'ordinario.

«I poteri psichici qui sono piuttosto comuni. Qualsiasi cervello può essere "sviluppato" con delle iniezioni di esperin nelle vene, con degli elettrodi attaccati al collo e con l'ascolto di certi suoni attraverso delle cuffie. Tutto questo lo si può spiegare scientificamente, quindi accettarlo è una cosa naturale, no?»

«...Non ho capito.»

«E' normale! E' completamente normale e assolutamente normale. Ti basta che te lo dica tre volte!?»

«...E allora che mi dici della magia? Anche quella è normale.»

Index si imbronciò come se qualcuno le avesse insultato il gatto di casa.

«Umh... Conosci la morra cinese? Aspetta, è una cosa praticata in tutto il mondo, vero?»

«...Dovrebbe essere parte della cultura giapponese, ma la conosco.»

«Se giocassi dieci partite di morra cinese e le perdessi tutte, ci sarebbe qualche motivazione dietro?»

«...Mh.»

«Non ce ne sono, giusto? Ma è nella natura umana credere il contrario.» disse Kamijou con scarso interesse. «Penseresti che perdere in quel modo sia impossibile e che ci sia qualcosa che regola tutto ma che non conosci. E una volta che entri in quella corrente di pensiero, cosa succede se inizi ad aggiungerci cose come gli oroscopi?»

«...Vuoi dire qualcosa tipo: "Cancro, sei sfortunato, quindi non dovresti partecipare ad alcun tipo di competizione"?»

«Esattamente. E' questa la vera identità dell'occulto. La fortuna siamo solo noi che sognamo queste regole invisibili. Mentre la realtà è che si tratta di qualche patetica coincidenza, noi la confondiamo per qualcosa di invevitabile. Questo è l'occulto.»

Per un momento Index aggrottò le sopracciglia come un gatto dispiaciuto, ma poi disse:

«...Quindi non ti sei rifiutato di crederci senza pensare.»

«Già. Ed è proprio perché c'ho pensato che capisco che quelle vecchie storielle non hanno alcun senso. Non riesco a credere nei maghi dei libretti per bambini. Se bastasse qualche MP[6] per resuscitare i morti, nessuno si darebbe allo sviluppo dei poteri. Non posso credere in un occulto senza connessioni con la realtà della scienza.»

Kamijou pensava che le persone vedessero i poteri psichici come strani e misteriori perché erano degli idioti.

In quella città tutti sapevano che i poteri potevano essere spiegati scientificamente.

«...Ma la magia esiste!» disse Index facendo il broncio.

Forse per lei la magia era un pilastro spirituale, come lo era l'Imagine Breaker per Kamijou.

«Sì, vabbè. Comunque, perché ti stavano inseguendo...?»

«La magia esiste.»

«...»

«La magia esiste!»

Sembrava che volesse a tutti i costi che Kamijou lo ammettesse.

«A-Allora cos'è la magia? Puoi lanciare palle di fuoco dalla mano senza seguire il nostro programma PSY? Prova a farlo davanti a me e magari ci crederò.»

«Non ho mana, quindi non posso usare la magia.»

«...»

Kamijou si sentì come se avesse appena visto uno di quegli esper falliti che dicevano di non poter piegare un cucchiaio in presenza di una videocamera, perché li distraeva.

Ciononostante, fu pervaso da un sentimento piuttosto complesso.

Continuava a ripetere che l'occulto non esistesse e che la magia fosse ridicola, ma non sapeva niente del potere che risiedeva nella sua mano destra. Come funzionava? Quali erano le invisibili forze in atto? La Città Accademia era la più grande autorità nel mondo dello sviluppo dei poteri, ma persino il suo sistema di scansione non aveva potuto spiegare l'Imagine Breaker. Per questo motivo era stato etichettato "Level 0".

Inoltre, quel potere non era apparso grazie alla scienza, ma lo possedeva dalla nascita.

Tuttavia, di certo non poteva accettare l'esistenza della magia solo perché nel mondo succedevano cose strane.

«...La magia esiste.»

Kamijou sospirò.

«Okay, supponiamo che la magia esista.»

«"Supponiamo"?»

«Sì, supponiamo che la magia esista.» continuò Kamijou ignorandola. «Perché quelle persone ti stavano inseguendo? C'entrano i tuoi vestiti?»

Kamijou si riferiva all'abito assolutamente stravagante indossato da Index, fatto di seta bianchissima e ricami dorati. In altre parole stava chiedendo: "C'entra la Chiesa?".

«...Perché io sono l'Index.»

«Ah?»

«Credo che vogliano i 103.000 grimori in mio possesso.»

……………………………………………………………………

«...E io di nuovo non ci capisco nulla.»

«Perché sembri sempre meno entusiasta ogni volta che spiego qualcosa? Cambi idea così facilmente?»

«Umh, torniamo di nuovo sulla questione. Non so cosa siano i grimori di cui parli, ma immagino siano libri. Tipo dei dizionari.»

«Già. Il Libro di Eibon, il Lemegeton, l'Unaussprechlichen Kulten, il Cultes des Goules e il Libro della Morte sono buoni esempi. Il Necronomicon è troppo famoso, e ci sono un sacco di imitazioni in giro, perciò non è molto affidabile.»

«Sinceramente non mi importa del contenuto dei libri.»

Kamijou avrebbe voluto aggiungere che era comunque roba senza senso, ma si sforzò di non farlo.

Invece, quel che disse fu:

«Quindi, dove sono questi 100.000 libri?»

Si rifiutava di lasciar correre questa cosa. 100.000 libri avrebbero riempito un'intera biblioteca.

«Stai dicendo di avere la chiave del posto dove sono conservati?»

«No.» Index scosse la testa. «Tutti i 103.000 grimori sono qui con me.»

«...Cosa?» Kamijou aggrottò le sopracciglia. «...Non è che ora mi dirai che gli scemi non possono vederli, vero?»

«Anche se non sono scemi non possono vederli! Non avrebbe senso se potessero.»

Le parole di Index sembravano così esagerate da fargli pensare che stesse cercando di prenderlo in giro. Si guardò attorno, ma non poté vedere nessun libro abbastanza vecchio da poter essere un grimorio. C'erano riviste di gaming, manga sparsi per il pavimento e i compiti estivi gettati in un angolo della sua stanza.

«...Wahh.»

Si era sforzato di ascoltare per tutto il tempo, ma a quel punto non ne poté più.

Iniziò a chiedersi se la ragazza non si stesse semplicemente immaginando di essere inseguita da qualcuno. Se fosse davvero saltata dal tetto all'ottavo piano, avesse sbagliato e fosse atterrata sulla ringhiera del balcone, e tutto a causa di qualche sua allucinazione, non ci voleva avere niente a che fare.

«...Non ha senso credere nei poteri psichici ma non nella magia.» disse Index con un broncio. «E poi cosa c'è di così figo nei poteri psichici? Non dovresti guardare gli altri dall'alto in basso solo perché possiedi qualche tipo di abilità speciale.»

...

«Beh, è vero.» Kamijou fece un leggero sospiro. «Sono d'accordo. Hai ragione. E' sbagliato credersi superiori solo perché si è in grado di fare qualche trucchetto.»

Kamijou abbassò lo sguardo sulla sua mano destra.

Non ne sarebbero uscite fiamme e fulmini. Non poteva generare raggi di luce o causare delle esplosioni, e nessuna strana linea sarebbe apparsa sul suo polso[7].

Però poteva disperdere qualsiasi potere soprannaturale. Non importava che fosse buono, cattivo o un leggendario sistema di Dio.

«Comunque, per le persone di questa città, i poteri sono praticamente parte della propria personalità, perciò dovresti essere un po' più comprensiva. A conti fatti, sono anche io uno di quegli esper.»

«Ma davvero, idiota? Hmph. Piuttosto che incasinarti la testa, un cucchiaio lo puoi piegare con le mani.»

«...»

«Hmph, hmph. Che ha di così figo uno che ha abbandonato la propria natura per colorarsi artificialmente?»

«...Perché non chiudi quella boccaccia?»

«L-La violenza non mi spaventa. Hmph.» disse Index con il fare di un gatto infastidito. «C-Comunque, dici di essere un esper, ma cosa sei in grado di fare?»

«Umh, beh, se la metti così...»

Kamijou era un po' insicuro su cosa dire.

Non aveva avuto molte occasioni per raccontare del suo Imagine Breaker. E poi, dato che reagiva solo ai poteri soprannaturali, non lo si poteva spiegare a qualcuno senza le adeguate conoscenze.

«Vedi, si tratta della mia mano destra. Ah, nel mio caso è tutto naturale, ce l'ho dalla nascita.»

«Oh.»

«Se la mia mano destra entra in contatto con... qualsiasi abilità speciale, vuoi che sia una palla di fuoco del livello di una bomba nucleare, vuoi che sia un railgun tattico, persino un sistema di Dio può essere disperso.»

«...Eh...?»

«...Perché quella faccia? Sembra che tu abbia visto qualche miracoloso cristallo portafortuna in un catalogo per compere.»

«Non conosci nemmeno il nome di Dio e ti metti a dire di poter negare i Suoi sistemi.»

Sorprendentemente, Index si mise il mignolo nell'orecchio e rise sprezzante.

«...Kh. Che fastidio! Ora vengo pure preso in giro da una finta ragazzina magica che dice che la magia esiste ma che non te la può provare.»

L'onesto borbottare di Kamijou sembrò infastidire Index.

«I-Io non sono una finta ragazzina magica! La magia esiste davvero!»

«E allora provamelo, scema! Tanto non crederai al mio Imagine Breaker sinché non distruggerò la tua magia con la mia mano destra! Scema!»

«Va bene! Te lo dimostrerò!»

Index, infastidita, sollevò entrambe le mani per aria. «Guarda qua! Questo vestito! E' la massima barriera difensiva conosciuta come Chiesa Ambulante.»

La ragazza allargò le braccia per mostrare l'abito da suora simile ad una tazza da tè.

«Chiesa Ambulante? Che cosa?! Non è carino usare terminologie tecniche ed incomprensibili come Index e barriera difensiva, sai?! Spiegare le cose significa dirle in modo abbastanza semplice da farle comprendere a qualcuno che non le capisce. Cosa non ti è chiaro in proposito?»

«Cos...? Come puoi dire una cosa del genere quando non stai neanche provando a capire!?» Index agitò le braccia per la rabbia. «Okay, vedere è credere, giusto? Prendi un coltello da cucina e infilzami nella pancia!!»

«Infilzarti?! Cos'è, hai intenzione di fare scalpore in qualche notizia dove dicono che tutto è iniziato per una discussione?»

«Ah, non mi credi.» Index mosse le sue spalle su e giù respirando pesantemente. «Quest'abito possiede tutti i principali elementi usati per costruire una chiesa, è praticamente una chiesa formato vestito! Il tessuto, la cucitura, le decorazioni... E' tutto calcolato. Un coltello non è nemmeno in grado di scalfirlo.»

«Sì, certo. Quale idiota accetterebbe di accoltellarti? Forse qualche delinquentello, ma dovrebbe essere proprio stupido.»

«La smetti di prendermi in giro? Quest'abito è una copia precisa della Sacra Sindone di Torino, il vestito indossato dal Santo quando fu infilzato dalla lancia di Longinus, quindi la sua forza è di livello papale. A parole tue sarebbe qualcosa come un rifugio antiatomico. E' in grado di assorbire o deviare qualsiasi attacco, magico o fisico. Non ho detto di essere atterrata sul tuo balcone perché ero stata colpita? Se non avessi avuto la Chiesa Ambulante, ora mi ritroveresti con un buco enorme. Capisci adesso?»

(Stai zitta, cretina.)

Il rispetto che Kamijou aveva di Index diminuì rapidamente, mentre le lanciava uno sguardo irritato ai vestiti.

«...Hmmm. Quindi se quello è davvero un potere soprannaturale, si ridurrebbe in pezzetti se lo toccassi con la mia mano destra, no?»

«Sì, ma solo se il tuo potere è reale. Eh eh eh.»

«Perfetto!!» gridò Kamijou mentre le afferrava la spalla.

Come se avesse toccato delle nuvole, provò una strana sensazione, sentendo l'impatto venir assorbito da qualcosa simile ad una morbida spugna.

«Un momento... huh?»

Kamijou si calmò e iniziò a riflettere.

Cosa sarebbe successo se tutto quel che Index aveva detto fosse stato vero (per quanto strano potesse sembrare) e se questa Chiesa Ambulante fosse stata realmente cucita con un potere soprannaturale?

Se quel potere soprannaturale fosse stato distrutto, il vestito non sarebbe caduto in pezzi?

«Huuuuuuuuuuuhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!?»

Kamijou urlò istintivamente all'improvvisa idea di essere sul punto di raggiungere l'età adulta. Eppure...

...

...

...?

«Ehhhhhhh? ...Huh?»

Non successe nulla. Non successe proprio nulla.

(Oh, cavolo. Per un momento mi sono preoccupato.)

Kamijou non lo sopportava.

«Guarda qua! Cos'era tutta quella storia sul tuo Imagine Breaker? Non è successo niente. Eh ehhn.»

Index mise entrambe le mani sui fianchi e porse orgogliosamente in fuori il suo piccolo petto.

Ma subito dopo, i suoi vestiti caddero come il nastro di un pacco regalo.

Index v01 051.jpg

I fili che mantenevano assieme l'abito da suora si erano disfatti con precisione, riducendo tutto a miseri pezzi di stoffa.

Il velo doveva essere separato dal resto, perché rimase intatto. Avere solo la testa coperta peggiorava ancora di più la situazione.

La ragazza rimase immobile con le mani sui fianchi e il suo piccolo petto posto orgogliosamente in fuori.

In poche parole, era completamente nuda.

Parte 4[edit]

Apparentemente, la ragazza che chiamava se stessa Index, aveva l'abitudine di mordere le persone quand'era arrabbiata.

«Ahi... mi hai morso dappertutto. Cosa sei, una zanzara in un campeggio?»

«...»

Non ebbe alcuna risposta.

Index era nuda ed avvolta in una coperta. Era seduta con le gambe piegate all'indietro, mentre cercava (inutilmente) di far tornare i suoi abiti alla propria forma originale appuntando le diverse parti con delle spille da balia.

Dohhn, la stanza sembrava essere dominata dal questo effetto sonoro.

Non che ci fosse stato l'attacco di un nuovo portatore di Stand[8].

«...Ehm, principessa? Potrebbe essere presuntuoso da parte mia, ma ho dei pentaloni ed una camicia con i bottoni al colletto che potrebbe indossare.»

«...»

Index lo fissò con gli occhi di un serpente.

«...Ehm... principessa?»

(Non riesco a capire cosa voglia fare...)

«...Cosa?» rispose la suora quando venne chiamata di nuovo.

«E' stata tutta colpa mia.»

L'unica risposta che ricevette fu una sveglia lanciatagli contro.

«Eeh!» gridò Kamijou non appena anche un uscino gigante volò verso di lui.

A rendere tutto ancora più ridicolo, ci furono anche il lancio di una game console e di una piccola radio.

«Come puoi parlarmi normalmente dopo quel che è successo!?»

«Ahh, no! E' stato sconvolgente anche per me. Ma hey, è la gioventù!»

«Ti stai prendendo gioco di me... Uuuuuuuuhhhhhh!!»

«Okay... Mi dispiace, mi dispiace! Non mordere quella videocassetta presa a noleggio come se fosse un fazzoletto, scema!»

Kamijou Touma si prostrò sul pavimento con entrambe le mani in avanti. Sembrava uno scherzo.

In verità, dato che quella era la prima volta che aveva visto una ragazza nuda, sentiva una forte stretta al cuore.

Ad ogni modo, Kamijou Touma non era tipo da farlo notare.

...O almeno così credeva, ma sarebbe rimasto sorpreso se si fosse guardato ad uno specchio.

«Fatto.»

Mentre sbuffava trionfalmente aria dal naso, Index distese il candido abito da suora che, dopo quel lavoro fai-da-te, aveva in qualche modo riottenuto la sua forma originale.

Dozzine di spille da balia luccicavano da una parte all'altra del suo vestito.

«... (Sudore).»

«Ehm, vuoi vestirti così?»

«... (Silenzio).»

«Hai intenzione di indossare quella vergine di ferro[9]

«... (Lacrimucce).»

«In giapponese la chiamiamo "hari no mushiroto"[10]

«…Uuuuuuhhhhhh!!»

«Ho capito!» si scusò Kamijou dopo aver dato una testata al pavimento con tutta la sua forza.

Nel frattempo Index lo fissava come una bambina vittima di bullismo, e stava quasi per mordere il cavo di alimentazione della televisione. Ma cos'era, un gatto un po' birbante??

«Lo indosserò! Sono una suora!»

Kamijou non era sicuro del senso di quella risposta, ma Index cominciò a cambiarsi contorcendosi con addosso la coperta, dando l'impressione di essere un bruco. La sua testa, rossa come un peperone, era l'unica cosa che ne fuoriusciva.

«Ah, questo mi ricorda quando dovevamo cambiarci a scuola per la piscina.»

«...Perché mi stai guardando? Almeno girati.»

«Cosa importa? In confronto a ciò che è accaduto prima, cambiarsi non è poi così eccitante.»

«…………………………………………………………»

Tutto ad un tratto Index smise di muoversi, ma Kamijou sembrava non accorgersene, così si arrese e cominciò nuovamente a cambiarsi sotto la coperta. Era così concentrata, che quando le cadde il velo dalla testa non si accorse di nulla.

Nella stanza si propagò l'imbarazzante atmosfera di un ascensore dove nessuno parla. I pensieri di Kamijou avevano cominciato a divagare dalla realtà, sinché non gli tornò in mente il termine "lezioni di recupero".

«Wah! E' vero! Ho le lezioni di recupero!» Il ragazzo diede uno sguardo all'orologio del suo cellulare. «Ehm... devo andare a scuola, quindi cosa vuoi fare? Se vuoi restare qui, posso darti la chiave.»

Gli era passata l'idea di buttarla fuori e basta.

Dato che la Chiesa Ambulante di Index aveva reagito all'Imagine Breaker, la ragazza aveva chiaramente delle connessioni con il soprannaturale. Questo significava che non tutto ciò che gli aveva detto era una bugia.

Forse era davvero caduta dal tetto perché inseguita da dei maghi.

Forse avrebbe davvero dovuto continuare a giocare ad un acchiapparello mortale.

Forse dei maghi di un libro illustrato, o comunque qualcosa di ugualmente incredibile, stavano davvero andando fuori controllo, in quella città di scienza dove esistevano delle affermate teorie anche riguardo gli ESP/PSY.

Ed anche in caso contrario, non voleva abbandonarla.

«...Non c'è bisogno. Me ne sto andando.»

Tuttavia Index si alzò in piedi, fece quel drammatico annuncio e gli passargli accanto come un fantasma. Non sembrava essersi accorta che le era caduto il velo, ma se Kamijou avesse provato a raccoglierlo probabilmente lo avrebbe ridotto in pezzi.

«E-Ehm...»

«Hm? No, non hai capito.» Index si voltò. «Se rimango qui, è probabile che mi raggiungano. Non vuoi che la tua stanza salti in aria, no?»

Quella risposta fu data con una tale tranquillità che Kamijou rimase senza parole.

Mentre Index usciva lentamente dall'ingresso principale, il ragazzo le corse dietro con affanno. Voleva fare qualcosa, quindi controllò il suo portafoglio e scoprì che gli erano rimasti solo 320 yen. La inseguì per darle quel poco che aveva, ma, quando cercò di uscire dalla porta, il mignolo del suo piede colpì il telaio alla velocità della luce.

«Bh...myah! Myaahhh!!»

Kamijou si teneva il piede ed urlava in modo assurdo, contemporaneamente Index si voltò scioccata. Mentre il ragazzo si contorceva dal dolore, gli cadde il cellulare dalla tasca. Nello stesso esatto momento aveva sentito lo scricchiolio di una botta fatale, e capì che lo schermo LCD aveva colpito il pavimento.

«Uuuuhhhh! C-Che sfiga.»

«Direi che è stata goffaggine, non sfortuna.» disse Index facendo un piccolo sorriso. «Ma se questo Imagine Breaker è vero, forse è inevitabile.»

«...Che vuoi dire?»

«Ha a che fare con il mondo della magia, quindi dubito che mi crederai.» disse Index con una risatina. «Ma se la protezione divina ed il filo rosso del destino[11] esistono davvero, allora la tua mano destra non dovrebbe distruggerli?»

Index scrollò il suo abito da suora ricoperto da spille da balia ed aggiunse:

«Il potere di questa Chiesa Ambulante era una benedizione di Dio, dopotutto.»

«Aspetta. Ciò che chiamiamo fortuna e sfortuna è solo questione di probabilità e statistiche. Quello di cui stai parlando è completamente...!»

Proprio mentre parlava, il dito di Kamijou toccò il pomello della porta e venne attraversato da una scarica di elettricità statica.

«Wha!?» gridò mentre il suo corpo si contorceva istintivamente.

Lo strano modo in cui si mossero i suoi muscoli gli causò un crampo al polpaccio destro.

«~ ~!!»

L'agonia lo lasciò inabilitato per circa 600 secondi.

«........................Ehm, Sorella?»

«Sì?»

«........................Per favore, spiegami.»

«Non c'è molto da spiegare.» disse Index come se fosse ovvio. «Se quello che hai detto sulla tua mano destra è vero, allora il solo averla è abbastanza per annullare continuamente il potere della fortuna.»

«...........................Vuoi dire ciò che penso tu voglia dire?»

«Solo toccando l'aria la tua mano destra ti sta procurando sempre più sfortuna ♪»

«Gyaaaaaaaaahhhhhhhhh!! C-Che sfiiiiiigaaaaaaa!!»

Kamijou non credeva nell'occulto, ma le cose erano diverse quando avevano a che fare con la sfortuna. In ogni caso, era il tipo di persona al quale niente di ciò che aveva fatto era mai riuscito bene. Era arrivato a sentirsi come se l'intero universo ce l'avesse con lui.

Nel frattempo, una candida suora lo fissava con il sorriso della Vergine Maria.

Nei suoi occhi c'era quello che le persone chiamano uno sguardo accogliente.

«Non è che è proprio sfortuna ad essere nata con quel potere? ♪»

La suora sorridente fece salire le lacrime agli occhi di Kamijou, che alla fine si accorse di come la conversazione fosse andata fuori strada.

«A-Aspetta, non è questo il punto! Hai un posto dove andare una volta fuori di qui? Non so in quale situazione ti trovi, ma ti puoi nascondere nel mio appartamento se questi maghi, o quel che siano, sono vicini.»

«Se rimanessi, i nemici verrebbero qui.»

«Come puoi esserne certa? Se rimani nella mia stanza e non attiri l'attenzione, non ci dovrebbero essere problemi.»

«Non è vero.» Index afferrò il colletto del suo vestito. «Questa Chiesa Ambulante funziona usando il potere magico. La Chiesa sembra chiamarlo "potere divino", ma è sempre mana. In breve, pare che i nemici mi stiano cercando tramite questo potere.»

«Perché indossare abiti che fungono da dispositivo di rintracciamento!?»

«Ti ho detto che il suo potere difensivo è di classe papale, ricordi? Sebbene la tua mano destra l'abbia fatto a pezzi.»

«...»

«Sebbene tu l'abbia fatto a pezzi.»

«Ho detto che mi spiace, quindi non guardarmi con le lacrimucce agli occhi... L'Imagine Breaker ha distrutto quella Chiesa Ambulante, no? Conseguentemente non dovrebbe essere successo lo stesso alla funzione di rintracciamento?»

«Anche se fosse, loro saprebbero che la Chiesa Ambulante è stata neutralizzata. Come ho detto prima, il suo potere difensivo è di classe papale. In poche parole è come una fortezza. Se fossi il nemico farei la mia mossa proprio ora che è stata distrutta, qualsiasi sia la causa.»

«Aspetta un attimo. A maggior ragione non posso lasciarti andare. Ancora non credo nell'occulto, ma se qualcuno ti sta dando la caccia non posso farti andar via.»

Index lo guardò con perplessità.

Bastava quello sguardo per farla sembrare davvero, davvero niente più che una normale ragazza.

«...Allora mi seguirai sin nelle profondità dell'inferno?»

Sorrise.

Era un sorriso così straziante che Kamijou si ammutolì per un istante.

Index aveva usato delle parole gentili per dirgli implicitamente di non seguirla.

«Non ti preoccupare. Non sono sola. Se riesco a trovare rifugio nella Chiesa, loro mi proteggeranno.»

«...Hmm. Quindi, dov'è questa chiesa?»

«A Londra.»

«E' molto lontano! Quanto pensi di poter correre!?»

«Hm? Oh, non preoccuparti. Penso ci siano delle succursali in Giappone.» rispose Index mentre sventolava il suo vestito da suora che sembrava essere quello di una moglie maltrattata.

«Una chiesa, hm? Potrebbe essercene una in città.»

Il termine "chiesa" portava alla mente una gigantesca sala da matrimonio, ma gli esempi che si potevano trovare in Giappone erano parecchio miseri. Per prima cosa, la cultura del posto aveva poco a che fare con la Cristianità. Inoltre, un paese con così tanti terremoti aveva pochi edifici storici. Quelle che Kamijou aveva visto attraverso le finestre del treno erano tutte dei piccoli prefabbricati con in cima una croce. Pensò di essersi sbagliato nell'averle considerate delle chiese abbastanza buone.

«Oh, ma non può essere una chiesa qualunque. Deve essere dello stile inglese al quale appartengo.»

«???»

«Per prima cosa, c'è la distinzione tra i vecchi Cattolici ed i nuovi Protestanti. Sebbene io appartenga ai primi, questi si dividono a loro volta in diverse tipologie. Per esempio c'è la Chiesa Cattolica Romana con sede al Vaticano, la Chiesa Russa Ortodossa che ha la sua sede centrale in Russia, e la Chiesa Anglicana con il suo nucleo nella St. George Cathedral.»

«...Cosa succede se vai accidentalmente nella chiesa sbagliata?»

«Mi manderebbero via.» disse Index con lo stesso sorriso amaro. «La Chiesa Russa Ortodossa e la Chiesa Anglicana si trovano principalmente all'interno dei loro rispettivi paesi, quindi le Chiese Anglicane sono rare in Giappone.»

«...»

Le cose non sembravano andar bene.

Possibile che Index avesse cercato di andare di chiesa in chiesa prima di collassare per la fame? Cos'aveva provato nel fuggire continuamente, per poi essere mandata via da tutti i posti in cui aveva provato a rifugiarsi?

«Non ti preoccupare. Devo solo insistere finché non trovo una chiesa in stile inglese.»

«...»

Per un istante, Kamijou pensò al potere della sua mano destra.

«Hey! ...Se mai ti trovassi in pericolo, puoi fermarti di nuovo qui.»

Era tutto ciò che poteva dire.

Possedeva il potere in grado di uccidere Dio, eppure quello era tutto ciò che poteva dire.

«Sicuro. Mi fermerò qui se avrò fame.»

Il suo sorriso, così simile ad un girasole, era talmente perfetto che Kamijou non riuscì a darle una risposta.

E poi, dovendo spostarsi per evitarla, un robot per le pulizie passò accanto ad Index.

«Hyah!?»

Il sorriso perfetto svanì in un istante. La ragazza saltò come se avesse avuto un crampo alla gamba e poi inciampò all'indietro. Con un orribile tonfo sordo, sbatté la testa contro al muro dietro di lei.

«~ ~ ~ ~! U-Uno strano coso è sbucato fuori dal nulla!»

Index aveva le lacrime agli occhi, ma urlando aveva dimenticato persino di toccarsi la testa.

«Non lo indicare come qualcosa di strano. E' solo un robot per le pulizie.»

Kamijou sospirò.

La grandezza e la forma del robot erano simili a quelli di un bidone. Alla base aveva dei piccoli pneumatici ed una scopa rotante circolare, simile a quella delle pulizie della strada. Aveva delle telecamere che servivano ad evitare persone ed altri ostacoli, per questo erano molto odiati dalle ragazze in minigonna.

«... Capisco. Avevo sentito che il Giappone fosse una delle nazioni con la tecnologia più avanzata, ma non sapevo aveste creato degli Agathion[12] meccanizzati.»

«Pronto?» Kamijou era un po' intimorito da quanto Index sembrasse colpita. «Questa è la Città Accademia. Puoi trovare cose del genere dappertutto.»

«Città Accademia?»

«Sì. E' una città che è stata creata comprando l'intera area occidentale di Tokyo, dove lo sviluppo era rallentato. Il nome viene dal fatto che vi sono dozzine di università e centinaia di scuole elementari, medie e superiori.» Kamijou sospirò. «L'80% dei residenti è composto da studenti, quindi, tutti i condomini che vedi sono dormitori.»

Aveva omesso il fatto che aveva una lato nascosto dove si sviluppavano il corpo ed i poteri, insieme allo studio.

«E' per questo che la città è un po' strana. E' traboccante di esperimenti universitari come lo smaltimento automatico dei rifiuti domestici, di pale eoliche abbastanza efficaci da essere funzionali, e di robot per le pulizie come questo qui. Grazie a tutto ciò, il nostro livello culturale è di circa 20 anni in avanti rispetto a qualsiasi altro posto.»

«Mh...» Index esaminò con cura il robot per le pulizie. «Quindi, tutti gli edifici che ci sono qui sono parte della Città Accademia?»

«Sì. Suppongo sia meglio lasciare la città se stai cercando una chiesa anglicana. Tutte quelle che ci sono qui probabilmente insegnano istituzioni per la teologia o psicologia junghiana.»

«Mh.»

Index annuì e poi, alla fine, portò una mano sulla parte posteriore della testa, che aveva sbattuto sul muro.

«Hyah!? E-Eh? Il mio velo è scomparso!?»

«Oh, te ne sei finalmente accorta? Ti è caduto prima.»

«Hyah?»

Con "prima", Kamijou voleva dire quando si stava cambiando nella coperta, ma Index sembrava confonderlo con quando era inciampata all'indietro, sconvolta per il robot per le pulizie. Cominciò a guardare ogni parte del pavimento, e le apparve un punto interrogativo sulla testa.

«Oh! Ho capito! Quell'Agathion elettrico!»

Si stava sbagliando di nuovo, ma si lanciò all'inseguimento del robot per le pulizie e sparì dietro l'angolo del corridoio.

«...Ahh, che sta succedendo?»

Kamijou guardò la porta della sua stanza dove si trovava il velo di Index, e poi il corridoio. La suora non era più lì. Non c'erano stati addii, tristi o felici che fossero.

(Ho la sensazione che continuerà a vivere anche se il mondo venisse distrutto.)

Non aveva prove a sostegno di questo suo pensiero, ma ci credeva comunque.

Parte 5[edit]

«Okay, vi ho preparato delle schede. Mi raccomando, dovete seguire la lezione.»

Nonostante ormai avesse passato diverso tempo in quella classe, Kamijou ancora non riusciva a crederci.

Tsukuyomi Komoe, l'insegnante della Classe 7 del primo anno, era ridicola, così bassa che quando si trovava dietro alla cattedra le si poteva vedere solo la testa. La professoressa dall'aspetto bambinesco era uno dei sette misteri della scuola, con i suoi 135cm di altezza, aveva alle spalle una leggenda secondo la quale le era stato impedito di andare sulle montagne russe per motivi di sicurezza. Sembrava essere una bambina di dodici anni che doveva portarsi appresso un flauto ed indossare un elmetto giallo ed uno zainetto rosso.

«Potete parlare tra di voi, basta che facciate attenzione a quello che dico. Mi impegno davvero tanto per fare i test, perciò se non lo farete bene sarete puniti con la lezione di Visione a Raggi X.»

«Sensei, non è quella dove si gioca a poker bendati!? Fa parte del programma di Chiaroveggenza! Ho sentito dire che si deve vincere dieci volte di fila senza nemmeno poter vedere le proprie carte, praticamente non saremmo bloccati qui sino a domani mattina!?» protestò Kamijou Touma.

«Oh, ma Kamijou-chan, tu non hai abbastanza crediti, quindi dovrai partecipare comunque vada.»

«Uh...» Kamijou era senza parole dinanzi al magistrale sorriso di un insegnante seriamente a lavoro.

«...Mhh, ora mi è tutto chiaro. Komoe-chan ti trova così carino che non riesce a trattenersi, Kami-yan.» disse Aogami Pierce, il capoclasse dai capelli blu e con i piercing sulle orecchie che sedeva vicino a Kamijou.

«...Non percepisci una certa ostilità dalla schiena di quella professoressa così contenta di doversi mettere in un punta di piedi per raggiungere la lavagna?»

«Che? Cosa c'è di male se un'insegnante tanto carina ti sgrida per non aver passato un test? Essere abusato fisicamente da una ragazzina come quella ti fa guadagnare un sacco di punti esperienza, Kami-yan.»

«Sapevo fossi un lolicon, ma pure un masochista!? Sei proprio senza speranza!»

«Ah hah! Non è che mi piacciono le loli! E' che mi piacciono anche le loli!»

Kamijou quasi urlò "Cosa sei? Un onnivoro?", ma fu interrotto.

«Voi due laggiù! Vi toccherà l'Uovo di Colombo se continuerete a parlare.»

Come è facile immaginare, l'Uovo di Colombo consisteva nel far rimanere capovolto su un banco un uovo crudo, senza alcun tipo di sostegno. Chi praticava Telecinesi ne era capace, ma si doveva impegnare così tanto da bruciarsi il cervello (si trattava di un esercizio molto difficile, perché nel caso in cui il potere utilizzato fosse stato troppo grande, l'uovo si sarebbe rotto). Come per la lezione di Visione a Raggi X, se si sbagliava si rimaneva bloccati in classe sino alla mattina successiva.

Kamijou e Aogami Pierce fissarono Tsukuyomi Komoe senza fiato.

«Capito?»

Il sorriso della professoressa era spaventoso.

Komoe-sensei amava essere chiamata "carina", ma si infastidiva se la definivano "piccola".

Comunque, non le importava che i suoi alunni non la vedessero con il dovuto rispetto. In parte era inevitabile, perché si trovavano all'interno della Città Accademia, una vera e propria isola che non c'è dove l'80% della popolazione erano studenti. Ciò che gli insegnanti dovevano sopportare era tosto persino se messo a confronto con una scuola normale, ma ancora più importante, la "forza" di un alunno si basava sia sulla sua abilità accademica, sia sul suo potere.

Gli insegnanti erano coloro che curavano lo sviluppo degli studenti, ma personalmente non avevano poteri. Alcuni, come quelli di educazione fisica o quelli che si occupavano dei consigli d'orientamento, sembravano provenire da qualche unità militare straniera, perché dovevano allenare dei mostruosi Level 3 con le proprie mani, ma sarebbe stato sin troppo crudele aspettarsi una cosa simile da una professoressa di chimica come Komoe.

«Hey, Kami-yan...»

«Cosa?»

«Essere sgridato da Komoe-sensei, non ti eccita?»

«Non sono mica te! Meglio che tu stia zitto, cretino! Ci rovineremo l'estate se verremo obbligati a giocare con le uova quando non abbiamo nemmeno dei poteri di Telecinesi! Se l'hai capito, vedi di piantarla con quel finto dialetto del Kansai!»

«Finto... N-N-N-N-N-Non chiamarlo finto! Vengo davvero da Osaka!»

«Stai zitto. Lo so che vieni da un posto dove fanno tutto con il riso. Sono di pessimo umore, non ho proprio voglia di discutere con te.»

«I-I-Io non vengo da un posto simile! Ah... A-Aaah! Il takoyaki è davvero buonissimo!»

«La smetti di far finta d'essere uno del Kansai? Hai intenzione di portarti il takoyaki per pranzo solo per questa storia?»

«Ma che stai dicendo? Neanche quelli di Osaka mangiano solo takoyaki, no?»

«...»

«No? Dovrei aver ragione... no, aspetta. Ma... ma sì... ma.. huh? Ho ragione o no?»

«Ti stai fregando da solo, Mr. Finto Kansai.» disse Kamijou, prima di sospirare e guardare fuori dalla finestra.

Pensò che sarebbe dovuto andare insieme ad Index, piuttosto che starsene a fare quell'inutile lezione di recupero.

La Chiesa Ambulante aveva reagito alla sua mano destra (anche se "reagito" potrebbe non rendere bene l'idea di cosa fosse successo), ma ciò non significava che adesso credesse alla magia.

Eppure...

(A quanto pare il pesce che scappa sembra sempre molto grande...)

Kamijou sospirò di nuovo. Piuttosto che starsene buttato in quel banco, in quella classe senz'aria condizionata che ricordava una sauna, sarebbe stato meglio andare in un fantastico mondo di spade e magie. Aveva persino un'eroina carina con cui incamminarsi (un po' esitava a definirla bella).

«...»

Kamijou si ricordò del velo che Index aveva lasciato in camera sua.

Alla fine non gliel'aveva restituito. Non che credesse di non averlo potuto fare. Anche se Index era scomparsa, probabilmente l'avrebbe trovata se si fosse messo a cercarla seriamente. E anche se non ci fosse riuscito, poteva sempre andare in giro per la città a sventolare questo copricapo.

Ora che ci pensava, capiva di volere solo un pretesto per poterla rincontrare. Sperava che un giorno sarebbe ritornata a prendersi il velo.

Perché quella bianca ragazza gli aveva mostrato un sorriso tanto perfetto...

Aveva immaginato che sarebbe scomparsa come un'illusione, se non avesse lasciato qualcosa da usare come pretesto.

Si era trattato di semplice paura.

(...Ah, ora capisco.)

Dopo tutti quei pensieri poetici, Kamijou finalmente si accorse di una cosa.

In realtà, non aveva voluto male alla ragazza appesa al suo balcone. Le era piaciuta abbastanza perché l'idea di non rivederla mai più gli facesse provare un po' di rimpianto.

«...Ah, che palle!»

Schioccò la lingua. Con tutto quello che le era successo, si pentì di non averle impedito di andarsene.

(Un attimo, cos'era quella storia sui 103.000 grimori?)

Index aveva detto che un'associazione magica la stava inseguendo (Che stesse parlando di qualche tipo di società?) perché voleva i 103.000 grimori. E a quanto pare, la ragazza era scappata portandosi appresso tutti quei libri.

Non si trattava di una chiave o di una mappa per il posto dov'erano conservati.

Quando Kamijou le aveva chiesto dove si trovassero, lei aveva semplicemente risposto con «Sono qui.» Tuttavia, non gli era sembrato ce ne fosse nemmeno uno. Inoltre, la sua stanza non era grande abbastanza per contenere 100.000 libri.

«...Ma di che stava parlando?»

Kamijou inclinò la testa perplesso. Dato che la Chiesa Ambulante di Index aveva reagito all'Imagine Breaker, c'era qualcosa di vero in quel che aveva detto. Ma...

«Sensei? Kamijou-kun sta guardando le gonne delle ragazze del club di tennis!»

Il forzato dialetto del Kansai di Aogami Pierce fece tornare Kamijou alla realtà.

«...»

Komoe-sensei si zittì.

Pareva essere rimasta scioccata perché Kamijou Touma-kun non stava seguendo la lezione. Sembrava una dodicenne che aveva appena scoperto la verità su Babbo Natale.

Non appena questa cosa gli passò per la testa, Kamijou Touma subì gli sguardi ostili dei suoi compagni di classe, che volevano proteggere i diritti umani di quella "bambina".


Dovevano essere delle lezioni di recupero, eppure era stato trattenuto sino al normale orario d'uscita.

«...Che sfiga.» balbettò Kamijou, guardando il generatore eolico a tre pale che brillava per la luce del sole. Era vietato uscire di notte, perciò gli ultimi bus e gli ultimi treni della Città Accademia finivano di passare quando tutti gli studenti erano teoricamente usciti da scuola.

Kamijou non era riuscito a prendere l'ultimo bus, perciò camminava per la calda strada dei negozi che sembrava non finire mai. Un robot di sicurezza gli passò vicino. Aveva l'aspetto di un bidone con le ruote e aveva la funzione di una telecamera di sorveglianza mobile. In origine avevano sviluppato dei cani robotici, ma i bambini finivano con l'andarci vicino ed ostruire loro il passaggio. Per questo motivo, tutti i robot erano stati rifatti con la forma di un bidone.

«AH! Finalmente ti ho trovato, bastardo! Aspetta... aspetta! Tu! Sto parlando con te! Fermo!!»

Kamijou non poteva sopportare il caldo estivo, quindi fissò il robot muoversi lentamente e pensò a come Index fosse scappata via vedendone uno per le pulizie. Finalmente, si accorse che quella voce lo stava chiamando.

Si girò per capire cosa stesse succedendo.

Index v01 071.jpg

Era una ragazza delle medie. I suoi capelli, che le arrivavano sino alle spalle, ardevano alla luce del sole come una fiamma rossa e la sua faccia era dello stesso colore, ma con tonalità più forti. Indossava una gonna grigia con delle pieghe, una camicetta a maniche corte e un maglioncino estivo... In quel momento, si rese conto di chi aveva davanti.

«...Oh, sei di nuovo tu, la Biribiri[13] delle medie.»

«Non chiamarmi Biribiri! Il mio nome è Misaka Mikoto! Perché non lo impari? Mi chiami così dalla prima volta che ci siamo incontrati!»

(La prima volta che ci siamo incontrati...?) Kamijou iniziò a ricordare. (Oh, già.)

Durante il loro primo incontro alcuni delinquenti l'avevano circondata, proprio come l'ultima volta. Non appena le si erano avvicinati, Kamijou aveva pensato che stessero cercando di derubarla e si era messo in mezzo alla stregua di Urashima Toaru-esque. Tuttavia, per qualche motivo, la ragazza si era arrabbiata e gli aveva detto di non mettersi in mezzo, lanciando una scarica elettrica. Kamijou ovviamente l'aveva bloccata con la mano destra, lasciando Mikoto in assoluta confusione ed invogliandola a provare altri tipi d'attacco. Una cosa tira l'altra, e si era arrivati all'attuale situazione.

«...Huh? Cosa? Non sono triste, quindi perché piango, mamma?»

«Si può sapere per quale motivo hai lo sguardo perso nel vuoto?»

Kamijou era esausto a causa delle lezioni, quindi decise di non darle molta importanza.

«Quella che sta fissando intontita la faccia di Kamijou è la ragazza Railgun di ieri. E' così infastidita dall'aver perso un solo scontro che deve tornare da Kamijou continuamente per sfidarlo ad una rivincita.»

«...Con chi stai parlando?»

«Ha un carattere forte e odia perdere, ma in realtà è molto sola ed è incaricata di occuparsi dell'animaletto della classe.»

«Non dire stupidaggini!»

La ragazza, Misaka Mikoto, agitò le braccia per aria attirando su di sé gli sguardi dei passanti. Non che fosse una sorpresa. L'uniforme assolutamente normale che indossava, era quella della Scuola Media Tokiwadai, uno dei cinque istituti d'elite più prestigiosi della Città Accademia. Per qualche motivo, le raffinatissime signorine della Tokiwadai si notavano persino in una stazione all'ora di punta, tanto da far sembrare strano vederle in un treno a giochicchiare con il cellulare come tutti gli altri.

«Quindi cosa vuoi, Biribiri? Anzi, perché indossi la tua uniforme se ci sono le vacanze estive? Devi fare lezioni di recupero?»

«Gh... S-Stai zitto.»

«Eri preoccupata per il coniglietto della classe?»

«Ti ho detto di smetterla con la storia dell'animale! Oggi ho intenzione di farti sussultare come le gambe di una rana attaccate ad un elettrodo, faresti meglio a preparare il tuo testamento!»

«Non credo proprio.»

«Perché?»

«Perché non mi devo occupare dell'animaletto della mia classe.»

«Tu... Smetti di prendermi in giro!!»

THOMP! La studentessa delle medie pestò con il piede le mattonelle del marciapiede.

In quel momento i cellulari dei passanti ed il robot di sicurezza emisero un tremendo rumore, mentre si spegneva il ripetitore di segnale televiso della via dei negozi.

I capelli della ragazza schioccarono a causa l'elettricità statica.

La Level 5, che da sola era in grado di lanciare un Railgun, sorrise scoprendo i canini come una belva feroce.

«Hmph. Che te ne pare? Ti basta? ...Mgh!»

Nel frenetico tentativo di tapparle la bocca, Kamijou coprì l'intera faccia di Misaka Mikoto.

(S-Stai zitta! Perfavore non dire niente! A tutta quella gente si è rotto il cellulare e non mi sembrano affatto contenti!! Se scoprono che siamo stati noi, ci toccherà pagare, e non ho idea di quanto costi quel ripetitore!!)

Per via del suo recente incontro con quella suora dai capelli argentati, Kamijou pregò il dio a cui normalmente si rivolgeva soltanto Natale.

Forse le sue preghiere erano state ascoltate, perché nessuno gli si avvicinò.

(Grazie a Dio.)

Kamijou fece un sospirò di sollievo (mentre continuava a soffocare Mikoto).

«Attenzione. Attenzione. Errore numero 100231-YF. Sono state individuate delle onde elettromagnetiche dannose che violano le leggi di diffusione radio. Anomalia del sistema. Potrebbe trattarsi di un attacco di cyber-terrorismo, non usare alcun dispositivo elettronico.»

L'Imagine Breaker ed il Railgun si girarono con esitazione.

Un bidone al lato del marciapiede faceva fuoriscire del fumo blaterando cose senza senso.

Un attimo dopo, il robot di sicurezza iniziò a far suonare un'acutissima sirena.


Non poterono far altro che scappare.

Entrarono in un vicolo, calciarono una lattina di plastica un po' sporca e fecero scappare un gatto per la paura, tutto mentre continuavano a correre.

(Ora che ci penso, non ho fatto niente di male. Perché sto scappando anche io?)

«Uuhh... C-Che sfiga. Perché finisco sempre con il farmi coinvolgere da questa tipa

Nonostante il pensiero, continuò a correre. Dopo tutto aveva sentito in un talk show che quei robot di sicurezza costavano 1.2 milioni di yen l'uno.

«Che cosa vorresti dire!? E poi il mio nome è Misaka Mikoto!»

I due si erano finalmente fermati in un sotto-sotto-vicolo. Uno dei diversi palazzi in linea doveva essere stato demolito, perché vi era uno spiazzo rettangolare aperto. Sembrava un buon posto per lo street basketball.

«Stai zitta, Biribiri! Sei stata tu che ieri hai con un fulmine reso inutilizzabili tutti i miei elettrodomestici! Cos'altro potresti mai volere da me?»

«Te lo meritavi per avermi scocciato!»

«Non riesco proprio a capire perché sei arrabbiata! Non ti ho nemmeno toccata!»

Il giorno prima, dopo ciò che era successo, Mikoto aveva provato a colpirlo con tutto quello che aveva, ma Kamijou era stato capace di bloccare ogni attacco grazie alla sua mano destra. Non si trattava solo del Railgun. La ragazza era in grado di creare una spada-frusta facendo vibrare la sabbia di ferro, oltre al poter mandare forti onde elettromagnetiche per danneggiare gli organi interni e al chiudere in bellezza facendo piombare giù dal cielo un vero e proprio fulmine.

Ma quello non era niente per Kamijou Touma.

Sinché si trattava di un potere soprannaturale, Kamijou Touma poteva negarlo.

«Ti sei sfiaccata da sola continuando ad attaccarmi! Se non ne sei in grado cerca di non usare troppo i tuoi poteri, Biribiri!»

«~ ~!!» Mikoto digrignò i denti. «N-Non vale. Non può valere! Non mi hai mai attaccato! Quello è un pareggio!!»

«Sigh... Okay, Okay. Quella volta hai vinto tu. Fare a pugni con te non mi ridarà il mio condizionatore.»

«Gah...! A-Aspetta un secondo! Vedi di prendere questa cosa seriamente!!» disse Mikoto agitando le braccia per aria.

«Sicura di volere che io faccia sul serio?»

«Ah...» Mikoto perse il coraggio.

Kamijou strinse leggermente il suo pugno e lo aprì nuovamente. Questo semplice gesto fu abbastanza per far sudare freddo Misaka Mikoto. La ragazza si bloccò completamente, non poteva nemmeno fare un passo indietro.

Mikoto non aveva idea di quale fosse il vero potere di Kamijou, perciò non poteva far altro che temerlo, dato che era stato in grado di evitare tutti i suoi gli assi nella manica.

Non era poi una cosa così strana. Kamijou Touma aveva resistito per più di due ore ai suoi attacchi senza farsi un graffio. Per lei era più che normale chiedersi cosa sarebbe successo se lui avesse fatto sul serio.

Kamijou sospirò e volse lo sguardo altrove.

Come se si fossero spezzate le funi che la legavano a terra, Mikoto, barcollante, fece finalmente qualche passo indietro.

«...Cos'è questa se non sfiga?» Kamijou era sorpreso da quanto fosse impaurita. «Per prima cosa mi si sono rotti gli elettrodomestici, poi di mattina ho incontrato quella tipa auto-proclamatasi maga, e questa sera invece Biribiri la esper.»

«Maga? Cosa?»

«...» Kamijou ci pensò un momento. «Già... E' quello che vorrei sapere anche io.»

Normalmente Mikoto avrebbe gridato di non prenderla in giro e avrebbe lanciato qualche scarica elettrica. Tuttavia, ora come ora, s'impauriva ogni volta che lui la guardava.

Quello di prima, in realtà, era solo un bluff, eppure Kamijou si sentiva male vedendo quanto si fosse rivelato efficace.

(Comunque cos'era quella storia a proposito maghi?)

Si ricordò di quel che era successo la mattina. Quella suora vestita di bianco ne aveva parlato come se niente fosse, ma adesso lui si rendeva conto di quanto fosse irreale.

(Mi chiedo perché non mi sia sembrato strano anche quando Index era con me.)

Qualche misterioso non so che aveva reso tutto più credibile?

«...Un attimo, ma cosa sto pensando?» borbottò Kamijou ignorando completamente la ragazza Biribiri di nome Misaka Mikoto, che tremava impaurita come un cucciolo.

Non aveva più alcun collegamento con Index e quel che la riguardava. Il mondo era grande, perciò difficilmente l'avrebbe rincontrata per caso. Mettersi a pensare ai maghi non aveva nessun senso.

Eppure non riusciva a levarseli dalla testa.

Ancora aveva quel velo bianco puro che Index aveva dimenticato nella sua stanza.

Nemmeno Kamijou sapeva perché ci stesse pensando così tanto.

Dopo tutto era in grado di uccidere persino Dio.

Parte 6[edit]

Al giorno d'oggi con 320 yen non ti compri neanche un gyudon grande.

«………………………………………Taglia media, huh?»

Difficilmente le ragazze che si accontentano di mangiare un bento delle dimensioni una light novel potranno capire, ma un affaticato ragazzo in crescita non può che considerare un gyudon medio come uno snack.

Dopo aver seminato Biribiri, Kamijou era andato in un ristorante di gyudon per mangiarsi il suo "snack". Si era poi diretto verso il suo dormitorio a sera ormai inoltrata e con soli 30 yen rimasti (tasse incluse).

Il posto sembrava deserto.

Era il primo giorno delle vacanze estive, quindi probabilmente erano tutti in giro a divertirsi.

Il dormitorio aveva l'aspetto di un comune appartamento. Lungo il muro del corridoio di questo edificio rettangolare c'erano una serie di porte. La ringhiera metallica non aveva una copertura per evitare che si sbirciasse sotto alle gonne delle ragazze, perché era un dormitorio maschile.

Le porte ed i balconi frontali erano costruiti sui lati della costruzione che si poteva vedere dalla strada. In altre parole si trovavano in mezzo ai due palazzi.

L'entrata disponeva di una chiusura automatica, ma i dormitori distavano solo 2 metri. Proprio come aveva fatto Index quella mattina, era facile accedervi saltando di tetto in tetto.

Kamijou attraversò la porta con chiusura automatica, passò vicino al ripostiglio, che si credeva essere la stanza del supervisore, e salì nell'ascensore. Quest'ultimo era più stretto e sporco di un montacarichi industriale, ciononostante il pulsante con la R che indicava il soffitto era sigillato con un blocco di metallo, in modo da prevenire i vari Romeo e Giulietta che vi si recavano notte dopo notte.

Con il ding di un forno a microonde, l'ascensore si fermò al settimo piano.

Kamijou spinse da una parte la porta cigolante ed entrò nel corridoio. Era al settimo piano, ma non c'era vento, e per via dei palazzi vicini sembrava ci fosse ancora più caldo di prima.

«Mh?»

Kamijou finalmente si accorse di una cosa. In fondo allo stretto corridoio, e proprio davanti al suo appartamento, vi erano tre robot per le pulizie. Era raro vederne tre. Tanto per cominciare era abbastanza sicuro che ne fossero stati disposti solo 5 per quel dormitorio.

Per qualche motivo, Kamijou ebbe un brutto presentimento.

Quei robot a forma di bidone erano capaci di rimuovere del tutto la gomma da masticare sui pavimenti, perciò cosa poteva dargli tanti problemi? Il ragazzo rabbrividì pensando che il suo vicino, Tsuchimikado Motoharu, potesse essersi ubriacato comportandosi da delinquente così perdere la propria virginità, e fosse finito con il vomitare usando la porta di Kamijou come una cabina telefonica.

«Ma che cavolo...?»

La gente ha la sfortunata tendenza di voler assistere alle cose più orribili.

Dopo aver inconsciamente fatto qualche passo in avanti, poté finalmente vedere.

La misteriosa ragazza di nome Index era lì svenuta per la fame.

«……………………………………………………….Ahh.»

Non poteva vederla bene perché i robot si trovavano in mezzo, ma una vestita con un abito da suora ricoperto di luccicose spille da balia era chiaramente svenuta lì a faccia in giù.

I tre robot continuavano a sbatterci contro, ma Index non si muoveva. Il tutto rendeva la scena ancora più patetica, come se dei corvi di città la stessero beccando. Eppure i robot per le pulizie erano stati progettati in modo da evitare le persone ed ostacoli vari, quindi perché neanche quelle macchine la trattavano come essere umano?

«...Immagino sia sfiga anche questa.»

Kamijou Touma sarebbe rimasto sorpreso se in quel momento si fosse guardato allo specchio. Aveva un gran bel sorriso stampato sulla faccia.

Nel profondo si era preoccupato. Poteva non aver creduto alla storia dei maghi, ma era effettivamente possibile che qualche setta religiosa la stesse inseguendo.

Era contento di vederla nel suo solito stato.

Anche senza tener conto di queste sue preoccupazioni, solo rincontrarla lo rendeva felice.

Kamijou allora si ricordò di ciò che si era dimenticata: il bianchissimo velo da suora che non le aveva restituito. L'aver visto quel copricapo come qualche amuleto magico gli sembrava assurdo.

«Hey! Che ci fai qui?»

La chiamò e corse in avanti.

('Perché solo correndo mi sento come un bambino delle elementari che non riesce a dormire la notte prima di una gita? Perché ogni passo che faccio mi fa sentire come se stessi andando in un negozio nel giorno d'uscita di uno dei migliori RPG sulla piazza?)

Non si era ancora accorta di lui.

Kamijou Touma sorrise pensando a quanto ciò fosse "da Index".

E poi, finalmente si rese conto che la ragazza si trovava distesa in una pozza di sangue.

«...Ah...?»

La prima cosa che provò fu confusione, non shock.

Non l'aveva potuta vedere perché i robot per le pulizie glielo avevano impedito. Si trovava a faccia in giù ed era ben evidente un taglio orizzontale vicino alla parte basse della schiena. Era stato causato da una spada, ma era così lineare che dava l'impressione di essere stato fatto con un righello ed un taglierino. La punta dei suoi lunghi capelli era stata chiaramente tagliata, ed il normale argento era ora tinto di rosso dalla sostanza del medesimo colore che le fuoriusciva dalla ferita.

Per un momento Kamijou non si rese conto che quello era sangue umano.

La differenza tra l'istante precedente e quello successivo aveva mandato i suoi pensieri nel caos. Ke.. Ke.. Ketchup? Che Index avesse usato le sue ultime forze per spremere un po' di ketchup prima di svenire per la fame? Con questo pensiero Kamijou quasi sorrise.

Quasi, ma non lo fece.

Non avrebbe mai potuto.

I tre robot continuarono ad andare avanti e indietro emettendo dei rumori metallici. Stavano pulendo il pavimento. Stavano pulendo la rossa sostanza che vi era sparsa sopra. Stavano pulendo la rossa sostanza che fuorisciva dal corpo di Index. Come se stessero tamponando una ferita con un panno sporco, aspiravano l'interno della sagoma della ragazza.

«Fermi... Fermi! Cazzo!!»

Gli occhi di Kamijou finalmente di ricollegarono alla realtà. Frenetico, cercò di afferrare quei robot. Erano piuttosto forti ed erano stati progettati in modo da essere inutilmente pesanti, così da evitare che qualcuno li rubasse. Non riusciva a spostarli.

Ovviamente i robot stavano pulendo il pavimento, perciò non avevano toccato la ferita. Ciononostante Kamijou li considerava alla stregua di insetti che svolazzavano attorno ad una ferita in decomposizione.

Aveva difficoltà a spostarne anche solo uno, figurarsi tre. Mentre concentrava le proprie forze sul singolo, gli altri due si gettavano a capofitto per pulire.

In teoria aveva il potere di uccidere persino Dio.

Però non riusciva a sbarazzarsi di quei giocattoloni.

Index restava in silenzio.

Le sue pallide labbra violacee erano così immobili che Kamijou non capiva se stesse respirando.

«Merda! Merda!» urlò confuso. «Che è successo? Si può sapere cosa è successo!? Dannazione! Chi è stato a ridurti così!?»

«Mh? Siamo stati noi maghi.»

E questo spiegava con esattezza perché la voce giunta da dietro non appartenesse ad Index.

Kamijou girò tutto il suo corpo come se si stesse lanciando per dare un pugno a quella persona. C'era un uomo in piedi, arrivato... no, non dall'ascensore. Sembrava che fosse arrivato dalle scale d'emergenza vicino all'ascensore.

L'uomo era bianco ed era più alto di 2 metri, ma dalla faccia sembrava più giovane di Kamijou.

Index v01 085.jpg

Avrà avuto... forse 14 o 15 anni, proprio come Index. La sua elevata altezza era caratteristica degli stranieri. I suoi vestiti erano... una versione nerissima di quelli indossati in chiesa dai preti. Comunque, difficilmente in questo mondo si poteva trovare qualcuno che lo avrebbe definito prete.

Forse perché controvento, Kamijou era in grado di sentirne l'orribile dolce profumo, anche se si trovava oltre i 15 metri di distanza. I suoi capelli biondi, lunghi sino alle spalle, erano stati tinti di rosso come il tramonto. Come un tirapugni degli anelli d'argento brillavano su tutte le sue 20 dita, aveva degli orecchini dall'aspetto maligno, una sigaretta accesa nel bordo della bocca e, come ciliegina sulla torta, un tatuaggio simile ad un codice a barre sotto l'occhio destro.

Non lo si poteva chiamare né prete né malvivente.

L'atmosfera vicino a lui era chiaramente insolita.

Come se quella parte del corridoio seguisse delle regole completamente diverse da quelle che Kamijou aveva conosciuto sino ad allora. Quella strana sensazione si spargeva tutto attorno come dei gelidi tentacoli.

Quel che Kamijou provò inizialmente non fu né paura né rabbia.

Fu confusione ed ansia. Un disperato senso di solitudine, come se gli avesero rubato il portafoglio in una nazione straniera di cui non conosceva la lingua. Quella sensazione simile a dei gelidi tentacoli si propagò per il suo corpo e gli congelò il cuore, ma poi Kamijou si accorse di una cosa.

(E' un mago.

Questo è diventato un mondo dove strane cose come i maghi esistono.)

Era in grado di dirlo con un solo sguardo.

Ancora non credeva nei maghi...

Ma era in grado di dire che quella persona non apparteneva al suo stesso mondo.

«Mh? Mh, mh, mh. L'ha decisamente presa.» Il mago si guardò attorno e la sigaretta nel bordo della sua bocca si mosse mentre parlava. «Ho sentito che Kanzaki l'aveva colpita, ma questo è... Pensavo che non ci fosse da preoccuparsi perché non c'era traccia di sangue...»

Il mago guardò i robot per le pulizie dietro Kamijou Touma.

Con tutta probabilità Index era stata "colpita" da qualche altra parte ed era a mala pena riuscita a rifugiarsi lì prima di svenire. Doveva aver perso del sangue per strada, che sicuramente era stato ripulito dai robot.

«Ma... perché?»

«Mh? Intendi perché è tornata indietro? Chi lo sa. Forse si è dimenticata qualcosa. Ora che ci penso, aveva il velo quando l'ho attaccata ieri. L'ha perso da qualche parte?»

Il mago di fronte a Kamijou aveva detto "tornata indietro".

In altre parole, aveva tenuto d'occhio Index tutto il giorno e sapeva che aveva perso il copricapo della sua Chiesa Ambulante.

Ciò voleva dire che i maghi l'avevano seguita rintracciando il potere soprannaturale della sua veste. Potevano scoprire che la Chiesa Ambulante era stata distrutta non appena il "segnale" fosse stato interrotto... La ragazza aveva menzionato anche questo.

Ma allora Index lo sapeva.

Lo sapeva, eppure sembrava si fosse affidata comunque al potere difensivo della Chiesa Ambulante.

Perché era tornata? Perché aveva sentito il bisogno di recuperare una parte della distrutta e quindi inutilizzabile Chiesa Ambulante? La mano destra di Kamijou l'aveva resa inutile, perciò non aveva senso riprendersi il velo.

- ...Allora mi seguirai sin nelle profondità dell'inferno? -

Improvvisamente tutto tornò.

Kamijou si ricordò. Non aveva mai toccato il velo lasciato nella sua stanza. In altre parole, il copricapo aveva ancora del potere magico. Index doveva aver pensato che i maghi l'avrebbero potuto avvertire e che sarebbero potuti andare là.

E per questo motivo la ragazza aveva affrontato i rischi che "tornare indietro" poteva comportare.

«...Stupida.»

Non c'era bisogno di fare una cosa del genere. La sua Chiesa Ambulante era stata distrutta dall'idiozia di Kamijou, che si era pure reso conto del fatto che avesse dimenticato il velo in camera sua, ma che non aveva fatto niente per restituirglielo. Inoltre, cosa ancora più importante, Index non aveva nessun obbligo, dovere o motivo di proteggerlo.

Ciononostante era tornata indietro.

Kamijou Touma era un completo sconosciuto che aveva incontrato da meno di mezz'ora.

Eppure aveva rischiato la sua vita ed era tornata indietro per evitare che venisse coinvolto in quel combattimento contro i maghi.

«Stupida!!»

L'immobile schiena della ragazza lo innervosì per qualche strana ragione.

Index gli aveva detto che la sfortuna era dovuta alla sua mano destra.

Sembrava proprio che stesse subconsciamente negando anche i più fievoli poteri, come la protezione divina o il filo rosso del destino.

Se Kamijou non avesse incautamente distrutto la Chiesa Ambulante, non sarebbe tornata indietro.

(No. Queste sono solo scuse.)

La sua mano destra e la distruzione della sua Chiesa Ambulante non erano il motivo per cui lei aveva sentito il bisogno di tornare.

Se Kamijou non avesse desiderato quel pretesto...

Se solo le avesse restituito subito il velo che le era caduto...

«Mh? Mh, mh, mh? E dai non mi guardare così.» La sigaretta nel bordo della sua bocca si mosse mentre parlava. «Non sono stato io a ferirla e dubito che Kanzaki ne avesse intenzione. La Chiesa Ambulante dovrebbe essere una difesa assoluta, dopo tutto. Seriamente, non si sarebbe dovuta essere fatta niente... Cosa può aver distrutto quella veste? A meno che il drago di San Giorgio non sia tornato, non capisco come una barriera di livello papale possa essere stata distrutta.»

Il suo sorriso scomparve non appena finì il discorso, di cui aveva recitato l'ultima parte tra sé e sé.

Tuttavia, anche quello era durato un solo istante. La sigaretta nel bordo della sua bocca si rialzò come se si fosse improvvisamente ricordato di sorridere.

«Perché?» disse Kamijou senza aspettarsi una risposta. «Perché? Non credo alla magia delle favole e non riesco a comprendere i maghi, o qualunque cosa tu sia. Ma non ne esistono tipi buoni e tipi cattivi? Non ci sono dei maghi che proteggono le cose e le persone?»

Sapeva bene che in quel momento non aveva il diritto di usare certe parole.

Quando Index se n'era andata, Kamijou Touma non aveva fatto niente ed era tornato alla sua vita di tutti i giorni.

Eppure non poteva trattenersi.

«Ve la siete presa con questa ragazzina, l'avete inseguita in lungo e in largo, e poi l'avete ridotta così. Come puoi vivere in questo modo?»

«Come ti ho detto, è stata Kanzaki a colpirla, non io.» Il mago rimase in silenzio per un secondo. Le parole di Kamijou non avevano avuto il benché minimo effetto. «E comunque dobbiamo recuperarla, che sia ferita o no.»

«Recuperarla?»

Kamijou non capiva ciò che il mago stesse cercando di dire.

«Mh? Oh, capisco. Dato che conoscevi la parola mago sono partito dal presupposto che ti avesse detto tutto. Immagino avesse paura di coinvolgerti.» Esalò del fumo di sigaretta. «Già, dobbiamo recuperarla. Tecnicamente non lei, ma i 103.000 grimori che possiede.»

...Ancora quei 103.000 grimori.

«Ora mi è chiaro. Questa nazione non è molto religiosa, è ovvio che tu non capisca.» disse il mago con una voce che sembrava annoiata, sebbene stesse sorridendo. «L'Index Librorum Prohibitorum è una lista creata dalla Chiesa che contiene tutti quei libri diabolici la cui sola lettura basterebbe a sporcarti l'anima. Anche se rendessimo la loro esistenza di dominio pubblico, qualcuno che non ne conosce i titoli potrebbe entrarne in possesso. E' per questo motivo che quella ragazza è diventata una specie di crogiolo per 103.000 libri demoniaci.»

Eppure Index non aveva nessun libro. I lineamenti del suo corpo erano ben evidenti, perciò era impossibile nasconderne sotto la veste. Senza considerare che nessuno potrebbe mai camminare portandosi appresso 100.000 libri, una quantità che riempirebbe un'intera biblioteca.

«N-Non dire stupidaggini! Dove sarebbero questi libri!?»

«Oh, sono lì. Sono nella sua memoria.» disse il mago come se fosse ovvio. «Sai cos'è la memoria perfetta? Sembra che sia l'abilità di memorizzare qualsiasi cosa si veda in un istante, senza mai dimenticare una sola lettera o frase. In poche parole diventi uno scanner umano.» Il mago sorrise indifferente. «Non ha niente a che fare con l'occulto o con la tua fantascienza. E' una caratteristica naturale. Ha visitato il Biritish Museum, il Louvre, la Biblioteca Vaticana, le rovine di Pataliputra, lo Château de Compiègne, il monastero di Mont Saint-Michel, e qualsiasi altro posto dove sono conservati dei grimori che non possono essere spostati dal luogo in cui sono sigillati. Li ha rubati coi propri occhi e li conserva come se fosse una biblioteca.»

Kamijou semplicemente non poteva crederci.

Non poteva credere che esistessero questi grimori o che Index possedesse una memoria perfetta.

Ma non era importante che ciò fosse vero o meno. Quel che importava era che qualcuno credeva che fosse vero e che fosse arrivato a ferire una ragazza.

«In realtà non è in grado di usare la magia, quindi è innocua.» La sigaretta nel bordo della sua bocca si mosse felicemente. «Ma dato che è stato creato un sigillo la Chiesa deve avere qualche preoccupazione. Beh, questo non ha niente a che fare con un mago come me. In ogni caso quei 103.000 grimori sono piuttosto pericolosi, così sono venuto per proteggerla prima che qualcuno disposto ad usarli venga a prendersela.»

«Prot...eggerla?»

Kamijou Touma era allibito. Cosa aveva detto quell'uomo dinanzi ad una scena tanto macabre?

«Già, proteggerla. Non importa quanto cara e dolce possa essere, non è in grado di reggere droghe e torture. Solo pensare di consegnare una ragazza a gente simile mi fa male al cuore, sai?»

«...»

Il corpo di Kamijou tremava a tratti.

Non era solo rabbia. Aveva la pelle d'oca in tutto il braccio. L'uomo dinanzi a lui si credeva nel giusto. Viveva senza vedere i propri errori. Tutto questo lo fece rabbrividere, come se fosse stato immerso in una vasca con decine di migliaia di lumache.

"Culto da pazzoidi" era l'unica cosa che gli veniva in mente.

Al solo pensiero che dei maghi cacciassero le persone sulle basi di pretesti tanto infondati, ebbe la sensazione che i suoi nervi celebrali stessero per esplodere.

«Chi ti credi di essere!?»

La sua mano destra avvampò come in risposta alla rabbia.

I suoi due piedi, che sino ad allora erano rimasto inchiodati al pavimento, si mossero da soli. Il suo spesso corpo, in carne ed ossa, si avventò verso il mago come un proiettile. Strinse il pugno così forte che gli sembrò di rompersi le dita.

La sua mano destra era inutile. Non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente, non avrebbe alzato i suoi voti nei test e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze

Però poteva anche servire a qualcosa. Dopo tutto, poteva usarla per dare un pugno al bastardo che gli stava davanti.

«Preferirei presentarmi come Stiyl Magnus, ma immagino che dovrò farlo come Fortis931.»

Ciononostante il mago era completamente immobile, eccetto per la sigaretta nel bordo della sua bocca.

Dopo quel sussurro, parlò a Kamijou come se gli stesse presentando il gatto domestico nero di cui andava fiero.

«Quello è il mio nome magico. Mai sentito parlare? A quanto pare non possiamo dire i nostri veri nomi quando usiamo la magia. E' una vecchia tradizione, non ne capisco il motivo nemmeno io.»

Si trovavano a 15 metri l'uno dall'altro.

Kamijou Touma dimezzò le distanze con soli tre passi.

«Fortis... Penso che in giapponese significhi "il forte". Beh, non che sia importante l'etimologia. Quel che conta è che mi è stato assegnato. Per noi maghi, quando usiamo la magia, diventa meno un nome magico e più...»

Kamijou Touma fece altri due passi nel corridoio.

Eppure il sorriso del mago rimase intatto. Sembrava voler dire che Kamijou non era nemmeno un avversario per cui valesse la pena di non sorridere.

«...un nome che uccide.»

Il mago di nome Stiyl Magnus afferrò la sigaretta e la buttò a lato.

Accesa, volò orizzontalmente sopra la ringhiera di metallo e colpì il muro del palazzo vicino.

L'immagine residua, una linea arancione, ne tracciò il percorso e delle scintille svolazzarono non appena si verificò l'impatto.

«Kenaz (Fiamme).»

Non appena Stiyl finì quel borbottio, la linea arancione esplose.

Apparve una spada di fuoco, dando l'impressione che qualcuno avesse aperto un idrante carico di benzina.

Iniziò poi a cambiare colore gradualmente, come una foto bruciata con un accendino.

Kamijou non stava toccando le fiamme, ma solo guardandole si sentiva gli occhi bruciare. Si fermò di colpo e portò le mani alla faccia per ripararsi.

L'aveva fatto così inavvertitamente che sembrava gli si fossero incollati i piedi al terreno.

Gli venne un dubbio.

L'Imagine Breaker poteva negare qualsiasi potere soprannaturale. Nemmeno il Railgun della Level 5 Biribiri, in grado di annientare un rifugio antinucleare in un colpo solo, poteva resistergli.

Ma la verita era che...

Kamijou non aveva ancora visto nessun potere soprannaturale che non fosse psichico.

In altre parole, non aveva mai potuto provare la sua abilità in situazioni come questa.

Non l'aveva mai usata sulla magia.

Avrebbe funzionato?

«Purisaz Naupiz Gebo (Un dono di dolore per il gigante).»

Kamijou non poteva vedere il mago sorridere oltre le sue braccia.

Con quell'espressione Stiyl Magnus affondò orizzontalmente la propria spada di fuoco.

Quando Kamijou la toccò, questa esplose come un vulcano in eruzione.

Ondate di calore, bagliori di luce, fumo nero ed il suono dell'esplosione si sparsero in tutte le direzioni.

«Forse ho esagerato.»

Stiyl si grattò la testa dinanzi a quello che sembrava essere il resto di un bombardamento. Per sicurezza guardò in giro, in modo da verificare che non stesse arrivando nessuno. Era il primo giorno delle vacanze estive, quindi la maggior parte dei residenti del dormitorio erano fuori. Tuttavia sarebbe stato un problema se qualche asociale si fosse trovato in una delle stanze.

Il mago non poteva vedere bene davanti a sé per via delle fiamme e del fumo.

Comunque non aveva bisogno di controllare. Quel colpo aveva generato delle terribili fiamme da 3000 gradi Celsius. A temperature sopra i 2000 gradi il corpo umano si scioglie prima di bruciarsi, perciò il ragazzo era probabilmente nello stesso stato della ringhiera di metallo squagliatasi come una scultura di zucchero. Sicuramente ora si trovava spiaccicato sul muro alla stregua di un pezzo di chewing gum usato.

Stiyl sospirò riflettendo sulla correttezza del proprio operato. Sarebbe stata una seccatura se il suo avversario avesse usato Index come scudo.

Visto come stavano le cose, il mago non poteva nemmeno andare a recuperarla.

Stiyl sospirò di nuovo. Il muro di fiamme gli impediva di accedere alla zona del corridoio dove si trovava la ragazza. Se ci fossero state delle scale antincendio ci sarebbe potuto salire per aggirare l'ostacolo, ma sarebbe stato un problema se, mentre si faceva questo giretto, il fuoco l'avesse inghiottita.

Stiyl scosse la testa infastidito, e lanciando un'ultima occhiata al fumo come se potesse vedervi attraverso, parlò.

«Grazie, ottimo lavoro, è un peccato. Beh, a quel livello non avresti potuto vincere nenche provandoci 1000 volte.»

«Sicuro che io non possa vincere con così tanti tentativi?»

Per un istante, sentendo la voce provenire da quelle terribili fiamme, il mago si bloccò.

Con un boato, il muro di fuoco e fumo si dissolse come se spinto da tutt'altra parte.

Sembrava che fosse apparso un tornado e che avesse spazzato via tutto.

Kamijou Touma era lì in piedi.

La ringhiera di metallo si era squagliata come una scultura di zucchero, la vernice sul muro e sul pavimento si era sgretolata, le luci fluorescenti si erano fuse e sgocciolavano nell'intenso calore, ma il ragazzo era rimasto senza un graffio nel mezzo di quelle terribili fiamme e di quell'insopportabile afa.

«Seriamente, ma di che avevo paura?» disse Kamijou con gli angoli della propria bocca curvati per l'indifferenza. «Questa è la stessa mano che ha distrutto la Chiesa Ambulante di Index

Era vero che Kamijou non capiva niente di quella cosa chiamata magia.

Non sapeva come funzionasse o quali fossero le sue meccaniche. Probabilmente se gliel'avessero spiegata ne avrebbe compreso solo metà.

Ma c'era una cosa che persino un idiota come lui sapeva.

Alla fine, si trattava pur sempre di un potere soprannaturale.

Le fiamme color rosso intenso che aveva respinto non si erano completamente estinte.

Continuavano a bruciare formando un cerchio attorno a lui. Tuttavia...

«Levatevi di mezzo.»

Con questa sola frase, usò la sua mano destra per toccare le restanti fiamme magiche da 3000 gradi, facendole così scomparire.

Sembrava che avesse spento tutte le candeline di una torta di compleanno.

Kamijou Touma guardò il mago davanti a sé.

Stiyl era confuso, come lo sarebbe stato qualsiasi essere umano dinanzi ad una svolta simile.

A conti fatti, era anche lui un comune mortale.

Se gli si dava un pugno provava dolore e se lo si tagliava con un coltello da due soldi sanguinava.

Era un comune essere umano.

Kamijou non era più bloccato dalla paura e dalla tensione.

Le sue braccia e le sue gambe si mossero com'era normale che fosse.

Si mosse!

«Cos...?»

Nel frattempo, scioccato dall'incomprensibile fenomeno che gli si prestava davanti, Stiyl fece un passo indietro.

A vedere la zona colpita, l'attacco sembrava aver avuto successo. Ma allora quel ragazzo era abbastanza forte da sopportare 3000 gradi? No, o non sarebbe stato un essere umano.

Kamijou Touma non badò alla confusione di Stiyl.

Strinse il suo pugno sino a renderlo duro come una roccia e fece un passo verso il mago, mentre questo si inclinava sul proprio piede.

«Tch!!»

Stiyl mosse la mano orizzontalmente, generando una spada di fuoco che volò verso Kamijou.

Esplose. Fiamme e fumo si dispersero tutt'intorno.

Ciononostante Kamijou Touma se ne stava lì, in piedi come prima.

«...Che stia usando la magia?» sussurrò Stiyl, ma cambiò idea subito dopo.

In quella nazione non potevano esserci maghi che conoscevano più il Natale della magia stessa, e che ritenevano il primo come una giornata dedicata unicamente agli appuntamenti ed al sesso.

E poi... E poi se Index, che non aveva potere magico, avesse unito le forze con un mago, non avrebbe avuto bisogno di scappare. Ciò che aveva memorizzato era sin troppo pericoloso.

Quei 103.000 grimori erano di tutt'altro livello rispetto ad un semplice missile nucleare.

Tutte le creaturi viventi alla fine muoiono, se una mela si stacca dall'albero cade per terra e 1+1=2. Con quei libri si potevano prendere immutabili leggi della natura come queste, distruggerle, riscriverle e crearne di nuove. Si poteva fare in modo che 1+1=3, che una mela staccasi da un albero salisse verso l'alto e che tutti i morti tornassero in vita.

Chi ne era capace veniva chiamato Majin.

Non inteso come divinità del mondo demoniaco[14], ma come mago che aveva imparato a dominare la magia a tal punto da entrare a far parte del regno di Dio.

Un Majin.

Ma Stiyl non avvertiva alcun potere magico nel ragazzo dinanzi a lui.

Se ne sarebbe accorto subito in caso contrario. Quel tipo non aveva l'aria di provenire dal suo stesso mondo.

Ma allora perché?

«!!»

Stiyl creò un'altra spada di fuoco e attaccò Kamijou, così da nascondere il fremito che si stava diffondendo nel suo corpo.

Questa volta non esplose nemmeno.

Kamijou la colpì con la sua mano destra nello stesso modo in cui avrebbe schiacciato una mosca e questa si distrusse come del vetro, per poi sparire nell'aria sottile.

Aveva distrutto una spada di fuoco da 3000 gradi con una mano destra priva di qualsiasi rinforzo magico.

«...Ah.»

All'improvviso, davvero all'improvviso, a Stiyl Magnus venne in mente una cosa.

La Chiesa Ambulante era di livello papale e la sua barriera, in fatto di potenza, rivaleggiava con una cattedrale di Londra. Era semplicemente impossibile distruggerla senza la comparsa del leggendario drago di San Giorgio.

Eppure era stata sicuramente distrutta, dato che Kanzaki aveva ferito Index.

Chi l'aveva fatto? E come?

«…………………………………………………»

Ormai Kamijou Touma era avanzato sino a trovarsi difronte a Stiyl.

Un'altro passo e sarebbe stato abbastanza vicino da dargli un pugno.

«M T W O T F F T O. (Uno dei cinque magnifici elementi che formano il mondo.) I I G O I I O F. (Le grandi fiamme dell'origine.)”

Stiyl iniziò a sudare spiacevolmente, perché la creatura con l'uniforme estiva davanti a lui aveva preso forma umana. Gli tremò la schiena al pensiero che sotto la pelle di quel ragazzo non ci fossero carne ed ossa ma qualche strana fanghiglia.

«I I B O L A I I A O E. (E' la luce della benedizione che innalza la vita e la luce del giudizio che punisce il male.) I I M H A I I B O D. (E' pieno di calme benedizioni e di gelida sfortuna che distrugge il freddo.) I I N F I I M S. (Il suo nome è fuoco ed il suo ruolo è la spada.) I C R M M B G P! (Si manifesti e diventi la forza che erode il mio corpo!)»

L'abito da prete si gonfiò presso la zona del petto ed una forza ne strappò i bottoni.

Con il boato del fuoco che risucchiava l'ossigeno, un'ingente massa di fiamme partì dai suoi vestiti.

Non era una semplice vampata.

Quelle ardenti fiamme rosse avevano qualcosa di nero al centro, che gocciolava come della benzina. Formavano una figura umana. Ricordava gli uccelli marini inzuppati di petrolio dopo l'incidente di una petroliera, e continuava a bruciare senza fermarsi.

Il suo nome era Innocentius, che significava "Ti ucciderò sicuramente."

L'enorme dio fiammeggiante portante un messaggio di morte certa allargò le braccia e si lanciò verso Kamijou Touma come un proiettile.

«Levati.»

Kamijou lo colpì con il retro della propria mano come se, infastidito, stesse spostando una ragnatela.

L'ultima carta di Stiyl Magnus fu distrutta. La forma umana fatta di petrolio, che simboleggiava il grande dio fiammeggiante, eplose divenendo vapore e disperdendosi, ricordando un palloncino pieno d'acqua bucato con una spilla.

«...?»

In quel momento Kamijou Touma non aveva un vero motivo per non fare l'ultimo passo che gli mancava.

Semplicemente, Stiyl ancora sorrideva nonostante il suo asso nella manica fosse andato distrutto. Quell'espressione era sufficiente a farlo esitare.

Si poté sentire il suono di un denso liquido in movimento.

«Ma cos...!?»

Mentre Kamijou indietreggiava di un passo per la sorpresa, il gas nero ritornò da tutte le direzioni, si unì a mezz'aria e riprese una forma umana.

Se avesse fatto quell'ultimo passo, sarebbe sicuramente stato inghiottito dalle fiamme.

Kamijou fu disorientato dalla scena dinanzi ai suoi occhi. Se la sua mano destra poteva fare quello che pensava, con un solo colpo sarebbe stato in grado di negare i leggendari sistemi di Dio. Dato che l'aveva precedentemente toccato, si sarebbe dovuto distruggere se si trattava del potere soprannaturale conosciuto come magia. E invece...

L'olio combustile dentro alle fiamme si contorse, cambiò forma, e ora sembrava tenere una spada con entrambe le mani.

No, non era una spada. Era un'enorme croce lunga più di due metri, di quelle usate per crocifiggere le persone.

La creatura la alzò e, come un piccone, la affondò verso la testa di Kamijou.

«...!!»

Kamijou sollevò immediatamente la sua mano destra per ricevere il colpo. Senza questa, non era altro che un semplice studente delle superiori. Non era in grado di analizzare e di schivare l'attacco.

La croce e la sua mano destra si scontrarono.

Questa volta non scomparve nemmeno, sembrava che Kamijou stesse afferrando della gomma. Il ragazzo pensò che non sarebbe uscito vincitore da quello scontro. Il suo avversario stava usando entrambe le mani, mentre lui solo la destra. La croce fiammeggiante si stava avvicinando alla sua faccia millimetro per millimetro.

Kamijou, pur essendo confuso, era quantomeno riuscito a capire una cosa. Quella massa di fiamme chiamata Innocentius stava decisamente reagendo al suo Imagine Breaker. Ciononostante veniva resuscitata subito dopo essere stata distrutta, probabilmente in meno di un decimo di secondo.

La sua mano destra era bloccata.

Se l'avesse mossa anche solo per un istante, quasi sicuramente Innocentius l'avrebbe ridotto in cenere.

«Rune.»

Kamijou Touma sentì qualcosa.

Data la pericolosa situazione in cui si trovava, non poteva girarsi, ma era certo di aver sentito la voce di qualcuno.

«I ventiquattro caratteri usati per indicare i misteri e i segreti sono stati utilizzati come lingua magica dalle tribù Germaniche sin dal secondo secolo, e sono presenti nelle radici dell'Old English.»

Tuttavia, pur sapendolo, Kamijou non poteva credere che quella fosse la voce di Index.

«Cos...?»

Come poteva parlare con un tono così calmo in quello stato?

«Attaccare Innocentius è inutile. Resusciterà ogni volta, a meno che le incisioni runiche sui muri, sul pavimento e sul soffitto non vengano eliminate.»

Kamijou Touma afferrò il suo polso destro con la mano sinistra e per un pelo riuscì ad evitare che la croce avanzasse ancora.

Si girò timidamente.

La ragazza era davvero distesa lì. Ma Kamijou non poteva chiamare Index quella "cosa". I suoi occhi erano privi di qualsiasi emozione, come una macchina.

Ogni parola che diceva le faceva perdere sempre più sangue dalla ferita sulla schiena.

La ragazza non ci faceva caso, e veramente non sembrava nient'altro che un sistema atto a spiegare la magia.

«Sei... Index, vero?»

«Sì. Sono la libreria dei grimori di proprietà di Necessarius, la zeeresima Parrocchia della Chiesa Anglicana. Il mio nome proprio è Index Librorum Prohibitorum, abbreviato Index.»

A causa dello strano modo in cui si stava comportando la ragazza, Kamijou quasi si dimenticò dell'enorme dio fiammeggiante che stava provando ad ucciderlo. Lei gli dava i brividi.

«Ora che ho finito di presentarmi, riprenderò la spiegazione della magia runica. In poche parole, è come il riflesso della luna in un lago notturno. Non importa quante volte colpisci la superficie dell'acqua con una spada, non cambierà nulla. Se vuoi colpire la luna nel lago, dovrai prima puntare l'arma verso quella nel cielo.»

Finita la spiegazione, Kamijou finalmente si ricordò del nemico.

Che stesse cercando di dirgli che quello davanti a lui non era la vera forma del potere soprannaturale? Che fosse qualcosa di simile ad una fotografia ed ai suoi negativi, e che sarebbe continuamente tornato in vita a meno che non ne avesse distrutto la fonte?

Persino in quel momento Kamijou non riusciva a fidarsi completamente di Index.

Non poteva accettare l'esistenza della magia, a prescindere da quel che gli stava accadendo intorno.

Ma con Innocentius che gli bloccava la mano destra e che gli impediva di muoversi, non poteva permettersi di non provare il tutto per tutto. Inoltre, viste condizioni in cui si trovava Index, difficilmente le avrebbe potuto chiedere aiuto.

«Cenere alla cenere...»

Kamijou alzò lo sguardo scioccato. Dietro l'enorme dio fiammeggiante, Stiyl teneva con la mano destra una spada di fuoco.

«...Polvere alla polvere...»

Ancora un'altra. Una spada infuocata di color bianco bluastro si estese silenziosamente dalla sua mano sinistra.

«...Prude Croce Insaguinata!»

Con quelle parole cariche di energia, mosse le due spade orizontalmente, così da passare attraverso l'enorme dio fiammeggiante da destra e da sinistra come un gigantesco paio di forbici. Avendo la mano destra bloccata da Innocentius, Kamijou non era grado di fermare l'attacco.

(Cazzo... Devo scappare!!)

Prima che Kamijou Touma potesse anche solo urlare, le due spade di fuoco passarono attraverso l'enorme dio fiammeggiante, e scatenarono una gigantesca esplosione.

Parte 7[edit]

Quando il fumo e le fiamme si schiarirono l'intera area sembrò un inferno.

Le ringhiere metalliche si erano deformate come sculture di zucchero ed anche le mattonelle del pavimento si erano sciolte in qualcosa che sembrava colla. La vernice delle mura si era scorticata in modo da rendere visibile il calcestruzzo.

Il ragazzo non si vedeva da nessuna parte.

Tuttavia, Stiyl sentiva i passi di qualcuno che correva per il corridoio al piano inferiore.

«...Innocentius.» sussurrò, e le fiamme prima dissolse ripresero forma umana, andarono oltre la ringhiera e si recarono verso la fonte del rumore.

Dentro di sé, Stiyl era stupito. In realtà non era successo niente di speciale. Poco prima dell'esplosione, quando aveva tagliato con le due spade l'enorme dio fiammeggiante, Kamijou aveva lasciato la presa ed era saltato oltre il corrimano.

Mentre cadeva, il ragazzo si era aggrappato alla ringhiera del piano sottostante e si era sollevato sul corridoio. Era stato tutto merito del suo coraggio, non aveva funi di salvatataggio, in pratica aveva fatto una cosa piuttosto avventata.

«Ma...»

Stiyl fece un lieve sorriso. Adesso Kamijou, grazie ai 103,000 grimori di Index, conosceva il punto debole delle rune. Come lei aveva detto, la sua magia runica veniva attivata attraverso delle incisioni. Di conseguenza, sbarazzandosene, si poteva negare qualsiasi incantesimo.

«E allora?» L'espressione di Stiyl non mostrava alcun segno di preoccupazione. «Non puoi farlo. Per te è totalmente impossibile sbarazzarti delle rune che si trovano in questo edificio.»


«Ho... Ho davvero pensato... Ho davvero pensato che sarei morto!!»

Dopo aver saltato oltre la ringhiera del sesto piano, senza fune di salvataggio, dentro il petto di Kamijou il cuore batteva ancora forte.

Guardò intorno a sé mentre correva lungo il corridoio rettlineo. Non era del tutto convinto di ciò che Index aveva detto. Aveva soltanto cercato di allontanarsi da Innocentius, così da guadagnare tempo per prepararsi.

«Maledizione! Che diavolo sarebbe!?»

Ma Kamijou non riuscì a non urlare quando vide quello che si presentava di fronte a lui.

Non aveva bisogno di chiedersi dove, nella grande struttura del dormitorio, fossero state inscritte le rune. Infatti, le aveva già trovate. Erano sul pavimento, sulle porte e sull'estintore. Frammenti di carta della grandezza di schede telefoniche erano attaccate per tutto l'edificio come Hoichi senza Orecchie[15].

Basandosi sul consiglio di Index (non gli piaceva dover ricordare quel viso così simile a quello di una bambola), suppose che la magia avesse una funzione protettiva, come un jammer inibitore di segnali, e che le rune fossero come delle antenne che mandavano il segnale. Come avrebbe potuto staccare tutte quelle diecimila "antenne"?

Con il rombare dell'ossigeno che veniva assorbito, una fiamma dalla forma umana cadde nel lato opposto della ringhiera.

«Merda!!»

Non sarebbe riuscito a staccarle se si fosse fatto catturare nuovamente. Kamijou si precipitò verso le scale di emergenza che si trovavano nella sua parte di corridoio. Mentre scendeva ancora più giù, vide dei pezzetti di carta ai lati delle scale e del soffitto, sui quali vi erano degli strani simboli, che dovevano essere le rune.

Erano ovviamente state prodotte in massa con una fotocopiatrice.

Kamijou quasi urlò "Come fa a funzionare una copia di merda come quella!?", ma poi ricordò che l'indice degli shoujo manga poteva essere usato per la lettura dei tarocchi e che persino la Bibbia veniva stampata in serie.

(Cioè... l'occulto non è leale.)

Gli veniva da piangere. Diecimila di quelle "incisioni runiche" erano state probabilmente attaccate per tutto l'edificio. Sarebbe stato in grado di trovarle tutte? Per quanto ne sapeva, Stiyl ne poteva mettere altre proprio in quel momento.

Come per interrompere il filo del suo discorso, Innocentius apparve in fondo alla scala.

«Merda!»

Kamijou abbandonò l'idea di proseguire giù per le scale e corse al lato del corridoio. Quando l'enorme dio fiammeggiante colpì il pavimento, le fiamme si diffusero nell'area, dopodiché la creatura si lanciò all'inseguimento nonostante stesse ancora rimbalzando per via della caduta.

Il corridoio era rettilineo, e Kamijou non aveva modo di seminare Innocentius se si trattava di pura velocità.

«...!»

Kamijou esaminò l'entrata delle scale di emergenza. Secondo il display, si trovava al primo piano.

Con un ruggito, Innocentius si lanciò in avanti al fine di fermare la mano destra del ragazzo.

«O-owah!!»

Al posto di usare quella o di scappare attraverso il corridoio, Kamijou saltò oltre la ringhiera del primo piano.

Fu solo dopo il salto che si accorse di come il terreno sottostante fosse asfaltato e di come vi fossero parcheggiate alcune biciclette.

«Waaaaaaaahhhhhhh!!»

Riuscì a malapena ad atterrare tra due bici, tuttavia l'impatto fu comunque duro. Cercò di piegare le ginocchia per assorbire lo shock della caduta, ma sentì un suono sgradevole provenire dalla sua caviglia. Aveva saltato solo dal primo piano e non pensava di essersi rotto qualcosa, però si era pur sempre fatto male.

Udì il ruggito delle fiamme che assorbivano l'ossigeno provenire da sopra.

«!?»

Kamijou si gettò a terra e contemporaneamente calciò delle biciclette, ma non successe niente.

«?»

Il ragazzo alzò lo sguardo, rivelandone uno perplesso.

Innocentius ruggiva attaccato alla ringhiera del primo piano e fissava Kamijou sul pavimento. Era quasi come se un muro invisibile gli stesse impedendo di seguirlo.

Apparentemente, le rune erano state posizionate solo nel dormitorio. Kamijou era riuscito a sfuggire alle fiamme di Stiyl abbandonando l'edificio.

Dopo aver notato questo particolare, pensò di aver capito un po' di quell'invisibile sistema che era la magia. Il suo avversario non era assurdo come poteva esserlo un mago degli RPG in grado di fare qualsiasi cosa con qualche incantesimo, ma al contrario agiva secondo delle regole simili a quelle conosciute da Kamijou lo PSY.

Sospirò.

Non essendoci più minacce alla sua vita, il ragazzo perse la sua energia. Si sedette sul pavimento senza nemmeno pensare. Non aveva paura. Al contrario, era assalito da una sensazione diversa, più simile ad uno sfinimento. Cominciò a chiedersi se scappare gli avrebbe permesso di mettersi in salvo.

«So cosa fare. La polizia.» mormorò.

Perché non ci aveva pensato prima? La polizia della Città Accademia era qualcosa come un'unità speciale anti-esper. Kamijou poteva semplicemente informarli, piuttosto che rischiare la sua vita.

Controllò la tasca dei pantaloni, ma proprio quella mattina lui stesso aveva rotto il suo cellulare pestandolo con il piede.

Guardò attentamente la strada. Stava cercando un telefono pubblico.

Non lo stava facendo per scappare.

Non lo stava facendo per scappare.

- ...Allora mi seguirai sin nelle profondità dell'inferno? -

Eppure, quelle parole sembravano ancora pugnalarlo a petto.

Non stava facendo niente di male. Non stava facendo niente di male, eppure...

Nella stessa identica situazione, Index era tornata indietro per Kamijou Touma. Non riusciva a pensare di scendere sin all'inferno con una sconosciuta che aveva frequentato per meno di mezz'ora.

«Dannazione. E' vero. Se non voglio seguirti sin nelle profondità dell'inferno...» Kamijou sorrise. «Allora devo solo portarti fuori da lì.»

Pensò di averci messo anche troppo tempo a capirlo.

Non sapeva come funzionasse la magia, ma non aveva bisogno di conoscere i meccanismi di qualcosa che non poteva vedere. Poteva mandare un'email senza aver bisogno dello schema circuitale del suo cellulare.

«...Eh. Una volta che lo si capisce, non è poi niente di che.»

Sapeva cosa andava fatto, ora doveva solo provarci.

Anche se avesse fallito, sarebbe sempre stato meglio dello starsene con le mani in mano.

Una ringhiera si deformò, facendo cadere una sostanza arancione. Kamijou si lanciò affannosamente su un lato per schivarla.

Poteva anche essersi deciso, ma aveva ancora bisogno di fare qualcosa per Innocentius prima di poter salvare Index. Il vero problema erano le diecimila rune. Sarebbe stato in grado di strappare tutta quella carta straccia?

«...Ecco, sono sorpreso che l'allarme antincendio non si sia attivato con tutto ciò che sta succedendo.»

Era stato solo un commento alla buona, ma una volta detto Kamijou Touma si bloccò sul posto.

L'allarme antincendio?


Gli allarmi antincendio installati per tutto l'edificio scattarono all'unisono.

«!?»

In mezzo a quella tempesta di ruggiti che suonavano tanto forte quanto il bombardamento di un raid, Stiyl alzò lo sguardo verso il soffitto.

Con nemmeno un secondo di ritardo, gli sprinkler che vi erano attaccati fecero uscire una pioggia artificiale forte quanto un tifone. L'arrivo dei vigili del fuoco sarebbe stata una seccatura, perciò Stiyl aveva scritto gli ordini per Innocentius in modo da non fargli toccare i sensori di sicurezza. L'unica possibilità rimasta era che Kamijou Touma avesse spinto il pulsante per l'allarme antincendio.

Pensava che così avrebbe spento le fiamme di Innocentius?

«...»

L'idea era davvero ridicola, eppure solo pensare a come si stessero inzuppando i suoi vestiti gli dava l'impressione che le vene della sua testa fossero sul punto di esplodere.

Stiyl fissò irritato l'allarme antincendio rosso sul muro.

Era facile da disattivare, ma non poteva farlo da sé. Erano iniziate le vacanze estive, quindi la maggior parte dei residenti del dormitorio era fuori, ma sarebbe stato un problema se fossero arrivati i vigili del fuoco.

«...Hm.»

Stiyl si guardò attorno, poi prese velocemente Index e se ne andò. Il suo obbiettivo era solo recuperare la ragazza, non aveva motivo di farsi vedere mentre uccideva Kamijou. Considerato quanto i vigili del fuoco c'avrebbero messo ad arrivare, lasciare Innocentius in modalità auto-inseguimento sarebbe stato sufficiente per far ricevere un caloroso abbraccio a Kamijou, così da carbonizzarlo o da ridurlo in bianca cenere.

(Ciò non significa che l'ascensore si è fermato, no?)

Aveva sentito che gli ascensori erano fatti in modo da fermarsi durante le emergenze. Il che sarebbe stato molto sconfortante per Stiyl. Lui si trovava al sesto piano. Anche se si trattava di una ragazza, trasportare una persona priva di sensi giù per le scale era stancante.

Per questo motivo, nel sentire il ding simile a quello di un forno a microonde, Stiyl fu inizialmente sollevato.

Ma poi si dovette ricredere.

Chi era? Chi c'era sull'ascensore?

Era una sera di vacanze estive ed aveva già controllato per essere sicuro che tutti gli studenti avessero lasciato deserto il dormitorio. Quindi, chi era e perché avevano bisogno dell'ascensore?

Le porte risuonarono mentre si aprivano. Un singolo passo sul pavimento bagnato dagli sprinkler risuonò attraverso il corridoio.

Stiyl si voltò lentamente.

Non aveva idea del perché il suo corpo stesse tremando dall'interno.

Davanti a lui c'era Kamijou Touma.

(Cosa? Cos'è accaduto ad Innocentius?)

Stiyl era molto confuso. Innocentius era come un missile d'avanguardia caricato su un caccia aereo. Dopo aver inquadrato qualcosa nel suo campo visivo, non gli sarebbe mai sfuggito. Non importava dove si correva o ci si nascondeva, con le sue fiamme da 3000 gradi avrebbe sciolto qualsiasi ostacolo, fossero anche stati fatti d'acciaio. Non era qualcosa da cui si poteva scappare solo correndo per l'edificio.

Eppure, Kamijou era lì davanti.

Era lì imperturbato, inarrestabile, inattaccabile, e soprattutto, era un inequivocabile nemico.

«Adesso che ci penso, le rune dovrebbero essere incise sulle mura e sul pavimento, no?» disse Kamijou, mentre la fredda pioggia artificiale scendeva su di lui. «Sei davvero straordinario. Ad essere onesto, non avrei avuto modo di vincere se tu le avessi incise con un coltello. Vantatene pure, se vuoi.»

Mentre parlava, Kamijou Touma alzò la mano destra e la portò sulla sua testa.

Puntava il soffitto. Gli sprinkler.

«Non vorrai dire... Quelli non sono in grado si spegnere delle fiamme da 3000 gradi!»

«Non essere stupido. Non le fiamme. Come puoi tappezzare le abitazioni delle persone con cose del genere?»

In quel momento Stiyl si ricordò delle diecimila rune di carta che aveva sistemato per tutto il dormitorio.

La carta è debole contro l'acqua. Lo sanno anche i bambini.

Spruzzando acqua ovunque con gli sprinkler, il numero delle rune non aveva più importanza. Kamijou non aveva nemmeno bisogno di correre per l'edificio. Solo premendo un bottone poteva distruggere tutte quelle cartacce.

I muscoli della faccia del mago si contorsero.

«Innocentius!»

Nell'istante in cui lo gridò, la porta dell'ascensore dietro Kamijou si sciolse come una scultura di zucchero e l'enorme dio fiammeggiante strisciò fuori dal corridoio.

Tutte le volte in cui le gocce cadevano sul suo corpo fiammeggiante, evaporavano con il suono del respiro di una bestia.

«Ha ha ha. Ah ha ha ha ha ha! Strepitoso! Sei geniale in battaglia! Ma ti manca l'esperienza. La carta per fotocopie non è uguale alla carta igienica. Bagnarsi un po' non la consumerà del tutto!» Il mago aprì le braccia mentre le risate fuoriuscivano dalle sue labbra, e gridò: «Uccidilo!»

Innocentius oscillò i propri arti come un martello.

«Levati di mezzo.»

Era stato Kamijou Touma a dirlo. Non si era nemmeno voltato.

La sua mano destra aveva toccato l'enorme dio fiammeggiante con un rovescio e questo era esploso in tutte le direzioni, emettendo un suono così patetico da essere addirittura esilarante.

«Co...!?»

Il cuore di Stiyl Magnus si fermò davvero per un istante, sotto shock.

Dopo esser stato spazzato via, Innocentius non era tornato in vita. Dei pezzi di carne neri come benzina schizzarono tutt'attorno, ridotti in uno stato in cui non potevano far altro che contorcersi debolmente.

«Im... possibile... Come... Come! Le mie rune non sono ancora state distrutte!»

«E l'inchiostro?» La voce di Kamijou Touma sembrava impiegare cinque anni a raggiungere le orecchie di Stiyl. «Anche se la carta per fotocopie non è stata distrutta, l'acqua laverà via l'inchiostro.» Kamijou parlava tranquillamente. «Anche se non sembra averlo fatto con tutte.»

I pezzi di Innocentius che si stavano contorcendo sparirono nell'aria uno alla volta, mentre l'acqua artificiale continuava a scorrere dagli sprinkler. Era come se l'inchiostro sulla carta per fotocopie, tappezzata per tutto l'edificio, stesse venendo giù nella pioggia pezzo per pezzo, facendo perdere ad Innocentius sempre più potere.

I pezzi di carne scomparirono uno ad uno finché, alla fine, l'ultimo si dissolse e sparì.

«Innocentius... Innocentius!»

Le parole del mago erano quelle di un uomo che urlava al telefono dopo che avevano riattaccato.

«Allora.»

Quella sola frase fu abbastanza per far trasalire il mago.

Kamijou Touma fece un passo verso Stiyl Magnus.

«Inno...centius...» disse il mago, ma non ottenne risposta.

Kamijou Touma fece un altro passo verso Stiyl Magnus.

«Innocentius... Innocentius, Innocentius!» urlò, ma non cambiò nulla.

Kamijou Touma, finalmente, si dirigeva spedito come un proiettile verso Stiyl Magnus.

«C-Cenere alla cenere, polvere alla polvere, Prude Croce Insaguinata!» gridò infine il mago, ma non apparve nemmeno una spada di fiamme, men che meno l'enorme dio fiammeggiante.

Kamijou Touma si avvicinò a Stiyl Magnus, chiudendo sempre più le distanze.

Strinse il pugno.

Strinse la sua più che normale mano destra. Strinse la mano destra che sarebbe stata inutile a meno che non fosse usata su un certo tipo di potere soprannaturale. Strinse la mano destra che non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente, non avrebbe alzato i suoi voti nei test e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze.

Però poteva anche servire a qualcosa. Dopo tutto, poteva usarla per dare un pugno al bastardo che gli stava davanti.

Il cazzotto di Kamijou Touma si scontrò con la faccia del mago.

Il corpo di Stiyl ruotò come una libellula di bambù e la parte anteriore della sua testa colpì la ringhiera.

Note[edit]

  1. Il futon è un materasso originario della cultura giapponese.
  2. Il yakisoba-pan è un panino di forma simile a quella dell'hot-dog con dei noodles e delle salse sopra.
  3. Il chazuke è un piatto tipico giapponese, fatto con riso, tè verde ed altri condimenti.
  4. E' un'usanza tradizionale giapponese che consiste nel far incontrare due persone libere da legami sentimentali affinché prendano in considerazione la possibilità di sposarsi.
  5. Kamijou parla come se si trovassero in un simulatore di appuntamenti
  6. Si riferisce ai Mana Points dei videogiochi, ovvero i punti utilizzabili generalmente per lanciare gli incantesimi.
  7. Tsukihime
  8. Riferimento al manga "Le bizzarre avventure di JoJo".
  9. Strumento di tortura che all'apparenza è simile ad un armadio, ma che dentro è pieno di chiodi.
  10. Un letto di chiodi.
  11. E' una leggenda asiatica secondo la quale le persone destinate ad amarsi veramente sono connesse da un filo rosso, che si può piegare o aggrovigliare ma non si può rompere.
  12. Gli Agathion, nelle leggende medievali, sono dei famigli che si mostrano solo a mezzogiorno.
  13. Biribiri è l'onomatopea giapponese per l'elettricità.
  14. Majin può appunto significare dio del mondo demoniaco.
  15. Musicista cieco, il quale corpo viene ricoperto da un mantra scritto direttamente sulla sua pelle, per proteggerlo da un incantesimo di cui è vittima.

Capitolo 2: L'Illusionista Dona la Morte — The_7th-Egde.[edit]

Parte 1[edit]

Era notte. Le sirene dei camion dei vigili del fuoco e delle ambulanze risuonarono nella strada principale, e infine la oltrepassarono.

Il dormitorio generalmente sembrava deserto, ma l'attivazione dell'allarme antincendio e degli sprinkler aveva capovolto la situazione. In men che non si dica si era riempito di guardoni e di camion dei pompieri.

Kamijou, prima di portarlo con sé, aveva usato la sua mano destra per distruggere la funzione di rintracciamento del velo che era rimasto nella sua stanza. Se non lo avesse fatto, e se lo avesse buttato da qualche parte, avrebbe potuto ingannare quelli che stavano inseguendo Index, ma la ragazza aveva insistito per tenerlo.

Schioccò la lingua in una stradina posteriore. Aveva il corpo insaguinato di Index tra le braccia, in modo da evitare che la ferita toccasse il suolo sporco.

Non poteva affidarla ad un'ambulanza.

Fondamentalmente alla Città Accademia non piacevano gli estranei. Non a caso era circondata da mura e veniva continuamente monitorata da tre satelliti. Persino i camionisti che rifornivano i minimarket avevano bisogno di un ID esclusivo per poter entrare.

Per questo motivo se una senza ID come Index fosse stata ricoverata chiunque ne sarebbe venuto a conoscenza.

Ed il suo nemico faceva parte di un'Organizzazione.

Se fosse stata attaccata lì ci avrebbero rimesso le persone che le stavano vicino, e non si sarebbe potuta difendere se lo avessero fatto mentre si trovava ancora in riabilitazione o durante un intervento chirurgico.

«Ma non posso lasciarla così.»

«Starò... bene. Se puoi... solo fermare l'emorragia...»

La voce di Index era debole e non mostrava alcun accenno al tono meccanico che aveva usato mentre dava spiegazioni sulle rune.

Fu proprio grazie a questo che Kamijou capì che quello che aveva detto non era vero. Non la si poteva curare col bendaggio di un dilettante. Il ragazzo era solito combattere, quindi si prestava da solo i primi soccorsi per la maggior parte delle ferite che voleva tenere segrete. Ma quella che aveva lei sulla schiena era abbastanza brutta da spaventarlo.

Era rimasta solo una cosa su cui potevano fare affidamento.

Ancora non ci credeva, ma non gli restava altro da fare.

«Hey, hey! Riesci a sentirmi?» Kamijou schiaffeggiò leggermente una guancia di Index. «Nei tuoi 103.000 grimori, c'è qualcosa che possa curare le tue ferite?»

Kamijou era convinto che la magia non servisse ad altro che ad attaccare e a guarire nei GDR.

Index aveva spiegato che per natura non era capace di gestire da sé il potere magico e che quindi non poteva usare la magia, ma Kamijou sapeva controllare il soprannaturale, dunque, se lei gli avesse detto cosa fare...

Il respiro della ragazza era debole, ma era dovuto più alla perdita di sangue che al dolore. Le sue pallide labbra tremavano.

«C'è... ma...»

Il viso di Kamijou si illuminò per un istante, prima di sentire quel "ma".

«Non... puoi farlo...» Index esalò un piccolo respiro. «Anche se... ti insegnassi l'incantesimo... il tuo potere sicuramente... interferirebbe... ah... anche se lo imiti... alla perfezione.»

Kamijou guardò sconcertato la sua mano destra.

Imagine Breaker. Il potere che vi risiedeva aveva indubbiamente cancellato le fiamme di Stiyl. C'era quindi la possibilità che avrebbe fatto lo stesso con la magia curativa di Index.

«Merda! Non di nuovo... perché è sempre colpa di questa mano destra!?»

Ma ciò significava solo che aveva bisogno di chiamare qualcuno. Come Aogami Pierce o quella Biribiri Misaka Mikoto. Gli venivano in mente solo le facce delle persone che, per quanto toste, non avrebbe voluto coinvolgere.

«...?» Index si zittì per un po'. «No... Non è quello che volevo dire.»

«?»

«Non la tua mano destra... Il problema è... che tu sei un esper.» In quella torrida notte tremava come se si fosse trovata su una montagna innevata in pieno inverno. «La magia non è... qualcosa che può essere usata da "persone di talento" come voi esper. Le "persone senza talento" volevano... fare ciò che potevano fare le "persone di talento"... per questo motivo crearono particolari formule magiche e rituali... che sono conosciute come magia.»

Kamijou quasi le urlò che non era quello il momento di perdersi in chiacchere.

«Non lo capisci...? Le "persone di talento" e le "persone senza talento" sono fondamentalmente diverse... Le "persone di talento" non possono usare i sistemi creati... per le "persone senza talento"...»

«Cos...?»

Il ragazzo si ammutolì. Per espandere la struttura dei cervelli degli esper venivano utilizzate droghe ed elettrodi, e alla fine si andavano a creare delle differenze rispetto ai normali esseri umani. I loro corpi differivano davvero da quelli degli altri.

Ma non poteva crederci. No, non voleva crederci.

Nella Città Accademia vivevano 2.3 milioni di studenti. Ed ognuno di loro era stato sottoposto al programma di sviluppo dei poteri. Anche se non era evidente, anche se non riuscivano a piegare un cucchiaio pur impegnandosi così tanto da farsi esplodere le vene del cervello, ed anche se erano i più deboli tra gli esper, erano assolutamente diversi da una persona normale.

In altre parole, le persone che vivevano in quella città non potevano usare la magia, l'unica cosa che poteva salvare quella ragazza.

C'era un modo per poter salvare la persona che era stesa di fronte a lui, eppure, nessuno poteva farlo.

«Maledizione...» Kamijou scoprì i canini come una bestia. «Com'è potuto accadere? Com'è potuto accadere!? Che diavolo significa!? Come può essere giusto!?»

Il tremolio di Index peggiorò.

Ciò che Kamijou trovava più difficile da sopportare, era che lei stesse ricevendo una punizione a causa della sua stessa incapacità.

«"Di talento", col cazzo.» sputò fuori. «Non posso nemmeno salvare una ragazza che soffre davanti ai miei occhi.»

Tuttavia non poteva avanzare altri modi per risolvere la situazione. Il fatto che i 2.3 milioni di studenti che vivevano nella città non potevano usare la magia era la regola che aveva bisogno di aggirare.

«...?»

Kamijou improvvisamente si accorse che in quel che aveva pensato qualcosa non andava.

Studenti?

«Hey, qualsiasi persona normale "senza talento" può usare la magia, giusto?»

«...Eh? Sì...»

«E quindi anche se quella persona non ha capacità magiche funzionerà, giusto?»

«Non devi... preoccupartene... Finché riescono a prepararlo correttamente ed ad eseguirlo correttamente... anche uno studente di scuola media riuscirebbe a farlo.» Index pensò per un po'. «Però, se faranno un passo falso, le loro reti e i loro circuiti neurali potrebbero distruggersi... Ma con la conoscenza dei miei 103,000 grimori andrà tutto bene. Non preoccuparti.»

Kamijou sorrise.

Senza pensare, alzò lo sguardo come per ululare alla luna nel cielo notturno.

Era vero che nella Città Accademia vivevano 2.3 milioni di studenti che erano stati modificati per avere un certo tipo di potere psichico.

Ma gli insegnanti che se ne occupavano erano normali esseri umani.

«Spero non si sia già addormentata.»

La faccia di una certa insegnante affiorò nella mente di Kamijou.

Era la faccia di Tsukuyomi Komoe, la responsabile della sua classe alta 135 cm, a cui sarebbe stato bene uno zainetto rosso delle elementari, nonostante fosse un'insegnante.


Kamijou usò un telefono pubblico per farsi dare l'indirizzo di Komoe-sensei da Aogami Pierce. (La mattina aveva pestato e rotto il suo cellulare. Come Aogami Pierce conoscesse l'indirizzo della Sensei era un mistero. Sospettava fosse uno stalker.) Quindi cominciò a camminare con una debole Index sulle sue spalle.

«Il posto è questo...»

Arrivò quindici minuti dopo essersi incamminato dalla stradina posteriore.

Totalmente inadatto all'aspetto da dodicenne di Komoe-sensei, era un appartamento di due piani in legno che sembrava così vecchio e decadente che Kamijou pensava fosse stato segnato dal Bombardamento di Tokyo. Dato che la lavatrice era posta direttamente sul corridoio, all'interno non dovevano esserci cose come un bagno.

Normalmente il ragazzo ci avrebbe fatto delle battute per dieci minuti, ma in quel momento non sorrideva nemmeno.

Dopo aver controllato le targhette delle porte del primo piano, salì delle scale malandate e arrugginite e controllò quelle del secondo. Quando poi raggiunse la porta sul retro più lontana finalmente trovò "Tsukuyomi Komoe" scritto in hiragana.

Kamijou suonò il campanello due volte e calciò l'uscio con tutta la sua forza.

Il piede che colpì la porta fece un suono tremendo.

Ad ogni modo, questa non si spostò di molto. Come sempre Kamijou ebbe la sfortuna di pensare di aver sentito uno spiacevole crack provenire dal suo alluce.

«~ ~ ~!!»

«Sì, sì, siiì! La porta anti-venditore di giornali è l'unica cosa robusta che c'è qui. Adesso apro, okay?»

(Perché non ho semplicemente aspettato?)

Con questo pensiero da far venire le lacrimucce agli occhi, la porta si aprì appena e, attraverso lo spiraglio, si affacciò la testa di Komoe-sensei con addosso un pigiama. La sua espressione rilassata diceva chiaramente che, da quella posizione, non riusciva a vedere la ferita sulla schiena di Index.

«Wah, Kamijou-chan. Hai cominciato a lavorare part-time come venditore di giornali?»

«Quale giornale ha degli impiegati che adescano persone con una suora sulla schiena?» disse Kamijou con disappunto. «Sono piuttosto nei guai, quindi entro. Permesso.»

«A-Aspetta, aspetta, aspetta!» Komoe-sensei cercò freneticamente di bloccare Kamijou mentre questo la spingeva da una parte. «I-Io non posso farti entrare così su due piedi nella mia stanza. E non è solo perché è in un terribile disordine con le lattine di birra che ricoprono il pavimento e i mozziconi di sigaretta accumulati nel portacenere!»

«Sensei.»

«Sì?»

Index v01 127.jpg

«...Veda se può fare la stessa battuta dopo aver visto ciò che sto portando sulle spalle.»

«N-Non stavo scherzando! ...Gyahhh!?»

«Quindi finalmente se n'è accorta!»

«Non avevo visto che aveva una ferita così brutta sulla schiena, Kamijou-chan!»

Komoe-sensei fu presa dal panico all'improvvisa visione del sangue, e Kamijou riuscì finalmente a spostarla e ad entrare.

"La stanza sembrava appartenere ad un uomo di mezza età amante delle scommesse sui cavalli. C'erano dei tatami molto consumati con sopra sparse innumerevoli lattine di birra, insieme ad una vera e propria montagna di mozziconi di sigaretta dentro ad un posacenere argenteo. Al centro della stanza, quasi fosse una barzelletta, c'era pure un tavolo da té, di quelli che un padre testardo avrebbe rovesciato per la frustrazione."

«...Capisco. Quindi non stava scherzando.»

«Suppongo non sia il momento giusto, ma hai qualche problema con le ragazze che fumano?»

Kamijou, mentre fissava la sua insegnante che sembrava avere dodici anni, pensò che difficilmente fosse quello il problema, e contemporaneamente calciò via delle lattine di birra per aprirsi un passaggio. Era restio a sedersi su un tatami consumato come quello, ma non c'era tempo per preoccuparsi di preparare un futon.

Distese Index a faccia in giù sul pavimento per assicurarsi che la ferita non lo toccasse.

I suoi vestiti erano lacerati in un modo che non rendeva visibile il taglio, ma un liquido rosso scuro stava scorrendo verso il basso come se fosse gasolio.

«N-Non dovresti chiamare un'ambulanza? I-Il telefono è lì.»

Komoe-sensei puntò la mano tremolante verso un angolo della stanza. Per qualche ragione, il suo telefono era uno nero di quelli con la ruota.

«Sto perdendo sangue, e così anche il mana vi si trova all'interno.»

Kamijou e Komoe-sensei si voltarono istintivamente verso Index.

Era ancora distesa senza vita sul pavimento, ma i suoi occhi erano silenziosamente aperti, anche se la sua testa stava su un lato come una bambola rotta.

I suoi occhi erano più freddi del pallido chiaro di luna e più precisi degli ingranaggi di un orologio.

Erano così perfettamente sereni da non sembrare appartenere ad un essere umano.

«Pericolo. Capitolo Due, Versetto Sei. La perdita di forza vitale conosciuta come mana, dovuta all'emorragia, ha oltrepassato una certa quantità, di conseguenza sta per essere forzato il risveglio della Penna di John... Se la situazione attuale persiste, il mio corpo perderà il minimo di forza vitale necessaria e morirà in circa 15 minuti, secondo il Tempo Standard Internazionale definito dall'orologio della torre di Londra. Sarebbe meglio se voi seguiste le istruzioni che sto per darvi, al fine di eseguire il trattamento più efficace.»

Komoe-sensei fissò Index sconvolta.

Kamijou a stento poteva biasimarla. Sebbene l'avesse già sentita una volta, non riusciva proprio ad abituarsi a quella voce.

«Allora...»

Il ragazzo guardò Komoe-sensei e cominciò a riflettere.

Se le avesse davvero chiesto di usare la magia, gli avrebbe sicuramente detto che non era il tempo di giocare a fare la maghetta e che comunque era troppo grande per quel genere di cose.

Quindi, come doveva convincerla?

«Hmm. Sensei, Sensei. Questa è un'emergenza, perciò sarò breve. Ho bisogno di svelarle un segreto, venga qui.»

«Cosa?»

Kamijou mosse la sua mano come se stesse chiamando un cagnolino, e Komoe-sensei gli si avvicinò con nonchalance.

Mi spiace, si scusò il ragazzo sussurrando a Index.

Sollevò senza indugio i vestiti strappati, rivelando così la ferita che questi nascondevano.

«Eeh!?»

A mala pena poteva biasimarla per essere rimasta tanto sconvolta.

La ferita era così brutta da scioccare persino lui. Si estendeva dritta in una linea orizzontale attraverso la schiena, come una scatola di cartone sulla quale qualcuno aveva usato un righello ed un taglierino. Dietro al sangue rosso, si potevano vedere il rosa dei muscoli, il giallo del grasso, ed anche qualcosa di duro e bianco che sembrava essere la colonna vertebrale.

Immaginandola come una bocca rossa, le labbra attorno ad essa erano pallidissime, alla stregua di qualcuno che era stato in piscina.

«Ghh...» Kamijou represse delle vertigini ed abbassò con cura i vestiti zuppi di sangue.

Gli occhi gelidi di Index non si muovevano di una virgola, neppure quando gli abiti le toccavano la ferita.

«Sensei.»

«Eh? Sì!?»

«Sto per chiamare un'ambulanza. Nel frattempo, ascolti questa ragazza e faccia qualsiasi cosa le dica... Si assicuri che non perda conoscenza. Come può vedere dai suoi vestiti è una religiosa. Grazie.»

Perché Komoe-sensei continuasse a non credere alla magia, le sarebbe bastato vedere le richieste di Index come una semplice consolazione. Per questo motivo, Kamijou aveva fatto in modo che smettesse di pensare al curare la ferita e che piuttosto si concentrasse sul parlarle ad ogni costo.

La sensei annuì con un'espressione estremamente seria ed un viso pallido.

L'unico problema era che nel frattempo Kamijou sarebbe dovuto stare fuori a non fare niente.

Se fosse arrivata un'ambulanza prima del completamente della magia, la "consolazione" sarebbe dovuta finire. Ciò significava che non poteva davvero chiamarne una.

Ma questo non voleva dire che Kamijou doveva andarsene. Dopotutto poteva usare il telefono nero che c'era nella stanza per chiamare il 117, fingendo poi di richiedere un'ambulanza mentre in realtà parlava con una registrazione.

Il vero problema era un'altro.

«Hey, Index.» le disse Kamijou con delicatezza mentre questa restava stramazzata al suolo. «C'è qualcosa che posso fare?»

«No. L'opzione migliore per te sarebbe quella di andartene.»

Quelle parole così eccessivamente chiare e dirette fecero sì che Kamijou stringesse il pugno così forte da farsi male.

Non c'era niente che poteva fare.

Ed era tutto a causa della sua mano destra, che solo trovandosi nella stessa stanza avrebbe cancellato la magia curativa.

«...Allora, sensei. Sto andando a cercare un telefono pubblico.»

«Aspetta... eh? Kamijou-chan, ho un telefono, ec...»

Il ragazzo ignorò le sue parole, aprì la porta e lasciò la stanza.

Strinse i denti, non poteva far altro che andarsene.

Kamijou corse per la città notturna.

Mentre lo faceva, stringeva la mano destra in grado di distruggere persino i sistemi di Dio, ma incapace di proteggere una sola persona.


Non appena Kamijou Touma lasciò la stanza, Index mosse le sue pallide labbra.

«Qual è l'attuale ora solare in Giappone? E la data?»

«Sono le 8:30 PM del 20 luglio...»

«Pare tu non stia guardando un orologio. Quella è l'ora esatta?»

«Non ne ho uno in stanza, ma il mio orologio interno spacca il secondo, quindi non preoccuparti.»

«...»

«Credimi. Ho sentito che alcuni fantini hanno un orologio interno così preciso da spaccare il millesimo di secondo. Lo si può regolare con alcune abitudini alimentari e seguendo un certo ritmo nelle proprie attività.» rispose Komoe-sensei con fare perplesso.

Poteva non essere un esper, ma era pur sempre un'abitante della Città Accademia. Chi ci viveva in genere aveva un livello di conoscenza medica e scientifica completamente diverso da quello delle altre persone.

Ancora con la faccia all'ingiù, Index guardò fuori dalla finestra muovendo solo gli occhi.

«Dalla posizione delle stelle e dall'angolazione della Luna... si ha un riscontro con la direzione di Sirio, con un margine di errore di 0.038. Giusto per verificarlo ancora una volta. L'attuale ora solare in Giappone è 20 luglio, 8:30 PM, giusto?»

«Sì. Beh, tecnicamente adesso sono passati 53 secondi, ma... Ah, no!! Non ti alzare!!»

Komoe-sensei provò disperatamente a spingerla indietro mentre Index cercava di sedersi, perché così facendo si sarebbe ferita ulteriormente, ma lo sguardo della ragazza non vacillò minimamente.

Questo non era né spaventoso né pungente.

Semplicemente non c'erano più emozioni nei suoi occhi, come se avessero spento una luce con un interruttore.

Non contenevano più una vera presenza.

Era come se la sua anima fosse scomparsa.

«E' vicino alla fine del Cancro. L'ora è tra le 8 e le 12 di notte. La direzione è ovest. Sotto la protezione di Ondina, il ruolo dell'angelo è il cherub...»

Si poteva sentire il suono di Komoe-sensei che tratteneva il respiro.

Inavvertitamente Index, con una delle sue dita insanguinate, aveva cominciato a disegnare un certo tipo di figura in cima al piccolo tavolino da tè. Anche chi non conosceva i cerchi magici avrebbe capito che si trattava di qualcosa di religioso. Komoe-sensei era già un po' scossa, ma adesso qualcosa la travolgeva a tal punto da impedirle di parlare.

Dopo aver disegnato un cerchio di sangue che riempiva l'intero tavolino, Index tracciò un simbolo a forma di stella, un pentagramma.

Tutto attorno vi erano delle scritte in qualche strana lingua. Probabilmente quelle parole erano le stesse che Index stava mormorando. Aveva fatto delle domande sulle costellazioni e sull'ora perché le parole che scriveva cambiavano in base al tempo e alla stagione.

Metteva in pratica la magia senza mostrare la debolezza tipica delle persone ferite.

La sua estrema concentrazione dava l'impressione che non stesse provando alcun dolore.

Quando sentì il suono del sangue gocciolante provenire dalla schiena della ragazza, un brivido silenzioso attraversò Komoe-sensei.

«C-C-C-Cos'è quello?»

«Magia.» Detta questa sola parola Index fece una pausa. «Da adesso in poi avrò bisogno del tuo aiuto e del tuo corpo. Se farai come dico, non ci saranno fatalità e nessuno porterà rancore verso di te.»

«C-Come puoi parlare così tranquillamente!? Stenditi ed aspetta l'ambulanza! Ehm... bende, bende. Con una ferita così brutta, dovrei fasciare la zona attorno all'arteria per fermare l'emorragia...»

«Quel livello di trattamento non potrà curarmi completamente. Non so cosa sia un'ambulanza, ma sarà capace di chiudere questa ferita nei prossimi 15 minuti e di rifornirmi del livello di mana di cui necessito?»

«...»

Un'ambulanza avrebbe impiegato dieci minuti ad arrivare, anche se l'avessero chiamata subito. E ci avrebbero messo altrettanto tempo per portarla in ospedale, senza contare che il trattamento non sarebbe iniziato immediatamente. Komoe-sensei non riusciva proprio a capire cosa potesse significare un termine occulto come "mana", ma era vero che la sola chiusura della ferita non l'avrebbe rimessa in sesto.

Se in quel momento gliel'avessero ricucita con ago e filo, questa pallida ragazza sarebbe stata abbastanza forte da riprendersi?

«Per favore.» disse Index senza il minimo cambio d'espressione.

Una miscela di sangue e saliva le stava gocciolando da un lato della bocca.

In lei non c'era energia. Non c'era nemmeno nulla di spaventoso. Ma quella calma e quell'autocontrollo erano più terrificanti di qualsiasi altra cosa. Tutto quel che faceva sembrava farle allargare la ferita, e ciò le dava l'aspetto di una macchina rotta che continuava a funzionare senza accorgersi che c'era qualcosa che non andava.

(Se facessi qualcosa che la facesse insistere, la situazione potrebbe anche peggiorare.)

Komoe-sensei sospirò. Ovviamente non credeva nella magia. Tuttavia, Kamijou le aveva detto di mantenere viva la conversazione per assicurarsi che la ragazza non perdesse conoscenza.

Tutto ciò che poteva fare era cercare di non provocare quella persona seduta di fronte a lei, sperare che Kamijou chiamasse un ambulanza al più presto possibile e fidarsi dell'eccellente pronto soccorso dei tecnici di emergenza sanitaria dell'ambulanza.

«Allora, cosa dovrei fare? Non sono una maghetta.»

«Ti ringrazio per la cooperazione. Per prima cosa... prendi... prendi quella... quella... cos'è quella cosa nera?»

«? Oh, è una memory card per i giochi.»

«??? ...Beh, va bene. Ad ogni modo, prendi quella cosa nera e ponila al centro del tavolo.»

«Tecnicamente, è un tavolo da tè...»

Komoe-sensei fece come le era stato detto e mise la memory card al centro del tavolo da tè. Poi prese una custodia per matite meccaniche, una scatola di cioccolatini vuota, due libri tascabili e ci mise anche quelli. Prese anche due piccoli modellini che si trovavano nelle confezioni di cibo, e li allineò l'uno vicino all'altro.

La sensei si chiedeva quale fosse il fine, ma Index era ancora del tutto seria nonostante sembrasse sul punto di collassare.

Ogni lamentela di Komoe-sensei spariva di fronte allo sguardo simile ad una spada giapponese che proveniva da quel viso pallido.

«Cos'è questo? L'hai chiamata magia, ma non è solo giocare con le bambole?»

Di fatto, il tutto sembrava la versione in miniatura della stanza. La memory card era il tavolo da tè, i due libri in piedi erano la libreria e l'armadio, ed i due modellini erano negli stessi posti delle due persone nella stanza. Quando delle perline di vetro vennero sparse sul tavolo da tè sembrarono fermarsi nei posti che replicavano esattamente le lattine di birra sul pavimento.

«La sostanza non importa. E' uguale al funzionamento di una lente d'ingrandimento, a prescindere che questa sia fatta di vetro o di plastica... Sinché la forma ed il ruolo sono gli stessi, la cerimonia è eseguibile.» mormorò Index sudando. «Tutto ciò di cui ho bisogno è che tu porti accuratamente a termine le mie istruzioni. In caso di errore il tuo cervello ed i tuoi neuroni si consumeranno.»

«???»

«Sto dicendo che in caso di fallimento il tuo corpo sarà fatto a pezzi e tu morirai. Per favore, sii prudente.»

«Bh!?» Komoe respirava a fatica, ma Index continuava non prestandole alcuna attenzione.

«Adesso creeremo un tempio per l'angelo che vi discenderà. Segui la mia voce e canta.»

Quel che Index fece dopo non fu parlare, ma emettere un vero e proprio suono.

Senza pensare a cosa potesse significare, Komoe-sensei cercò di copiarne giusto il ritmo, intonandolo e provando a cantarlo.

E...

«Kyahh!?»

Ad un tratto, anche i modellini in cima al tavolo da tè cominciarono a "cantare". Uno dei due urlò "Kyahh!?" in contemporanea. Vibravano. Proprio come la vibrazione trasmessa attraverso i fili del telefono risultava in una voce nel bicchiere di carta all'altra estremità, il modellino vibrava e riproduceva la voce di Komoe-sensei.

La ragione per cui l'insegnante non si fece prendere dal panico e non fuggì dalla stanza era probabilmente perché viveva in una città con 2.3 milioni di esper. Una persona normale avrebbe pensato che fossero fuori di testa.

«Collegamento completo.» la voce di Index e quella proveniente dal tavolo da tè risuonarono doppie. «Il tempio creato sul tavolo è stato collegato con la stanza. In parole povere, ogni cosa che accadrà in questa stanza accadrà sul tavolo, e ogni cosa che accadrà sul tavolo accadrà in questa stanza.»

Index spinse leggermente il tavolo da tè con il piede.

In quell'istante, l'intero appartamento vibrò sotto i piedi di Komoe-sensei come per un forte impatto.

La sensei sentiva l'aria soffocante della stanza divenire limpida come quella di una foresta al primo mattino.

Ad ogni modo, non apparve niente di simile ad un angelo. C'era solo qualcosa che poteva essere descritto come una presenza invisibile. Komoe-sensei fu assalita dalla sensazione di essere osservata da migliaia di occhi in ogni direzione.

E poi, ad un tratto, Index gridò.

«Immagina! Immagina un angelo dorato con il corpo di un bambino! Immagina un bellissimo angelo con due ali!»

Per compiere la magia era essenziale stabilire il proprio territorio.

Per esempio, se si lanciasse un sassolino nell'oceano le increspature sarebbero piccole. Tuttavia, se si gettasse un sassolino in un secchio d'acqua le increspature sarebbero grandi. Era la stessa cosa. Per alterare il mondo con la magia andava definito il luogo dove sarebbe avvenuto il cambiamento.

Il protettore era il dio temporaneo di un piccolo spazio.

Se una persona immaginava un protettore, definiva la sua forma e riusciva a controllarlo liberamente poteva far accadere cose misteriose in una zona limitata.

Komoe-sensei non aveva ricevuto alcuna spiegazione e aveva alcune difficoltà ad immaginarne uno. Il termine "angelo dorato" le faceva pensare solo a quella cosa del singolo d'oro o dei cinque d'argento[1].

Come l'immagine nella mente della sensei si confuse sempre più, anche la presenza che li circondava perse la propria forma. Una sensazione sgradevole le percorse schiena, come se fosse stata avvolta in della melma putrefatta ai piedi di una palude.

«Immaginalo! Non verrà effettivamente evocato un angelo. E' solo una raccolta di mana invisibile. Prenderà forma secondo il tuo volere da utilizzatrice di magia!»

Doveva essere davvero disperata, perché anche la voce di quella fredda e meccanica Index era diventata affilata come una stalattite.

Dinanzi a quell'improvviso cambiamento Komoe-sensei spalancò gli occhi e si affrettò a sussurrare.

(...Un angelo carino, un angelo carino, un angelo carino...)

Confusa, rievocò disperatamente l'immagine di una ragazza dalle sembianze di angelo che aveva visto in uno shoujo manga molto tempo prima.

Quella cosa che sembrava melma invisibile sospesa nell'aria della stanza aveva preso forma, come se fosse stata spinta all'interno di una nuvoletta di forma umana... o almeno così sembrava a Komoe-sensei.

Aprì timidamente gli occhi per controllare.

(...Eh? Non verrà effettivamente evocato un angelo?)

Proprio quando le cominciarono a venire i primi dubbi, la nuvoletta d'acqua dalla forma umana esplose e la melma invisibile schizzò per tutta la stanza.

«Kyahh!!»

«...Il fissaggio della forma è fallito.» Index guardò intorno con lo sguardo tagliente. «Sarà sufficiente che il tempio sia protetto da un'Ondina blu... Continuiamo.»

Le parole di Index erano piuttosto positive, ma i suoi occhi non mostravano alcuna felicità.

Komoe-sensei batté le ciglia come un bambino i cui genitori avevano visto la verifica insufficiente che aveva cercato di nascondere.

«Canta. Solo un altro po' e sarà finita.»

Sebbene fosse vittima di una crescente confusione e di pensieri sempre meno chiari, quell'ordine tagliente non riuscì a farle perdere la calma.

Index, la sensei ed i due modellini sul tavolo da tè cantarono.

La schiena del modellino di Index cominciò a sciogliersi.

Era come una gomma tenuta su un accendino. Si sciolse, la superficie perse la sua irregolarità, diventò liscia, si raffreddò e si indurì ancora una volta, quindi recuperò la forma originale.

Komoe-sensei si sentiva il cuore congelare.

Al momento Index era seduta dall'altra parte del tavolo da tè, di fronte a lei.

Non aveva il coraggio di alzarsi ed andare a controllare la sua schiena.

Il pallido viso della ragazza era ricoperto di sudore.

I suoi occhi di ghiaccio ancora non mostravano alcun segno di dolore o sofferenza.

«Rifornimento di mana e stabilizzazione della condizione confermato. Ritorno alla modalità riposo della Penna di John.»

Come se fosse stato premuto un pulsante, tornò una leggera luce negli occhi di Index.

Il calore riempì l'atmosfera della stanza, sembrava fosse stato riacceso un fuoco in un caminetto freddo.

Lo sguardo negli occhi di Index era così caldo e gentile che era per Komoe-sensei era impossibile non sentirlo. Era lo sguardo di una ragazza normale.

«Quindi, se il protettore che è disceso è tornato indietro ed il tempio è stato distrutto, è finita.» Index sorrise dolorante. «Questa è la magia. Proprio come apple e ringo[2] che significano la stessa cosa. Non hai bisogno di una bacchetta magica di vetro quando hai un ombrello di plastica della stessa chiarezza. Vale anche per le carte dei tarocchi. Finché i disegni ed i numeri corrispondono, puoi eseguire delle divinazioni con i ritagli di uno shoujo manga.»

Il sudore di Index non si fermò.

Komoe-sensei cominciò a pensare che ciò che aveva fatto aveva solo peggiorato le sue condizioni.

«Non preoccuparti.» Persino allora Index sembrò sul punto di svenire. «E' lo stesso del raffreddore. Si guarisce da soli. La ferita in sé è stata chiusa, quindi starò bene.»

Non appena ebbe finito di parlare, il suo corpo collassò. Cadde anche il modellino. Il tavolo da tè vibrò leggermente e la stanza che vi era collegata venne assalita da un terribile tremolio.

Komoe-sensei stava per andare a soccorrerla, ma Index iniziò a cantare.

Quando anche la sensei iniziò a cantare l'ultima canzone l'aria tornò alla sua solita pesantezza. Komoe-sensei scosse con cautela il tavolo da tè, ma non accadde nulla.

(Grazie a Dio.)

Non appena Komoe-sensei chiuse gli occhi per il sollievo Index parlò.

L'insegnante pensava che chiunque sarebbe stato felice di constatare che la propria ferita era guarita, ma la suora disse qualcos'altro.

«Sono felice di non essere stata un peso per nessuno.»

Komoe-sensei la fissò con un'espressione sorpresa.

«...Se fossi morta qui, forse lui sarebbe rimasto con questo peso sulle spalle.»

Index chiuse gli occhi, come se stesse sognando, e non disse nient'altro. Quando quella ragazza era stata colpita alla schiena ed era svenuta, e quando aveva eseguito quello strano rituale, non aveva pensato nemmeno una volta a se stessa. Aveva pensato alla persona che l'aveva portata sin lì.

Komoe-sensei non riusciva ad avere gli stessi pensieri. Non aveva nessuno a cui rivolgerli.

Fu questo a spingerla a chiedere una cosa.

Era certa che Index si fosse già addormentata e che non l'avrebbe sentita, proprio per questo lo chiese.

Eppure, la ragazza rispose con gli occhi ancora chiusi.

«Non lo so.»

Non si era mai sentita a quel modo per nessuno prima, e non sapeva che sensazione fosse. Ma quando si era così incautamente arrabbiato per lei davanti a quel mago, aveva voluto che scappasse, anche a costo di costringerlo. E quando era stato costretto a scappare da Innocentius per poi tornare indietro, aveva pensato di essere sul punto di piangere.

Non lo capiva, ma quando era con lui, niente andava mai come voleva e si sentiva sotto pressione.

Eppure, quelle cose inaspettate erano molto divertenti e la rendevano davvero felice.

Ad ogni modo, non sapeva che sentimento fosse.

Questa volta, Index cadde in un sonno profondo con il sorriso sulle labbra, come se stesse facendo un sogno piacevole.

Parte 2[edit]

Poco dopo l'alba i suoi sintomi erano molto simili a quelli di un raffreddore.

Index era costretta a letto con febbre alta e mal di testa. Non aveva il naso gocciolante o il mal di gola, perché non aveva contratto nessun virus. Tutto quel che doveva fare era riprendersi, perciò non importava quante medicine per l'influenza prendesse, non avrebbe risolto nulla.

«...Quindi, perché indossi solo delle mutandine lì sotto?»

Sicuramente Index non riusciva a sopportare l'afoso caldo del futon, perché aveva un asciugamano bagnato sulla fronte e teneva una gamba fuori in direzione di Kamijou. Indossava la parte superiore di un pigiama verde pallido, e ciononostante la sua coscia dal colore abbagliante era scoperta quasi per intero. La sua pelle era leggermente rosata per via della febbre.

L'asciugamano era diventato tiepido, quindi Komoe-sensei lo immerse in un catino pieno d'acqua e lo strizzò, lanciando un'occhiataccia a Kamijou.

«...Kamijou-chan. Penso che quei vestiti fossero un po' eccessivi.»

"Quei vestiti" probabilmente era riferito all'abito da suora ricoperto di spille da balia.

Kamijou era d'accordo al 100% ma Index, visto che le era portato via la solita tunica, aveva l'aspetto di un gatto infastidito.

«La vera domanda è come il pigiama di un'adulta amante della birra e fumatrice accanita come lei stia così bene ad Index. Qual è la differenza d'età tra di voi?»

«Cos...!»

Komoe-sensei (età sconosciuta) si ammutolì, ma Index proseguì dandole il colpo di grazia.

«Per favore, non guardarmi così dall'alto in basso. Per la verità questo pigiama è un po' stretto attorno al petto.»

«Cosa... impossibile! Non può essere vero, mi stai prendendo in giro!» protestò Komoe-sensei.

«Piuttosto, com'è possibile che ti senta stringere se non hai nulla sul petto!?» chiese Kamijou.

«...»

«...»

Le due ragazze lo guardarono male e l'anima di Kamijou entrò automaticamente in modalità prostrazione.

«Giusto, giusto. Ad ogni modo, Kamijou-chan, chi è esattamente questa ragazza?»

«Mia sorella minore.»

«Che razza di scusa. Con quei capelli argentati e quegli occhi verdi, è chiaramente una straniera!»

«E' la mia sorellastra.»

«...Sei un pervertito?»

«Sto scherzando! So bene che con una sorellastra non sarebbe l'ideale, ma con una vera sorella sarebbe contro le regole!»

«Kamijou-chan.» disse lei, cambiando tutto ad un tratto il tono della sua voce in quello da professoressa.

Kamijou si ammutolì. Non era poi così strano che Komoe-sensei volesse sapere cosa stesse accadendo. Non solo lui le aveva portato in casa una singolare straniera, ma la ragazza aveva avuto una ferita da spada sul dorso della schiena che chiaramente puzzava di cattive notizie, e la sensei era persino stata costretta a partecipare a qualche strano rituale magico.

Sarebbe stato difficile chiederle di chiudere un occhio.

«Sensei, posso sapere una cosa?»

«Cosa?»

«Me lo sta chiedendo per comunicarlo alla polizia o al Consiglio di Amministrazione della Città Accademia?»

«Sì.» disse immediatamente Komoe-sensei annuendo. Senza esitazione, aveva detto al suo allievo che stava per tradirlo. «Non so in che tipo di situazione vi troviate voi due.» Komoe-sensei sorrise. «Ma se accade qui, nella Città Accademia, risolverlo è il nostro dovere di insegnanti. Prendersi cura dei bambini è compito degli adulti. Adesso che so che siete in pericolo, non posso stare con le mani in mano.»

Questo era ciò che aveva detto Tsukuyomi Komoe.

Eppure, non aveva alcun potere, alcuna forza, ed alcun dovere di agire così.

Tutto quel che aveva fatto era stato dirlo con la schiettezza di una famosa katana capace di colpire il punto giusto al momento giusto.

«Io...» cominciò Kamijou prima di finire col sussurrare: «...non sono alla sua altezza.»

Kamijou aveva vissuto ben 15 anni o giù di lì, eppure, non aveva mai visto nessun altro come quella professoressa, una di quelle che si vedevano nei drama e che non apparivano più nemmeno nei film.

E così...

«Se fosse una completa estranea non esiterei a coinvolgerla, ma le devo un favore per quella magia, quindi non posso permettermelo.»

La risposta di Kamijou fu immediata.

Komoe-sensei rimase in silenzio per un po'.

«Mhh. Non ho intenzione di farmi giocare da qualche frase figa.»

«...? Sensei, perché si è alzata ed è andata alla porta?»

«Per ora sarà una sospensione di trattative. Ho bisogno di andare al supermercato per fare delle compere. Kamijou-chan, vedi di capire cosa mi dovrai dire nel frattempo. E...»

«E?»

«Potrei sentirmi così presa dalla spesa dal finire col dimenticarmene. Nessun imbroglio quando sarò di ritorno. Accertati di dirmelo, okay?»

Kamijou ebbe la sensazione che Komoe-sensei avesse sorriso.

Sì sentì il suono della porta dell'appartamento che si apriva e poi si chiudeva, lasciando Kamijou e Index da soli in quella stanza.

(Sta cercando di essere gentile.)

Kamijou, visto il sorriso da bambina birbante di Komoe-sensei, aveva avuto la sensazione che questa, una volta tornata dal supermercato, avrebbe "dimenticato tutto".

Se in seguito avesse deciso di parlargliene sarebbe sicuramente andata su tutte le furie e avrebbe inveito con: "Perché non me l'hai detto prima!? Me ne sono totalmente dimenticata!", per poi accettare con gioia di aiutarlo.

Con un sospiro Kamijou si voltò verso Index, che stava all'interno del futon.

«...Mi dispiace. So che non è il momento giusto per preoccuparsi dell'aspetto.»

«Non preoccuparti. E' meglio così.» Index scosse la testa. «Sarebbe sbagliato continuare a coinvolgerla... E non può usare più la magia.»

«?»

Kamijou aggrottò le sopracciglia.

«I grimori sono pericolosi. Vi si trovano informazioni strane ed aberranti, così come leggi assurde in grado di alterare la realtà. Che siano buone o cattive, quelle cose sono tossiche per questo mondo. Il solo imparare qualcosa di un "mondo diverso" ti distruggerebbe cervello.» spiegò Index.

Kamijou cercò di interpretarlo in modo che potesse capire.

(Quindi è come forzare l'avvio di un programma che non è compatibile con il sistema operativo del computer?)

«Il mio cervello ed il mio spirito sono protetti da barriere religiose, e inoltre i maghi che provano ad andare oltre l'essere umani devono superare i limiti delle loro stesse conoscenze per arrivare alla condizione psichica desiderata, che per certi versi è simile all'insanità mentale. Ad ogni modo, per una persona normale proveniente da un paese così debolmente religioso come il Giappone, un'altra magia potrebbe essere fatale.»

«C-Capisco...» Kamijou riuscì in qualche modo a nascondere il proprio stupore. «Beh, è un peccato. Speravo fosse in grado di eseguire qualche alchimia per me. Conosci l'alchimia, no? Può tramutare il piombo in oro.»

Ovviamente aveva omesso di aver conosciuto questo argomento tramite un gioco di ruolo dove si combinavano gli oggetti e con una giovane alchimista come protagonista.

«Beh, per quello c'è una tecnica che si chiama Ars Magna, ma preparare gli attrezzi con materiali moderni costerebbe... uhm... sette trilioni di yen, secondo la valuta di questo paese.»

«………………………………………………………. Bene, decisamente non ne vale la pena.» mormorò Kamijou privo di qualsiasi sentimento.

Index sorrise debolmente e disse: «...Sì. Far diventare oro il piombo non serve a niente se non a far felici i nobili.»

«Ma... aspetta. Adesso che ci penso, cosa si fa? Come funziona? Se fai diventare oro il piombo, significa che modifichi gli atomi Pb in Au?»

«Non lo so esattamente, ma è solo una tecnica del quattordicesimo secolo.»

«Aspetta, stai dicendo quello che penso? E' davvero il cambiamento della disposizione atomica!? Vuoi dire che potresti causare il decadimento dei protoni senza un acceleratore di particelle ed una fusione nucleare senza un reattore!? Aspetta un secondo. Forse nemmeno i sette Level 5 della Città Accademia ne sarebbero capaci!»

«???»

«Aspetta, non fare una faccia così confusa! Ehm... ehm... Ah. Per farti capire quanto sarebbe figo: con una cosa del genere potresti facilmente creare robot atomici o mobile suit[3]

«Che cosa sono?»

Con quelle tre parole distrusse tutti i sogni degli uomini.

Vedendo la testa di Kamijou penzolare senza vita, Index sembrò capire di aver detto qualcosa di sbagliato.

«C-Comunque, le spade ed i bastoni magici usati nelle cerimonie possono essere rimpiazzati con dei materiali moderni, ma c'è un limite... In particolar modo per gli oggetti magici che hanno a che vedere con Dio come la Lancia di Longino, il Santo Graal di Giuseppe o il Crocifisso. Anche dopo 1000 anni, pare che non si possano costruire delle sostituzioni... ah...»

Ad un certo punto, mentre parlava con entusiasmo, Index iniziò a tenersi le tempie come se stesse soffrendo i postumi di una sbornia.

Kamijou Touma guardò la faccia della ragazza distesa sul futon.

All'interno della sua testa possedeva 103.000 grimori. Leggerne solo uno avrebbe potuto far impazzire chiunque, eppure, ne aveva memorizzato ogni singola lettera. Quanto aveva sofferto?

E nonostante ciò, Index non si era mai lamentata del proprio dolore.

«Vuoi saperlo?» chiese lei come per scusarsi con Kamijou, mentre ignorava il suo stesso malessere.

Il solito tono allegro di Index aveva creato un'atmosfera dove il parlare a bassa voce era più enfatizzato e trasmetteva più determinazione.

(Idiota di una sensei.)

A Kamijou non importava molto della situazione di Index. In qualsiasi condizione si fosse trovata, non l'avrebbe mai abbandonata. Finché fosse riuscito a sconfiggere i suoi nemici e a proteggerla, non aveva motivo di scavare nel suo doloroso passato.

«Vuoi conoscere le circostanze in cui mi trovo?» ripetè la ragazza che chiamava se stessa Index.

Kamijou si decise e rispose: «Mi fai sentire come un prete, sai?»

In un certo senso, era vero. Si sentiva come un prete che ascoltava le confessioni di un peccatore.

«Sai perché?» chiese Index. «La Chiesa Cristiana originariamente era una singola organizzazione, ma adesso ci sono i Cattolici, i Protestanti, i Cattolici Romani, gli Ortodossi Russi, gli Anglicani, i Nestoriani, gli Atanesiani, gli Gnostici ed altri. Sai perché è accaduta questa scissione?»

«Beh...»

Kamijou aveva almeno sfogliato il libro di storia, quindi aveva un'idea di quale fosse la risposta. Tuttavia, esitava a menzionarla difronte al "vero" Indice.

«Va bene così.» la ragazza sorrise. «E'successo perché la politica si è mischiata con la Chiesa. Le sette si scissero, opposte l'una all'altra, e combatterono. Alla fine, anche le persone che credevano nello stesso Dio erano tra loro nemiche. Anche se credevamo nello stesso Dio, camminavamo tutti su strade diverse.»

Ovviamente, c'erano modi diversi di pensare. Alcuni volevano far soldi tramite la parola di Dio, mentre altri non lo permettevano. Alcuni sentivano di essere amati da Dio più di chiunque altro al mondo, mentre altri si rifiutavano di accettarlo.

«Dopo che le sette finirono di interagire le une con le altre, tutte, compresa la mia, vennero sottoposte ad un personale sviluppo che portò alla formazione di caratteristiche individuali. Cambiavamo secondo la situazione e la cultura delle nostre nazioni.» Index prese un piccolo respiro. «La Chiesa Cattolica Romana gestisce e controlla il mondo, la Chiesa Ortodossa Russa scova ed elimina l'occulto, e la Chiesa Anglicana, alla quale appartengo io...»

Per un secondo, le venne un nodo alla gola.

«L'Inghilterra è il paese della magia.» disse come se fosse un ricordo doloroso. «Quindi la Chiesa Anglicana è fortemente specializzata nella cultura anti-mago e nelle tecniche come quelle della caccia alle streghe o dell'Inquisizione.»

Solo a Londra c'era un numero di gruppi pubblici che si erano auto-proclamati associazioni magiche, e quelli realmente esistenti erano dieci volte più di quelli sulla carta. Il loro modo di fare, cominciato come un mezzo per proteggere i cittadini dai "maghi cattivi che si aggiravano nella città", si era spinto troppo verso un'unica direzione e ad un certo punto era diventato una cultura di massacri ed esecuzioni.

«La Chiesa Anglicana ha una divisione speciale.» disse Index come se stesse confessando i propri peccati. «Investiga la magia e sviluppa cotromisure con le quali sconfigge i maghi. E' conosciuta come Necessarius.» Sembravano proprio le parole di una suora. «Se non conosci il tuo nemico, non ti puoi difendere dai suoi attacchi. Però, comprendere un nemico impuro, renderà impuro il tuo cuore e, toccare un nemico impuro, renderà impuro il tuo corpo. Ecco perché Necessarius, la Chiesa dei mali necessari, fu creata per convogliare in un posto solo tutte quelle impurità. Ed il caso più estremo sono...»

«I 103.000 grimori.»

«Sì.» Index annuì leggermente. «La magia è come un'equazione. Se risolvi bene i calcoli puoi contrattaccare il tuo avversario. E' per questo che i 103.000 grimori sono stati impiantati dentro di me... Se conosci la magia che c'è in tutto il mondo, puoi neutralizzare la magia di tutto il mondo.»

Kamijou guardò la sua mano destra.

Aveva pensato che non servisse a niente. Il suo potere non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente, non avrebbe alzato i suoi voti nei test e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze, perciò l'aveva perlopiù ignorato.

Ma quella ragazza aveva attraversato l'Inferno per avere la stessa cosa.

«Però, se questi grimori sono così pericolosi e sai dove si trovano, perché non li bruci senza leggerli? Finché ci saranno persone che possono leggerli ed imparare, i maghi continueranno ad apparire, no?»

«I libri in sé sono meno importanti dei contenuti. Anche se ti disfacessi di un Originale, i maghi che ne conoscono gli insegnamenti li trasmetterebbero ai loro discepoli, quindi non avrebbe senso. Anche se chi compie atti del genere è conosciuto più come stregone che come mago.» spiegò Index.

(E' come per i dati postati su internet? Anche cancellando gli originali continueranno ad esistere delle copie.)

«Inoltre, un grimorio non è niente di più che un manuale.» Index parlava come se stesse soffrendo. «Leggerne uno solo non ti rende un mago. I maghi li interpretano in modo che gli si addicano, e creano un nuovo tipo di magia.»

Più che a dei dati assomigliavano ad un virus in continuo cambiamento.

Per eliminarlo del tutto lo si doveva analizzare costantemente e ogni volta creare un nuovo antivirus.

«Come ho detto prima, i grimori sono pericolosi.» Index socchiuse gli occhi. «Quando ci si vuole sbarazzare di una copia, un Inquisitore esperto deve tenere gli occhi cuciti per prevenire la corruzione del proprio cervello, ed anche in quel caso, deve spendere cinque anni di battesimo per liberarsi completamente dal veleno. La mente umana non riesce a sostenere un Originale. Il massimo che si può fare ai 103.000 Originali sparsi per il mondo è sigillarli.»

Sembrava stesse discutendo cosa fare di un vasto insieme di scorie di armi nucleari.

A dire la verità, le due cose erano abbastanza simili. Probabilmente non se lo sarebbero aspettato nemmeno le persone che li avevano scritti.

«Tsk. Ma la magia non può essere usata da persone normali, escludendo noi esper? Allora non si dovrebbe espandere in tutto il mondo in pochissimo tempo?»

Kamijou ricordò le fiamme di Stiyl. Cosa sarebbe accaduto se tutti nel pianeta avessero avuto quel potere? Il sapere comune di quel mondo fondato sulla scienza sarebbe andato in pezzi.

«Non... devi preoccupartene. Le associazioni magiche non sono così imprudenti da lasciar trapelare i grimori al pubblico.»

«? Perché no? Per loro non sarebbe meglio avere più compagni che combattano al loro seguito?»

«Il motivo è esattamente questo. Se ogni persona che possiede una pistola fosse un amico, non ci sarebbero guerre.»

«...»

Solo perché due persone conoscevano la magia, non per forza stavano dalla stessa parte.

Proprio perché conoscevano la forza dei propri poteri volevano evitare di farsi nemici altri maghi.

I grimori venivano trattati come progetti per una nuova arma.

«Hmm. Penso di aver capito.» Kamijou sembrava essere immerso nella discussione. «Quindi, fondamentalmente, vogliono mettere le mani sulla bomba che c'è nella tua testa.»

Index era una libreria che conteneva nella propria memoria le copie perfette dei 103.000 grimori Originali. Ottenere lei significava ottenere tutta la magia del mondo.

«...Giusto.» Dalla sua voce, sembrava che stesse per morire. «Con i 103.000 grimori saresti in grado di distorcere a tuo piacere qualsiasi cosa nel mondo, senza alcuna eccezione. Quello è ciò che noi chiamiamo Majin.»

Non inteso come divinità del mondo demoniaco, ma come persona che aveva imparato a dominare la magia a tal punto da entrare a far parte del regno di Dio.

Un Majin.

(...Col cazzo.)

Kamijou aveva cominciato a stringere i denti senza rendersene conto.

Da come si stava comportando Index, poteva dedurre che quei 103.000 grimori non le erano stati impiantati in testa consenzientemente. Kamijou ricordava le fiamme di Stiyl. La sola ragione che la spingeva a fare una una vita simile era prevenire più vittime possibili.

Kamijou non poteva sopportare come i maghi se ne stessero approfittando, né poteva sopportare come la Chiesa la chiamasse "impura". Tutti loro stavano trattando un essere umano come un oggetto, e Index doveva aver conosciuto solo persone così. Il fatto che, nonostante tutto, continuasse a mettere se stessa in secondo piano, era ciò che più infastidiva Kamijou.

«...Scusa.»

Kamijou non sapeva cosa lo facesse arrabbiare tanto.

Ma quella sola parola bastò a fargli perdere il controllo.

Diede un leggero colpetto sulla fronte di Index.

«...Oh, ma per favore. Perché non mi hai detto prima qualcosa di così importante?»

Index gelò nel vedere che Kamijou la fissava con i canini scoperti. I suoi occhi si spalancarono come se avesse fatto qualcosa di terribilmente sbagliato e le sue labbra si mossero affannosamente come se stesse cercando di dire qualcosa.

«Ma non pensavo mi avresti creduto e non volevo spaventarti. E... uhm...»

Index sembrava stare per scoppiare a piangere, e mentre parlava, la sua voce diventava sempre più bassa. Alla fine, Kamijou riusciva ad udirla a malapena.

E ciononostante il ragazzo la sentì: «Non volevo che tu mi odiassi.».

«No, col cazzo!!» Kamijou udì letteralmente il suono di uno schiocco. «Non guardare le persone dall'alto in basso e non spuntartene con dei tuoi giudizi su di loro! Segreti della chiesa? 103.000 grimori? Sì, quelle cose sono strepitose ed incredibili. E sì, sembra tutto così assurdo che ancora non ci credo davvero. Ma...» Kamijou si fermò per un po'. «E' tutto qui?»

Index spalancò gli occhi.

Le sue piccole labbra si mossero affannosamente come se stesse cercando di dire qualcosa, ma non le uscì niente.

«Non guardarmi in quel modo. Pensi davvero che ti considererei spaventosa o disgustosa, o qualcosa del genere, solo perché hai memorizzato 103.000 grimori!? Pensi che ti avrei abbandonata e me la sarei data a gambe dai maghi che ci sono comparsi davanti? Col cazzo. Se quello era tutto ciò di cui ero capace, non ti avrei proprio presa con me!»

Mentre parlava, Kamijou finalmente capì cosa lo agitasse tanto.

Tutto ciò che aveva voluto era essere d'aiuto ad Index. Non voleva più vederla soffrire. Solo questo. Eppure, lei non aveva lasciato che la proteggesse, mentre si era messa in pericolo per salvarlo. Kamijou l'aveva voluta sentir chiedere aiuto almeno una volta.

Era stato frustante per lui.

Veramente tanto, tanto frustrante.

«...Abbi un po' fiducia in me. Non giudicare le persone.»

Tutto qui. Anche se non avesse avuto la sua mano destra e fosse stato una persona normale, Kamijou non avrebbe mai lasciato perdere.

Mai e poi mai.

Index, stupefatta, fissò per un po' la faccia di Kamijou.

Quando poi delle lacrime sgorgarono dai suoi occhi.

Come se fossero fatti di ghiaccio e stessero cominciando a sciogliersi.

Index serrò le labbra per soffocare i singhiozzi, ma tremavano come se non potesse contenersi ancora per molto. Si portò il futon fin sulla bocca e lo morse. Le lacrime diventarono così grandi che, se non fosse stato per la coperta, sembrava avrebbe strillato come un bambino dell'asilo.

Con ogni probabilità, quelle lacrime non erano solo una risposta a ciò che il ragazzo aveva detto sino a quel momento.

Kamijou non era abbastanza presuntuoso da pensare fosse così. Dubitò che sue parole avessero avuto tanto effetto. Più che altro, pensò che quel che aveva detto fosse stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Index v01 157.jpg

Kamijou sentì il proprio cuore rompersi al pensiero che nessun altro le avesse mai detto cose del genere e contemporaneamente capì di aver finalmente visto la "debolezza" di Index, il che lo rendeva un po' felice.

Comunque non era un pervertito che si divertiva a guardare le ragazze piangere.

Infatti, era una situazione molto strana.

Se Komoe-sensei, senza sapere nulla, fosse entrata in quel momento, era sicuro che gli avrebbe prontamente detto di morire.

«E-Ehm... Ecco. Con la mia mano destra, i maghi non hanno alcuna speranza!»

«...Ma... sob... hai detto che hai le lezioni di recupero durante le vacanze estive.»

«...L'ho detto?»

«L'hai decisamente detto.»

Sembrava proprio che la ragazza che aveva memorizzato 103.000 libri alla perfezione possedesse una memoria eccellente.

«Stravolgere la routine di una persona per una cosa del genere non è poi un gran problema. Le mie lezioni di recupero non sono così importanti. Se possono evitarlo non mi bocceranno, è proprio per questo che se salto la scuola posso andare alle lezioni di recupero delle lezioni di recupero. Posso procrastinare sinché ne ho bisogno.»

Se Komoe-sensei lo avesse sentito quella stanza sarebbe praticamente diventata un campo di battaglia, ma Kamijou se ne infischiò.

«...»

Index lo guardò con le lacrime agli occhi.

«...Allora perché eri così di fretta per andarci?»

«…………………………………..Oh.»

Kamijou se ne ricordò. Di fatto, dopo che l'aveva denudata distruggendo la sua Chiesa Ambulante con l'Imagine Breaker, e dopo quel silenzioso momento da ascensore dove non parlava nessuno, aveva...

«Perché avevi roba da fare e perché avevi una vita normale da vivere, avevo avuto la sensazione di non doverti disturbare...»

«O-oh. Sì...»

«Sono stata d'intralcio...»

«...»

«Sono stata d'intralcio...»

Dopo che Index si ripeté con le lacrime agli occhi, fu palesemente impossibile trovare una scappatoia.

«Mi dishpiashe!» Kamijou si scusò mentre entrava velocemente in modalità prostrazione.

Index si sedette lentamente sul futon come una persona malata, gli afferrò le orecchie e morse la punta della sua testa come se fosse un onigiri gigante.


Circa seicento metri più lontano, sulla cima di un edificio multi-tenant, Stiyl scostò gli occhi dal binocolo.

«Ho fatto delle ricerche sull'identità del ragazzo che è con Index... Come sta lei?»

Stiyl rispose senza voltarsi alla ragazza che gli aveva appena parlato.

«E' viva. Ma ciò significa che devono avere dalla loro parte qualcuno che sa usare la magia.»

La ragazza non rispose, ma sembrava che fosse più sollevata dal fatto che nessuno fosse morto, piuttosto che essere preoccupata per la presenza di un nuovo nemico.

Aveva diciotto anni, ma era poco più bassa di Stiyl che ne aveva solo quattordici.

D'altro canto, Stiyl era alto più di due metri, quindi la ragazza era abbastanza alta in confronto alla media giapponese.

I suoi lunghi capelli neri erano raccolti in una coda di cavallo che le raggiungeva la vita. Sul fianco aveva una spada giapponese più lunga di due metri, riposta nel suo fodero. Era del tipo conosciuto come "Spada d'Ordinanza" che veniva usata nelle cerimonie shintoiste per evocare la pioggia.

Ad ogni modo, difficilmente qualcuno l'avrebbe definita una bellezza giapponese.

Indossava dei jeans usati ed una maglietta bianca. Per qualche ragione, la parte sinistra dei jeans era tagliata dalla coscia in giù; il tessuto extra della maglietta era legato su un fianco, lasciandole scoperto l'ombelico; indossava degli stivali che le raggiungevano quasi le ginocchia, e la sua spada giapponese era appesa ad una fondina di pelle, come se fosse una pistola.

Sembrava simile ad uno sceriffo di un film western che aveva scambiato la sua pistola per una spada giapponese.

Proprio come Stiyl, il prete che odorava di profumo, aveva un abbigliamento decisamente insolito.

«Quindi, chi è esattamente questo tizio, Kanzaki?»

«Il fatto è che... Non sono riuscita a raccogliere molte informazioni su di lui. Perlomeno, pare non sia un mago né abbia altri tipi di poteri soprannaturali.»

«Cosa? Stai cercando di dire che è un normale studente delle superiori?» Stiyl accese la sigaretta che aveva tirato fuori, guardandone solo la punta. «Smettila. Potrebbe non sembrare, ma sono un mago che ha analizzato a pieno le 24 rune esistenti e ne ha sviluppate sei nuove e potenti. Questo mondo non è abbastanza gentile da lasciare che un pivello senza poteri respinga le fiamme del giudizio di Innocentius.»

Era stato assistito da Index, ma era riuscito a pensare ad un piano sfruttando quell'aiuto quasi immediatamente. In più, c'era quella sua strana mano destra. Se fosse stata una cosa normale per i giapponesi, allora il Giappone sarebbe davvero stato un paese pieno di misteri.

«Hai ragione.» Kanzaki Kaori socchiuse gli occhi. «Il vero problema, è che qualcuno con le sue capacità di combattimento è classificato come niente più che uno studente fallito tendente a fare a botte.»

La Città Accademia aveva un lato nascosto dove diventava un'istituzione che produceva esper in massa.

Anche se l'organizzazione per la quale lavoravano Stiyl e Kanzaki aveva omesso la presenza di Index, tutti e due avevano contattato in anticipo il gruppo conosciuto come Istituzione dei Cinque Elementi per avere il permesso di entrare in città. Persino l'associazione magica avente la fama di essere la più grandiosa al mondo non poteva restare nascosta all'interno del campo nemico.

«Forse stanno intenzionalmente bloccando certe informazioni. E poi, le ferite di Index sono state guarite con la magia. Kanzaki, esiste qualche altra associazione magica nell'estremo Oriente?»

Quelle due persone pensavano che, a parte l'Istituzione dei Cinque Elementi, quel ragazzo avesse il supporto di un'altra organizzazione.

Avevano erroneamente creduto che quest'altra stesse minuziosamente eliminando tutte le informazioni su Kamijou.

«Se stanno combinando qualcosa in questa città, gli informatori dell'Istituzione dei Cinque Elementi devono essersi riallacciati a loro.» Kanzaki chiuse gli occhi. «Abbiamo un numero sconociuto di nemici e nessuna possibilità di rinforzo. Le cose si complicano.»

Era tutto un fraintendimento. A meno che non venisse usato su poteri soprannaturali, l'Imagine Breaker di Kamijou non serviva a niente. In altre parole, il Sistema di Scansione della Città Accademia non riusciva a misurare il suo potere perché era una macchina a farlo. E così il ragazzo aveva la sfortuna di essere trattato come un Level 0, nonostante possedesse una mano destra d'élite.

«Nel peggiore dei casi, potrebbe scatenarsi una battaglia magica contro un'organizzazione. Stiyl, ho saputo che le tue rune hanno un difetto non indifferente quando si parla di impermeabilizzazione.»

«Ci ho già pensato. Ho laminato le rune. Lo stesso trucco non funzionerà un'altra volta.» Come un mago su un palcoscenico, tirò fuori le rune che adesso sembravano quasi delle carte da collezione. «Questa volta erigerò la barriera per due chilometri tutt'attorno, piuttosto che solo sull'edificio. Avrò bisogno di 164.000 carte ed i preparativi richiederanno 60 ore per essere completi.»

Al contrario dei videogiochi, la vera magia non consisteva solo nel recitare un incantesimo.

A prima vista poteva sembrare che fosse sufficiente, ma in realtà c'era un bel po' di lavoro dietro. Le sue fiamme venivano create seguendo istruzioni simili a "Prendi una zanna di lupo grigio illuminata da dieci anni di luce lunare e poi..."

Quindi, a dire il vero, Stiyl aveva la velocità di un'esperto.

In breve, il succo delle battaglie magiche era prevedere cosa sarebbe accaduto. All'inizio eri essenzialmente catturato nella trappola che si rivelava essere la barriera del nemico. Quando difendevi, dovevi determinare quale fosse l'incantesimo dell'avversario e trovare un modo per contrattaccarlo. Quando attaccavi, dovevi prevedere che tipo di contrattacchi sarebbero arrivati e riorganizzare la magia di conseguenza. Al contrario delle semplici arti marziali dovevi pensare 100-200 mosse in anticipo, con un campo di battaglia in continuo cambiamento. Venivano usate terminologie selvagge come "combattere", ma in realtà era più una sfida intellettuale.

Per quella ragione, un numero sconosciuto di avversari metteva un mago in serio svantaggio.

«...Sembra così felice.» disse tutto ad un tratto il mago di rune mentre guardava seicento metri di fronte a sé senza usare il binocolo. «Sembra veramente tanto, tanto felice. Vive sempre una vita così felice.» Sembrava che avesse un groppo in gola. «Per quanto dobbiamo continuare distruggergliela?»

Da dietro Stiyl, Kanzaki guardava avanti di seicento metri.

Anche senza usare il binocolo o la magia, poteva distinguere chiaramente grazie alla sua acuità visiva di 8.0. Attraverso la finestra poteva vedere la ragazza mordere la testa del ragazzo mentre questo si sbracciava e si agitava.

«Deve essere un sentimento complicato...» disse Kanzaki come una macchina. «Per qualcuno come te che una volta si trovava in quella stessa posizione.»

«...Ci sono abituato.» rispose il mago delle fiamme.

Aveva già sperimentato quel sentimento molte volte.

Parte 3[edit]

«E' l'ora del bagno ♪ E' l'ora del bagno ♪» cantava Index camminando vicino a Kamijou e tenendo con entrambe le mani un catino.

Come se avesse voluto far capire che non era più malata, aveva tolto il pigiama ed aveva messo nuovamente il suo abito da suora ricoperto da spille da balia.

Kamijou non sapeva che razza di trucco magico avesse usato, ma il vestito sporco di sangue era perfettamente pulito. Pensava che se la ragazza lo avesse messo in lavatrice si sarebbe ridotto in poltiglia, quindi si chiedeva se lo avesse disfatto e lo avesse lavato a pezzi.

«Ti dà tanto fastidio? A me sinceramente non importa dell'odore.»

«Ti piace il puzzo di sudore?»

«Non volevo dire quello!!»

Dopo tre giorni Index stava abbastanza bene da uscire, e la sua prima richiesta era stata quella di fare un bagno.

L'appartamento di Komoe-sensei non aveva niente che somigliasse neanche lontanamente ad un bagno, perciò la loro unica alternativa era di prendere in prestito quello della stanza dell'amministratore o di dirigersi ai bagni pubblici che c'erano nelle vicinanze.

E quindi il giovane ragazzo e la ragazza stavano camminando sul marciapiede di notte, con un catino in mano.

«In quale epoca della cultura giapponese viviamo?» aveva commentato Komoe-sensei con un sorriso, mentre spiegava come funzionavano i bagni pubblici. Aveva lasciato stare Kamijou ed Index nel suo appartamento senza chiedere i dettagli della situazione. Il ragazzo era d'accordo con lo scroccare da lei perché non voleva tornare al suo dormitorio che, senza alcun dubbio, era controllato dal nemico.

«Touma, Touma.» disse Index con voce smorzata perché stava mordendo leggermente la parte superiore della sua maglietta.

Alla fine quella sua abitudine di mordere le persone non era niente più che un gesto simile all'afferrare i vestiti di qualcuno per attirarne l'attenzione.

«...Cosa?» rispose Kamijou esasperato.

Quella mattina Index aveva realizzato di non conoscere il suo nome, così Kamijou le si era presentato. Da quel momento in poi, lo aveva chiamato circa seimila volte.

«Niente. Mi piace dire il tuo nome anche senza una ragione.»

L'espressione di Index era quella di un bambino che andava al parco dei divertimenti per la prima volta.

Sembrava essergli molto attaccata.

Probabilmente era a causa di ciò che era accaduto tre giorni prima, eppure Kamijou non era felice, piuttosto non sapeva come doversi sentire riguardo al fatto che nessuno le aveva mai detto niente di così semplice.

«Komoe ha detto che c'è il caffellatte nei bagni pubblici giapponesi. Cos'è il caffellatte? E' come il cappuccino?»

«Non troverai niente di tanto raffinato in un bagno pubblico. Non ti aspettare così tanto.» disse Kamijou. «Hmm, ma la vasca gigante potrebbe essere un po' shockante per te. In Inghilterra i bagni piccoli come quelli degli alberghi sono più comuni, giusto?»

«Hm? ...Non lo so.» Index inclinò la testa su un lato, come se non lo sapesse davvero. «La prima cosa che ricordo è che ero qui in Giappone. Non so proprio come siano le cose in Inghilterra.»

«...Hmm. Quindi è per questo che parli così correttamente la nostra lingua. Se sei qui sin da quando eri piccola, sei praticamente una giapponese.»

Questo però era in contrasto con il suo essere tanto sicura di trovare salvezza nella Chiesa Anglicana. Kamijou aveva pensato che sarebbe tornata a casa, ma a conti fatti sarebbe andata in un paese che non aveva mai visto prima.

«No, no. Non è ciò che intendo.» Index scosse la testa, scuotendo i suoi lunghi capelli argentati avanti e indietro. «Apparentemente, sono nata e cresciuta alla Cattedrale di St. George a Londra. Apparentemente sono venuta qui solo circa un anno fa.»

«Apparentemente?»

Kamijou aggrottò le sopracciglia nel sentire quel termine vago.

«Sì. Non ho ricordi precedenti a quando sono arrivata qui un anno fa.»

Index sorrise.

Proprio come un bambino che si dirigeva al parco dei divertimenti per la prima volta in vita sua.

Fu la perfezione di quel sorriso a mostrare a Kamijou la paura ed il dolore che vi eranno dietro.

«Quando mi sono svegliata per la prima volta in un vicolo, non avevo idea di chi fossi. Tutto ciò che sapevo era che dovevo scappare. Non riuscivo a ricordare cos'avevo mangiato la sera precedente per cena, ma conoscevo cose come la magia, l'Index Librorum Prohibitorum e Necessarius. Era così spaventoso...»

«Allora non sai nemmeno perché hai perso la memoria?»

«Esatto.» rispose lei.

Kamijou non ne sapeva niente di psicologia, ma sapeva dai videogiochi e dai drama che c'erano due cause maggiori di amnesia: il ricevere un grande shock alla testa, o la soppressione dei ricordi che il cuore non poteva sopportare.

«Maledizione...» mormorò Kamijou mentre alzava lo sguardo al cielo notturno.

Anche se provava rabbia verso i maghi che avevano fatto una cosa del genere a quella ragazza, era sopraffatto da un senso di impotenza.

Adesso sapeva perché Index lo aveva protetto e gli si era attaccata in modo così strano. Semplicemente, Kamijou si era per caso ritrovato ad essere la prima persona con cui aveva familiarizzato dopo aver trascorso un anno sola al mondo, senza conoscere niente.

Non gli piaceva.

Non aveva idea del perché, ma per qualche ragione, quella risposta lo faceva arrabbiare.

«Mh? Touma, sei arrabbiato?»

«No, non lo sono.»

La domanda l'aveva colto di sorpresa, ma Kamijou riuscì a far finta di niente.

«Se ti ho irritato in qualche modo, ti chiedo scusa. Touma, perché sei così arrabbiato? E' la pubertà?»

«Non voglio sentirti parlare di pubertà con quel corpo da bambina che ti ritrovi.»

«Mh. Che hai? Penso proprio tu sia arrabbiato. O stai solo fingendo di esserlo per farmi preoccupare? Non mi piace quella parte di te, Touma.»

«Hey, non parlare così quando sin dall'inizio non ti sono mai piaciuto. Non mi aspetto un risvolto con eventi meravigliosi in stile commedia da te.»

«...»

«Eh? ...Perché mi stai fissando in quel modo, principessa?»

«...»

Persino dopo aver provato a cambiare la conversazione in una gag, Index non rispose.

(Strano. E' strano. Perché Index sta piegando le braccia e mi guarda con le lacrime agli occhi ed un'espressione ferita in viso mordendosi leggermente il labbro inferiore?)

«Touma.»

«Sì?» rispose Kamijou, decidendo di poter rispondere dato che era stato chiamato per nome.

Il ragazzo percepì l'arrivo di un'incombente sfortuna.

«Ti odio.»

In quel preciso istante, Kamijou guadagnò un bel po' di punti esperienza per aver vissuto il raro momento in cui una ragazza gli mordeva l'intera parte superiore della testa.

Parte 4[edit]

Index si stava dirigendo ai bagni pubblici per proprio conto.

Nel frattempo Kamijou faticava a fare lo stesso. All'inizio aveva cercato di starle dietro, ma, ogni volta che lo vedeva, l'arrabbiata suora vestita di bianco correva via come un gatto randagio. Ciononostante, dopo un po', il ragazzo riusciva sempre a raggiungerla a tal punto da vederne la schiena, come se lei lo stesse aspettando. Infine però il ciclo si ripeteva. Index era davvero come un gatto capriccioso.

(Beh, stiamo andando nello stesso posto, quindi alla fine ci incontreremo di nuovo.)

Convinto di ciò, Kamijou smise di correrle dietro.

Aveva anche una brutta sensazione. Pensava che l'avrebbero arrestato se qualcuno l'avesse visto (apparentemente) rincorrere di notte una debole ed impotente suora inglese in un sentiero oscuro come un Namahage[4].

«Una suora inglese, eh?» sussurrò Kamijou, mentre proseguiva da solo lungo la strada buia.

Sapeva che se l'avesse consegnata ad una delle loro chiese in Giappone, Index sarebbe stata portata alla sede centrale della Chiesa Anglicana di Londra. Non gli restava molto da fare. Tutto si sarebbe sicuramente concluso con roba tipo: "Può anche esser stato poco tempo, ma grazie. Non ti dimenticherò mai perché ho una memoria perfetta."

Improvvisamente Kamijou sentì qualcosa trafiggergli il cuore, ma non aveva idea di cosa potesse essere. Se Index non fosse stata affidata alla protezione della Chiesa, i maghi avrebbero continuato a darle la caccia. Senza contare che cercare di seguirla sino in Inghilterra era utopistico.

Vivevano in mondi diversi, stavano in posti diversi, ed esistevano in dimensioni diverse.

Kamijou viveva nel mondo degli ESP della scienza, e Index viveva nel mondo della magia occulta.

Come terra e mare, i loro due mondi non avrebbero mai incrociato il proprio cammino.

Tutto lì.

Tutto lì, ma lo irritava ancora come una spina di pesce rimastagli in gola.

«Eh?»

Ad un tratto, i suoi vani pensieri si interruppero.

Qualcosa non andava. Kamijou controllò l'ora nel pannello elettrico dei grandi magazzini. Erano esattamente le 8:00 PM. Rimaneva ancora del tempo prima che la maggior parte delle persone andasse a dormire, eppure quella zona era circondata da un orribile silenzio, come una foresta di notte. Era avvolta in una strana ed innaturale atmosfera.

(Adesso che ci penso, non ho visto nessuno da quando stavo camminando con Index...)

Con un'espressione sconcertata, Kamijou continuò a proseguire.

Raggiunse una strada principale con tre corsie in ogni direzione, e quell'innaturale sensazione si concretizzò in qualcosa che decisamente non andava.

Non c'era nessuno.

Nessuno stava entrando o uscendo dai grandi magazzini che si allineavano sulla strada come bevande sullo scaffale di un minimarket. Il marciapiede che solitamete sembrava eccessivamente stretto, adesso pareva orribilmente ampio. Nessuna macchina stava attraversando quella strada.

Tutte le automobili parcheggiate a bordo via erano vuote, come se fossero state abbandonate.

Era come guardare la strada di una fattoria lontana dalla città.

«E' tutto merito della runa Opila che Stiyl ha inciso per sgombrare la zona.»

All'improvviso, una voce femminile entrò nella sua testa come una spada giapponese che lo pugnalava al centro della faccia.

Non se n'era minimamente accorto.

La ragazza non si stava nascondendo dietro nulla e non si era nemmeno avvicinata a lui di soppiatto. Gli stava di fronte, al centro dell'ampia strada, gli bloccava il passaggio e si trovava a 10 metri di distanza.

Non che non l'avesse vista o notata a causa del buio, si era trattato di ben altro. Ad ogni modo, nel tempo di un battito di ciglia, la ragazza era apparsa lì davanti.

«L'attenzione di tutte le persone che erano attorno a questo luogo è stata spostata in modo che non pensino di avvicinarsi. La maggior parte di loro è all'interno dei palazzi, perciò non hai di che preoccupartene.»

Il suo corpo reagì prima che potesse farlo sua testa. Tutto il sangue che aveva dentro di sé sembrò concentarsi nella sua mano destra. Con un dolore simile a quello causato da una corda stretta al polso, Kamijou avvertì quanto quella ragazza fosse pericolosa.

Indossava una maglietta e dei jeans con una parte tagliata in modo deciso, quindi i suoi vestiti ancora potevano essere considerati "normali".

Tuttavia, la spada giapponese lunga più di due metri che aveva appesa alla vita come una pistola emetteva un intento omicida. La lama era nascosta all'interno di un fodero nero, ma questo sembrava avere una grande storia alle spalle, pari a quella del pilastro di un'antica costruzione giapponese, quindi era chiaro che fosse autentica.

«Colui che purifica Dio e sopprime il Diavolo[5]. Davvero un bel nome.»

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Eppure, la ragazza stessa non mostrò alcun segno di nervosismo. Parlava con la tranquillità di una normale chiacchierata, rendendo il tutto ancora più spaventoso.

«...Chi sei?»

«Sono Kanzaki Kaori... Preferirei non dirti altri nomi, se possibile.»

«Altri nomi?»

«Il mio nome magico.»

Si era più o meno aspettato una cosa del genere, ma Kamijou fece comunque un passo indietro.

«Quindi... cosa? Fai parte di quell'associazione magica o simili, come Stiyl?»

«...?» Per una frazione di secondo, Kanzaki aggrottò le sopracciglia, dubbiosa. «Oh, te l'ha detto Index?»

Kamijou non rispose.

Un'organizzazione magica. Quella che inseguiva Index per acquisire i suoi 103.000 grimori. Un gruppo che si impegnava a diventare Majin, persone che avevano padroneggiato così a fondo la magia da poter contorcere qualsiasi cosa al mondo a proprio piacimento.

«Ad essere sincera...» Kanzaki chiuse un occhio. «Preferirei prenderla in custodia senza dover dire il mio nome magico.»

Kamijou rabbrividì.

Il ragazzo aveva la sua mano destra come asso nella manica, eppure il nemico che lo fronteggiava gli dava i brividi.

«...E se rifiutassi?» disse Kamijou nonostante tutto. Non aveva motivo di arrendersi.

«Allora non avrò scelta.» Kanzaki chiuse anche l'altro occhio. «Dovrò dire il mio nome sinché non riuscirò ad averla in custodia.»

Uno shock simile ad un terremoto fece tremare il terreno sotto i piedi del ragazzo.

Era come se fosse esplosa una bomba. Il cielo notturno, che Kamijou poteva appena intravedere, sarebbe dovuto essere tinto di un blu scuro ed invece era colorato di un arancione acceso come quello del tramonto. Enormi fiamme si stavano espandendo poche centinaia di metri più avanti.

«Index...!!»

Il nemico era un'organizzazione e Kamijou conosceva il nome di un mago in grado di padroneggiare il fuoco.

Il ragazzo guardò istintivamente nella direzione dell'esplosione.

Ed in quell'istante, il tagliente attacco di Kanzaki Kaori gli fu scagliato contro.

Entrambi distavano 10 metri l'uno dall'altro. Sembrava impossibile che le braccia snelle e femminili di Kanzaki potessero estrarre dal fodero quella sua spada lunga più di due metri, figurarsi usarla.

...Ma a conti fatti non era proprio così.

L'attimo successivo, l'aria sulla testa di Kamijou fu scissa come se Kanzaki stesse maneggiando un laser gigante. Il ragazzo gelò per lo sgomento e la lama di una pala eolica dietro di lui, alla sua destra, venne silenziosamente tagliata in diagonale come se fosse stata fatta di burro.

«Per favore, smettila.» disse una voce che si trovava dieci metri di fronte a lui. «Ignorare i miei avvertimenti ti porterà solo alla morte.»

La spada lunga più di due metri era già nel fodero. Il colpo era stato così veloce che Kamijou non aveva nemmeno visto la lama esposta in aria.

Il ragazzo non era riuscito a muoversi.

Se si trovava ancora lì era perché Kanzaki l'aveva mancato intenzionalmente. La situazione sembrava così surreale da permettergli a malapena di realizzare questo fatto. Il nemico era così incredibilmente potente che la sua mente faticava a stare al passo con gli avvenimenti.

Con un forte rumore sordo, la lama della pala eolica tagliata in due cadde sul suolo dietro Kamijou.

Nonostante la vicina caduta delle macerie, il ragazzo non riusciva ancora a muoversi.

«...!»

Kamijou strinse i denti nel constatare quanto dovesse essere affilata quella lama.

Kanzaki aprì un occhio e disse: «Te lo chiederò di nuovo.» Poi li socchiuse leggermente entrambi. «Vorrei prenderla in custodia senza doverti rivelare il mio nome magico.»

Nella voce della ragazza non vi era alcuna esitazione.

Era così fredda che sembrava intendere come quel che era appena successo non fosse niente di cui essere sorpresi.

«...C-Che diavolo stai dicendo?»

Come se i suoi piedi fossero attaccati al suolo, Kamijou non riusciva a muoversi né avanti né indietro.

Le sue gambe tremavano come se avesse finito di correre un'intera maratona, mentre sentiva le forze abbandonarlo.

«Non ho motivo per arrendermi a...»

«Lo chiederò tutte le volte che sarà necessario.»

In un istante - davvero solo un istante - la mano destra di Kanzaki si annebbiò e scomparve come un bug in un videogioco.

Con un ruggito, qualcosa volò verso Kamijou ad una velocità spaventosa.

«!?»

Al ragazzo sembrava che delle enormi spade laser stessero venendo sparate da tutte le direzioni.

Era come un tornado gigante composto da spade d'aria.

Kamijou Touma vide quel tifone fare a pezzi l'asfalto, i lampioni e gli alberi allineati ad intervalli sulla strada come un idrogetto. Un pezzo d'asfalto delle dimensioni di un pugno volò in aria e colpì la spalla destra di Kamijou. Fu abbastanza da farlo cadere sul pavimento quasi privo di sensi.

Tenenosi la spalla destra, il ragazzo si guardò intorno muovendo solo gli occhi.

Uno... due... tre, quattro, cinque, sei, sette. Un totale di sette incisioni da spada continuavano per una dozzina di metri attraverso il suolo. Erano disposte in angoli apparentemente casuali e sembravano artigliate su una porta d'acciaio.

Sentì lo schiocco della katana rientrare nel suo fodero.

«Vorrei prenderla in custodia senza dover dire il mio nome magico.»

Kanzaki pronunciò quelle semplici parole priva di odio o rabbia, con la mano destra ancora sull'impugnatura della spada.

Sette colpi. Kamijou non era riuscito a vederne nemmeno uno, ma in un singolo istante Kanzaki aveva lanciato sette colpi. E se avesse voluto, uno qualunque di questi l'avrebbe potuto uccidere, tagliandolo in due.

No. Kamijou aveva sentito il suono metallico della spada che veniva rinfoderata solo una volta.

Più probabilmente si era trattato del potere soprannaturale conosciuto come magia. Kanzaki possedeva della magia che estendeva il raggio di quel singolo colpo ad una dozzina di metri e le dava l'abilità per attaccare sette volte con una sola estrazione di spada.

«La velocità del Nanasen[6], l'attacco di cui è capace la mia Shichiten Shichitou[7], è abbastanza per ucciderti sette volte in quel periodo di tempo conosciuto come un istante. Le persone la chiamano morte istantanea. La si potrebbe definire anche morte certa senza andare molto lontani dalla verità.»

Kamijou strinse silenziosamente il pugno con una forza tale da spaccarsi la mano destra.

Kanzaki possedeva velocità, forza e raggio d'azione di superiorità schiacciante. Probabilmente, quell'attacco aveva qualcosa a che fare con il potere soprannaturale conosciuto come magia. In quel caso gli sarebbe bastato toccare il colpo in sé.

«Continua a sognare.» disse lei, interrompendo i suoi pensieri. «Ho sentito da Stiyl che puoi dissipare la magia per qualche ragione. Ad ogni modo, dico bene se penso se non puoi farlo a meno che non la tocchi con la mano destra?»

Esattamente. La mano destra di Kamijou non aveva alcun uso se non poteva fare contatto fisico.

Non era solo una questione di velocità. Al contrario delle scosse elettriche e del Railgun di Misaka Mikoto, entrambi sparati in linea retta, a causa del suo costante cambiamento non poteva prevedere dove sarebbe finito il Nanasen di Kanzaki Kaori. Se Kamijou avesse cercato di usare l'Imagine Breaker, si sarebbe amputato il braccio da solo.

«Lo chiederò quante volte sarà necessario.»

La mano destra di Kanzaki afferrò silenziosamente l'impugnatura della Shichiten Shichitou che si trovava sul suo fianco.

Kamijou sentì del sudore freddo sulla guancia.

Se Kanzaki avesse cambiato umore e avesse deciso di ucciderlo, Kamijou sarebbe stato sicuramente fatto a pezzi in un istante. Visto come aveva distrutto gli alberi che si trovavano sulla strada ad un raggio di quasi dodici metri, cercare di correre via o usare qualcosa come scudo sarebbe stato un suicidio.

Kamijou calcolò la distanza tra lui e Kanzaki.

Era di circa dieci metri. Correndo al massimo delle proprie capacità sarebbe riuscito a raggiungerla in quattro passi.

(...Muovetevi.)

Kamijou diede un comando disperato alle sue gambe che sembravano attaccate al suolo con della colla istantanea.

«Ce la lascerai prendere in custodia prima che ti dica il mio nome magico?»

(...Muovetevi!!)

Fece un passo in avanti come a strappare i suoi piedi dal terreno. Una delle sopracciglia di Kanzaki si sollevò mentre Kamijou si muoveva per fare un altro passo esplosivo come un proiettile.

«Ohh….Ohhhhhhhhhhhhhh!!»

Fece un altro passo. Se non poteva scappare, non poteva fuggire a destra o sinistra, e non poteva usare niente come scudo, l'unica opzione rimasta era di avanzare ed aprirsi un varco da solo.

«Non so cosa ti stia spingendo a fare tanto, ma...»

Kanzaki fece un sospiro che trasmetteva più pietà che sorpresa. Dopodiché...

«Nanasen.»

I piccoli frammenti dell'asfalto distrutto e gli alberi volarono in aria come polvere.

Con il ruggito del vento, quella nuvola di polvere venne fatta a pezzi davanti agli occhi di Kamijou.

«Ah..... Ohh!!»

Sapeva che per annullare l'attacco sarebbe bastato toccarlo con la mano destra, ma nell'immediatezza scelse istintivamente di schivarlo. Si accucciò con una forza tale che sembrò gli stesse dondolando la testa, mentre il cuore si gli congelava con i fendenti che gli passavano sopra il cranio.

Non era qualcosa che aveva pensato di fare, e non ci sarebbe riuscito se avesse provato intenzionalmente. Aveva evitato il colpo per pura fortuna.

Poi fece un altro potente passo, il terzo dei quattro.

Non importava quanto strano fosse il Nanasen, fondamentalmente rimaneva un colpo. Era un'antica tecnica di spada che lanciava un singolo fendente mortale non appena l'arma veniva sguainata. Ciò significava che mentre la lama si trovava fuori dal fodero, il suo possessore era indifeso ed incapace di lanciare un altro attacco.

Se avesse fatto l'ultimo passo per raggiungere Kanzaki, avrebbe vinto.

L'ultima speranza che quel pensiero aveva dato a Kamijou venne fatta a pezzi con un piccolo schiocco.

Era il sin troppo breve suono metallico della katana che veniva rinfoderata.

«Nanasen.»

Il ruggito provenne direttamente da davanti a Kamijou, ad una brevissima distanza.

I sette colpi furono su di lui prima che i suoi riflessi potessero reagire.

«Dannazione... Ahhhhhhhhhhhhh!!»

Kamijou lanciò il pugno destro in avanti, in direzione dei colpi, ma più che un attacco fu come se stesse cercando di deviare un pallone lanciatogli contro.

Sarebbe stato annullato sinché si fosse trattato di un potere soprannaturale, che questo appartenesse a Dio come ai vampiri.

Data la vicinanza i sette attacchi arrivarono tutti in uno, senza disperdersi. Ciò significava che un solo colpo di Imagine Breaker sarebbe bastato a neutralizzarli.

Mentre i fendenti brillavano al chiaro di luna, la pelle di una delle dita del pugno di Kamijou li toccò leggermente.

E venne tagliata.

«Co...!?»

Non erano scomparsi. Anche con l'Imagine Breaker, quei colpi assurdi non scomparvero.

Kamijou cercò immediatamente di tirare indietro la mano, ma non fece in tempo. Dopotutto l'aveva gettata sotto un fendente di spada giapponese.

Kanzaki socchiuse leggermente gli occhi alla vista del ragazzo.

Nell'istante successivo si poté sentire l'umido suono della carne che veniva tagliata.

Kamijou cadde sulle ginocchia tenendosi la mano destra sanguinante con la sinistra.

Era sinceramente sorpreso di trovare tutte e cinque le dita ancora attaccate.

Di certo non si erano salvate grazie alla loro resistenza o all'incapacità di Kanzaki. Il corpo del ragazzo non era stato fatto a pezzi semplicemente perché lei si era trattenuta, più di quanto non stesse già facendo, e gli aveva permesso di vivere.

Ancora sulle sue ginocchia, Kamijou sollevò lo sguardo.

Kanzaki si alzò con il perfetto cerchio della luna piena dietro le spalle. Kamijou poté vedere qualcosa simile a dei fili rossi di fronte alla ragazza.

Sembrava una ragnatela. Poteva vedere quei fili d'acciaio solo perché il suo sangue li aveva tinti come la rugiada serale su di una ragnatela.

«Non posso crederci...» Kamijou strinse i denti. «Non sei nemmeno una maga?»

La katana esageratamente lunga non era altro che una decorazione.

Questo spiegava perché non fosse riuscito a vederla estrarre la spada. Kanzaki non l'aveva proprio mai fatto. Le era bastato muoverla leggermente all'interno del fodero per poi rimetterla apposto. Il movimento era servito a nascondere la mano che adoperava i sette fili.

Il pugno di Kamijou si era più o meno salvato perché Kanzaki aveva allentato i fili prima che gli tagliassero le dita.

«Come ho detto, Stiyl mi ha detto qualcosa sulle tue capacità.» Kanzaki sembrava disinteressata. «In quel momento ho capito. Il tuo potere non è invincibile, è di un tipo diverso. Come per carta, forbici e sasso. Non importa quante volte usi sasso, non potrai mai sconfiggere la mia carta.»

«...»

Kamijou strinse il pugno insanguinato.

«Pare che tu stia sbagliando qualcosa.» Sembrava che Kanzaki soffrisse guardandolo. «Non sto nascondendo una mancanza di abilità con un trucchetto da quattro soldi. Shichiten Shichitou non è una mera decorazione. Oltre Nanasen c'è il vero Yuisen[8]

«...»

Il ragazzo strinse il pugno insanguinato.

«E ciò che più conta, è che non ho ancora detto il mio nome magico.»

«...»

Lo strinse.

«Non farmelo dire, ragazzo.» Kanzaki si morse il labbro. «Non voglio dirlo mai più.»

Il suo pugno stretto tremò. Kanzaki era chiaramente diversa da Stiyl. Non aveva una sola freccia nel suo arco. Dalla più basilare delle basi alla più fondata delle fondamenta, era di tutt'altro livello rispetto a Kamijou.

«...Come se potessi arrendermi.»

E nonostante ciò, Kamijou non allentò il pugno. Tenne la mano destra chiusa anche se ormai questa aveva perso la sensibilità.

Index non si era arresa quando aveva deciso di venire incontro Kamijou, persino dopo essere stata colpita alla schiena da quella maga.

«Cos'hai detto? ...Non ti ho sentito.»

«Ho detto di chiudere quella bocca, dannato automa!!»

Kamijou strinse il suo pugno insanguinato e cercò di muoverlo contro la faccia della ragazza che gli stava davanti.

Ma, prima che potesse farlo, la punta dello stivale di Kanzaki lo colpì nel plesso solare. Tutta l'aria dei polmoni gli uscì dalla bocca ed il fodero nero di Shichiten Shichitou affondò in un lato della sua faccia, quasi fosse una mazza da baseball. Kamijou girò su se stesso come un tornado e si schiantò al suolo cadendo sulla spalla.

Prima che potesse urlare dal dolore, vide piombarsi contro il tacco di uno stivale intenzionato a spaccargli la testa.

Nel tentativo di evitarlo rotolò subito su un lato.

E...

«Nanasen.»

Non appena quel termine entrò nelle sue orecchie, sette fendenti distrussero l'asfalto attorno a lui. L'intero corpo del ragazzo venne colpito da una raffica di piccoli frammenti da ogni direzione.

«Gh... Ah...!?»

Kamijou si contorse assalito da un dolore intenso, simile all'essere pestato da un gruppo di cinque o sei persone. Kanzaki gli si avvicinò con gli stivali che strisciavano al suolo.

(Devo alzarmi...)

Tuttavia aveva le gambe troppo stanche per muoversi.

«Direi che è abbastanza.» La sua voce tranquilla sembrava realmente addolorata. «Non ha senso che tu ti spinga così in là per lei. Durare anche 30 secondi contro una tra i dieci maghi d'élite di Londra è un buon risultato. Non può biasimarti dopo aver fatto tanto.»

«...»

La mente di Kamijou si annebbiò, ma riuscì a ricordare qualcosa.

Ricordò che Index non lo avrebbe biasimato, qualsiasi cosa avesse fatto.

(Eppure...)

Era proprio perché lei continuava a resistere a tutto senza biasimare nessuno che Kamijou non poteva arrendersi.

Voleva salvare quella ragazza dal sorriso così perfetto con quell'altrimenti straziante espressione.

Si obbligò a stringere la mano ferita in un pugno, come un insetto in punto di morte.

Il suo corpo poteva ancora muoversi.

Si muoveva quando gli chiedeva di farlo.

«...Perché?» sussurrò Kamijou a terra. «Pare che tu non lo sappia. Tu non sei come quel Stiyl. Stai esitando ad uccidere il tuo nemico. Lo avresti potuto fare facilmente sin dall'inizio, se lo avessi voluto, ma non l'hai fatto... Pensi ancora in modo abbastanza simile ad un normale essere umano da esitare su cose del genere, no?»

Kanzaki lo aveva chiesto diverse volte.

Aveva chiesto di finire prima che dovesse rivelare il suo nome magico.

Invece il mago di rune che chiamava se stesso Stiyl Magnus non aveva mostrato la minima esitazione.

«...»

Kanzaki Kaori si ammutolì, ma la mente di Kamijou era troppo annebbiata dal dolore per accorgersene.

«Allora sicuramente lo sai, giusto? Sai che inseguire una ragazza finché crolla dalla fame e poi colpirla alla schiena con la spada è sbagliato, giusto?» Kanzaki poteva solo continuare ad ascoltare quelle parole, pronunciate come se Kamijou stesse sputando sangue. «Sapevi che non ha ricordi oltre un anno fa grazie a voi? Che diavolo le avete fatto mentre le davate la caccia, per causarle una cosa del genere?»

Non ricevette alcuna risposta.

Kamijou non riusciva a capire.

Lo avrebbe capito se questa maga avesse cercato di avere i 103.000 grimori per diventare un Majin in grado di(apparentemente) distorcere le regole del mondo così da avverare qualche desiderio, come il guarire un bambino da una malattia incurabile o fare qualcosa per un partner morto.

Ma non era questo il caso.

Faceva parte di un'organizzazione. Kanzaki lo stava facendo perché le era stato detto, perché era il suo lavoro, e perché quelli erano degli ordini. Tutto ciò le era bastato per inseguire una ragazza e colpirla a morte alla schiena.

«Perché?» ripeté Kamijou stringendo i denti. «Sono uno sfigato che non può salvare una ragazza dopo aver rischiato la vita per un combattimento disperato contro di te. Sono un debole che non può fare altro che stare a terra guardandoti portarla via.» Parlava come se potesse scoppiare a piangere come un bambino da un momento all'altro. «Ma tu sei diversa, no?» Non aveva idea di ciò che stesse dicendo. «Col tuo potere puoi proteggere tutto e tutti, puoi salvare tutto e tutti.» Non sapeva più chi fosse il suo interlocutore. «Quindi perché lo stai facendo?»

Parlò.

E si pentì.

Si pentì di aver pensato di poter proteggere tutto ciò che voleva con il poco potere a sua disposizione.

Si pentì del fatto che qualcuno con un potere così schiacciante lo stesse usando solo per dare la caccia ad una ragazzina.

Si pentì di come la situazione sembrasse dimostrare quanto lui fosse inferiore persino a qualcuno così.

Si pentì di tutto e pensò di essere sul punto di piangere.

«...»

Silenzio su silenzio, ci fu ancora più silenzio.

Se Kamijou fosse stato più tranquillo, sarebbe sicuramente stato sorpreso.

«...Io...»

Era Kanzaki quella con le spalle al muro.

Con solo poche parole, aveva messo alle strette una dei dieci maghi d'élite di Londra.

«Non volevo colpirla davvero sulla schiena. Pensavo che la barriera della sua Chiesa Ambulante funzionasse ancora... L'ho fatto solo perché ero assolutamente sicura che non le avrebbe fatto del male... Eppure...»

Kamijou non capiva cosa Kanzaki stesse cercando di dire.

«Non lo sto facendo perché voglio.» continuò lei. «Ma se non lo faccio, non potrà vivere... Lei... morirà.»

Kanzaki sembrava una bambina che sul punto di piangere.

«L'organizzazione alla quale appartengo è la stessa alla quale appartiene lei. Faccio parte di Necessarius della Chiesa Anglicana.» disse come se stesse tossendo sangue. «Index è una mia collega... ed una mia preziosa amica.»

Note[edit]

  1. Si riferisce ad un dolce giapponese che si chiama Chocoball. Se si è fortunati, la confezione avrà stampata su di essa o l'angelo d'oro o quello d'argento. Uno d'oro o cinque d'argento possono essere scambiati con una scatola di giochi.
  2. Entrambi i termini significano "mela".
  3. I Mobile Suit sono i robot usati nelle serie anime di Mobile Suite Gundam
  4. Nella tradizione folkloristica giapponese, è un essere dalle sembianze demoniache che viene impersonificato dagli uomini. Essi indossano delle maschere da ogre e dei cappelli di paglia tradizionali durante un rituale per l'anno nuovo.
  5. Questi kanji 神浄の討魔 possono essere tradotti con "Kamijou no Touma", ma sono diversi da quelli utilizzati per il nome del protagonista (上条 当麻)
  6. Sette Raggi
  7. Sette Spade Sette Paradisi
  8. Unico raggio.

Capitolo 3: Il Grimorio Sorride Serenamente. "Forget_me_not."[edit]

Parte 1[edit]

Non capiva. Non riusciva a capire cosa gli stesse dicendo.

Collassato e sanguinante sulla strada, Kamijou guardò Kanzaki e pensò di aver sentito male. Dopotutto, non aveva alcun senso. Index stava cercando di arrivare alla Chiesa Anglicana, in fuga da alcuni maghi. Come potevano i suoi stessi inseguitori appartenere al gruppo che stava cercando di raggiungere per essere protetta?

«Hai mai sentito parlare della memoria perfetta?» chiese Kanzaki Kaori con voce debole e addolorata. In quel momento veniva difficile credere che fosse tra i 10 maghi più forti di Londra. Non sembrava nient'altro che una ragazza sfinita.

«Sì, è la vera natura dei suoi 103.000 grimori, giusto?» Kamijou mosse le labbra screpolate. «Sono tutti nella sua testa. Anche se mi è difficile credere che riesca a memorizzarli dopo averli visti solo una volta. Insomma, è una scema, non riesce a dare l'impressione di un genio.»

«...E cosa sarebbe per te?»

«Solo una ragazza.»

Kanzaki sembrò più stanca che sorpresa, e disse: «Credi che sarebbe stata in grado di sfuggirci per un anno intero se fosse stata "solo una ragazza"?»

«...»

«Stiyl ha le fiamme, ed io ho i miei Nanasen e Yuisen. Si trova contro dei maghi disposti a pronunciare il proprio nome magico, ma non dispone del soprannaturale come te o della magia come me. Tutto quel che può fare è scappare.» Kanzaki fece un sorriso di auto-denigrazione. «E poi noi siamo solo due, neanch'io reggerei un mese contro l'intera Necessarius.»

Aveva ragione.

Kamijou aveva finalmente appreso la verità riguardo Index. Non era riuscito a scappare per nemmeno quattro giorni, ed aveva l'Imagine Breaker in grado di distruggere i sistemi di Dio in un colpo solo. Invece lei...

«Sì, lei è un genio, senza ombra di dubbio.» dichiarò Kanzaki. «A tal punto che se usasse male la propria abilità potrebbe causare un disastro. La ragione per cui i leader della Chiesa non la trattano in modo normale è chiara, ne sono spaventati, come lo sono tutti.»

«Va bene.» Kamijou si morse le labbra insaguinate. «Ma è pur sempre un essere umano. Non è un oggetto. Non posso... permetterti di riferirti a lei in quel modo...!»

«Sì.» Kanzaki annuì. «Però ha dei limiti non tanto diversi da quelli della gente normale.»

«...?»

«Più dell'85% del suo cervello è riempito dai 103.000 grimori. Il rimanente 15% è appena sufficiente per permetterle di vivere come noi.»

Era davvero sorprendente, ma c'era una cosa che Kamijou voleva sapere più di ogni altra.

«...E allora? Si può sapere che state facendo? Fate parte della sua stessa Chiesa, no? Necessarius o come si chiama. Perché la inseguite? Perché mi ha detto che provenite da una setta di maghi?» Kamijou strinse silenziosamente i molari. «O stai cercando di dirmi che mi stava prendendo in giro?»

Non poteva crederci. Se Index stava cercando di usarlo, non capiva che senso avrebbe avuto rischiare la sua vita e venire ferita alla schiena per salvarlo.

Ma anche senza arrivare a pensare a questo, Kamijou si rifiutava di crederci.

«...Non stava mentendo.» rispose Kanzaki con leggera esitazione.

Sembrava stesse trattenendo il respiro, e che il suo cuore fosse stretto in una morsa.

«Non ricorda nulla. Non ricorda che facciamo parte di Necessarius o il motivo per cui la stiamo inseguendo. Proprio per questo è ovvio che arrivi a certe conclusioni. E' normale pensare che i maghi all'inseguimento dell'Index Librorum Prohibitorum siano di un'associazione segreta che vuole mettere le mani sui suoi 103.000 grimori.»

Kamijou si ricordò di una cosa.

Index aveva perso i ricordi che risalivano a prima dell'anno precedente.

«Aspetta. Aspetta un secondo. Non ha alcun senso. Index ha una memoria perfetta, no? Quindi come può dimenticare? Cosa le ha fatto scordare tutto?»

«Non ha dimenticato.» Kanzaki smise persino di respirare. «Tecnicamente, le ho cancellato io i ricordi.»

Kamijou non aveva neppure bisogno di chiederle come avesse fatto.

- Non farmelo dire, ragazzo. -

- Non voglio dirlo mai più. -

«...Perché?» chiese invece. «Perché!? Credevo fossi una sua compagna! Non era qualcosa che pensava solo lei. Posso dirlo guardandoti in faccia! Per te Index era una preziosa compagna, vero? Allora perché!?»

Il ragazzo si ricordò del sorriso che Idex gli aveva mostrato.

Proprio perché non era sola, Kamijou adesso era l'unica persona che conosceva.

«...Dovevamo farlo.»

«Perché!?» gridò, come se stesse ululando alla luna sopra la sua testa.

«Perché altrimenti sarebbe morta.»

Smise di respirare. Per qualche oscura ragione, il calore della notte di mezza estate che sentiva sulla propria pelle scomparve. Tutti i suoi cinque sensi si affievolirono, come se stessero cercando di scappare dalla realtà.

Si sentì... si sentì come se fosse morto.

«Come ti ho detto, l'85% del suo cervello è occupato dai 103.000 grimori.» Le spalle di Kanzaki tremarono leggermente. «Le rimane solo il 15% per il resto. Se continuasse ad accumulare ricordi come una persona normale, in poco tempo il suo cervello esploderebbe.»

«Non è possibile...»

Lo negava. Kamijou non riusciva ad affidarsi alla logica o al ragionamento, lo negava e basta.

«Voglio dire... cioè... com'è possibile? Hai detto che con può vivere come noi con quel 15%...»

«Sì, ma in maniera differente. Lei ha una memoria perfetta.» La voce di Kanzaki perse lentamente ogni sentimento. «Ripensa a cosa significa veramente avere una memoria perfetta.»

«...E' la capacità di non poter dimenticare nulla di ciò che si è visto anche una sola volta, giusto?»

«E dimenticare è un male?»

«...»

«Il cervello umano è sorprendentemente limitato, l'unica ragione per cui può continuare a lavorare per anche 100 anni è perché i ricordi non necessari vengono eliminati. Per esempio, tu non ricordi cosa hai mangiato per cena una settimana fa, vero? Il cervello di tutti viene sottoposto a questa revisione senza che nessuno se ne renda conto. Se così non fosse, le persone non riuscirebbero a vivere. Però...» disse Kanzaki con voce gelida. «...lei non può farlo.»

«...»

«Non può dimenticare nulla. Il numero delle foglie sugli alberi che fiancheggiano le strade, le facce delle persone nelle ore di punta, o la forma di ogni singola goccia di pioggia che cade dal cielo. Questi inutili ricordi riempiono la sua testa in pochissimo tempo.» La voce di Kanzaki si fece meno fredda. «Avere solo il 15% del cervello può risultarle fatale. E dato che non può scordare niente da sola, l'unico modo per far sì che sopravviva è farle cancellare i ricordi da qualcun'altro.»

La mente di Kamijou andò in pezzi.

(Che... che razza di storia è questa? Credevo fosse quella di un ragazzo noioso che salva per caso una ragazza sfortunata da dei maghi cattivi, comincia a conoscerla, ed infine sente una leggera fitta al petto mentre la guarda andarsene nel finale.)

- Così sono venuto per proteggerla prima che qualcuno disposto ad usarli venga a prendersela. -

- Vorrei che venisse con noi senza dover dire il mio nome magico. -

«...Quanto manca?» chiese Kamijou.

Aveva deciso di fare quella domanda anziché continuare a negare, perché nel profondo aveva accettato la situazione.

«Quanto manca perché il suo cervello esploda?»

«I suoi ricordi devono essere cancellati sistematicamente ad intervalli di un anno.» Kanzaki sembrava esausta. «Mancano tre giorni a partire da oggi. Non può essere fatto troppo presto o troppo tardi, se non viene eseguito al momento esatto, i suoi ricordi non verranno cancellati... Spero che non stia già avendo i potenti mal di testa che lo precedono.»

Kamijou rimase scioccato, Index gli aveva proprio detto di aver perso i ricordi di circa un anno prima.

Ed il mal di testa, Kamijou credeva che Index fosse collassata per recuperare mana. Dopotutto la ragazza conosceva la magia meglio di tutti loro, l'aveva detto anche lei.

Ma se Index si fosse sbagliata?

E se lei si fosse trovata in uno stato per cui la sua mente poteva andare distrutta in ogni momento?

«Hai capito adesso?» chiese Kanzaki Kaori. Non seguirono lacrime, come se non volesse permettersi di assumere una così ignobile espressione. «Non vogliamo farle del male. Per l'appunto, non ci sarebbe alcun modo per salvarla senza il nostro intervento. Quindi, ce la consegnerai prima che mi veda costretta a dire il mio nome magico?»

«...»

Il volto di Index apparve nella mente di Kamijou, quindi strinse i denti e chiuse gli occhi.

«Inoltre, se le cancelliamo la memoria lei non si ricoderà di te. Hai visto quel che pensa di noi, no? Non importa cosa prova per te in questo momento, quando riaprirà gli occhi per lei non sarai altro che un normale nemico alla caccia dei suoi 103.000 grimori.»

«...»

In quel momento, Kamijou sentì una leggera sensazione, come se qualcosa non andasse per il verso giusto.

«Salvando la sua volontà non ne ricaverete niente.»

«...Che vuoi dire?» Quella sensazione esplose in un secondo, come se della benzina fosse stata buttata sul fuoco. «Al diavolo! Che cosa c'entra il fatto che non si ricorderà di me con questo? Non sembri di aver capito, quindi lascia che ti dica una cosa. Io sono un compagno di Index, e ho deciso di rimanere al suo fianco qualunque cosa accada! Non m'importa se non è scritto nella vostra preziosa Bibbia, non ho intenzione di cambiare idea!»

«...»

«Mi sembrava ci fosse qualcosa fuori posto. Se lei vi ha solamente dimenticati, perché non le avete semplicemente spiegato tutto a scanso di equivoci? Perché avete lasciato che si facesse un'idea sbagliata di voi? Perché l'avete inseguita come dei nemici? Perché diavolo avete deciso di abbandonarla? Avete idea di come si sentis...»

«Taci! Tu non sai niente!!»

L'impeto di rabbia di Kamijou fu schiacciato dall'urlo aggressivo di Kanzaki. Quelle poche parole sembrarono stringergli il cuore, facendo vacillare i suoi sentimenti.

«Non credere di aver capito qualcosa! Come pensi che ci siamo sentiti cancellando i suoi ricordi per tutto questo tempo? Come potresti capire? Parli come se Stiyl fosse una specie di sadico assassino, ma lo sai cos'ha provato a vederla assieme a te!? Riesci a pensare a quanto abbia sofferto!? Riesci a pensare a come sia stato difficile per lui presentarsi a lei come un nemico!? Cosa credi di aver capito dei sentimenti di Stiyl, che per tutto questo tempo ha continuato a macchiare se stesso per il bene dei suoi preziosi compagni!?»

«Cos...?»

Prima che Kamijou potesse alzare la voce, scioccato da quell'improvviso cambio di comportamento, Kanzaki gli diede un calcio nel fianco, come se fosse un pallone da calcio. Quel fortissimo colpo fece volare per aria il suo corpo. Dopo essere atterrato, rotolò a terra per due o tre metri.

Il sapore del sangue traboccò dal suo stomaco fino alla bocca.

Prima che Kamijou potesse anche solo contorcersi dal dolore, Kanzaki saltò così in alto da avere la luna dietro la schiena.

Saltò 3 metri con la sola forza delle proprie gambe, quasi fosse uno scherzo.

«...?»

Kamijou udì un rumore sordo.

L'estremità del fodero della Shichiten Shichitou gli schiacciò il braccio come se fosse un tacco a spillo.

Il ragazzo non riusciva nemmeno a piangere dal dolore.

L'espressione sul volto di Kanzaki la faceva sembrare sul punto di versare lacrime di sangue.

Kamijou aveva paura.

Non era intimorito dal Nanasen o dallo Yuisen, e nemmeno dal potere di uno dei 10 migliori maghi di Londra, era terrorizzato di quel crudo sentimento umano che lo stava colpendo.

«Abbiamo provato! Abbiamo tentato tutto quello che potevamo!! Abbiamo trascorso la primavera provando, abbiamo trascorso l'estate provando, abbiamo trascorso l'autunno provando, e abbiamo trascorso l'inverno provando! Avevamo promesso di farci dei ricordi insieme in modo che lei non dimenticasse, abbiamo persino fatto degli album fotografici e delle pagine di diario!»

Il fodero della spada si abbattè nuovamente sul corpo di Kamijou, come se fosse una macchina da cucire.

Le gambe, le braccia, la pancia, il petto, il volto. Quei colpi contundenti schiacciarono il suo corpo ancora ed ancora.

«...Ma nulla ha funzionato.»

Kamijou la sentì digrignare i denti.

La mano di Kanzaki si fermò.

«Persino quando le abbiamo fatto vedere le foto e le pagine di diario, non ha fatto altro che scusarsi. Non importa cosa facciamo, non importa quanto proviamo, nemmeno ricostruire dei ricordi dall'inizio funziona. Tutto riparte da zero, anche se tu fossi la sua famiglia, un suo amico o il suo amante.» Kanzaki tremava, sembrava le fosse impossibile muoversi «Noi...non ne potevamo più. Non riuscivamo più a sopportare quel sorriso.»

Con la personalità che si ritrovava Index, darle l'addio doveva essere più doloroso che morire.

Doverlo provare più e più volte significava vivere l'inferno.

Subito dopo aver sperimentato quel terribile addio, Index dimenticava tutto, e cominciava a correre verso la stessa disgrazia ancora una volta.

E' per questa ragione che Kanzaki e Stiyl avevano deciso di alleggerire quella disgrazia come meglio potevano, piuttosto che darle la crudele possibilità di conoscersi. Se Index non avesse avuto preziosi ricordi da perdere, non ci sarebbe stato lo shock del dimenticarli. E' per questo che avevano deciso di abbandonare la loro amica e di giocare la parte del nemico.

Avrebbero cancellato i suoi ricordi per liberarla da quell'inferno.

«...»

In un modo o nell'altro, Kamijou capì.

Erano dei maghi esperti. Rendevano possibile l'impossibile. Mentre Index continuava a perdere la memoria, loro dovevano essere stati impegnati a cercare un modo per evitarlo.

Ma non c'erano mai riusciti.

Ed Index non avrebbe di certo biasimato Stiyl o Kanzaki, sicuramente li avrebbe accolti col suo solito sorriso.

Però...

«Al diavolo!» Kamijou strinse i denti. «Quel ragionamento lo potete applicare solo a voi stessi. Non avete preso in considerazione Index nemmeno per un secondo! Non scaricatele addosso la colpa della vostra stessa codardia!!»

Per tutto l'anno passato, Index aveva continuato a fuggire senza poter contare su nessuno.

Kamijou non riusciva ad accettarla come migliore soluzione. Impediva a se stesso di accettarla. Non voleva accettarla.

«E allora... cos'altro dovremmo fare!?»

Kanzaki prese il fodero della Shichiten Shichitou e lo scagliò con forza verso la faccia di Kamijou.

Il ragazzo afferrò il fodero con la mano malconcia poco prima che gli raggiungesse il volto.

Non si sentiva più intimorito dalla maga che aveva di fronte.

Il suo corpo di mosse...

Si mosse!

«Se solo tu fossi stata un po' più forte...» Kamijou strinse i denti. «Se solo tu avessi usato delle parole tanto potenti da diventare realtà! Se lei aveva paura di perdere i ricordi di quell'anno, bastava crearne di migliori l'anno seguente! Se ad aspettarla ci fosse stata una felicità così forte da cancellare la sua paura di perdere la memoria, non avrebbe dovuto continuare a fuggire! Bastava questo!!»

Si obbligò a muovere il braccio sinistro con la spalla rotta e afferrò il fodero anche con quella mano. Si forzò per rialzarsi. Perdeva sangue da vari punti del corpo.

«Stai davvero pensando di combattere in quello stato?»

«...Stai... zitta.»

«Cosa guadagnerai combattendo?» Kanzaki sembrava giustamente confusa. «Anche se tu riuscissi a sconfiggermi, rimarrebbe Necessarius. Posso anche aver detto di essere una dei 10 maghi più forti di Londra, ma ci sono quelli più forti di me... Per la Chiesa non sono altro che una subordinata da mandare qui, in una nazione di un'isola dell'Oriente.»

Probabilmente era vero.

Se erano compagni di Index, si sarebbero opposti al modo che aveva la Chiesa di trattarla come un oggetto. Il fatto che non l'avessero fatto significava che c'era una differenza di potere abbastanza grande da prevenirlo.

«Ho detto... stai zitta!!»

Ma quello non importava.

Kamijou obbligò il proprio corpo a muoversi sebbene questo stesse tremando come se fosse sul punto di morire, e guardò Kanzaki che gli stava di fronte.

Era una semplice occhiata senza nessun potere, ma era abbastanza da far indietreggiare uno dei 10 maghi più forti di Londra.

«Non ha importanza! Smetti di proteggere le persone perché sei forte!?» Kamijou fece un passo in avanti con le proprie gambe malconce. «No, non lo fai, vero!? Non mentire! Ti sei impegnata ad acquisire quel potere perché c'era qualcosa che volevi proteggere!»

Afferrò il colletto di Kanzaki con la sua malconcia mano sinistra.

«Perché hai ottenuto potere?»

Fece un pugno sanguinante con la sua malconcia mano destra.

«Chi volevi proteggere!?»

Usò quel debole pugno per colpire la faccia di Kanzaki. Non c'era la benché minima forza in quell'attacco, anzi perse diverso sangue dalla mano, come un pomodoro.

Eppure, Kanzaki indietreggiò come se fosse stata realmente colpita.

Lasciò cadere la Shichiten Shichitou, che si rigirò non appena toccò il terreno.

«E allora che cazzo ci fai qui!?» Guardò per terra verso Kanzaki, che nel frattempo era caduta. «Se sei forte come dici... se hai un potere tanto grande, come fai ad essere così impotente?»

Il suolo tremò.

O così sembrò a Kamijou. Subito dopo il ragazzo svenne, come se gli avessero tolto l'elettricità che alimentava il suo corpo.

(Alzati... Sta per... contrattaccare...)

Non vedeva più niente.

Kamijou si obbligò a muoversi, aveva perso sin troppo sangue per poter vedere o per potersi riprendere. Si mosse nel tentativo di difendersi dal contrattacco di Kanzaki, e ciononostante il massimo che riuscì a fare fu muovere come un bruco la punta di un dito.

Tuttavia non ci fu un contrattacco.

Nemmeno uno.

Parte 2[edit]

La gola secca ed il calore febbrile svegliarono Kamijou.

«Touma?»

Non appena capì di trovarsi nell'appartamento di Komoe-sensei, si accorse anche che Index lo stava fissando e che al momento era sdraiato in un futon.

Inaspettatamente vide la forte luce del sole entrare dalla finestra. Quella notte Kamijou aveva sicuramente perso contro Kanzaki, ed era svenuto davanti al nemico. Da quel momento in poi non ricordava più nulla.

Per farla semplice, era così deluso dall'accaduto che non gli importava nemmeno di essere ancora vivo.

Komoe-sensei non si vedeva da nessuna parte. Doveva essere fuori da qualche parte.

L’unico segno della sua presenza era un po' di porridge poggiato sul tavolo da tè accanto a Index. Forse non era carino nei suoi confronti, ma Kamijou dubitava che Index potesse cucinare dato come gli aveva chiesto da mangiare dopo essere caduta sul suo balcone; così pensò che fosse stata Komoe-sensei a prepararlo.

«Seriamente... Mi stai trattando come se stessi male.» Kamijou provò a muoversi. «Ow, ow. Ma che? C'è il sole, devo essere rimasto incosciente per tutta la notte. Che ora è?»

«Non è stata solo una notte.» rispose Index.

Le parole non sembravano voler uscire dalla sua bocca.

«?»

Kamijou alzò un sopracciglio e Index concluse: «Hai dormito per tre giorni.»

«Tre giorni… Cosa, Cosa!? Perché ho dormito così tanto!?»

«Non lo so!!» urlò Index senza preavviso.

Quel grido, che sembrava un'esplosione di rabbia, fece perdere il fiato a Kamijou.

«Non lo so, non lo so, non lo so! Davvero non so nulla! Ero così concentrata nel far perdere le mie tracce al mago delle fiamme che c'era a casa tua da non pensare al fatto che tu potessi vederti costretto a combatterne un altro!»

Quelle parole piene di rabbia non erano rivolte a Kamijou.

Erano una violenta autocritica, ed il ragazzo ne era così sopraffatto da non poterla interrompere.

«Touma, Komoe ha detto che eri collassato in mezzo a una strada. E' stata lei a riportarti in quest'appartamento. Ero così contenta per come erano andate le cose. Non avevo idea che tu stessi rischiando la vita, mentre invece io non facevo nient'altro che rallegrarmi pensando che eravamo riusciti a scappare da quello stupido mago!»

Improvvisamente Index smise di parlare.

Dopodiché ci fu una piccola pausa lunga abbastanza da permetterle di fare un lento respiro e di prepararsi al vero motivo del suo sfogo.

«…Non ti ho potuto salvare, Touma.»

Le sue piccole spalle cominciarono a tremare. Sedeva immobile, mentre si mordeva il labbro inferiore.

Eppure Index non versò lacrime di autocommiserazione.

Il suo cuore non le avrebbe dato tregua. Kamijou si rese conto di non poter confortare qualcuno che aveva giurato di non piangere neanche per sé.

Così pensò ad un'altra cosa.

Tre giorni.

Avrebbero potuto attaccare in ogni momento se lo avessero voluto. In realtà, non ci sarebbe stato da sorprendersi se avessero recuperato Index nei tre giorni in cui Kamijou era incosciente.

Allora perché? Kamijou, confuso, cercò la risposta nel proprio cuore. Non riusciva a capire cosa passasse per la testa del loro nemico.

Pensò anche che il termine "tre giorni" avesse qualche altro significato. Con un formicolio lungo tutta la schiena, ad un tratto si ricordò di una cosa.

Il tempo limite!

«? Touma, che c’è?»

Ma Index non faceva altro che guardarlo perplessa. Se lei si ricordava di lui, i maghi non le dovevano aver ancora cancellato i ricordi. E da come si stava comportando, non mostrava i sintomi di una perdita di memoria.

Kamijou si sentiva sollevato, ma desiderava uccidersi per aver perso quei preziosi ultimi tre giorni. Tuttavia, si tenne tutto dentro. Non voleva farlo sapere a Index. «…Dannazione. Non posso muovermi. Che diavolo? Perché sono completamente avvolto nelle bende?»

«Fa male?»

«Fa male? Se lo facesse starei contorcendomi dal dolore. Cosa sono tutte queste bende? Non pensi di aver esagerato un po'?»

«…»

Index non disse nulla.

E poi i suoi occhi si riempirono di lacrime, come se non fosse più in grado di contenersi.

Questo lo colpì al cuore più di qualsiasi cosa lei potesse gridare. Successivamente si accorse di come non provare alcun dolore fosse in realtà un pessimo segnale.

Komoe-sensei non poteva più usare magie curative. Era abbastanza sicuro che Index avesse detto così. Sarebbe stato più veloce se avesse potuto curare le sue ferite solo con un po' di MP come nei GDR, ma sembrava che il mondo non funzionasse in quel modo.

Kamijou guardò la sua mano destra.

La sua mano destra completamente distrutta era avvolta dalle bende.

«Pensandoci un attimo, un esper che ha partecipato al programma di sviluppo dei poteri non può usare la magia, giusto? Che sfiga.»

«...Giusto. Le reti neurali di una persona normale e di un esper sono diverse.» disse la ragazza con un tono insicuro. «Sembra proprio che le bende ti rimetteranno in sesto... però la vostra scienza è scomoda. La nostra magia sarebbe stata più veloce.»

«Può darsi, ma starò bene anche senza cose come la magia.»

«…Che vuoi dire con “cose come la magia”?» Index si imbronciò al commento di Kamijou. «Touma, ancora non credi nella magia? Sei più ottuso di un innamorato non corrisposto.»

«Non volevo dire questo.» Kamijou scosse la testa ancora premuta contro il cuscino. «Se possibile preferirei non rivedere la faccia che fai quando parli di magia. »

Kamijou si ricordò dell'espressione che Index aveva fatto mentre gli spiegava la magia runica nel corridoio del suo dormitorio.

Quegli occhi freddi come la pallida luna piena e precisi come gli ingranaggi di un orologio.

Le sue parole si erano rivelate più giuste di una guida turistica per bus, ma al contempo più prive d'umanità di un bancomat.

Le aveva pronunciate l’essere chiamato Index Librorum Prohibitorum, la biblioteca dei grimori.

Ancora non poteva credere che fosse la stessa stessa ragazza seduta di fronte a lui.

O meglio, non ci voleva credere.

«Touma, non ti piacciono le spiegazioni?»

«Ah? …Aspetta, non ricordi? Stavi parlando di rune davanti a Stiyl come se fossi una sorta di marionetta. A essere sinceri, non mi è piaciuto molto.»

«…Umh... Oh, capisco. Io… Mi sono risvegliata di nuovo.»

«Risvegliata?»

Da come l'aveva detto sembrava che la versione marionetta fosse la vera lei.

Come se quella ragazza davanti a lui fosse quella falsa.

«Si, ma per favore non parlare di quello a cui assomiglio quando mi risveglio.»

Kamijou era incapace di chiedere perché.

Prima che potesse aprire bocca, Index disse: «Parlare quando non sei cosciente è qualcosa di simile al parlare nel sonno. E’ imbarazzante. E poi..» La ragazza continuò: «Mi sembra di diventare sempre di più come una fredda macchina, e questo mi spaventa.»

Index sorrise.

Sorrise come se fosse sul punto di collassare ma non volesse far preoccupare nessuno.

Era un'espressione che le macchine non potevano fare.

Era un sorriso che solo gli umani potevano fare.

Index v01 211.jpg

«…Mi dispiace.»

Kamijou semplicemente si scusò. Si sentiva male per aver pensato anche solo un secondo che non fosse umana.

«E’ tutto a posto, idiota.» Il commento che Index aveva appena fatto con un sorriso, non faceva capire se fosse davvero tutto a posto. «Sei affamato?? Abbiamo del porridge, frutta e snack. La giusta dieta per il malato.»

«Come faccio a mangiare con la mano…»

Gli venne un colpo quando si accorse che Index stava tenendo le bacchette nella propria mano destra.

«…Umh, Index-san?»

«Hm? Ora è troppo tardi per preoccupartene. Se non ti avessi dato da mangiare in questo modo, saresti morto di fame nel corso degli ultimi tre giorni.»

«…Okay, va bene. Dammi solo il tempo di pensarci, Dio.»

«Perché? Non sei affamato?» Index posò le bacchette. «Serve che ti lavi?»

«…………………………………………………………… Umh?»

Un'indescrivibile sensazione attraversò il corpo di Kamijou.

(Huh? Cos'è quest'incredibile brutto presentimento? Perché sono convinto che vedere un video di questi ultimi tre giorni mi farebbe morire d'imbarazzo?)

«…Okay, dubito tu voglia fare qualcosa di male, soltanto siediti lì, Index.»

«?» Index si ammutolì prima di rispondere. «Ma io sono già seduta.»

«…»

Sicuramente aveva le migliori intenzioni mentre se ne stava seduta lì reggendo un asciugamano, ma Kamijou non riusciva a vedere la situazione come “innocente”.

«Che c'è?»

«Oh…» Kamijou era rimasto in silenzio e ora cercava di cambiare argomento. «Stavo pensando a che aspetto hai vista da questo futon.»

«Sembro strana? Sono una suora, e posso accudire le persone.»

Non pensava sembrasse strana. Il suo abito ecclesiastico bianco puro e il suo comportamento materno la facevano sembrare una suora a tutti gli effetti. (Per quanto potesse essere un insulto per lei, Kamijou ne era sorpreso.)

E cosa più importante…

Per via dei suoi occhi colmi di lacrime e delle sue guance rosate per il pianto, sembrava piuttosto...

Ma per qualche ragione non riusciva proprio a dirlo a voce alta, così rispose: «Oh, non è niente. Ho solo notato che anche i tuoi peli del naso sono argentati, tutto qui.»

«……………………………………………………….»

Il sorriso di Index divenne gelido.

«Touma, Touma. Sai cosa c’è nella mia mano destra?»

«Beh, il porridge… No, aspetta! Non darlo in pasto alla gravità!»

Nell’istante successivo, Kamijou Touma ebbe la sfortuna di ritrovarsi il campo visivo coperto dalla ciotola e dal porridge bianco.


Parte 3[edit]

Kamijou e Index sperimentarono in prima persona quanto fosse difficile eliminare le macchie di porridge dal futon e dal pigiama. Index stava lottando contro dei viscidi chicchi di riso con un accenno di lacrime agli occhi, sinché la sua attenzione non venne attirata dal bussare sulla porta.

«E' Komoe?»

«...Non hai intenzione di scusarti?»

Kamijou non si era bruciato perché quando il porridge gli era caduto addosso era già freddo, ma era comunque svenuto perché aveva pensato fosse bollente.

«Eh? Cosa state facendo di fronte casa mia?» disse una voce dall'altra parte della porta.

Sembrava che Komoe-sensei avesse visto chi aveva bussato mentre ritornava dal posto in cui era andata.

(Allora chi è?)

Kamijou aveva un'aria perplessa.

«Kamijou-chan, non so cosa stia succedendo, ma pare che abbiamo delle visite.»

La porta si aprì con uno scatto.

Kamijou sussultò per la sorpresa.

Dietro Komoe-sensei vi erano due maghi che conosceva.

Entrambi sembravano in qualche modo sollevati nel vedere Index seduta normalmente.

Kamijou aggrottò le sopracciglia sospettoso. Naturalmente si trovavano lì per prelevare la ragazza, però l'avrebbero potuto fare tre giorni prima, quando lui era svenuto. Non avevano motivo di lasciarla in libertà sino al giorno del "trattamento". Sarebbe stato più semplice rinchiudere da qualche parte sino al momento opportuno.

(...Quindi perché hanno aspettato sino ad adesso per venire?)

Kamijou si irrigidì ricordando il potere delle fiamme e della spada dei maghi.

Ciononostante, non aveva più alcuna ragione di combattere Stiyl e Kanzaki. Loro non erano "Il malvagio esercito dell'associazione magica A", bensì erano stati mandati dalla stessa Chiesa di Index per prenderla in custodia. Kamijou era preoccupato per la ragazza. Alla fine, non c'era niente che potesse fare se non collaborare con loro.

Ma quello era solo il suo punto di vista.

I maghi non avevano ragione di collaborare con lui. In parole povere, niente vietava loro di decapitarlo e di portare via Index in quell'esatto momento.

Stiyl sembrava apprezzare il fatto che Kamijou si fosse irrigidito nel vederli, e disse: «Heh. Con quelle ferite, sembra che non dovremmo preoccuparci di una tua eventuale fuga.»

A quel punto il ragazzo finalmente capì ciò che il "nemico" stava cercando di fare.

Index era in grado di scappare per conto proprio. Dopotutto aveva eluso la Chiesa per quasi un anno senza alcun aiuto. Anche se l'avessero catturata e rinchiusa da qualche parte, magari sarebbe riuscita a scappare, sempre che fosse stata da sola.

Se avesse realmente rincominciato la propria fuga, con soli pochi giorni prima del tempo limite, c'era la possibilità che non sarebbero riusciti a riprenderla. Se l'avessero imprigionata da qualche parte magari sarebbe fuggita, e forse proprio nel bel mezzo della cerimonia.

Tuttavia, non sarebbe stato lo stesso se avesse avuto sulle spalle una persona ferita come Kamijou.

Era per questo motivo che non l'avevano ucciso ed avevano permesso che Index tornasse da lui. Volevano sfruttarlo in modo che la ragazza si rifiutasse di abbandonarlo.

L'avevano lasciato stare solo per potersi riprendere Index più facilmente.

«Andatevene.»

In quel momento Index si trovava in mezzo ai maghi e a Kamijou.

Si alzò ed aprì le braccia. Assomigliava vagamente ad una croce che si faceva carico dei peccati.

Stava andando tutto come programmato dai maghi.

Index aveva rinunciato a scappare a causa di Kamijou.

«...»

Stiyl e Kanzaki sussultarono leggermente.

Come se non potessero sopportare quella visione, nonostante le cose stessero andando esattamente come si aspettavano.

Kamijou si chiese quale espressione ci fosse sul viso di Index. Le dava le spalle, quindi non poteva vederla.

Ma quei potenti maghi erano paralizzati. Komoe-sensei non era il bersaglio dei suoi sentimenti, eppure non riusciva a guardarla in faccia.

Kamijou si chiese cosa provassero.

Si chiese cosa si dovesse provare nell'essere guardati in quel modo da qualcuno per il quale si sarebbe arrivati ad uccidere.

«...Smettila, Index. Loro non sono nostri nem-...»

«Andatevene!!»

Non lo stava ascoltando.

«Per favore... andrò ovunque voi vogliate e farò qualsiasi cosa mi chiediate, ma per favore, vi prego...» All'interno del tono ostile che era riuscita a mostrare c'era anche il pianto di una ragazza. «Non fate più del male a Touma.»

Quanto poteva essere dolorosa questa frase per coloro che una volta erano stati i suoi più grandi compagni?

Per un istante (solo un istante) nei visi dei due maghi apparvero dei sorrisi estremamente addolorati, come se avessero rinunciato a qualcosa.

Ma i loro occhi gelarono come se fosse stato premuto un interruttore.

Il loro sguardo non era quello che una persona rivolgeva a un proprio compagno, ma era l'agghiacciante occhiata di un mago.

Quegli sguardi avevano impressa la decisione di attenuare il più possibile il dolore di quando si sarebbero separati, piuttosto che la volontà di darle la crudele gioia di conoscersi.

Quegli sguardi avevano impressi i sentimenti che i maghi provavano per lei, abbastanza forti da scegliere di abbandonare la loro amicizia e diventare suoi nemici.

Erano cose che non sarebbero state distrutte.

Non avevano il coraggio di dirle la verità e perciò potevano solo stare lì a guardare finché non sarebbe stata portata a termine la peggiore delle situazioni.

«Il tempo limite scadrà tra 12 ore e 28 minuti.» annunciò Stiyl con un tono da mago.

Index non aveva capito cosa significasse "tempo limite".

«Volevamo solo vedere se la sua ragione per restare c'era ancora, così da non doverci aspettare un'eventuale fuga quando sarà il momento. Si è rivelata più efficace di quanto non c'aspettassimo. A meno che tu non voglia vederti quel giocattolino portato via, scordati l'idea di poter scappare. Capito?»

Doveva essere un bluff. Sicuramente erano felicissimi che stesse bene. Di sicuro avrebbero voluto accarezzarle la testa e poggiare le loro fronti sulla sua per controllarle la temperatura. Index era veramente importante per loro.

Tutte le cose terribili che Stiyl le aveva detto erano servite a renderlo più credibile. Sicuramente avrebbe voluto aprire le braccia e farle da scudo. Kamijou non riusciva ad immaginare quanta forza mentale fosse necessaria per fare ciò che stava facendo.

Index non rispose.

I due maghi non aggiunsero altro e lasciarono la stanza.

(Perché è andata a finire così...?)

Kamijou strinse i denti.

«Stai bene?»

Alla fine, Index abbassò le braccia e si voltò lentamente verso il ragazzo.

Kamijou chiuse istintivamente gli occhi. Non poteva guardare.

Non sopportava di guardare quella sua faccia coperta di lacrime e carica di sollievo.

«Se troverò un accordo con loro...» Kamijou sentì una voce nell'oscurità. «Potrò far sì che la tua vita non venga più rovinata, Touma. Non lascerò che vi si intromettano più, non preoccuparti.»

«...»

Kamijou non poté rispondere. Si limitò a pensare nell'oscurità dei suoi occhi chiusi.

(...Posso dimenticare i nostri ricordi insieme a te?)

Parte 4[edit]

Arrivò la notte.

Index dormiva vicino al futon. Le luci della stanza non erano accese perché si erano addormentati prima del tramonto.

Sembrava che Komoe-sensei fosse andata ai bagni pubblici lasciandoli in camera da soli.

Kamijou non ne era sicuro, si era addormentato a causa della sua scarsa condizione fisica e quando si era svegliato era già notte. La stanza di Komoe-sensei non aveva orologi, quindi non sapeva che ore fossero. L'aria raggelò non appena il termine "tempo limite" tornò nei suoi pensieri.

Index doveva essere stata incredibilmente nervosa nei tre giorni precedenti, perché si era addormentata presa da un colpo di sonno. Dormiva con la bocca aperta e aveva l'aspetto una bambina che si era stancata facendo da infermierina alla madre malata.

Sembrava non aver più intenzione di recarsi in una chiesa anglicana. Probabilmente se Kamijou si fosse alzato nonostante le sue pessime condizioni ed avesse cercato di portarcela si sarebbe rifiutata.

Il ragazzo provava un po' d'imbarazzo a sentirla mormorare il suo nome nel sonno.

Il viso indifeso di Index, somigliante a quello di un gattino, diede a Kamijou una sensazione complessa.

Per quanta determinazione lei avesse mostrato, stava andando tutto secondo i piani degli Anglicani. Sia che Index avesse raggiunto una chiesa sana e salva, sia che fosse stata catturata dai maghi, alla fine sarebbe comunque stata presa da Necessarius e le avrebbero cancellato i ricordi.

Il telefono squillò improvvisamente.

Quello che c'era nella stanza di Komoe-sensei era nero, con la ruota e poteva essere considerato antico. Kamijou lo guardò lentamente, mentre questo emetteva un suono vecchio stile simile ad una sveglia.

Sentì di dover rispondere, ma non era sicuro che fosse giusto farlo senza permesso. Tuttavia prese la cornetta. Non gli importava molto di sapere chi fosse, ma gli sarebbe spiaciuto se il suono avesse svegliato Index.

«Sono io... Hai capito chi, no?»

La voce proveniente dalla cornetta era femminile ed educata. Anche attraverso il telefono, Kamijou poteva scommettere che quella persona stesse cercando di mantenere un tono basso, come se stesse parlando in segreto.

«Kanzaki...?»

«No, sarebbe meglio se non imparassimo i nostri rispettivi nomi. Lei... Index è lì?»

«Si è addormentata, ma... Aspetta, come fai a conoscere questo numero?»

«Conoscevamo l'indirizzo, quindi non è stato difficile cercarlo.» La voce di Kanzaki non era calma. «Meglio se si è addormentata. Ascolta ciò che ho da dirti.»

«?» Kamijou aggrottò le sopracciglia con aria sospettosa.

«Come ho detto prima, il tempo limite è questa mezzanotte. Abbiamo messo su un programma da seguire in modo da finire tutto per allora.»

Il cuore di Kamijou si fermò.

Sapeva che non c'era un altro sistema per salvare Index. Lo sapeva, ma quando la parola "finire" gli venne spiattellata in faccia si sentì con le spalle al muro.

«Ma...» Il respiro di Kamijou cominciò a farsi debole. «Perché lo stai dicendo a me? Smettila. Se tu continuassi, potrei persino decidere di resistervi anche a costo di morire.»

«...»

La voce proveniente dalla cornetta si ammutolì.

Non del tutto però. Kamijou poteva sentire un respiro celato. Era un silenzio molto umano.

«...Allora hai bisogno di tempo per dirle addio?»

«Cos...?»

«Sarò onesta. Quando le abbiamo cancellato la memoria per la prima volta, abbiamo speso i tre giorni precedenti solo a creare dei ricordi. L'ultima notte non abbiamo fatto altro che aggrapparci a lei singhiozzando. Credo tu abbia il diritto di avere la stessa opportunità.»

«Non dirmi queste cazzate.» Kamijou pensò di stare per spaccare la cornetta con la propria stretta. «Sarebbe come arrendersi! Mi stai dicendo di rinunciare al diritto di provare!! Mi stai dicendo di rinunciare al diritto di provarci per quanto sia una situazione disperata!!»

«...»

«Se non capisci, lascia che ti dica una cosa: non mi sono ancora arreso. Di fatto non riuscirò mai ad arrendermi! Se fallirò cento volte, mi rialzerò cento volte. Se fallirò mille volte, striscerò per mille volte! Questo è tutto! Farò ciò che non hai potuto fare tu!»

«Questa non è né una conversazione, né una trattativa, solo un messaggio ed un ordine. Qualsiasi cosa tu intenda fare, recupereremo Index all'ora stabilita. Se cercherai di fermarci, ti distruggeremo.» La voce della maga era calma come quella di un impiegato di banca. «Puoi cercare di negoziare con me facendo forza sulla gentilezza che mi è rimasta, ma è proprio per quello che ti sto dando quest'ordine assoluto.» La voce di Kanzaki era tanto fredda quanto una spada giapponese estratta nella notte. «Le dirai addio e te ne andrai prima del nostro arrivo. Non sei nient'altro che un peso per lei. Le catene vengono tagliate quando non servono più a nulla.»

Le parole della maga non erano solo di ostilità e disdegno.

Parlava come se stesse cercando di far smettere di combattere una persona ferita così da non farla stare anche peggio.

«F... Fanculo.» Il suo tono irritò in modo strano Kamijou, che ribatté velocemente. «Tutti stanno dando a me la colpa della loro incompetenza. Voi due siete maghi, no? Non rendete possibile l'impossibile!? Ma guardati! Davvero non puoi fare niente con la magia!? Puoi davvero andare da Index e dirle con orgoglio che hai cercato di fare tutto il possibile!?»

«...La magia non può fare niente. Non ne sarei orgogliosa, ma trovo sia impossibile mentire a quella ragazza.» disse Kanzaki mentre stringeva i denti. «Se avessimo potuto fare qualcosa, lo avremmo fatto molto tempo fa. Nessuno avrebbe usato un ultimatum così crudele se non ce ne fosse stato il bisogno.»

«...Cosa?»

«Pare che tu non possa nemmeno arrenderti se non capisci la situazione. Non credo che questo sia un buon uso dei tuoi ultimi momenti con lei, ma vista la situazione disperata ti darò una mano.» La maga parlò tranquillamente come se stesse leggendo la Bibbia. «La sua memoria perfetta non è né un tipo di potere psichico, né un tipo di magia. E' una sua parte naturale. E' la stessa cosa di una vista non buona o delle allergie. Non è una maledizione che può essere distrutta

«...»

«Noi siamo maghi. Per ogni circostanza creata dalla magia, esiste il pericolo che questa ti distrugga.»

«Non era un sistema di difesa anti-occulto creato da uno specialista di magia? Non puoi fare qualcosa con i 103.000 grimori di Index!? Ha detto che controllarli darebbe il potere di Dio, ma se non può nemmeno guarire la testa di una ragazza non mi sembra poi così grandioso!»

«Oh, ti stai riferendo ad un Majin. La Chiesa è estremamente turbata da una possibile ribellione di Index. E' per questo che le hanno messo un "collare", così che la manutenzione possa essere eseguita solo da loro una volta all'anno, cancellandole i ricordi. Pensi davvero che le avrebbero lasciato qualche possibilità di rimuoverlo da sola?» Kanzaki stava parlando tranquillamente. «Quasi sicuramente c'è una prevenzione contro i 103.000 grimori. Per esempio, probabilmente non le era permesso di memorizzare un testo qualsiasi che avesse a che fare con la manipolazione dei ricordi. Sono certa che la Chiesa abbia sviluppato un sistema di sicurezza simile.»

«Che si fottano.» li maledì Kamijou. «...Hai detto che l'80% del cervello di Index è occupato dalla conoscenza dei 103.000 grimori, no?»

«Sì. Di fatto l'85%, ma per noi maghi è impossibile distruggere quei grimori. Dopotutto, un grimorio originale resisterebbe persino ad un inquisitore. Ciò significa che per aumentare lo spazio nella sua testa possiamo soltanto svuotare il rimanente 15%, ovvero i suoi ricordi.»

«...Allora noi della parte scientifica?»

«...»

Si zittì.

Kamijou si chiedeva se fosse possibile. I maghi conoscevano il loro campo, la magia, da cima a fondo e non potevano farlo. Non si erano ancora arresi, perciò non c'era niente di strano nel provare con un altro sistema.

Per esempio, c'era la scienza.

E se avessero deciso di farne uso, serviva qualcuno che agisse da tramite. Era come trovarsi in un paese sconosciuto ed avere qualcuno del posto come aiuto per andare in giro e per negoziare con la gente.

«...C'è stato un periodo in cui ho pensato la stessa cosa.»

Kamijou non si era aspettato di sentirglielo dire.

«Ad essere sincera, non sapevo cosa fare. Il mondo magico in cui credevo più di qualsiasi altra cosa non era in grado di salvare una sola ragazza. So che vuol dire provare ad arrampicarsi sugli specchi.»

«...»

Kamijou pensava di sapere cos'altro stesse per dire.

«Non me la sento di lasciarla nelle mani della scienza.»

Se l'era aspettato, ma l'appurarlo fu come una pugnalata alla testa.

«Non potete fare niente che non possiamo fare anche noi. I vostri metodi rozzi, come riempirla di droghe sconosciute o tagliuzzarla con un bisturi, non cambierebbero nulla se non abbreviare inutilmente la sua vita. Non voglio vederla profanata dalle macchine.»

«Okay, ora basta. Come diavolo puoi dirlo se non ci hai nemmeno mai provato? Ho una domanda per te. Continui a parlare di distruzione dei ricordi, ma sai esattamente cos'è la perdita della memoria?»

Non vi fu alcuna risposta.

(Non deve saperne molto di scienza.)

Kamijou si avvicinò col piede alcuni testi del programma di studio che stavano sul pavimento. Insieme ad un po' di neuroscienza, di psicologia rara e di droghe, era ciò che serviva per lo sviluppo dei poteri.

«Come puoi parlare di memoria perfetta e di perdita della memoria se non sai nemmeno cosa siano? Ci sono diversi tipi di perdita della memoria.» Cominciò a sfogliare le pagine. «C'è l'invecchiamento... come la senilità, penso. Ed apparentemente puoi perdere i ricordi se ti ubriachi con l'alcol. Ci sono delle malattie che si chiamano Alzheimer ed ischemia transitoria, dove il sangue smette di circolare nel cervello obbligandoti a dimenticare. La perdita della memoria è anche un effetto collaterale di anestetici generali come l'alotano, l'isoflurano ed il fentanial, o di derivati di acidi barbiturici e di droghe come le benzodiazepine.»

«??? Benzo... cosa?»

La voce di Kanzaki era diventata sorprendentemente debole per una come lei, ma Kamijou non aveva il compito di spiegarle tutto, quindi la ignorò.

«In parole povere, ci sono molti modi per eliminare i ricordi di qualcuno per via farmacologica. Significa che ci sono metodi che voi non riuscite ad usare che potrebbero farla disfare dei 103.000 grimori, idiota.»

Il respiro di Kanzaki si congelò.

Tuttavia, quei metodi non avrebbero rimosso i suoi ricordi. Avrebbero invece danneggiato le sue cellule cerebrali. Di certo non era perché si era dimenticato un paio di cose che un anziano affetto da demenza non riusciva più a ricordare nulla.

Ma Kamijou sorvolò quella parte. Anche se era solo un bluff, doveva impedire che i maghi le cancellassero a forza la memoria.

«E questa è la Città Accademia. E' piena di esper che possono manipolare la mente delle persone con poteri come la Psicometria o il Controllo Mentale. Per non parlare del fatto che ci sono strutture di ricerca ovunque. E' davvero troppo presto per perdere la speranza. A quanto pare alla Tokiwadai c'è anche una Level 5 che può rimuovere i ricordi delle persone solo toccandole.»

Era lì che si trovava davvero l'ultimo frammento di speranza.

Dalla cornetta non si sentì alcuna voce.

Kamijou andò avanti per chiudere la partita con Kanzaki, che stava cominciando a mostrare dei segni di esitazione.

«Beh? Cosa farai, maga? Continuerai a stare contro di me? Hai intenzione di smettere di provare quando la vita di qualcuno è appesa ad un filo?»

«...Quelle parole sono troppo scadenti per convincere un nemico.» disse Kanzaki con un leggero tono di auto-derisione. «Abbiamo un modo vero e testato per salvare la sua vita. Non posso fidarmi di questa tua scommessa azzardata. Pensi davvero di potermi far cambiare idea con qualche frase sconsiderata?»

Kamijou restò in silenzio per un po'.

Cercò di ribattere, ma non riuscì a pensare a niente.

Non poteva far altro che che accettarlo.

«...E' vero. Alla fine, non possiamo capirci.»

Non poteva far altro che accettare che fosse sua nemica, seppure esistesse la possibilità che capisse visto come in passato si era trovata nella sua stessa situazione.

«Esatto. Se le persone che sperano la stessa cosa diventassero sempre alleate, il mondo sarebbe pieno di pace.» disse Kanzaki.

La stretta alla cornetta di Kamijou si fece leggermente più salda.

Quella malconcia mano destra era la sua sola arma e poteva distruggere persino i sistemi creati da Dio.

«...Allora sei il mio arci-nemico e ti sconfiggerò.» disse il ragazzo.

«Considerando la differenza che c'è tra noi due il risultato è più che chiaro. Sei proprio sicuro di volere lo scontro?»

«Perfetto. Rilancio. Mi basta solo metterti in una situazione in cui tu non possa che perdere.»

Kamijou scoprì i canini verso la cornetta.

Di sicuro Stiyl non era più debole di lui. Kamijou aveva vinto solo grazie al sistema antincendio. In poche parole, la differenza di forza poteva essere rimediata con la strategia.

«Sai, la prossima volta che quella ragazza perderà i sensi sarà troppo tardi.» Le parole di Kanzaki erano taglienti come la punta di una spada. «Saremo lì a mezzanotte. Non ti rimane molto tempo, ma fai sì che la tua ultima inutile battaglia sia una di quelle buone.»

«Non mi vedrai piangere, maga. La salverò io al posto vostro.»

«Rimani lì ed aspettaci.» rispose Kanzaki prima di riagganciare.

Kamijou mise giù la cornetta silenziosamente e guardò il soffitto come se stesse osservando la luna di un cielo notturno.

«Dannazione!»

Abbatté la mano destra sul tatami come se stesse dando un pugno ad un nemico che aveva inchiodato al suolo. Nonostante le ferite non provò alcun dolore. C'era così tanto caos nella sua testa da impedirgli di sentirne.

Al telefono era stato pieno di sé, ma non era un neurochirurgo o un professore di neuroscienza. Qualcosa si sarebbe potuto fare con la scienza, ma quel normale studente delle superiori non sapeva bene cosa.

Nonostante tutto, non poteva fermarsi.

Sentì un'intensa impazienza e preoccupazione, come se gli fosse stato detto di tornare a piedi al suo paese dopo essere stato lasciato nel mezzo di un deserto dove non si riusciva a vedere altro che l'orizzonte.

Una volta raggiunto il tempo limite, i maghi le avrebbero cancellato la memoria senza pietà. Probabilmente si stavano già aggirando nei pressi dell'appartamento mentre si organizzavano per catturarla in caso avessero tentato la fuga.

Non aveva idea del perché i maghi non attaccassero e basta. Forse per compassione verso di lui, o forse perché non volevano spostare Index proprio prima del tempo limite. Non sapeva se fosse per uno di questi due motivi o per altro.

Guardò il viso della suora rannicchiata sul tatami.

Allora si alzò, completamente motivato.

La Città Accademia aveva più di 1000 strutture di ricerca sia grandi che piccole, ma uno studente del primo anno come Kamijou non aveva connessioni con nessuna di loro. Doveva contattare Komoe-sensei.

Non c'era niente di strano nel chiedersi se sarebbe stato possibile fare qualcosa in meno di un giorno. Il limite si stava avvicinando, ma il ragazzo aveva un piano segreto. Se il cervello di Index era a rischio per i troppi ricordi, non avrebbe guadagnato un po' di tempo facendola a dormire?

Una droga come quella di Romeo e Giulietta che metteva in uno stato di morte apparente sembrava davvero surreale, ma non aveva bisogno di spingersi a tanto. In pratica doveva solo farla dormire con del gas esilarante, un anestetico generale usato per le operazioni chirurgiche.

Non si doveva preoccupare della creazione dei ricordi attraverso i sogni. Kamijou aveva imparato qualcosa sul sistema del sonno durante le lezioni di sviluppo dei poteri. Era abbastanza sicuro che le persone sognassero solo in uno stato di sonno leggero. Una volta che si entrava in una fase profonda, il cervello si riposava a tal punto da dimenticare persino di aver sognato.

Quindi, Kamijou aveva bisogno di due cose.

La prima era contattare Komoe-sensei e ricevere qualche aiuto dalla struttura di ricerca che operava nella neuroscienza o nei poteri esper correlati alla mente.

La seconda era sfuggire ai maghi e portare Index fuori di lì, o creare una situazione in cui avrebbe potuto sconfiggerli.

Kamijou decise di cominciare col chiamare Komoe-sensei.

Ma poi pensò che in realtà non conosceva il suo numero di cellulare.

«Wow, sono un idiota...» disse quasi a volersi uccidere mentre guardava intorno alla stanza.

Non vide niente fuori dall'ordinario, ma quell'angusta stanza dal pavimento in tatami sembrava un labirinto. Senza luci accese, la camera era tanto buia quanto il mare di notte, e sembrava che i libri e le lattine di birra sparpagliate sul pavimento potessero nascondere qualcosa. Quando poi pensò a tutti i cassetti del comò e dell'armadietto, si sentì sul punto di svenire.

Provare a trovare un numero di cellulare che poteva anche non esserci sembrava un gesto folle, come cercare in una grande discarica una batteria buttata per caso il giorno prima. Ciononostante, non poteva fermarsi. Kamijou cominciò a mettere tutto a soqquadro, cercando un appunto o qualcosa che avesse quel numero di cellulare scritto sopra. Ogni minuto ed ogni secondo era importante. Per ogni battito del cuore gli saltavano i nervi e per ogni respiro l'impazienza aumentava. Ad un primo sguardo poteva sembrare che stesse solo lanciando le cose per rabbia.

Controllò a fondo nell'armadietto e portò fuori tutti i libri dallo scaffale. Mentre Kamijou stava andando su tutte le furie, Index continuava a dormire rannicchiata sul pavimento, quasi come se per lei il tempo si fosse fermato.

Vedendola in completa modalità "gatto nel kotatsu"[1], il ragazzo ebbe stranamente voglia di colpirla, ma proprio in quel momento, arrivò vicino ai suoi piedi un pezzo di carta uscito da un taccuino che sembrava essere usato per tenere i conti della casa.

Era la bolletta del cellulare di Komoe-sensei.

Kamijou afferrò immediatamente il pezzetto di carta e trovò un numero di undici cifre. Sembrava avesse speso 142,500 yen nel mese precedente. Doveva essersi impantanata con un telefono terribile. Solitamente il ragazzo avrebbe rotolato dal ridere per circa tre giorni dopo quella scoperta, ma non era il momento. Doveva fare quella chiamata, così si diresse verso il telefono nero.

Aveva la sensazione di averci messo un bel po' trovare il numero.

Non sapeva se fosse passata solo qualche ora o solo qualche minuto. Aveva una stretta al cuore talmente forte da avergli fatto perdere la cognizione del tempo.

Chiamò e Komoe-sensei rispose dopo il terzo squillo, come se lo avesse contato.

Quasi con la schiuma alla bocca, Kamijou gridò una "spiegazione" difficile da capire persino per lui, perché la sua testa non riusciva a formulare quel che voleva dire.

«...Hm? Ho la specializzazione in Pirocinesi, quindi non ho molte connessioni nel campo della Manipolazione dei Ricordi. Potresti contattare l'Istituto Takizawa o l'ospedale universitario Todai, ma la loro attrezzatura non è il massimo. La cosa più sicura sarebbe avere un esper di quel tipo a disposizione. Conosco Yotsuba-san dei Judgement, è una telepate di livello 4 e probabilmente sarebbe felice di aiutarti.»

Non le aveva dato molte spiegazioni, eppure Komoe-sensei era riuscita a dargli una risposta.

Kamijou capì che avrebbe dovuto consultarla sin dall'inizio.

«Ma Kamijou-chan, anche se gli insegnanti che si occupano di ricerca sono persone orribili che hanno scambiato il giorno con la notte, probabilmente non sarebbero felici di essere chiamati da uno studente a quest'ora. Perché per adesso non ci limitiamo a far preparare un letto in qualche struttura?»

«Cosa? ...No, sensei. Mi spiace, ma è urgente. Non possiamo farlo subito?»

«Ma...» disse Komoe-sensei un po' seccata. «E' già mezzanotte.»

Kamijou gelò.

La stanza non aveva orologi. Ma anche se ne avesse avuto uno, non avrebbe avuto il coraggio di controllarlo.

Il suo sguardo si spostò su Index.

La ragazza era rannicchiata sul tatami con le braccia e le gambe distese, immobile. Non c'era il benché minimo movimento.

«...In...dex?» chiamò timidamente Kamijou.

La ragazza non si mosse.

Proprio come qualcuno con la febbre, si era addormentata così profondamente da non poter rispondere.

Si sentì una voce provenire dalla cornetta.

Ma Kamijou la lasciò cadere prima che potesse capire cosa gli era stato detto. Un terribile sudore cominciò a scendere dai palmi delle sue mani. Una sensazione molto brutta gli pesava sullo stomaco, come se fosse stato colpito da una palla da bowling.

Sentì dei passi provenire dal corridoio che portava all'appartamento.

- Saremo lì a mezzanotte. Non ti rimane molto tempo, ma fai sì che la tua ultima inutile battaglia sia una di quelle buone. -

Non appena Kamijou ricordò quelle parole, la porta venne calciata dall'esterno.

La pallida luce lunare entrò nella stanza nello stesso modo in cui i raggi del sole illuminavano la piccola parte di una foresta attraverso le foglie.

I due maghi stavano sulla soglia con il perfetto cerchio della luna alle spalle.

In quel momento le lancette degli orologi di tutto il Giappone indicavano precisamente la mezzanotte.

Ciò voleva dire che il tempo limite di una certa ragazza era scaduto.

Voleva dire proprio questo.

Note[edit]

  1. Il kotatsu è il telaio in legno di un basso tavolino tipicamente giapponese, sopra il quale viene posto un futon od una pesante coperta. Sopra la coperta è presente un piano di appoggio per consentirne l'uso come un normale tavolo, mentre sul lato inferiore della struttura viene montata una fonte di calore.

Capitolo 4: L'Esorcista Sceglie il Finale — (N)Ever_Say_Good_bye.[edit]

I due maghi attraversarono la porta con le scarpe ancora ai piedi[1] e la luce della luna alle spalle.

Stiyl e Kanzaki erano tornati, ma Index non si era messa in mezzo questa volta. Non aveva urlato loro di andarsene. Era ricoperta di sudore a tal punto che sembrava avesse la febbre, ed il suo respiro era così debole da dare l'impressione di potersi spegnere come il fuoco di una candela.

Aveva mal di testa.

Un mal di testa così forte che la sua testa si sarebbe spaccata in due per il solo suono della neve che cadeva.

«...»

Kamijou ed i maghi rimasero in silenzio.

Ancora con le proprie scarpe ai piedi, Stiyl spostò l'esterrefatto ragazzo da una parte. La spinta non fu molto forte, ma Kamijou non riuscì a mantenere l'equilibrio. Cadde di sedere sui vecchi tatami come se le forze lo avessero abbandonato.

Stiyl non lo guardò nemmeno.

Si inginocchiò vicino ad Index, i cui arti erano distesi senza vita, dopodiché sussurrò qualcosa.

Gli tremavano le spalle.

Era la perfetta rappresentazione della rabbia umana provata nel vedere qualche caro ferito davanti ai propri occhi.

«Basandoci sul Moonchild di Crowley, useremo il metodo di cattura degli angeli per innescare una catena di eventi che evocheranno, intrappoleranno e ci permetteranno di avere un essere fatato ai nostri ordini.»

Dopo essersi deciso, Stiyl si alzò.

Quando si voltò mostrò un'espressione priva di qualsiasi tratto umano.

La sua faccia era quella di un mago che aveva sacrificato la propria umanità per salvare una certa ragazza.

«Kanzaki, aiutami. Dobbiamo distruggere i suoi ricordi.»

Kamijou sentì quelle parole trafiggere la parte più fragile del suo cuore.

«Ah...»

Sapeva che cancellarle la memoria sarebbe servito a salvarla.

Per di più, Kamijou stesso aveva detto a Kanzaki che non avrebbero dovuto esitare se davvero stavano agendo per il bene di Index. Non importava quante volte avrebbe perso la memoria, sarebbe bastato donarle dei ricordi ancora migliori. In questo modo anche lei sarebbe stata felice per l'arrivo del nuovo anno, anche se costretta a dimenticare.

Però...

Non era qualcosa che andava fatto solo se non c'erano altre alternative?

«...»

Senza rendersene conto, Kamijou aveva iniziato a stringere il pugno così forte da rompersi le unghie.

Poteva farlo? Poteva lasciar perdere? Nella Città Accademia esistevano un'infinità di strutture che si occupavano della mente e della memoria delle persone. Come poteva arrendersi quando c'era ancora la possibilità di salvarla in una di queste? La vecchia magia avrebbe distrutto i ricordi che le erano più cari. Andava davvero bene usare il metodo più semplice ma al contempo più crudele del mondo?

No, questo non importava.

Tutto quel noioso pensare e riflettere non aveva più alcuna importanza.

Poteva... Poteva Kamijou Touma sopportare l'idea che la settimana spesa insieme ad Index sarebbe scomparsa come se qualcuno avesse cancellato il salvataggio di un videogame?

«...Aspetta.»

Kamijou Touma alzò la testa.

Dritta e con onestà, intenzionato ad opporsi ai maghi che volevano salvare Index.

«Aspetta, per favore aspetta! Solo un altro po'! Solo un po'! Ci sono 2.3 milioni di esper nella Città Accademia, oltre a 1000 istituti di ricerca. Esiste la Psicometria, il Controllo Mentale, la Telecinesi e la Materializzazione! Abbiamo tantissimi esper in grado di manipolare la mente, e abbiamo interi laboratori dedicati al suo sviluppo! Magari rivolgendoci a loro non dovremo fare una cosa tanto crudele!»

«...»

Stiyl Magnus non disse nulla.

Ciononostante, Kamijou continuò ad urlargli contro.

«Neanche tu vuoi usare questo metodo, giusto!? Nel profondo stai pregando che ci sia un'altra via, no!? E allora aspetta solo un altro po'. Farò in modo di trovare un finale dove tutti sorridono e tutti sono felici! Perciò...!!»

«...»

Stiyl Magnus non disse nulla.

Kamijou non sapeva perché si stesse spingendo a tanto. Aveva incontrato Index solo una settimana prima. Aveva vissuto 16 anni prima di conoscerla e non c'era motivo per cui non avrebbe potuto continuare a farlo senza di lei.

Non c'era motivo, eppure sapeva di non poterlo fare.

Il perché gli sfuggiva. Non era nemmeno sicuro che gli servisse un perché.

Sapeva solo che lo addolorava.

Lo addolorava pensare che le sue parole, il suo sorriso, ed i suoi modi di fare non sarebbero mai più stati rivolti a lui.

Lo addolorava pensare che i ricordi di quella settimana sarebbero stati facilmente cancellati come con la pressione di un pulsante di reset.

Solo pensarlo gli causava un forte dolore nella più preziosa e più gentile parte del suo cuore.

«...»

La stanza cadde nel silenzio.

Lo stesso di un ascensore. Più che un silenzio dovuto alla mancanza di qualcosa che potesse far rumore, questo era quello strano in cui si sentiva soltanto il debole suono del respiro, in cui le persone non facevano altro che tacere.

Kamijou alzò la testa.

Guardò il mago con molta prudenza.

«E' tutto ciò che vuoi dire, razza di moralista fallito?»

E...

Questo fu tutto quel che disse Stiyl Magnus, il mago delle rune.

Non che non avesse ascoltato ciò che gli aveva detto Kamijou.

Le sue orecchie avevano afferrato ogni singola parola, le aveva processate, ed aveva capito il loro significato, insieme a i sentimenti che vi erano celati.

Eppure, Stiyl Magnus non aveva mosso nemmeno un sopracciglio.

Le parole di Kamijou non gli avevano fatto né caldo né freddo.

«Togliti di mezzo.» disse Stiyl.

Kamijou non sapeva più che movimenti stessero facendo i muscoli della sua faccia.

Senza nemmeno sospirare, Stiyl gli disse: «Guarda.»

Indicò qualcosa.

Prima che Kamijou potesse vedere, Stiyl lo prese per i capelli.

«Guarda!!»

«Ah...» la voce di Kamijou si congelò.

Davanti ai suoi occhi c'era Index, che sembrava poter smettere di respirare da un momento all'altro.

«Puoi dire lo stesso di fronte a lei?» la voce di Stiyl stava tremando. «Puoi dire lo stesso mentre si trova ad un passo dalla morte!? Puoi dire lo stesso quando sta così male da non poter nemmeno aprire gli occhi!? Puoi dirle di aspettare perché hai delle cose che ti piacerebbe provare!!?»

«...»

Le dita di Index si mossero. Non era chiaro se lo stesse facendo inconsciamente o quasi, ma agitò disperata una mano che sembrava tanto pesante quanto il piombo, e cercò di toccare il viso di Kamijou.

Come se stesse cercando di proteggerlo dal mago che lo teneva per i capelli.

Come se nemmeno le importasse di soffrire così intensamente.

«Se puoi, allora non sei un essere umano! Se qualcuno la vedesse in questo stato, la riempisse di droghe sperimentali e permettesse ad uno strano dottore di giocare con il suo corpo, di sicuro non sarebbe un essere un umano!» L'urlo di Stiyl sfondò i timpani di Kamijou. «Rispondimi, esper. Sei ancora un essere umano o un mostro che ha abbandonato la propria umanità!?»

«...»

Kamijou non riuscì a rispondere.

Stiyl proseguì con un ultimo colpo, come a conficcare la spada nel cuore di qualcuno che era già morto.

Tirò fuori dalla tasca un ciondolo con una piccola croce.

«C'è bisogno di questo aggeggio per distruggere i suoi ricordi.» Stiyl mosse la croce di fronte alla faccia di Kamijou. «Come puoi immaginare, è un oggetto magico. Se lo tocchi con la mano destra potrebbe perdere tutto il suo potere proprio come il mio Innocentius.»

La croce oscillava avanti ed indietro davanti a Kamijou, come una moneta da cinque yen usata per una seduta d'ipnotismo da quattro soldi.

«Ma tu puoi distruggerla, esper?»

Kamijou fissò Styil immobile.

«Puoi portarla via alla ragazza che soffre davanti ai tuoi occhi!? Se credi così tanto nel tuo potere, allora distruggila, mostro che si crede un eroe!»

Il ragazzo la guardò.

Guardò la croce che oscillava davanti ai suoi occhi. Guardò quell'abominevole croce che poteva privare le persone dei loro ricordi.

Come aveva detto Stiyl, se gliel'avesse sottratta avrebbe potuto fermare la cancellazione dei ricordi di Index.

Non era difficile. Doveva solo allungare la mano e toccarla leggermente con le punte delle dita.

Tutto lì. Sarebbe stato così facile.

Kamijou strinse la mano destra tremolante finché non diventò dura come una roccia.

Ma non ne fu in grado.

Al momento, la magia era l'unico modo sicuro ed infallibile per salvare Index.

Come poteva togliere questa certezza a quella ragazza così intenta a sopportare il proprio dolore?

Semplicemente non poteva.

«I preparativi non saranno completi prima delle 0:15. Cancelleremo i suoi ricordi usando il potere di Leo.» disse Stiyl con disinteresse.

0:15... Probabilmente gli rimanevano meno di dieci minuti.

«...!!»

Voleva urlare e dirgli di fermarsi. Voleva urlare e dirgli di aspettare. Però alla fine non sarebbe stato Kamijou a soffrire. Tutto il costo del suo egoismo sarebbe ricaduto su Index.

(Accettalo.)

- Il mio nome è Index. -

(Accettalo e basta.)

- Comunque, sarebbe magnifico se mi potessi riempire lo stomaco. -

(Accetta che tu, Kamijou Touma, non possiedi alcun potere o diritto di salvare Index!)

Non riusciva ad urlare o a gridare.

Poteva soltanto fissare il soffitto, stringere i denti e lasciare scorrere le lacrime che non era in grado di trattenere.

«...Hey, mago.» bofonchiò Kamijou con lo sguardo assente, mentre continuava ad osservare il soffitto e ad appoggiarsi sulla libreria. «Come pensi potrei dirle addio, alla fine?»

«Non abbiamo tempo per cose così stupide.»

«Capisco.» ripeté Kamijou con lo sguardo perso nel vuoto.

Sarebbe rimasto buttato lì, ma Stiyl non glielo permise.

«Vattene, mostro.» Il mago lo guardò. «La tua mano destra distrugge le mie fiamme. Non capisco ancora come funzioni, ma non possiamo lasciarla interferire con l'incantesimo che stiamo per usare.»

«Capisco.» rispose il ragazzo con lo sguardo perso nel vuoto.

Kamijou fece un piccolo sorriso come se fosse diventato un cadavere.

«E' successo lo stesso con la ferita che aveva sulla schiena. Perché non c'è mai niente che io possa fare?»

"Che ne so?" sembravano dire gli occhi Stiyl.

«Con questa mano destra posso distruggere persino i sistemi di Dio.» Kamijou sembrava a pezzi. «Quindi perché non sono in grado di salvare una sola ragazza sofferente?»

Sorrise.

Non maledì il destino e non diede la colpa alla sfortuna. Pensò solamente alla sua mancanza di potere.

Kanzaki lo guardò con un'espressione addolorata e disse: «Mancano ancora dieci minuti per la cerimonia delle 0:15.»

Stiyl guardò Kanzaki come se non potesse credere ai propri occhi.

Ma lei lo ricambiò sorridendo.

«Quando giurammo per la prima volta di cancellarle i ricordi, trascorremmo l'intera notte a piangere al suo fianco. Non è vero, Stiyl?»

«...» Il mago si zittì per un attimo, come se avesse un nodo alla gola. «M-Ma non sappiamo cosa potrebbe fare. E se cercasse di commettere un doppio suicidio mentre non stiamo guardando?»

«Se lo volesse fare, non credi che avrebbe toccato subito la croce? Hai usato quella vera piuttosto che un falso proprio perché eri sicuro che fosse un essere umano, no?»

«Ma...»

«Qualsiasi cosa faremo, non possiamo cominciare finché non sarà giunto il momento. Stiyl, se gli rimanessero dei rimpianti potrebbe interrompere la cerimonia a metà.»

Il mago strinse i denti.

Si trattenne, quasi stesse per fare un balzo in avanti come una belva per strappare la gola a Kamijou.

«Hai dieci minuti. Va bene!?»

Poi si voltò e lasciò l'appartamento.

Kanzaki lo seguì silenziosa, ma dai suoi occhi si poteva evincere un sorriso straziante.

La porta venne chiusa.

All'interno della stanza erano rimasti solo Kamijou e Index. Quei dieci minuti erano stati guadagnati non mettendo a rischio la vita di Kamijou, ma quella di Index.

Eppure, il ragazzo non sapeva cosa fare.

«Ah... Kh. Fh...»

Mentre Index stava distesa senza vita, alcuni strani suoni le sfuggirono dalle labbra. Kamijou balzò in avanti, sconvolto.

La ragazza aprì leggermente gli occhi. Sembrava chiedersi per quale motivo fosse dentro al futon, preoccupata perché convinta che al suo posto ci sarebbe dovuto essere Kamijou.

Si era completamente dimenticata di se stessa.

«...»

Kamijou strinse i denti. Stare di fronte a lei in quel momento lo intimoriva più che combattere contro quei maghi.

Ma non poteva andarsene.

«Touma?»

Kamijou si avvicinò al futon e Index tirò un sospiro di sollievo. Il suo viso ricoperto di sudore aveva un'espressione che rendeva evidente quanto ora fosse più tranquilla.

«...Mi dispiace.» disse Kamijou mentre avvicinava la testa per incontrare il suo sguardo.

«...? Touma, in questa stanza c'è una specie di cerchio magico.»

Index aveva perso i sensi, quindi non sapeva che era stato disegnato dai due maghi. Inclinò la testa su un lato in segno di perplessità, mentre guardava i simboli impressi sul muro vicino al futon.

«...»

Per un istante, Kamijou strinse i denti.

Fu solo per un istante. Prima che qualcuno potesse accorgersene, la sua espressione era tornata normale.

«...E' per la magia di guarigione. Non possiamo lasciare che i tuoi mal di testa ti diano troppo fastidio, no?»

«? Magia... Chi la sta usando?»

Fu allora che la mente di Index giunse ad una certa possibilità.

«!?»

La ragazza obbligò il suo corpo immobile a muoversi e cercò di uscire fuori dal futon. Non appena il suo viso si contorse dal dolore, Kamijou la afferrò per le spalle e la stese di nuovo.

«Touma! Sono tornati i maghi!? Touma, devi andartene via di qui!!»

Index lo guardò con un'espressione incredula. Sapeva quant'erano pericolosi ed era preoccupata per Kamijou dal più profondo del suo cuore.

«... Va bene, Index.»

«Touma!»

«E' finita... E' già finita.»

«Touma.» disse Index con tranquillità, prima che le forze l'abbandonassero completamente.

Kamijou non sapeva che espressione avesse in viso.

«...Mi dispiace.» disse. «Diventerò più forte. Non perderò mai più un'altra volta. Diventerò abbastanza forte da prendere a calci in culo chiunque provi a trattarti così...»

Persino piangere sarebbe stato da codardi.

Suscitare la compassione di quella ragazza era impensabile.

«...Aspetta. La prossima volta, ti assicuro che ti salverò davvero.»

Come poteva guardare Index negli occhi?

«Capisco. Aspetterò.»

Dato che non conosceva la situazione, ad Index sembrava che Kamijou avesse perso contro il nemico e l'avesse venduta per salvarsi.

Eppure sorrideva.

Il suo sorriso era ferito. Il suo sorriso era perfetto. Il suo sorriso sembrava doversi infrangere da un momento all'altro. Eppure sorrideva.

Kamijou non capiva.

Non riusciva più a capire come lei potesse fidarsi tanto degli altri.

Ma fu proprio in quel momento che si decise.

«Una volta che il tuo mal di testa sarà migliorato, sconfiggeremo questi maghi e guadagneremo la tua libertà.» disse.

«Dopodiché mi piacerebbe andare al mare, ma dovremo aspettare la fine dei miei corsi di recupero.» continuò.

«Ti andrebbe di trasferirti nella mia scuola quando la pausa estiva sarà finita?» chiese.

«Mi piacerebbe creare qualsiasi tipo di ricordo.» rispose Index.

«Lo farai.» promise Kamijou.

Aveva esagerato con le bugie.

Non importava cos'era vero e cos'era falso. Kamijou non aveva più bisogno di una giustizia fredda, crudele e formale che non era in grado di confortare una sola ragazza.

Il ragazzo di nome Kamijou Touma non aveva bisogno di giustizia o malvagità.

Delle bugie erano sufficienti.

Ed era per quello che Kamijou Touma non aveva versato nemmeno una lacrima.

Nemmeno una.

«...»

Con un suono leggero, la mano sinistra di Index venne abbandonata da ogni forza e cadde sul futon.

Era svenuta. Sembrava un cadavere.

«Ma...» Kamijou si morse leggermente le labbra mentre guardava il volto febbricitante di Index. «Che razza di finale orribile sarebbe?»

Sentì il sapore del sangue provenire da dove si stava mordendo.

Odiava sapere che quel che stava accadendo fosse sbagliato, eppure, non aveva il potere di fermarlo. Sì. Kamijou non poteva fare niente. Non poteva fare niente per i 103,000 grimori che occupavano l'85% del cervello di Index o per proteggere i ricordi che ne riempivano il rimanente 15%.

«...Eh?»

Attanagliato da dei pensieri privi di qualsiasi speranza, improvvisamente si accorse che qualcosa non andava.

85%?

Il ragazzo guardò nuovamente il viso febbricitante di Index.

85%. Sì, era ciò he aveva detto Kanzaki. L'85% del cervello di Index era stato riempito con i 103,000 grimori che aveva memorizzato. La pressione esercitata nella sua testa provava che il restante 15% sarebbe bastato per i ricordi di un solo anno. Se fossero stati di più, il suo cervello sarebbe esploso.

(Ma aspetta un momento.)

Com'era possibile che il 15% potesse contenere solo dei ricordi equivalenti ad un anno?

Kamijou non sapeva quanto fosse raro avere una memoria perfetta, tuttavia, era sicuro che non fosse così tanto inusuale da rendere Index l'unico caso al mondo.

E tutte le altre persone che ne erano affette di certo non utilizzavano metodi assurdi come la magia per cancellarsi la memoria.

Se realmente il 15% del cervello poteva contenere i ricordi di un solo anno...

«...Significa che morirebbero a circa sei o sette anni.»

Se la memoria perfetta fosse stata una malattia incurabile, non sarebbe stata più conosciuta?

Inoltre...

Kanzaki dove aveva preso quelle percentuali?

Chi gliele aveva dette?

L'informazione riguardo l'85% era accurata?

«...Sono stati giocati.»

E se Kanzaki in realtà non avesse saputo niente di neuroscienza? E se non avesse fatto altro che fidarsi dei suoi superiori della Chiesa?

Kamijou aveva davvero una brutta sensazione.

Andò di corsa verso il telefono nero all'angolo della stanza.

Komoe-sensei era fuori da qualche parte. Aveva cercato per tutta l'appartamento ed aveva trovato il suo numero di cellulare non molto tempo prima, quindi non aveva problemi a chiamarla.

Lo squillante ed irritante suono meccanico continuò per un po'.

Kamijou aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava nella descrizione della memoria perfetta che gli aveva dato Kanzaki. Cosa sarebbe accaduto se dietro a quello sbaglio ci fosse stata la Chiesa? Magari stavano nascondendo un segreto.

Il telefono si collegò con uno strano suono.

«Sensei!!» urlò Kamijou quasi solo per istinto.

«Ohh, sei tu, Kamijou-chan~? Non dovresti usare il mio telefono~»

«...Sembra di buon umore.»

«Sì~... Sono ai bagni pubblici in questo momento~. Ho un caffellatte in una mano e sto provando una nuova sedia massaggiante~. Sì~.»

«...»

Kamijou pensò di stringere la cornetta così forte da spaccarla, ma Index aveva la precedenza in quel momento.

«Sensei, per favore, ascolti bene quello che devo dirle. La verità è che...»

Kamijou chiese a proposito dei ricordi perfetti.

Cos'erano? Era vero che i ricordi equivalenti ad un anno usavano il 15% del cervello? In altre parole, era una condizione che riduceva la vita a soli sei o sette anni?

«Ovviamente no~.» tagliò corto Komoe-sensei con una frase breve. «E' vero che una memoria perfetta fa sì che non si riescano a dimenticare ricordi superflui come il volantino per i saldi di un supermercato di un anno prima, ma non è che il cervello possa esplodere per questo~. Semplicemente, chi ne è affetto si porterà nella tomba l'equivalente di 100 anni di memoria~. Il cervello umano resiste sino a 140 anni, dopotutto~.»

Il cuore di Kamijou saltò un battito.

«M-Ma se avessero imparato delle cose ad una velocità tremenda? E se avessero memorizzato tutti i libri di una biblioteca? Così facendo il loro cervello esploderebbe?»

«Sigh... Kamijou-chan, capisco come tu possa fallire tutte le lezioni di sviluppo~» disse felicemente Komoe-sensei. «Ascolta, Kamijou-chan~. Le persone non hanno un solo tipo di memoria. Cose come il linguaggio e la conoscenza sono immagazzinate nella memoria semantica, l'abituarsi a certe azioni rientra nella memoria procedurale, e ciò che comunemente chiamiamo "ricordo" costituisce la memoria episodica~. Ce ne sono di tutti i tipi. Tutti i tipi~.»

«Ehm, sensei... non sono sicuro di aver capito.»

«Essenzialmente~...» Komoe-sensei amava spiegare, quindi era felice. «Ogni tipo di memoria va in contenitori diversi~. Pensa ad essa come spazzatura infiammabile e non infiammabile~. Se vieni colpito alla testa e ti viene un'amnesia, non cominci a parlare in modo incomprensibile o a strisciare per terra, giusto~?»

«Quindi...»

«Già~. Non importa quanti libri di biblioteca uno possa aver memorizzato, tutto rientrerebbe nella memoria semantica~. A quanto dice la neuroscienza, è assolutamente impossibile che la memoria semantica venga sovrapposta a quella episodica~.»

Kamijou si sentì come se avesse ricevuto quella fatidica botta in testa.

La cornetta gli cadde dalle mani, colpì il gancio del telefono e terminò la chiamata, ma Kamijou non aveva più tempo per preoccuparsene.

La chiesa aveva mentito a Kanzaki.

La memoria perfetta non metteva a rischio la vita di Index.

«Ma... perché?» mormorò Kamijou scioccato.

Sì, perché? Perché la chiesa avrebbe mentito e detto che Index sarebbe morta in un anno, quando non era vero?

Inoltre il fatto che Index stesse soffrendo di certo non era una bugia. Se la causa non era la memoria perfetta, allora perché provava tanto dolore?

«...Ah.»

Dopo averci pensato a lungo, Kamijou si mise improvvisamente a ridere.

Sì. Le avevano messo un collare.

Un collare che aveva bisogno della manutenzione della Chiesa ogni anno per esistere. Un collare che assicurava che non avrebbe usato i 103.000 grimori in suo possesso per tradirli.

E se Index non avesse avuto bisogno delle tecniche e degli incantesimi della Chiesa per sopravvivere?

E se avesse potuto tranquillamente continuare a vivere da sé?

In quel caso, non l'avrebbero mai lasciata fare. Se fosse stata in grado di andarsene e sparire con i 103.000 grimori, logicamente avrebbero sentito il bisogno di tenerla sotto controllo.

Quindi, la Chiesa le aveva messo un collare.

Questo semplificava le cose.

In principio la testa di Index non aveva nessun problema, ma la Chiesa le aveva fatto qualcosa.

«...Ah ah.»

Per esempio, e se avessero fatto una cosa simile al riempire di cemento il fondo di un secchio da 10 litri in modo da farci stare solo un altro litro d'acqua?

Avevano manomesso la sua testa così che un solo anno di ricordi sarebbe bastato a farle esplodere il cervello.

In questo modo Index doveva fare affidamento sulle tecniche e sugli incantesimi della Chiesa.

In questo i suoi compagni avrebbero dovuto trattenere le lacrime ed ubbidire alla Chiesa.

Avevano ideato un piano diabolico che andava a sfruttare persino la gentilezza e la simpatia umana.

«...Però non importa.»

Già, non importava davvero.

Ciò che importava e ciò di cui doveva preoccuparsi era una cosa sola. Index stava soffrendo per il bene della sicurezza della Chiesa. La Città Accademia, che controllava gli esper come Kamijou, era la massima espressione della scienza. Necessarius invece, che controllava quei maghi, di cosa lo era?

Sì, del potere soprannaturale conosciuto come magia.

E la mano destra di Kamijou Touma poteva distruggerla con un solo tocco, anche se si fosse trattato dei sistemi di Dio.

In quella stanza senza orologi, Kamijou si chiese che ora fosse.

Probabilmente non gli rimaneva molto tempo prima che cominciasse la cerimonia. Guardò la porta dell'appartamento. Se avesse detto la verità ai maghi che vi si trovavano dietro, gli avrebbero creduto? La risposta era no. Kamijou era solo uno studente delle superiori. Non aveva una laurea in neuroscienza, senza contare che lui e i maghi potevano anche essere chiamati "nemici". Dubitava che gli avrebbero creduto.

Abbassò lo sguardo.

Guardò Index distesa sul futon. Era fradicia di sudore e sembrava che le fosse stato gettato un secchio d'acqua sui capelli argentati. Il suo viso era febbrilmente rosso e le sopracciglia si muovevano di tanto in tanto per via del dolore.

- Puoi portarla via alla ragazza che soffre davanti ai tuoi occhi!? Se credi così tanto nel tuo potere, allora distruggila, mostro che si crede un eroe! -

Kamijou accennò un sorriso alle parole con cui Stiyl l'aveva attaccato prima.

Il mondo era cambiato così tanto che poteva riderci su.

«Non penso solo di essere un eroe.»

Ancora sorridendo, rimosse le fascette bianche che avvolgevano la sua mano destra.

Era come se stesse rimuovendo un sigillo.

«Io sarò l'eroe.»

Parlò, sorrise e spinse la sua mano destra ferita contro la fronte di Index.

Quando aveva detto che poteva distruggere persino i sistemi di Dio, aveva pensato che la sua fosse una mano destra inutile che non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente, non avrebbe alzato i suoi voti nei test e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze.

Ma c'era una cosa che poteva fare.

Se la sua mano destra fosse riuscita a salvare la ragazza che soffriva davanti ai suoi occhi, allora sarebbe stato un potere meraviglioso.

...

...

...?

«………………Eh?»

Non accadde nulla. Non accadde proprio nulla.

Non ci fu nessuna luce e nessun suono, ma la magia che la Chiesa aveva messo su Index era stata distrutta? No, Index stava ancora facendo smorfie di dolore. Decisamente sembrava non fosse successo nulla.

Kamijou mostrò un'espressione perplessa, la toccò su una guancia e sul retro della testa, ma non accadde niente. Non cambiò niente. Non cambiò niente, ma effettivamente il ragazzo si ricordò di una cosa.

Aveva già toccato Index un paio di volte prima d'ora.

Per esempio, l'aveva fatto quando l'aveva portata via dal dormitorio dopo aver dato un pugno a Stiyl. L'aveva anche colpita leggermente sulla fronte quando aveva rivelato la sua identità sdraiata sul futon. Ma ovviamente non era accaduto niente.

Il ragazzo sembrava perplesso. Non pensava di essersi sbagliato. Inoltre, dubitava ci fosse qualche potere soprannaturale che la sua mano destra non potesse distruggere. In quel caso...

In quel caso, c'erano delle parti di Index che non aveva toccato?

«………………………………………Ah.»

La sua mente saltò subito ad un posto molto inappropriato, ma si obbligò a considerare altre possibilità.

Tuttavia, non riusciva a pensare ad altro. Se Index era afflitta dalla magia, e per forza di cose questa veniva distrutta dalla sua mano destra, allora significava che non l'aveva ancora toccata.

Ma allora dov'era?

Kamijou guardò il viso febbricitante di Index. Dato che la magia aveva a che vedere con la memoria, poteva trovarsi nella sua testa o comunque lì vicino? Se ci fosse stato un cerchio magico inciso all'interno del suo scheletro persino Kamijou non avrebbe potuto far altro che arrendersi. Se fosse stato all'interno del suo corpo, di certo non l'avrebbe potuto toccare con le dita ricoperte di germi, eppure...

«……Oh.»

Kamijou la guardò ancora una volta in viso.

Aveva le sopracciglia che si contorcevano dal dolore, gli occhi sbarrati ed il naso ricoperto di sudore melmoso. Kamijou, ignorando tutto il resto, abbassò lo sguardo sulle belle labbra facenti deboli respiri.

Il ragazzo vi ci fece scivolare l'indice ed il pollice destro, così da aprirle la bocca.

Il fondo della gola.

A causa del teschio, quella zona era più vicina al cervello di quanto non lo fosse la nuca. Inoltre, le persone non la vedevano quasi mai e nessuno l'avrebbe toccata. Nella parte posteriore della sua gola rosso scuro c'era un simbolo inciso in nero corvino, inquietante come quelli dell'oroscopo televisivo.

«...»

Kamijou socchiuse gli occhi, prese coraggio ed infine spinse la mano all'interno della bocca della ragazza.

In risposta alle sue dita la bocca di Index si contorse come se avesse vita propria, e la sua mano venne avvolta in una saliva stranamente calda. Per un momento Kamijou esitò, inquietato dalla sensazione che gli dava la lingua, ma poi continuò sino a toccare il fondo della gola.

Gli sembrò che Index avesse tremato per il forte impulso di vomitare.

Sentì una leggera scossa percuotere il suo indice destro, quasi fosse elettricità statica, e allo stesso tempo la sua mano fu spinta con forza all'indietro.

«Gah...!?»

Un sacco di gocce di sangue caddero sul futon e sul tatami.

Sembrava che gli avessero sparato al polso con una pistola, quindi Kamijou si guardò istintivamente la mano destra. La ferita che gli aveva procurato Kanzaki si era riaperta e del sangue fresco si stava rumorosamente riversando sul tatami.

Si portò la mano davanti alla faccia, per poi intravedervi qualcosa dietro.

Gli occhi di Index, distesa sul futon, si aprirono silenziosamente e brillarono di rosso.

Non era il colore delle iridi.

Dei brillanti cerchi magici rosso sangue stavano fluttuando all'interno dei suoi occhi.

(Non va bene...!!)

A Kamijou vennero i brividi. Non ebbe nemmeno il tempo di tenere sollevata la mano destra.

Gli occhi di Index brillarono di un rosso spaventoso e ci fu un'esplosione.

Con una scossa tremenda, Kamijou venne scaraventato contro la libreria. Le assi di legno che la costituivano si ruppero e tutti i libri caddero rumorosamente sul pavimento. Il corpo del ragazzo fu attraversato da un dolore intenso, come se tutte le sue articolazioni fossero state fatte a pezzi insieme alla libreria.

Kamijou, tremando, riuscì a malapena ad indietreggiare, nonostante le sue gambe stessero per cedere. Il gusto metallico del sangue si era mischiato alla saliva della sua bocca.

«Pericolo: Capitolo Tre, Versetto Due. Tutte le barriere del collare di Index Librorum Prohibitorum, dalla prima alla terza, sono state violate. Preparazione alla rigenerazione... fallita. Il collare non può auto-rigenerarsi. Cambiare priorità con l'eliminazione dell'intruso al fine di proteggere l'archivio dei 103.000 grimori.»

Kamijou osservò ciò che aveva difronte a sé.

Index si alzò lentamente, in un modo così inquietante da farla sembrare un sacco pieno di gelatina priva di ossa o articolazioni, ed i cremisi cerchi magici nei suoi occhi lo perforarono.

Anche se tecnicamente erano solo occhi, il ragazzo aveva qualche difficoltà a definirli tali.

Index v01 263.jpg

Erano privi di luce umana e di calore femminile.

Kamijou li aveva già visti una volta. Quando Index aveva parlato delle rune come una macchina, dopo che Kanzaki l'aveva ferita alla schiena e dopo che era svenuta davanti al dormitorio. Erano gli stessi occhi di allora.

- Non ho mana, quindi non posso usare la magia. -

«...Adesso che ci penso, c'è una cosa che ho dimenticato di chiederti.» sussurrò Kamijou mentre stringeva il suo malconcio pugno destro. «Se non sei un'esper, perché non hai alcun potere magico?»

La risposta a quella domanda era più o meno ciò che stava di fronte a lui. La Chiesa aveva preparato molteplici sistemi di sicurezza. Se qualcuno avesse scoperto il segreto della sua memoria perfetta ed avesse cercato di rimuoverle il collare, Index avrebbe automaticamente usato i suoi 103.000 grimori così da farlo tacere per sempre. Tutto il suo potere magico veniva impegnato nell'attivazione di quel sistema di difesa.

Con un suono tremendo, i due cerchi magici negli occhi di Index diventarono più grandi tutti in una volta. Superavano i due metri ed erano posizionati di fronte al suo viso. Entrambi avevano il centro sopra uno degli occhi, in questo modo sarebbero stati in grado di seguire anche il più piccolo movimento della testa.

« . .»

Index cantò qualcosa che andava oltre la comprensione umana.

Per un istante i due cerchi magici che avevano centro nei suoi occhi brillarono, e poi esplosero. Più nello specifico, sembrò che tra i suoi bulbi oculari ci fosse stata un'esplosione ad alto voltaggio elettrico, con fulmini lanciati in ogni direzione.

Tuttavia, più che di elettricità bianco-bluastra, si trattava di fulmini completamente neri.

E' una descrizione molto empirica, ma pareva che lo spazio stesso si fosse spaccato. Posizionati al centro del punto dove si incontravano i cerchi magici, delle crepe nere si sparpagliavano in tutte le direzioni sino ai bordi della stanza.

Era come una finestra sparata con un proiettile. Sembrava una specie di barriera per prevenire chiunque dall'avvicinarsi ad Index.

Qualcosa di apparentemente pulsante si gonfiò all'interno delle spaccature.

Un odore, simile a quello di una bestia, fuoriuscì dalla piccola apertura creata dalle crepe nere.

«Ah.»

All'improvviso, Kamijou se ne accorse.

Non l'aveva capito grazie a delle teorie scientifiche o alla logica, né per merito della ragione o dei sensi. Erano i suoi più semplici istinti a gridarglielo. Non sapeva cosa fosse esattamente quella cosa tra le crepe. Tuttavia, sapeva che vederla (direttamente e nel vero senso della parola) sarebbe stato abbastanza per distruggere l'essere conosciuto come Kamijou Touma.

«Ah.»

Kamijou tremò.

Le crepe si allargarono sempre di più. Sebbene sapesse che qualsiasi cosa fosse si stava avvicinando, non riusciva a muoversi. Tremava, tremava e tremava ancora. Dopotutto...

Doveva solo sconfiggerla, qualsiasi cosa fosse.

Lui e solo lui possedeva la mano che poteva salvare Index.

«Ah ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha!!»

Ed era quello che lo faceva tremare di piacere.

Era spaventato? Ovviamente no. Dopotutto, era da tanto che aspettava quel momento.

Anche se diceva che la sua mano destra potesse distruggere persino i sistemi di Dio, questa era così inutile che non gli avrebbe permesso di battere un solo delinquente, non avrebbe alzato i suoi voti nei test e non l'avrebbe reso popolare tra le ragazze.

Quando per colpa sua Index era stata ferita alla schiena, quando era stato obbligato ad abbandonare l'appartamento così da non interferire con la magia di guarigione e quando era stato ridotto un colabrodo dalla samurai dei fili, aveva maledetto la sua stessa impotenza sperando per tutto il tempo di poter salvare quella ragazza!

Non che desiderasse particolarmente di diventare l'eroe.

Semplicemente nella sua mano destra aveva il potere di negare e di fare a pezzetti questa storia sin troppo crudele!

Distava solo quattro metri.

Se fosse riuscito a toccare ancora una volta quella ragazza, tutto sarebbe finito!

Per questo motivo, Kamijou corse verso le crepe dietro cui si trovava Index.

Strinse il pugno destro.

Lo strinse in modo da poter distruggere l'orribile e straziante finale senza fine di questa storia crudele.

Nello stesso momento, le crepe si espansero d'improvviso e "si aprirono".

Sembrò doloroso quanto l'imene di una vergine strappato con forza. Le enormi crepe si spalancarono sino a raggiungere i bordi dell'appartamento, permettendo così alla "cosa" che vi era all'interno di guardare la stanza.

Un pilastro di luce fuoriuscì dalle crepe.

Sembrava un raggio laser di circa un metro d'ampiezza. La luce era di un bianco così puro che pareva provenire dal sole. Non appena questa gli fu sparata contro, Kamijou mosse la sua malconcia mano destra davanti alla propria faccia.

Il suono dell'impatto fu simile a quello di un pezzo di carne pressato contro una lastra di metallo bollente.

Tuttavia non ci fu alcun dolore. E nessun calore. Non appena incontrò la sua mano destra il pilastro di luce si sparpagliò in tutte le direzioni, come se un muro avesse respinto il getto d'acqua di un idrante.

Nonostante ciò, Kamijou non era riuscito a distruggerlo completamente.

Non importava quante volte provasse, pareva non avere fine proprio come l'Innocentius di Stiyl. I suoi piedi piantati sul tatami cominciavano ad indietreggiare e gli sembrava che la sua mano destra fosse sul punto di essere spazzata via dalla forte pressione.

(No... Questo non è... quello che sembra...!!)

Kamijou si afferrò il polso con la mano sinistra. Sentì un dolore pungente nel palmo della destra. La magia la stava consumando. Non riusciva a fermare il pilastro di luce che si avvicinava sempre di più.

(Non è solo una grande massa! Ogni parte della luce è qualcosa a sé!!)

Era possibile che Index stesse sfruttando i suoi 103.000 grimori per usare 103.000 tipi diversi di magia allo stesso tempo. Uno solo sarebbe stato più che sufficiente per uccidere una persona, e lei li stava usando tutti assieme.

Improvvisamente, Kamijou sentì dei rumori dall'altra parte dell'appartamento.

(Si sono accorti solo adesso che qualcosa non andava?)

La porta si aprì di scatto ed apparvero i due maghi.

«Dannazione, che stai facendo!? Ti stai ancora piangendo addos...!?»

Stiyl cominciò ad urlare ma gli mancò l'aria, come se fosse stato colpito alla schiena. Era come se vedere il pilastro di luce sparato da Index gli avessero fermato il cuore.

Kanzaki, che prima era sembrata così superiore e potente, sembrava spiazzata dalla scena che le si mostrava davanti agli occhi.

«R-Respiro del Drago? Non può essere. Com'è possibile che stia usando la magia!?»

Kamijou non si voltò.

Sicuramente era molto difficile girarsi nella sua situazione, ma fondamentalmente non lo fece perché era molto più impegnato a non distogliere lo sguardo da Index.

«Hey, sapete cos'è questo pilastro di luce!?» E così urlò ad entrambi senza voltarsi. «Com'è chiamato? Cos'è!? Qual è la sua debolezza!? Cosa dovrei fare? Ditemelo!!»

«...Ma... ma... cosa...?»

«Dio, mi state facendo incazzare! Non è ovvio!? Se Index sta usando la magia, significa che la Chiesa stava mentendo quando vi hanno detto che non poteva farlo!» urlò Kamijou mentre resisteva al pilastro di luce. «Oh, e tutta la storia sul doverle eliminare i ricordi ogni anno? Quella era un'altra bugia! Era proprio la Chiesa ad imporle questo limite, perciò se distruggo questo coso non ci sarà più bisogno di cancellarle la memoria!!»

Kamijou indietreggiò strisciando lentamente.

La spinta del pilastro di luce raddoppiò paurosamente, come a voler strappare le dita dei piedi che Kamijou teneva incollati al tatami.

«Calmati! Calmati e pensaci razionalmente! Pensi davvero che le persone che hanno creato quest'orribile sistema alle spalle di Index avrebbero gentilmente detto ai loro subordinati tutta la verità!? Guarda la realtà davanti ai tuoi occhi! Chiedi alla stessa Index, se ti va!!»

I due maghi guardarono sconcertati la ragazza che stava dietro le crepe.

«Il Santuario di St. George non sta mostrando alcun effetto contro l'intruso. Cambiare la magia e continuare la distruzione dell'intruso al fine di proteggere il collare.»

Quella chiaramente non era la Index che conoscevano i due maghi.

Quella era chiaramente una Index a cui la Chiesa non aveva accennato.

«...»

Per un istante (solo un istante) Stiyl strinse i denti così forte che sembrava si sarebbero rotti.

«...Fortis931.»

Decine di migliaia di carte fuoriuscirono dall'interno dei suoi vestiti neri.

Le carte incise con le rune delle fiamme si mossero a spirale come un tifone ed in un battibaleno ricoprirono completamente le mura, il soffitto ed il pavimento, esattamente come Hoichi senza orecchie.

Ad ogni modo, non stava cercando di aiutare Kamijou.

Per salvare la ragazza di nome Index, Stiyl spinse la sua mano contro la schiena di Kamijou.

«Non ho bisogno di possibilità incerte. Per adesso, sinché posso cancellarle la memoria posso salvarle vita. Ucciderò chiunque si intrometterà. Distruggerò qualsiasi cosa! Questo è ciò che ho deciso molto tempo fa.»

Kamijou, che continuava ad indietreggiare sempre di più, tutto ad un tratto si fermò.

Un incredibile potere fece scricchiolare orribilmente il tatami che aveva sotto i piedi.

«Per adesso?» Kamijou non si voltò. «Al diavolo. Non me ne frega niente! Non ho bisogno di ragioni o di una logica! Rispondete ad una cosa, maghi!!»

Kamijou prese fiato prima di continuare.

«Volete salvare Index o no?»

I maghi smisero di respirare.

«Aspettavate questo momento da molto tempo, no? Aspettavate una soluzione nella quale Index non dovesse perdere i ricordi e voi non doveste diventare i suoi nemici, giusto!? Questo è quel tipo di meraviglioso, meraviglioso happy ending che tutti desiderano e dove tutti sono contenti!»

Si sentì un suono sgradevole provenire dal polso della sua mano destra, che stava continuando a spingere contro il pilastro di luce.

Persino in questa situazione Kamijou non si arrese.

«Avete sempre atteso questa svolta, no!? Non rimanete in disparte sinché non si mostra l'eroe! Non temporaggiate sinché non appare il protagonista! Non c'è nessun altro! Non c'è nient'altro! Non avete giurato di salvare quella ragazza con le vostre stesse mani!?»

Si sentì uno scricchiolio provenire dall'indice della sua mano destra e ne fuoriuscì del sangue rosso.

Nonostante tutto, Kamijou non si arrese.

«Avete sempre, sempre voluto essere gli eroi, vero!? Volevate diventare come i maghi dei libri illustrati e dei film che rischiano la loro vita per salvare una ragazza, vero!? Manca ancora un sacco alla fine!! Non abbiamo neanche iniziato!! Non disperate solo perché il prologo si è prolungato un po' troppo!!»

I maghi restarono in silenzio.

Kamijou non si sarebbe arreso. Come appariva agli occhi dei maghi?

«Dovete provarci per poterci riuscire! Fatelo, maghi!»

Il mignolo destro di Kamijou emise uno strano scricchiolio.

Quando si accorse che il dito si era piegato (rotto) in modo innaturale, il pilastro di luce attaccò con una forza inaudita e spinse via la sua mano destra.

L'aveva spinta molto indietro.

Kamijou aveva la faccia in completa balia del pilastro di luce che si avvicinava ad una velocità tremenda.

«...Salvare000!!»

Un attimo prima di essere colpito, il ragazzo sentì Kanzaki urlare.

Non era giapponese. Non aveva mai sentito quella parola prima d'ora. Però ne aveva sentita una simile... o meglio, un nome simile. Era successo durante lo scontro con Stiyl al dormitorio. Il mago aveva detto che era il nome che doveva pronunciare quando usava la magia. Il suo nome magico.

La spada giapponese più lunga di due metri di Kanzaki si librò in volo. Il suo attacco dei sette fili, Nanasen, si scagliò contro Index ad una velocità che sembrava perforare il suono stesso.

Ma non era diretto contro la suora.

I fili tagliarono il fragile tatami ai piedi di Index. Avendo perso l'appoggio, la ragazza cadde all'indietro. I cerchi magici collegati ai suoi occhi si mossero ed il pilastro di luce che avrebbe dovuto colpire Kamijou mancò di molto il proprio bersaglio.

Quasi fosse un'enorme spada, il raggio sfondò il muro e poi il soffitto dell'appartamento. Superò persino le nuvole nere del cielo notturno. A conti fatti avrebbe potuto persino abbattere un satellite al difuori dell'atmosfera.

Non rimase nemmeno un frammento della parte della stanza che era stata colpita.

Piuttosto, le macerie si erano trasformate in piume di luce di un colore tanto candido quanto quello del pilastro di prima, che fluttuavano scendendo sempre più giù. Kamijou non aveva idea di cosa potessero causare, ma ne stavano cadendo un paio di dozzine come neve invernale durante quella notte estiva.

«Sono la stessa cosa del Respiro del Drago, il colpo del leggendario drago di St. George! Qualsiasi sia il loro potere, non credo che abbiano effetti positivi sul corpo umano!»

Sentito il monito di Kanzaki ed essendo ormai libero dal vincolo del pilastro di luce, Kamijou corse verso Index, che era collassata sul pavimento.

Ma prima che potesse raggiungerla la ragazza girò la testa.

Quasi fosse un'enorme spada, il pilastro di luce tornò indietro sfrecciando attraverso il cielo notturno.

Ancora una volta Kamijou stava per essere colpito!

«Innocentius!»

Proprio mentre si preparava a reagire, una spirale di fiamme apparve di fronte a lui.

La fiamma gigante prese la forma di una persona e poi distese le braccia per fungere da scudo contro il pilastro di luce.

Esattamente come una croce che proteggeva l'uomo dal peccato.

«Vai, esper!» urlò Stiyl, «Il suo tempo limite è già passato! Se vuoi farlo, non sprecare nemmeno un secondo!!»

Kamijou non rispose, né si voltò.

Prima che potesse farlo, corse attorno alla fiamma che si stava scontrando col pilastro e poi verso Index. Si comportava così per volere dello stesso Stiyl. Si comportava così perché aveva compreso appieno il significato delle parole del mago.

Kamijou corse.

Corse!!

«Pericolo: Capitolo 6, Versetto 13. Nuovo nemico confermato. Cambiare le analisi di combattimento. Inizio della scansione del campo di battaglia... fatto. Focalizzare sulla distruzione del nemico più difficile, Kamijou Touma.»

Index dondolò la testa, muovendo così anche il pilastro di luce.

Ma contemporaneamente Innocentius si mosse per proteggere Kamijou. La luce e le fiamme continuarono a consumarsi a vicenda, in un continuo conflitto tra distruzione e rigenerazione.

Kamijou si lanciò verso Index, che ormai era priva di difese.

Altri quattro metri.

Altri tre metri.

Altri due metri!

Un altro metro!!

«Nooo!! Sopra di te!!» Kanzaki urlò con una voce che sembrava far tremare la stanza.

Kamijou aveva appena raggiunto il punto dove sarebbe riuscito a toccare i cerchi magici di fronte al viso di Index solo allungando la propria mano.

Alzò lo sguardo verso il soffitto senza fermarsi.

Le piume di luce.

Le poche dozzine di piume lucenti che erano state create quando il pilastro di luce di Index aveva distrutto il muro ed il soffitto, stavano galleggiando lentamente come fiocchi di neve. Erano scese abbastanza da raggiungere la testa di Kamijou.

Pur non conoscendo la magia, il ragazzo sapeva che se una di quelle piume l'avesse toccato se la sarebbe vista molto, molto brutta.

Sapeva anche che avrebbe potuto distruggerle facilmente usando la sua mano destra.

Eppure...

«Pericolo: Capitolo 22, Versetto 1. L'analisi dell'incantesimo magico della fiamma è riuscita. Si tratta di un motivo cristiano distorto descritto con le rune. Aggiungere degli incantesimi anti-cristiani... Incantesimo 1, Incantesimo 2, Incantesimo 3. Dodici secondi prima del completamento dell'attivazione dell'incantesimo chiamato Eli Eli Lama Sabachthani.»

Il colore del pilastro di luce cambiò da bianco a cremisi.

La velocità di rigenerazione di Innocentius rallentò visibilmente ed il pilastro di luce spinse in avanti.

Usare la mano destra per cercare di raggiungere ognuna delle dodici piume di luce avrebbe preso troppo tempo. Inoltre c'era il pericolo che Index riuscisse a prendere le distanze e Innocentius non sarebbe durato ancora per molto.

Le dozzine di piume di luce che galleggiavano sopra di lui, oppure la sola ragazza ai suoi piedi che stava venendo sfruttata e controllata.

Era una semplice domanda su chi salvare e chi lasciar cadere.

Index v01 277.jpg

La risposta era ovvia.

Kamijou Touma non aveva sventolato per aria la sua mano destra per il proprio bene.

Aveva combattuto dei maghi per salvare una certa ragazza.

(Dio, se questo mondo, questa storia, sta andando avanti secondo il sistema che tu hai creato...)

Kamijou aprì le cinque dita del pugno come per lavarsi le mani.

(...allora per prima cosa devo distruggere quell'illusione!!)

Il ragazzo scagliò verso il basso la propria mano destra.

Arrivò ai cerchi magici e alle crepe nere da cui erano fuoriusciti, distruggendoli con facilità.

Fu così semplice che gli venne voglia di ridere per quanta sofferenza avevano causato.

Li demolì con la facilità con cui si rompeva la carta delle palette per catturare i pesci rossi una volta bagnata[2].

«...Pericolo: Capitolo... Finale, Versetto Zero... Il collare ha ricevuto un danno... fatale... Rigenerazione... impossibile... andata.»

La voce proveniente dalla bocca di Index cessò del tutto.

Il pilastro di luce sparì, i cerchi magici non c'erano più e sembrava quasi che le crepe attorno alla stanza fossero state cancellate con una gomma.

In quel momento, una delle piume di luce cadde sulla testa di Kamijou Touma.

Il ragazzo pensò di sentire qualcuno urlare.

Non sapeva se fosse Stiyl, Kanzaki, lui stesso, o anche Index che poteva essersi svegliata.

Tutte le forze lo abbandonarono, come se un martello l'avesse colpito in testa.

Kamijou cadde sopra Index, che era ancora svenuta sul pavimento.

Era quasi come se stesse proteggendo il corpo della ragazza delle piume di luce, che finirono per ricoprirlo come fiocchi di neve.

Tuttavia, Kamijou sorrise.

Sorrise e non mosse più le punte di quelle dita.

Quella notte, Kamijou Touma "morì".

Note[edit]

  1. E' usanza giapponese togliersi le scarpe quando si entra in casa di qualcuno.
  2. Nelle fiere giapponesi è molto frequente un gioco che consiste nel catturare i pesci rossi di una vasca piena d'acqua usando una paletta con il fondino di carta.

Epilogo: La Conclusione della Ragazza Indice dei Libri Proibiti — Index-Librorum-Prohibitorum.[edit]

«Pare non sia nulla.» disse un dottore paffuto all'interno di un ambulatorio di un ospedale universitario.

Il medico, seduto su una sedia girevole, si voltò. Doveva sapere di assomigliare ad una rana, perché aveva un adesivo che ne raffigurava una attaccato al tesserino di riconoscimento.

Index nutriva un grande amore per l'umanità, ma degli scienziati non le importava granché.

Per quanto i maghi potessero essere strani, era convinta che gli scienziati lo fossero ancora di più.

Si chiedeva perché si trovasse da sola con lui, ma in assenza di qualcuno con cui stare non aveva altra scelta.

Sì, non aveva nessuno con cui stare.

«Non mi piace parlare in modo così cortese con qualcuno che non è mio paziente, quindi smetterò di farlo. Questa è la prima ed ultima domanda che ti pongo come dottore: perché sei venuta nel mio ospedale?»

Nemmeno Index sapeva come rispondere.

Nessuno (davvero nessuno) le aveva detto la verità.

Non voleva sentirsi dire della sua annuale cancellazione di memoria o di un certo ragazzo che aveva rischiato la vita per salvarla da i maghi che credeva suoi nemici.

«Certo che avere tre persone senza un documento di riconoscimento nella Città Accademia è davvero sorprendente. I Judgement sono piuttosto occupati da quando uno strano raggio ha abbattuto uno dei nostri satelliti di sorveglianza, sai?»

(Non era affatto la tua prima e ultima domanda.)

Index era una dei tre senza un ID. Gli altri due erano quei maghi. Le avevano dato la caccia, eppure l'avevano portata in ospedale e poi erano scomparsi senza lasciare tracce.

«Comunque, la lettera che hai lì è da parte loro, no?»

Il dottore con la faccia di rana stava guardando la busta tra le mani di Index, che sembrava poter essere anche una lettera d'amore.

Index fece a pezzi la busta e tirò fuori la lettera con uno sguardo arrabbiato.

«Oh? Pensavo fosse indirizzata a quel ragazzo, non a te.»

«Non importa.» rispose Index indignata.

Dato che il mittente era "Stiyl Magnus" e che cominciava con "Caro Kamijou Touma", era semplicemente troppo sospetta. Lo sticker a forma di cuore che c'era sopra la busta emanava un'aura mortale.

In ogni caso, la lettera diceva...

Salutarti come si fa di solito sarebbe una perdita di tempo, quindi non lo farò.

Adesso si che mi hai fatto incazzare, bastardo... e mi piacerebbe proseguire in questo modo, ma se dessi sfogo ad ognuno dei miei sentimenti dovrei usare tutti gli alberi del mondo e non riuscirei comunque finire di scrivere. Perciò la smetto qui, bastardo.

Andò avanti così per otto pagine. Index le lesse tutte in silenzio e con cura, appallottolando ogni foglio che finiva e lanciandolo dietro di sé. La faccia da rana del dottore diventava sempre più seccata per ogni nuova cartaccia gettata sul suo posto di lavoro, ma non poteva dire niente ad Index, che aveva l'aria di una bambina vittima di bullismo in procinto di piangere.

Infine, nella nona ed ultima pagina, c'era scritto questo:

Mi limiterò a fare il minimo che mi impongono le buone maniere per il tuo aiuto, e ti spiegherò meglio le circostanze di quella ragazza. Non voglio doverti e non voglio che tu mi debba niente. La prossima volta che ci incontreremo, saremo sicuramente nemici.

Non ci fidiamo di voi scienziati, l'abbiamo esaminata a modo nostro prima che i dottori la vedessero e sembrava star bene. Pare che adesso che il suo collare è stato rimosso i superiori della Chiesa Anglicana vogliano recuperarla al più presto possibile, ma penso che sarebbe meglio aspettare e vedere cosa succede, sebbene non possa più sopportare di saperla lì con te.

Tuttavia, quando è entrata in modalità Penna di John, ha effettivamente usato la magia dei 103.000 grimori che aveva preparato la Chiesa. Adesso che questa modalità è stata distrutta, è possibile che possa usare la magia secondo il proprio volere. Se fosse davvero così dovremmo riorganizzare le nostre forze.

Detto ciò, non vedo come il suo potere magico si possa essere ristabilito. Non vale la pena avvisarti, ma un Majin che può usare liberamente quei 103.000 grimori è decisamente pericoloso.

(Bada che questo non significa che ci siamo rassegnati e che te la lasciamo. Una volta che avremo le informazioni necessarie e l'equipaggiamento di cui abbiamo bisogno, abbiamo intenzione di tornare di nuovo a prenderla. Non mi piace fare attacchi a sorpresa, quindi vedi di prepararti per il nostro ritorno.)

P.S. Questa lettera si autodistruggerà dopo la lettura. Anche se sei stato tu a scoprire la verità, devi essere punito per aver rischiato così tanto senza averci consultato. Spero che ti faccia saltare una o due dita della tua preziosa mano destra.

Subito dopo vi era incisa una delle rune di Stiyl.

Index buttò via la lettera in fretta e furia, e questa scoppiò in mille pezzi.

«Pare tu abbia degli amici piuttosto estremi. L'hanno imbevuta di liquido esplosivo?»

Il fatto che il dottore non fosse rimasto sorpreso dall'esplosione le fece pensare che gli mancasse davvero qualche rotella.

Anche Index sembrò essersi intontita, perché non le venne in mente nient'altro di cui parlare.

Decise quindi di andare a fare quello per cui si era recata all'ospedale.

«Se vuoi sapere di lui faresti prima ad incontrarlo direttamente... O meglio, mi piacerebbe risponderti così.» Il dottore dalla faccia da rana sembrava divertirsi. «Ricevere lo shock prima del ragazzo stesso sarebbe maleducato da parte tua, quindi perché non facciamo una lezioncina veloce prima?»



Index bussò due volte.

Non fece nient'altro, eppure si sentiva come se il cuore le stesse per esplodere. Mentre aspettava una risposta, si asciugò nervosamente il sudore dei palmi delle mani sulla gonna dell'abito e poi si fece il segno della croce.

«Sì?» rispose il ragazzo.

Index portò una mano alla porta, ma poi esitò. In realtà non le aveva detto di entrare, perciò si domandò se dovesse chiedere il permesso prima. Aveva paura di sentirlo dire qualcosa come "Dio, come sei persistente. Entra pure." Era molto, molto spaventata.

Aprì la porta a scatti, come se fosse un robot. Era una stanza privata, non una d'ospedale con sei pazienti all'interno. Le pareti, il pavimento ed il soffitto erano di un colore bianchissimo, che le fece perdere il senso della distanza e che fece sembrare la camera stranamente larga.

Il ragazzo era seduto su un letto candido.

La finestra lì vicino era aperta e le tende sventolavano leggermente.

Era vivo.

Index quasi si mise a piangere per questo. Era incerta se saltargli tra le braccia o se dargli un buon morso in testa per essere stato tanto sconsiderato.

«Ehm...» disse il ragazzo con un'espressione confusa in viso e delle bende attorno la testa a mo' di fascia.

«Sei finita in una stanza sbagliata, per caso?»

Le parole del ragazzo erano quelle educate e dubbiose di qualcuno che cercava di capire meglio la situazione.

Era la voce di qualcuno che aveva appena ricevuto la chiamata di un completo sconosciuto.

- Più che di amnesia, si è trattato di un caso di completa distruzione della memoria. -

Ad Index tornarono in mente le parole che il dottore le aveva detto in quel gelido ambulatorio estivo.

- Non ha solo "dimenticato" i suoi ricordi. Le cellule cerebrali erano fisicamente distrutte. Non riesco ad immaginare come potrebbe recuperare la memoria. Seriamente, qualcuno gli ha aperto il cranio e l'ha fulminato con una stun gun? -

«...»

Il respiro di Index si fermò. Non poté far altro che abbassare lo sguardo.

Il cervello del ragazzo era stato gravemente danneggiato dall'uso smodato dei propri poteri esper e dalla luce che Index stessa aveva sparato. (O almeno così le avevano detto. Lei non ricordava niente.)

Trattandosi di un danno fisico (ovvero solo una ferita), sarebbe stato possibile curarlo con un incantesimo di guarigione come quella che avevano usato per la schiena di Index. Tuttavia, quel limpido ragazzo aveva una mano destra chiamata Imagine Breaker che avrebbe distrutto la magia, buona o cattiva che fosse.

In altre parole, anche se lei avesse cercato di curarlo, la magia di guarigione sarebbe stata annullata.

Quel che era morto non era il suo corpo, ma la sua mente ed il suo cuore.

«Umh?»

La voce del ragazzo sembrava insicura... no, preoccupata.

Per qualche ragione, Index non poteva permettergli di parlare così.

Si era fatto male a causa sua. Non era giusto che fosse preoccupato per lei.

Index si fece coraggio e poi prese un respiro profondo.

Cercò di sorridere e pensò di esserci riuscita.

Il ragazzo non stava cercando di nasconderle niente, era chiaro che non si ricordasse di lei.

«Ehm, stai bene? Sembri davvero triste.»

Il suo sorriso venne fatto a pezzi in una volta sola. Index si ricordò di come quel ragazzo sembrasse sempre capire quali fossero le sue vere emozioni.

«Sto più che bene.» Index cercò di mantenere il respiro regolare. «Certo che sto bene.»

Il limpido ragazzo studiò per un po' il suo viso.

«...Ehm. Ci conosciamo, forse?»

Quella era la domanda più difficile che potessero farle.

Provava che quel limpido ragazzo non ricordasse nulla di lei.

Nulla. Proprio nulla.

«Sì...» rispose Index al centro della camera d'ospedale. Il suo linguaggio del corpo era simile a quello di uno studente delle elementari di un manga, mandato in punizione fuori dall'aula per aver dimenticato di fare i compiti.

«Touma, non ricordi? Ci siamo incontrati sul balcone del tuo dormitorio.»

«...Vivo in un dormitorio?»

«...Touma non ricordi? Hai distrutto la mia Chiesa Ambulante con la tua mano destra.»

«Cos'è una Chiesa Ambulante? ...E' un nuovo tipo di religione che predica il jogging?»

«.......Touma, non ricordi? Hai combattuto dei maghi per me.»

«Touma è il nome di qualcuno?»

Index si sentì come se non potesse parlare ancora per molto.

«Touma, non ricordi?»

Ciononostante, doveva chiedere un'ultima cosa.

«La tua amica Index... ti voleva bene.»

«Mi dispiace.» disse il limpido ragazzo. «Cosa sarebbe Index? Non sembra il nome di una persona. Ho un gatto o un cane?»

«Weh...»

Index sentì il bisogno di piangere crescerle sempre di più nel petto.

Ma lo ignorò e lo represse.

Lo represse e sorrise. Non era un sorriso perfetto, ma se non altro era più o meno riuscita a farne uno.

«Stavo scherzando! Ci sei cascata! Ah ha ha ha!!»

«Hweh…?»

Index gelò.

L'insicurezza abbandonò l'espressione di quel limpido ragazzo. Al suo posto venne un sorriso feroce ed incredibilmente cattivo, con i canini scoperti.

«O masochista, perché ti emozioni così tanto a sentirti chiamare cane o gatto? Cos'è, ti piacciono i collari e cose del genere? Dai, non ho intenzione di far finire tutto con me che rivelo un'interesse segreto nel rapire e rinchiudere le ragazzine.»

Ad un certo punto, il limpido ragazzo si era colorato.

Index non capiva perché. Pensava che stesse avendo delle visioni, quindi si stropicciò gli occhi. Pensava che stesse sentendo delle cose nella propria testa, quindi si sturò le orecchie. Le sembrava che il suo abito dalla taglia perfetta fosse improvvisamente diventato troppo grande, e che quindi le stesse per cadere sino a mostrare la spalla.

«Eh? Eh? Touma? Eh? Mi avevano detto che le tue cellule celebrali erano andate distrutte e che avevi dimenticato tutto...»

«...E dai. Così sembra che sarebbe stato meglio se fosse successo.» Kamijou sospirò. «Sei dura di comprendonio. E' vero, alla fine ho scelto di essere colpito dalle piume di luce. Non sono un mago, quindi non so quali effetti avessero, ma a quanto dice il dottore, le mie cellule cerebrali sono state distrutte. Dunque avrei dovuto avere un'amnesia, no?»

«Avresti dovuto?»

«Sì. Dopotutto a causare tutto è stato un potere magico, no?»

«Ah!» disse Index realizzando qualcosa.

«Esatto, ecco, proprio così. E' sufficiente che te lo dica tre volte? E' stato facile. Mi sono toccato la testa con la mano destra ed ho usato l'Imagine Breaker su di me.»

«Ahh...» Index si sedette debolmente sul pavimento.

«In poche parole ho distrutto il danno magico prima che potesse raggiungere il mio cervello e causare un problema permanente. Non avrebbe funzionato se si fosse trattato di un fenomeno fisico come le fiamme di Stiyl, ma quelle piume di luce non erano niente più che uno strano potere soprannaturale, quindi è andato tutto bene.»

Seguiva la stessa logica di una bomba con la miccia accesa: sinché la miccia veniva tagliata prima di raggiungere l'esplosivo non c'erano problemi.

Kamijou aveva annullato il danno prima che potesse arrivare al suo cervello.

Sembrava ridicolo.

Sembrava assolutamente ridicolo, ma l'Imagine Breaker di quel ragazzo poteva distruggere anche le regole create da Dio.

Index, sbalordita e seduta sul pavimento con ogni gamba piegata da un lato, guardò Kamijou in faccia. Adesso era sicura, le erano scese le spalle del vestito. Aveva un'espressione proprio stupida.

«Ha ha ha. Cavolo, dovresti guardare la tua faccia. Visto come tutti si mettono in ballo per te, spero che questo incidente ti abbia insegnato qualcosa.»

«...»

Index non riuscì a rispondere.

«...Eh? ...Hm.»

Kamijou divenne alquanto insicuro di sé e cambiò tono di voce.

Index abbassò lentamente la testa e la sua lunga frangetta argentea le coprì la faccia.

Seduta sul pavimento, le tremarono leggermente le spalle. Sembrava stesse stringendo i denti.

Con uno spiacevole tono di voce, Kamijou cercò di nuovo di capire la situazione.

«Ehm, c'è una cosa che vorrei chiedere. Posso, principessa?»

«Cosa?» rispose Index.

«Ehm... per caso sei arrabbiata?»


Venne chiamata l'infermiera.

L'urlo di un ragazzo che era stato morso in cima alla testa risuonò per tutto l'ospedale.


Con dei versi che sarebbero stati perfetti effetti sonori per rappresentare la rabbia, Index lasciò la stanza d'ospedale.

«Oh?» disse una voce vicino l'entrata. Il dottore dalla faccia di rana entrò non appena Index uscì, e per poco non ci sbatté contro. «Sono venuto perché è arrivata la chiamata all'infermiera, ma... Oh, non va bene.»

Il ragazzo era caduto dal letto dal busto in su e piangeva tenendosi la testa con entrambe le mani.

«Morirò. Morirò davvero.» mormorò a se stesso con un realismo tale da far paura.

Prima di voltarsi nuovamente verso Kamijou, il dottore guardò dietro di sé, in direzione della porta d'entrata.

«Lo dovevi fare per forza?»

«Cosa?» rispose il ragazzo.

«Non ricordi niente, no?»

Il limpido ragazzo si zittì.

La realtà che Dio aveva creato non era così gentile ed accogliente come quella che Kamijou aveva descritto alla ragazza.

Sia Index che Kamijou erano svenuti all'interno dell'appartamento a causa della magia che li aveva colpiti, per poi essere trasportati in ospedale dai due autoproclamatisi maghi. Quei presunti maghi avevano raccontato ai dottori quel che era successo e loro, ovviamente, non ci avevano creduto. I medici a loro volta avevano detto ogni cosa al ragazzo, solamente perché credevano che avesse il diritto di sapere.

Per lui era stato come leggere il diario di qualcun altro.

Di certo non gli importava di una ragazza di cui non si ricordava e di cui aveva letto in un diario non suo.

Quel che le aveva detto non era altro che qualcosa che si era inventato basandosi su quel diario.

Anche se questo diceva che la sua mano destra avvolta nelle bende conteneva un potere in grado di distruggere persino le regole create da Dio...

Non ci credeva.

«Ma lo avrei dovuto fare davvero?» disse il limpido ragazzo.

Sebbene fosse stato il diario di qualcun altro, era stato così piacevole... e così straziante.

I ricordi che aveva perduto non sarebbero tornati mai più, eppure in qualche modo era riuscito a pensare a quelle vicende come qualcosa di molto triste.

«Per qualche ragione, non volevo che quella ragazza piangesse. Mi sentivo così. Non so che tipo di sensazione fosse, e probabilmente non lo ricorderò mai, ma mi sentivo così.» Il limpido ragazzo fece un sorriso privo di qualsiasi colore. «Dottore, perché ha creduto a quella storia? Voglio dire, essere un medico significa trovarsi in un mondo decisamente lontano da cose come maghi e magia.»

«Non necessariamente.» Apparve uno sguardo orgoglioso nel volto del dottore dalla faccia di rana. «Gli ospedali e l'occulto hanno una relazione sorprendentemente stretta. Quando si tratta di occulto, per un medico è meglio fare ciò che dice il paziente.»

Il dottore sorrise.

Non sapeva lo perché stesse facendo. Ma quando vide il sorriso del ragazzo, sorrise istintivamente anche lui come se fosse la sua immagine riflessa.

O forse era il ragazzo che era lo specchio del dottore, a dimostrazione di quanto fosse vuoto il suo sorriso. Come se non potesse nemmeno provare tristezza.

Il ragazzo era davvero, davvero limpido.

«Potrei ricordare più di quanto creda.»

Il dottore dalla faccia di rana lo guardò con un lieve stupore.

«Ogni tuo ricordo è stato "distrutto", con tanto di cellule celebrali.»

Che cosa ridicola da dire, pensò il dottore.

Ma continuò.

«Volendo fare un paragone tra corpo umano e computer, il tuo hard disk è stato seriamente danneggiato. Se i dati non sono più nella tua mente, dove si dovrebbero trovare i tuoi ricordi?»

In qualche modo, il dottore sentì che la risposta avrebbe spazzato via quella logica ridicola.

«Non è ovvio?» rispose il limpido ragazzo. «Nel mio cuore.»